Originariamente Scritto da
FilTur
Per rispondere anche meglio a @
Josh qui sopra, ma soprattutto per dare qualche spunto in un thread in cui sono rimasto tragicamente indietro (spero quindi di non ripetere cose già dette da altri), ora a "mente fredda" vorrei dare qualche spunto di discussione.
1- I paesi Visegrad sono molto più complessi di quanto appaia, e ragionano in maniera talvolta diversa dalla nostra. Intanto non sono un covo di "nazistelli populisti" come spesso
li si dipinge, e non solo perché in Cechia il "pericolo" maggiore è rappresentato dal vecchio Partito Comunista. Per loro, come già è stato ampiamente scritto altrove, la storia è qui e ora: non un ricordo stampato su libri polverosi, ma una memoria viva del 1989, 1968, 1956, 1948, 1945, 1939 (e oltre). Hanno a volte un diverso metro di misura ed una diversa scala di valori.
2- Proprio per questo, non è corretto analizzare (e giudicare) quei paesi col metro occidentale. E' vero che bisogna porre dei paletti, ma il pensiero europeo occidentale degli ultimi anni non è l'unico possibile; e se anche abbiamo ragione su tante cose, non abbiamo ragione su tutto.
3- Orbán non è un nuovo dittatore, e non è nemmeno necessariamente un "populista". Sa essere molto pragmatico e, nonostante i proclami contro il liberismo e la grande finanza, ha ben inserito l'Ungheria nei meccanismi economici europei, ricavandone una crescita economica diffusa e a buoni ritmi (come gli altri paesi): non lo assocerei certamente ad altri capipopolo, specialmente sudamericani. E' però altrettanto ovvio che su certe cose io non sia d'accordo con lui, ma questo non vuol dire che voglia fermarmi ad inquadrarlo come fa certa superficiale stampa nostrana. Credo che questa testata online stia facendo una buona copertura dal voto ungherese oltre che dell'area Visegrad:
MITTELEUROPA Archivi - East Journal
Non era un leader in difficoltà e impopolare, le elezioni non erano incerte, e troppa gente fuori dell'Ungheria s'è fatta irretire dalle promesse tattiche e di nessun valore di Jobbik, che invece rimane la formazione più destabilizzante della zona.
4- Quanto a populismo, l'intera classe dirigente italiana ne ha da vendere da almeno 50 anni. Sì i vari Salvini e Grillo/Di Maio sono magari più pittoreschi e più ignoranti dei politici della Prima Repubblica, ma chi ci ha lasciato un debito pubblico esploso, un'ondata di dipendenti pubblici non sempre utili, gli abusi nel pubblico impiego (assenteismo, 104 ecc.), i falsi invalidi, le politiche assistenziali, i "decreti Stammati" che da 40 anni garantiscono la spesa pubblica degli enti locali spreconi mentre puniscono gli enti locali virtuosi, le svalutazioni competitive, la chiusura in blocco e immediata delle centrali nucleari, le "cattedrali nel deserto" e altro ancora...sono tutte cose a noi note da ben prima di Mani Pulite. Insomma il populismo odierno ha trovato un buon brodo di coltura in cui crescere, e quando il "populismo moderato di governo" (Berlusconi e Renzi) non è più riuscito a creare consenso perché messo alle strette (non solo dalla perfida UE, ma anche e soprattutto dalle leggi economiche e matematiche), ha avuto la meglio. Poi in Italia era spesso considerato "populismo" anche gridare alla riduzione di tasse, impiego/impegno pubblico e burocrazia o chiedere il federalismo, per cui anche i populisti odierni hanno tra i loro elettori una buona percentuale di "moderati arrabbiati" anche contro chi mangiava alla pubblica mangiatoia mentre
li insultava.
Insomma, guardiamo anche un po' la trave nel nostro occhio...
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