Scala di colori un po' schifosa, ma comprensibile:
(prese da qui).
Da notare che i dati apparentemente pessimi della Germania e dell'Austria sono dovuti al loro particolare sistema duale, per il quale molti titoli professionali, specialmente tecnici, che qui vengono ottenuti con la laurea lì sono dei diplomi legalmente considerati educazione secondaria o vocazionale (es. gli infermieri non sono laureati).
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Quoto in pieno, e sinceramente in tal senso trovo molto interessante questa testimonianza di un'imprenditrice italiana che ha vissuto in Francia per tanti anni.
IT 032: Uno sguardo sulla Francia, schiacciata verso lo stesso destino dell’Italia
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Fede, mi sono letto i vari link
come si dice a Roma: "da pauraaaa"
alcune cose me le aspettavo (vedi economia e statalismo, colpa sia della sinistra che della destra)
ma altre cose, francamente, non me lo pensavo
sono rimasto colpito sfavorevolmente dalla loro situazione socio-economica disastrata
questo fa capire che non bisogna MAI fidarsi degli stereotipi, ma mettere a fuoco le zone d'ombra
se dovessi fuggire dall'Italia, non saprei dove andare
forse la Nuova Zelanda
you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
A mio parere oggi quasi tutti gli Stati avanzati stanno sperimentando una bolla, o nel settore immobiliare o in altri settori (per esempio in molti Paesi UE i titoli di Stato sono chiaramente in bolla, basti vedere come il decennale italiano renda oggi addirittura un po' meno di quello degli USA, 2.30% contro 2.37%). E' ovvio che queste bolle non dureranno per sempre e prima o poi (più prima che poi temo) arriverà un'inevitabile correzione.
Ma a quel punto i fondamentali economici attuali (diciamo le "fondamenta" su cui si regge il sistema, cioè la quantità e la qualità del capitale disponibile) faranno tutta la differenza, come l'hanno fatta nel 2007-09: i Paesi dai fondamenti più fragili vengono colpiti di più, quelli dai fondamenti più forti di meno.
E' a quello dunque che uno dovrebbe guardare a mio avviso, se vuole spostarsi in un Paese estero o investirvi: non tanto al fatto che ci possa essere o meno una bolla, perchè nel mondo attuale dell'iper-interventismo delle banche centrali (col QE americano, quello giapponese, quello inglese, quello di Draghi ecc.) tutto il mondo avanzato è in una bolla, e dunque la "buriana" prima o poi arriverà per tutti, ma chi ha le capacità per resistervi si rialzerà più in fretta.
Per intenderci, alla vigilia della crisi finanziaria del 2007, l'Irlanda era uno Stato molto più "in bolla" rispetto a tanti altri (Italia in primis) e infatti è stata colpita pesantemente dal crollo dell'immobiliare. Ma nell'arco di 6/7 anni ha ripreso il PIL pro capite perduto dalla fine del 2007 e oggi il PIL pro capite irlandese è tra i 10 più alti al mondo secondo il FMI. La "base", intesa come capitale disponibile (umano e non solo) è tutto. Non so come sia messa l'Australia sotto quell'aspetto in effetti, ma non penso così male.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Per l'Australia la questione fondamentali economici ha in realtà poco senso.
Di per sé i fondamentali dell'Australia non sono il massimo. E' un'economia sbilanciata, poco diversificata, relativamente poco innovativa. Il debito pubblico è basso ma quello privato è altissimo e e la bilancia dei pagamenti è stabilmente in rosso profondo.
Però l'Australia dalla prossima crisi si riprenderà probabilmente in fretta perché è diventata uno dei tanti benzinai della Cina, ergo finché la Cina cresce anche l'Australia cresce. Non a caso l'Australia è uno dei pochissimi paesi occidentali che non hanno avuto una vera e propria recessione nel 2009. Il che è uno dei motivi che hanno provocato la bolla immobiliare attuale.
Detto questo più o meno concordo con il tuo discorso. Infatti secondo me un paese come la Germania, per esempio, se la caverà abbastanza bene anche durante la prossima crisi.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Ma nemmeno qui lo erano una volta, come non lo erano gli insegnanti elementari e altri A loro volta, i tedeschi potrebbero obiettare (e non a torto) che invece siamo noi a "truccare" i dati all'insù con queste lauree. E comunque "che si laurea a fare" un italiano, quando le 3 tipologie d'impiego più disponibili sembrano (sembrano) essere:
- operaio più o meno specializzato, quindi meglio ITI+esperienza che la laurea;
- dipendente a basso/issimo valore aggiunto, dove andiamo dal cameriere all'operatore di call-centre per chi ha poche speranze, a figure professionali come l'agente immobiliare per i lavoratori "più fortunati" e "più garantiti" ma non necessariamente "più utili";
- dipendente statale di basso livello e basso valore aggiunto, dal soldato o tutore della legge (senza offesa, anzi) al burocrate da pochi €/mese ma il cui lavoro sopravvive solo grazie alla lentissima innovazione tecnologica della burocrazia.
Aggiungiamoci un paese che non solo è cronicamente indietro nell'innovazione, nell'apertura all'esterno (estero) e nella cultura tecnico-scientifica, ma se ne fa pure vanto, tanto che sin dalla tenera età molti di noi sono stati educati dagli stessi insegnanti su queste "linee guida"; per non parlare di come la pensa una certa parte della classe dirigente e politica nostrana. L'università è ovviamente un investimento, per quanto poco costi, e va ripagato in qualche modo; in Italia questo appare spesso troppo difficile.
Dove vogliamo andare così?
P.S. C'è però da dire un'altra cosa. La scuola italiana dura di più ed è più "dispersiva" che in gran parte d'Europa. L'università è più dura e competitiva, che sarebbe anche un bene, ma pure molto più slegata dal mondo del lavoro, il che non lo è; con l'effetto di imporre un "percorso di guerra" di diversi anni (fuori corso) agli studenti, per un futuro quantomeno incerto. Insomma attenzione, le lauree "triennali" all'estero a volte possono essere facili, anticipate e falsare un po' queste statistiche; d'altro canto, una parte del problema risiede a monte, nel sistema scolastico.
Ultima modifica di FilTur; 27/04/2017 alle 11:36
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