La polemica giovani-anziani sulla Brexit è nata in ambito giornalistico e basta... in un primo momento erano stati diffusi exit-poll (ossia sondaggi fatti direttamente all'uscita dei seggi) dai quali risultava che gli elettori ultrasessantacinquenni si sarebbero in maggioranza espressi per l'uscita dall'UE, mentre i giovani (fascia 18-24) sarebbero stati in maggioranza per restare nell'Unione, cosa comunque vera, ma si era omesso il dato relativo al voto per classi d'età. Quando questo dato è stato diffuso ci si è accorti che il voto, nella fascia d'età 18-24 anni, era stato espresso da circa il 37% degli aventi diritto e questo completava lo scenario, dando una dimensione un po' diversa agli esiti del referendum, ad esempio non c'era stata nessuna mobilitazione giovanile "pro-Remain" e quindi non c'era stato nessun tradimento (posto che l'intenzione di voto tradisca qualcosa) perché non c'era stata nessuna mobilitazione, semplicemente a 6 ragazzi inglesi su 10 non gliene fregava più di tanto della Brexit come in genere non gli frega nulla di laburisti, conservatori e liberali. Insomma l'evento è stato percepito come un'occasione elettorale come tante altre. L'interpretazione (giornalistica) e un tantino ad effetto della "Brexit" come "Tradimento generazionale" era dunque una forzatura e non ci voleva niente per capirlo...
Ciò premesso non è che si debba dare troppo significato (immediato) all'astensione giovanile, nel senso che sono almeno 25-30 anni che il voto giovanile è in costante calo in GB così come nel resto del Mondo Occidentale e alle stesse elezioni generali del 2015 il voto era stato espresso solo dal 44% degli aventi diritto nella fascia d'età 18-24 anni. Il voto alle elezioni politiche ha una dimensione di appartenenza che certo un voto referendario non avrà mai. Infine il voto per classi d'età va analizzato come l'espressione di una tendenza e chi non vota non esprime tendenze, né può essere arruolato nell'uno o nell'altro schieramento...
Sul fatto che i ragazzi non votino invece ci sarebbe da farsi parecchie domande, ma prescindendo da schieramenti e obiettivi politici...
Ultima modifica di galinsoga; 28/03/2018 alle 12:23
Non saprei onestamente. Credo che il nostro problema sorgerà molto molto prima di qualche decennio, e non penso si arriverà ad avere alcuno scenario di quel genere.
Teniamo conto sempre di una cosa: che il debito pubblico dell'Italia e quindi la sua solvibilità sono appesi al filo del bazooka di Draghi, che ci ha concesso di prendere ulteriori anni di tempo e che, come al solito, stante la cultura ormai iper-collettivista dell'elettorato italiano, si sta buttando nel water.
Prima o dopo la fine della più grande immissione di liquidità nei mercati finanziari che la storia conosca arriverà, e io sono convinto fra non molto tempo: Weidmann molto probabilmente erediterà il ruolo di Draghi alla BCE nel Novembre 2019, e a questo uniamo che parte della liquidità immessa nei prossimi anni scivolerà sull'economia reale andando a far pressione su un rialzo dell'inflazione, il che presumibilmente spingerà la BCE stessa a stoppare il Quantitative Easing.
A questo punto, lo sappiamo bene, la bolla del debito pubblico italiano - che oggi rende meno di quello della prima potenza economica mondiale - avrà termine. L'inevitabile crisi con cui faremo i conti non andrà più però a toccare un sistema economico con ancora un'alta quantità di risparmi come quella del 2011, pertanto il rischio di fare davvero default a questo punto sarà molto più alto (con le nefaste conseguenze che seguirebbero anche x Germania e Francia).
Arrivati a quel punto chi ci potrà "salvare"? Se la BCE si inventasse un nuovo quantitative easing ancora più forte di quello precedente perderebbe completamente tutta la credibilità (pensare che la BCE in origine doveva essere sul modello della Bundesbank...sono proprio lontani i tempi in cui è stata concepita così per spingere i tedeschi riluttanti ad entrare nella moneta unica ), il che si tradurrebbe in un brusco deprezzamento dell'Euro e di fatto non risolverebbe affatto il problema del costo del debito pubblico, perché i mercati andrebbero a perdere fiducia nella moneta unica. Ma al contempo se si lasciasse il mercato libero di prezzare i tds hai voglia quanti default comparirebbero (mica solo l'Italia)...Il che ovviamente causerebbe comunque lo stesso esito.
Che fare quindi? Io ritengo che quando giungeremo a quel punto, e badate bene che secondo me ci si giungerà CON questa legislatura, sarà inevitabile il commissariamento dell'Italia e non solo da parte della Trojka, come estrema spiaggia per salvare il progetto decotto della moneta unica.
Quindi: cosa vedo nel futuro italico? Non vedo nessun potenziale scenario alla Maduro, quanto piuttosto misure lacrime e sangue che per diversi, soprattutto quelli più vicini al settore pubblico e coloro che detengono patrimoni immobiliari, costeranno molto più care di quelle del governo Monti.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Pensa che invece sono convinto che non ci sarà nessun commissariamento, che faremo un default incontrollato (tipo quello Argentino del 2001) e che questo porterà prima a una vera Depressione, dovuta al crollo generalizzato della fiducia degli investitori nei titoli di stato, che si allargherà rapidamente all'area euro e poi al resto del continente, fino a diventare mondiale. Non è che non sia d'accordo sulla tua analisi, è che una soluzione "Alla greca" della vicenda italiana, arrivati a un punto di non ritorno come a novembre 2011, non sarebbe politicamente più sostenibile dal punto di vista europeo (ce li vedi i tedeschi che rifinanziano un MES calibrato sulle dimensioni del debito italiano con Alternative für Deutschland che già oggi è vicina al 15% dei suffragi?) e neppure dal punto di vista italiano (Salvini e Grillo che invocano l'arrivo di Trojka e Fondo monetario internazionale? Ricordiamoci che quanto fu fatto con il Decreto "Salva Italia" fu fatto anche con il consenso di Forza Italia e di buona parte del Centro-Destra).
Ultima modifica di galinsoga; 28/03/2018 alle 14:57
Non mi pare ci sia una grande differenza tra il 2008 ed oggi:
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Nel 2011 i risparmi erano anzi molto minori, a causa dell'impatto del triennio di crisi mondiale. Casomai sono crollati gli investimenti rispetto al livello pre-crisi.
Occhio perché significherebbe (anche) patrimoniale in stile cipriota...
Anche io dubito che l'Italia resterebbe unita in caso di default, infatti gli scenari "maduristi" (o kirchneriani, che è quasi la stessa cosa) li vedo alternativamente per tutto o per solo una parte dell'attuale stato italiano...
Comunque non è mica detto che Weidmann sia il fattore "innescante" della futura crisi dei debiti sovrani europei, paradossalmente potrebbe iniziare tra pochi mesi con una (probabilissima) apertura della procedura di infrazione per deficit eccessivo a carico dell'Italia. Se fossi Grillo o Salvini penserei già a fare una bella operazione propagandistica interna, sul tipo di quella mussoliniana contro le sanzioni e per un'Italia autarchica...
Se i salari reali in compenso calano è praticamente come godere perchè vedo il vicino trombare dalla finestra.
Non me ne viene nulla, ma se a fronte di scelta fatte col culo si raccoglie un po' di ciò che dal culo esce sarebbe il giusto premio.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Ovvio che non sappia che pesci pigliare perchè quel tipo di "richiesta" è semplicemente impossibile.
D'altra parte a cercare di vendere il Big Ben ai passanti (semicit.) succede...
Se riesci a farlo capire all'ondata recente di "Maduri" vinci il Nobel...
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