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  1. #15591
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Senmut Visualizza Messaggio
    In realtà la ricetta esiste, ed io avrei qualcosa in mente. Sono del parere, infatti, che non si può realizzare un cambio traumatico di modello economico su scala globale, altrimenti si scatenerebbe "il panico" generale (anche se la cosa, comunque, non mi dispiacerebbe ...). Il primo passo da fare, quindi, è quello di prendere coscienza del problema ed ammettere che non vi può essere una soluzione continuando a "giocare" con le attuali regole. Questo meccanismo, infatti, sta portando alla fine del pianeta e dell'umanità. Oggi tutti sono consapevoli, più o meno, della giustezza di ciò che ho scritto in precedenza e delle priorità che ne derivano ma, per il timore del caos che si instaurerebbe nel caso in cui i governanti si facessero portavoce - in tutto il mondo - dell'esigenza di un cambiamento radicale che eliminasse dal vocabolario concetti come spreco e profitto (alla base dell'attuale economia divorata dal debito, che si finanzia con la vendita dello stesso debito che genera), si preferisce andar avanti ad oltranza, finché l'uomo non sarà messo con le spalle al muro (a quel punto sarebbero guai). Tutto ciò accade perché la "morte", sia in senso assoluto che in senso relativo, viene vista come un male a cui non vi è rimedio, un odiato punto di approdo da cui non si torna indietro. Parimenti la fine di un sistema (in questo caso un sistema economico) viene percepita come una catastrofe che però, come evidente, tale sarebbe solo per pochi (quelli che hanno vissuto di profitti sulle fondamenta dell'economia reale, senza aver mai lavorato un solo minuto nella loro vita), mentre sarebbe un bene assoluto per tutti gli altri. In ogni caso, preso atto del problema ed ammesso che non vi può essere una soluzione che prescinda dalla morte dell'attuale sistema, occorre programmare - politicamente - un passaggio di consegne tra vecchio e nuovo modello economico che tenga conto di un periodo temporale lungo almeno un secolo. In pratica si dovrebbero scrivere, fin da ora, nuove regole da adattare, temporaneamente, al sistema economico vigente per sfruttarne il "canto del cigno" in vista dell'entrata, a pieno regime, del nuovo schema socio-politico-economico alla base di una "nuova umanità". Occorrerà però vigilare sul rispetto delle regole, in modo tale da non vanificare gli effetti dell'ultima possibilità che abbiamo per auto-salvarci. E come dare stimolo ad un'economia morente al fine di sfruttarne gli ultimi margini di profitto (e quindi al fine di raccogliere denaro) in vista, però, della progressiva e poi definitiva instaurazione di un diverso stile di vita che modifichi, radicalmente, anche l'attuale assetto economico? La risposta, forse, nelle prossime puntate .... . Ora vado a mangiare.


    Se un problema non ha soluzione, quel problema non esiste. Gli effetti di quel problema possono quindi essere neutralizzati solo con l'eliminazione del problema medesimo, tamquam non esset.
    quello che dici tu e' giusto,ma hai trascurato un problema non da poco...
    tu dici che bisogna riscrivere delle regole da seguire per un passaggio graduale ad un nuovo sistema piu' giusto e sostenibile,ma se credi che sia possibile mentre vige il sistema attuale,beh ,stai fresco! chi comanda oggi ,non permettera' mai ne di scrivere ne di seguire certe tabelle..l'unica soluzione e' abolire questo sistema eppoi costruirne uno nuovo

  2. #15592
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Lou_Vall Visualizza Messaggio
    E' da fine Seicento/metà Settecento che la popolazione mondiale è in crescita.
    Risorse e mercato non sono infiniti.
    Anche se brutale, la "soluzione" è una: la morte di milioni e milioni di esseri umani. Una sorta di catastrofe (naturale o umana, poco cambia) che consenta di "ripartire da zero". Tutte le altre soluzioni sono palliativi. E' bruttissimo, ma è così.
    esiste un altra strada..debellare la poverta' e il sottosviluppo...il problema sovrappopolazione lo risolveresti cosi'

  3. #15593
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Uhm però mi sembra un po' troppo allarmistico, il cacao è comunque una risorsa rinnovabile, dato che in coltivazione tutti gli anni fa i frutti e i semi.
    Peccato che a differenza di mais e altre colture, non è estendibile rispetto alle zone dove si coltiva attualmente, l'albero del cacao infatti, non è coltivabile in nessuna parte in Europa (nemmeno nelle zone più calde, a differenza di altre specie tropicali)
    ma certo Stefano che il cacao è una risorsa rinnovabile, come le carote, i fagioli ecc , ma anche le risorse rinnovabili hanno il problema di essere limitate... la torta è una e quanto è finita è finita, oppure si deve accettare che le fette siano più piccole per tutti.
    Ecco a me pare che questi concetti elementari gli economisti della Crescita Inifinita CI fatichino a mandarli giù (che mi insultino pure se sbaglio, ma me lo devono dimostrare).
    Non parliamo poi delle risorse non rinnovabili , quelle - orrore! - quando si esauriscono finiscono e basta, non come i fagioli che si possono seminare di nuovo ... ma vedi sopra, chi glielo spiega ai grandi sacerdoti della CI?

    Lorenzo

  4. #15594
    Uragano L'avatar di Lou_Vall
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da original pio Visualizza Messaggio
    esiste un altra strada..debellare la poverta' e il sottosviluppo...il problema sovrappopolazione lo risolveresti cosi'
    Mmm. Sì e no. Le persone che escono dalla fascia di povertà possono acquistare e far girare l'economia. Ma questo avviene per un certo tempo (mettiamo 20-30-50 anni), dopodichè il problema si ripropone. Mercato saturo.
    Lou soulei nais per tuchi

  5. #15595
    Josh
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da ghetto79 Visualizza Messaggio
    ma poi è solo italiano/europeo questo perdurare della crisi?.....
    Europeo e giapponese.Guarda caso,le due aree che più hanno avuto difficoltà con l'avvento della seconda globalizzazione,essendosi esaurita quella spinta anche demografica che era alla base del loro boom pluridecennale.

  6. #15596
    Josh
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da ghetto79 Visualizza Messaggio
    ma poi questo default arriva o non arriva????........secondo me è solo un mantenimento dello schifo ad oltranza da parte dei governi mondiali....
    Il default di chi?Dell'Italia?Quello ci sarà se e quando i rendimenti dei titoli d.p. saliranno,è semplice.Per ora sono una frazione del loro livello medio da quando esiste un debito pubblico italiano.Ma non può durare in eterno.

  7. #15597
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Visto che continua ad essere tanto di moda...
    Chi si prende la briga di verificare alla fonte se è così?

    Articolo 18 e Jobs Act, ecco come si licenzia in Europa - Repubblica.it
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  8. #15598

  9. #15599
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?


    Articolo aspramente criticabile e fine a se stesso, a mio parere. La moneta unica è stata, probabilmente, la scelta più scriteriata e scellerata nella storia dell'Europa e dei suoi burocrati, ma prenderla addirittura come parametro per misurare lo stato di salute di un paese (arrivando alla conclusione che l'euro è ininfluente dal punto di vista della "crescita") significa non aver capito nulla [o quasi]. Che sia ininfluente è ovvio (anche se sarebbe meglio non ci fosse), ma non è questo il punto. Innanzitutto cosa si intende per "crescita"? L'aumento del PIL? Bene, ma l'aumento del PIL non è affatto espressione dello stato di salute e di benessere di un popolo, e nemmeno della sua economia (se per economia si intende ciò di cui quotidianamente si discute in ambito finanziario e politico). Non a caso quei paesi europei che pure non "crescono" o crescono poco (quelli che nell'articolo vengono individuati come non aderenti alla moneta unica, aspetto per me ininfluente) stanno meglio. E perché stanno meglio? Perché vivono in un territorio migliore, più curato e rispettoso della natura, più efficiente dal punto di vista dei consumi, più attento alle esigenze interiori dell'uomo (che non è una macchina per produrre soldi) e, quindi, in grado di predisporre al benessere fisico attraverso un migliore stile di vita (concetto assolutamente non compatibile con la crescita del PIL).

    Senza considerare, inoltre, che aumento del PIL significa, inevitabilmente, anche aumento del debito. Non ne siete convinti? Allora vediamo questi grafici relativi a due superpotenze che hanno fatto della crescita il loro mantra:

    usa_debito_tetto_debito_ok_800.jpg

    debito giappone.JPG

    Il Giappone, come già detto, è il caso più conclamato - nella storia dell'universo - di "bancarotta ignorata". Eppure il suo obiettivo è sempre stato crescere, crescere, crescere ... appunto.

    L'obiettivo dell'umanità dovrebbe invece essere quello di stare meglio, ovvero quello di vivere in un mondo più equo e solidale, senza differenze di classe ed in armonia con l'ambiente (quindi il contrario di ciò che sta dietro alla crescita del PIL). E invece l'articolista si lamenta [implicitamente] della scarsa crescita, arrivando a dire che gli altri non se la passano meglio di noi se la variazione positiva è solo di qualche decimale (a fronte di una nostra decrescita decimale): siamo tutti sulla stessa barca, insomma! Ed invece no: c'è chi sta meglio pur non "crescendo" in termini di profitto, ma crescendo interiormente e, esteriormente, attraverso la realizzazione di una società più giusta che ragioni in ottica collettiva (e non individualista), sacrificando il superfluo ed assicurando, a tutti, il necessario (in un cotesto di razionalizzazione delle risorse, di efficienza e, quindi, di migliore qualità della vita). Tutto ciò lo si sta apprezzando, in alcune realtà, solo in termini di decrescita appena accennata (lieve contrazione del PIL). Ciò accade perché siamo ancora in una fase embrionale di questo nuovo modo di pensare. Quando, dal basso, tale pensiero diverrà costante e predominante, allora il PIL, finalmente, calerà drasticamente e smetterà di essere al centro dei pensieri dell'umanità, persino dei suoi governanti.

    Solo su una cosa sono d'accordo con l'autore dell'articolo: lo stato sociale, così come strutturato - oggi - in un contesto di esaltazione dei diritti individuali, si è tramutato in una costosa ed insostenibile difesa di anacronistici privilegi. Dovrebbe invece essere una garanzia per la tutela di diritti inalienabili e connaturati alla stessa essenza dell'individuo, senza alcun tipo di distinzione e differenziazione. Invece è ora garante di laceranti diseguaglianze e suddivisioni per "caste" con pochi che hanno troppo (per "diritti acquisiti" nei decenni scorsi, e paradossalmente non modificabili) e troppi che hanno poco, per non dire nulla (e sulle cui spalle grava il mantenimento dei diritti dei pochi che hanno troppo).

  10. #15600
    Bava di vento L'avatar di Senmut
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da original pio Visualizza Messaggio
    quello che dici tu e' giusto,ma hai trascurato un problema non da poco...
    tu dici che bisogna riscrivere delle regole da seguire per un passaggio graduale ad un nuovo sistema piu' giusto e sostenibile,ma se credi che sia possibile mentre vige il sistema attuale,beh ,stai fresco! chi comanda oggi ,non permettera' mai ne di scrivere ne di seguire certe tabelle..l'unica soluzione e' abolire questo sistema eppoi costruirne uno nuovo
    Le nuove regole saranno indotte dal basso, attraverso un costante calo mondiale dei consumi per una presa di coscienza, collettiva, dell'esigenza di eliminare gli sprechi e di attuare uno sviluppo sostenibile che tenga conto delle risorse (non infinite) del pianeta. Tutto ciò avverrà progressivamente. Nulla vieta ai popoli, tuttavia, di scegliere i governanti giusti che siano in grado, a loro volta, di anticipare i tempi e di pianificare questo passaggio da un sistema all'altro. Maggiore sarà il ritardo dei governanti rispetto alla presa di coscienza collettiva di cui sopra, maggiore sarà la quantità di sangue che - potenzialmente - si dovrà versare per concretizzare il tutto. Per questo è necessario, a mio avviso, munirsi su vasta scala di una classe dirigente che sia parte integrante (e non parte avversa) delle esigenze di cui il popolo che soffre è già divenuto espressione (classe dirigente che, ad oggi, non risulta pervenuta).

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