in Italia c'è un problema culturale enorme, manca totalmente un minimo di cultura economica, finanziaria, giuridica diffusa a tutti i livelli. Relegare economia e diritto esclusivamente agli ITC è un grossissimo limite del sistema di istruzione italiano (non l'unico, ma il più rilevante ai fini di questa discussione). Anche all'università il tipo di studi economici che fanno a giurisprudenza (ma anche ad economia aziendale) sono per lo più inutili dal punto di vista pratico, salvo qualche docente illuminato.
Aggiungi che difficilmente pensiamo in termini collettivi ed ognuno fa gli interessi suoi (a partire dalle classi dirigenti che dovrebbero avere un pochino di consapevolezza in più), la conclusione non può essere diversa da quello che osserviamo. Il debito pubblico è un problema complesso e distante, tutti pensano che pagherà qualcun altro.
La tua impressione non è del tutto sbagliata, dopo un inizio difficile l'economia accelerò, anche grazie al calo del prezzo del petrolio, gli anni dal 1984 in poi non hanno nulla da invidiare ai 60 dal punto di vista della crescita economica.
Bisogna anche contare che la popolazione si era stabilizzata attorno ai 56 milioni, quindi in termini pro-capite la seconda metà del decennio fu un vero boom economico, a maggior ragione è assurdo che si sia accumulato debito in quel modo.
Correggo solo con: se l'Euro non fosse mai nato la resa dei conti anziché nel 2011 sarebbe arrivata forse nel 2002 o comunque ben prima.
L'Euro in pratica ha avuto il "merito" di consentire alla classe dirigente di tirare a campare con politiche di spesa a deficit per un altro po'.
Fra l'altro anche l'austerità tanto sbandierata è più virtuale che reale: dal 2008 il debito pubblico è costantemente aumentato, anche durante il governo Monti. E la spesa pubblica ha fatto lo stesso.
L'unica austerità, come ho già scritto in passato, l'hanno fatta i (sempre meno) produttori di ricchezza di questo Paese, spolpati più di prima per mantenere una spesa pubblica corrente che nessuno osa toccare se non al rialzo.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Ultima modifica di Josh; 11/05/2018 alle 09:31
prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....
Appunto.. evidentemente molti di questi beni erano prodotti all'estero, altrimenti una crescita solo del 2 per cento o poco più non si spiega. Forse era già in atto una pre-globalizzazione.
A fine anni '80 mi pare di ricordare che ci furono le prime crisi economiche in alcuni stabilimenti, compresa ad es la fabbrica dove stava mio padre, che poi andò in Cig nel 92 (ma nel 97 prese la pensione ). Questo però accadde anche perché molti stabilimenti aperti nei '60 avevano finanziamenti venti/trentennali per andare avanti, anche se comunque il prodotto made in italy "tirava ". Va però ricordato che ci sono state grosse industrie che hanno ottenuto finanziamenti anche per non delocalizzare all'estero ma non hanno restituito mai nulla, a differenza delle aziende Usa.
Aggiungiamo anche che gli italiani vengono visti come un popolo in generale di risparmiatori, più che consumatori, ma forse col discorso in questione c'entra poco.
Addo' arrivamo, mettemo glio' pezzùco
Luccicantella calla calla, mitti fuoco alla cavalla, la cavalla dé glio' ré, luccicantella mmàni a mmé!!
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