A giudicare dai dati giapponesi si direbbe di no...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
e ora collassa pure il cioccolato... il famoso peak-chocolate
Il cacao sta per finire: mangiamo troppo cioccolato - Corriere.it
pazienza per il cacao, io non ne mangio quasi mai, ma se dovesse collassare la produzione della vite, oddio non oso pensarci
In realtà la ricetta esiste, ed io avrei qualcosa in mente. Sono del parere, infatti, che non si può realizzare un cambio traumatico di modello economico su scala globale, altrimenti si scatenerebbe "il panico" generale (anche se la cosa, comunque, non mi dispiacerebbe ...). Il primo passo da fare, quindi, è quello di prendere coscienza del problema ed ammettere che non vi può essere una soluzione continuando a "giocare" con le attuali regole. Questo meccanismo, infatti, sta portando alla fine del pianeta e dell'umanità. Oggi tutti sono consapevoli, più o meno, della giustezza di ciò che ho scritto in precedenza e delle priorità che ne derivano ma, per il timore del caos che si instaurerebbe nel caso in cui i governanti si facessero portavoce - in tutto il mondo - dell'esigenza di un cambiamento radicale che eliminasse dal vocabolario concetti come spreco e profitto (alla base dell'attuale economia divorata dal debito, che si finanzia con la vendita dello stesso debito che genera), si preferisce andar avanti ad oltranza, finché l'uomo non sarà messo con le spalle al muro (a quel punto sarebbero guai). Tutto ciò accade perché la "morte", sia in senso assoluto che in senso relativo, viene vista come un male a cui non vi è rimedio, un odiato punto di approdo da cui non si torna indietro. Parimenti la fine di un sistema (in questo caso un sistema economico) viene percepita come una catastrofe che però, come evidente, tale sarebbe solo per pochi (quelli che hanno vissuto di profitti sulle fondamenta dell'economia reale, senza aver mai lavorato un solo minuto nella loro vita), mentre sarebbe un bene assoluto per tutti gli altri. In ogni caso, preso atto del problema ed ammesso che non vi può essere una soluzione che prescinda dalla morte dell'attuale sistema, occorre programmare - politicamente - un passaggio di consegne tra vecchio e nuovo modello economico che tenga conto di un periodo temporale lungo almeno un secolo. In pratica si dovrebbero scrivere, fin da ora, nuove regole da adattare, temporaneamente, al sistema economico vigente per sfruttarne il "canto del cigno" in vista dell'entrata, a pieno regime, del nuovo schema socio-politico-economico alla base di una "nuova umanità". Occorrerà però vigilare sul rispetto delle regole, in modo tale da non vanificare gli effetti dell'ultima possibilità che abbiamo per auto-salvarci. E come dare stimolo ad un'economia morente al fine di sfruttarne gli ultimi margini di profitto (e quindi al fine di raccogliere denaro) in vista, però, della progressiva e poi definitiva instaurazione di un diverso stile di vita che modifichi, radicalmente, anche l'attuale assetto economico? La risposta, forse, nelle prossime puntate .... . Ora vado a mangiare.
Se un problema non ha soluzione, quel problema non esiste. Gli effetti di quel problema possono quindi essere neutralizzati solo con l'eliminazione del problema medesimo, tamquam non esset.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
E' da fine Seicento/metà Settecento che la popolazione mondiale è in crescita.
Risorse e mercato non sono infiniti.
Anche se brutale, la "soluzione" è una: la morte di milioni e milioni di esseri umani. Una sorta di catastrofe (naturale o umana, poco cambia) che consenta di "ripartire da zero". Tutte le altre soluzioni sono palliativi. E' bruttissimo, ma è così.
Lou soulei nais per tuchi
Uhm però mi sembra un po' troppo allarmistico, il cacao è comunque una risorsa rinnovabile, dato che in coltivazione tutti gli anni fa i frutti e i semi.
Peccato che a differenza di mais e altre colture, non è estendibile rispetto alle zone dove si coltiva attualmente, l'albero del cacao infatti, non è coltivabile in nessuna parte in Europa (nemmeno nelle zone più calde, a differenza di altre specie tropicali)
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