Anche l'Euro è stato fatto in primis per limitare il potere economico della Germania, togliendo di mezzo la Bundesbank che nel periodo precedente (SME) obbligava i Paesi neolatini ad alzare i tassi di interesse e a seguirne la policy (in pratica essendo il marco la valuta più forte dell'epoca era la Bundesbank a dettare la politica dello SME), costringendo i Paesi mediterranei a finanziare il debito pubblico a tassi elevati. L'Euro serviva per questo: poter finanziare il debito a tassi bassi (artificialmente) senza ricorrere alla svalutazione.
Il contrario esatto di quello che viene propagandato oggi, cioè che l'Euro sarebbe stato imposto dalla Germania. Tutt'altro: i tedeschi per il 70% erano contrari all'entrata nell'euro del loro Paese, secondo un sondaggio dell'epoca, e lo stesso Kohl accettò solo dopo che ebbe la garanzia che la nuova BCE sarebbe stata assai simile alla Bundesbank. Garanzia che è poi col tempo andata a farsi benedire.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Beh,riguardo alla parte grassettata,dobbiamo distinguere.Fino al periodo di Trichet prima parte, la BCE non era certo interventista,anzi.E' vero che dall'estate 2011 iniziò a comprare titoli di Stato spagnoli ed italiani ma non erano grossi quantitativi e soprattutto lo faceva "random",senza un piano preciso.
E' con Draghi che inizia il periodo della BCE intervista e del QE "all'americana". Con cui Draghi medesimo ha fatto l'unica cosa che poteva fare: comprare tempo. Ecco perché non mi unisco al coro di chi,come Sapelli e vari economisti che scrivono su Lettera43 e su altri blog, gli fa le pulci: Draghi ha fatto,per dirla alla Lincoln, quel che poteva,nel posto in cui stava e con quello che aveva.
Ultima modifica di Josh; 09/03/2017 alle 10:35
No,non siamo esterofili. Semplicemente, teniamo presente che il boom economico l'Italia non lo ha realizzato né negli anni 30',al tempo dei dazi,delle dogane,degli accordi commerciali puramente bilaterali e dell'autarchia e neanche negli anni 70'/80',quando si andava avanti con le svalutazioni competitive ed indebitandosi.
Lo ha realizzato,guarda caso,negli anni 60' del secolo scorso,in un mercato comune europeo(quindi progressiva eliminazione delle barriere commerciali che tu propugni,Garg) e con una moneta,la lira,che,in virtù degli accordi di Bretton W.(rimasti in vigore fino al 1971,quando furono abbandonati dagli USA,mentre invece avrebbero dovuto essere emendati ed aggiornati ai tempi), era ancorata al dollaro e quindi non fluttuava perdendo valore.
Con una bassa pressione fiscale, boom delle esportazioni e soprattutto crescita dei salari reali inferiore a quella della produttività.
Una situazione che ricorda molto quella dell'Irlanda anni Duemila,guardacaso,con la differenza che noi avevamo un centronord manifatturiero che loro si sognano.
Quindi,caro Garg, la storia ci ricorda che il mercato comune europeo è nell'interesse nazionale.Non voglio un'Italia tedesca ma un'Italia che sia al meglio delle proprie attitudini e capacità. E quel meglio c'è stato negli anni 60' del secolo scorso,non nel periodo dell'autarchia(anni 30') e/o delle svalutazioni competitive(dal 1976 al 1992).
Mah,questo non lo direi.Siamo tutti suggestionabili,in quanto è facile additare ad un essere umano un capro espiatorio facilmente identificabile,sia esso l'euro(che ha mille difetti,per come è stato introdotto e pensato) e/o l'UE(che a sua volta paga gli errori fatti nella gestazione del primo).I movimenti anti-sistema lo sanno e vincono facile.
Intanto leggo che Draghi per ora conferma la politica espansiva della BCE.
Qualcuno a caso potrebbe baciarsi i gomiti...
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