In Germania la posizione"facciamo delle regole per uscire dall'euro,rimanendo nell'UE" è sempre più popolare.Nel 2013 era appannaggio dei liberali,oggi lo dicono apertamente molti dei possibili eredi della Merkel,nel suo partito.
Il guaio è che i mercati si renderanno conto che questa posizione mette a rischio la presenza nell'euro di almeno la metà dei membri attuali e cominceranno a vendere i loro asset.Magari l'euro non è reversibile ma la partecipazione dell'Italia(un nome a caso,visto che Bibì e Bibo' la stanno mettendo al centro dei riflettori,con le loro sparate da ubriachi)certamente sì.
Guarda, in astratto sarebbe la soluzione meno complessa l'uscita della Germania, rivaluterebbero di botto il marco ma hanno una forza industriale e fiscale che gli consentirebbe di reggere il colpo. Il problema è che nessuna uscita dall'Euro potrà mai essere ordinata per i motivi che hai detto tu, scatterebbe una speculazione selvaggia e il caos finanziario farebbe impallidire quello del 2008.
Anche l'uscita dell'Italia però non sarebbe semplice da gestire, se togli la terza economia dell'Unione, pari alla somma di Spagna, Portogallo e Grecia, ottieni un mix ancora più sbilanciato dal punto di vista macroeconomico, per tutti gli altri mediterranei e forse anche la Francia diventerebbe difficile restare dentro.
Politicamente poi sarebbe dirompente, i crediti TARGET2 diventerebbero una questione esplosiva, se ce li accollassimo interamente ci manderebbero in bancarotta, se non ce li accollassimo diventerebbe un tema politico scottante per tutti i paesi nordici. Realizzerebbe immediatamente tutti i loro peggiori incubi e creerebbe una forte diffidenza tra i membri rimanenti.
Inoltre siamo comunque abbastanza grandi da creare un discreto caos finanziario, quando Seminerio dice che sarebbe come farci esplodere in un bunker di cemento armato secondo me sbaglia di grosso.
Ecco, già qui secondo me si sbaglia abbastanza. Invece di concentrarsi su un'ottica di breve periodo il mio discorso è di lungo periodo. Negli anni diciamo dal 1969 fino al 1994 circa hai fatto crescere enormemente la spesa pensionistica e guarda caso hai fatto crescere anche enormemente il debito pubblico in quello stesso periodo, consumando il capitale accumulato con il boom economico degli anni '50-'60.
Una montagna di risorse che sono state usate per mantenere un sistema pensionistico che non stava a galla avrebbero potuto essere usate in modo molto più efficiente. All'inizio non ne paghi le conseguenze, nel breve periodo, ma nel lungo periodo le paghi eccome.
Tu dici che negli anni da inizio '90 fino al 2007 abbiamo avuto comunque una buona crescita.
Vero: ma è stata comunque decisamente più contenuta rispetto a quella del decennio precedente. E quella del decennio successivo è stata ulteriormente più contenuta. Il fatto erroneo secondo me è che si continua a credere che l'Italia sia in una semplice crisi; tutt'altro, quello italiano è un declino continuo.
Anni '60: tasso di crescita medio attorno al 5%. Anni '70: 3%. Anni '80: sul 2,5% circa. Anni '90: 1,5% circa. Anni '00: 0%. Si vede o non si vede che più che essere in una semplice crisi siamo in un declino ben strutturato e che affonda le sue radici molto nel passato?
Ti ribadisco il quesito che non trova risposta: se invece di riempirci di debito pubblico per mantenere un sistema pensionistico inefficiente e dover quindi oggi correre dietro con affanno all'avanzo primario, avessimo un debito pubblico a livello della Germania, saremmo ridotti così secondo te? Secondo me no. Avremo molte risorse da investire che invece abbiamo buttato a mare.
A questo si aggiunge come hai sottolineato te in questo elenco il fatto che nel nostro Paese c'è una cultura fondamentalmente giacobina e giustizialista da un lato e fortemente ostile alla libertà dall'altro, con la maggior parte dei cittadini che ha sempre chiuso un occhio se non tutti e due ogni volta che lo Stato aumentava la spesa pubblica, facendosi ingannare dalla puerile convinzione che i soldi vengano spesi meglio dallo Stato invece che da loro stessi....questo ha creato a sua volta un Leviatano di dimensioni enormi e ha fatto si che chi c'era più "vicino" (Benetton, De Benedetti, quelli vicini al sistema creditizio) fosse super-favorito rispetto agli altri. E' così che funziona lo statalismo.
Questo come giustifica allora il fatto che l'export italiano stia rendendo a livelli record negli ultimi anni?
La svalutazione non da nessuna competitività aggiuntiva, è semplicemente una redistribuzione coatta che favorisce chi esporta a scapito di tutti i consumatori.
Dopo un po' di tempo le conseguenze nefaste vengono a galla, e il sistema economico è messo peggio di prima, perché le aziende sono state "drogate" dalla svalutazione e hanno perso la loro capacità di servire i consumatori.
Ancora una volta ritorniamo al punto di partenza: politiche che magari possono dare un po' di zucchero nel breve periodo, nel lungo periodo ti presentano il conto con gli interessi. E la ragione per cui l'Italia è in declino (non crisi), è quella: guardare sempre al breve periodo, miopia assoluta. Massì facciamo debito pubblico a iosa pagando pensioni che non hanno ragione di esistere, svalutiamo pure, che tanto così le prossime elezioni le vinco.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Secondo me lo dice pensando solamente a noi.
Il che non significa che il bunker non possa cedere a suo volta sparando schegge di cemento o pezzi di ferro facendo comunque un sacco di danni in giro.
Mi rendo conto che probabilmente sarebbe più corretto il più classico "tagliarsi le palle per far dispetto alla moglie" (e con pochi altri uomini in giro... ).
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Come ho già notato rispetto al caso del Belgio, anche la svalutazione può far parte di una logica di lungo periodo. Le politiche che danno un po' di zucchero se usate con criterio servono a rendere più efficienti le vere riforme che producono effetti di lungo periodo, lo fece anche la Germania (ho postato uno studio del Fondo Monetario Internazionale in merito).
Stai dimenticando la demografia, in 20 anni dal 60 all'80 abbiamo aumentato la popolazione del 17% circa, dall'80 ad oggi circa del 6% in quasi 40 anni. Negli anni 60 inoltre eravamo ancora un paese piuttosto arretrato, è più facile crescere rapidamente quando si parte dal basso.
Sicuramente c'è anche un fattore di declino di lungo termine e sicuramente gli errori del passato hanno un peso economico sul presente. Lo stato sociale italiano è terribilmente iniquo e inefficiente anche per il problema pensioni. Ma di per se questo peso sarebbe anche gestibile se almeno si facessero tutte quelle riforme che economicamente sono a costo sostanzialmente zero ma che potrebbero aumentare la crescita. La crescita diluirebbe gli errori passati, significherebbe più contributi e non si tirerebbe dietro direttamente il valore delle pensioni calcolate con il retributivo.
Il debito pubblico graverà per decenni sulla competitività delle aziende italiane, ci si può fare poco. Anche con uno sforzo di risanamento enorme ci vorrebbero decenni per far scendere il debito a livello della Germania. Ma quel peso verrebbe molto ridotto se si intervenisse su tutto il resto.
A questo si aggiunge come hai sottolineato te in questo elenco il fatto che nel nostro Paese c'è una cultura fondamentalmente giacobina e giustizialista da un lato e fortemente ostile alla libertà dall'altro, con la maggior parte dei cittadini che ha sempre chiuso un occhio se non tutti e due ogni volta che lo Stato aumentava la spesa pubblica, facendosi ingannare dalla puerile convinzione che i soldi vengano spesi meglio dallo Stato invece che da loro stessi....questo ha creato a sua volta un Leviatano di dimensioni enormi e ha fatto si che chi c'era più "vicino" (Benetton, De Benedetti, quelli vicini al sistema creditizio) fosse super-favorito rispetto agli altri. E' così che funziona lo statalismo.
Questo come giustifica allora il fatto che l'export italiano stia rendendo a livelli record negli ultimi anni?
La svalutazione non da nessuna competitività aggiuntiva, è semplicemente una redistribuzione coatta che favorisce chi esporta a scapito di tutti i consumatori.
Se la svalutazione non da competitività dobbiamo riscrivere tutti i libri di economia internazionale
A danno dei consumatori, certo. Ma è proprio la definizione di competitività, è sempre un termine relativo ai costi di produzione degli altri (motivo per cui non tutti possono aumentarla contemporaneamente). Dopotutto abbiamo deliberatamente aumentato l'IVA per lo stesso motivo, simulando una svalutazione attraverso la leva fiscale.
L'export italiano sta andando bene ma non sta rendendo a livelli record, vista la stagnazione della domanda interna è l'unica fonte di crescita che è rimasta quindi sembra che vada fortissimo. Di fronte ad una politica europea tutta concentrata sulla promozione delle esportazioni mi stupirebbe il contrario.
Comunque io stesso avevo sottolineato che una fetta delle nostre imprese è perfettamente in grado di competere sulla qualità, il problema è che ci sono tante altre che non lo sono. Per noi il problema è stato maggiore rispetto agli altri perché avevamo una specializzazione produttiva più concentrata su settori tradizionali a minore produttività e bassa tecnologia, più esposti alla concorrenza dei paesi con basso costo del lavoro (gli economisti lo chiamano shock avverso alle ragioni di scambio, per i tedeschi la globalizzazione è stata uno shock favorevole perché sono forti nei settori che hanno beneficiato della domanda dei paesi emergenti e stare nell'Euro ha impedito la rivalutazione del marco).
Dopo un po' di tempo le conseguenze nefaste vengono a galla, e il sistema economico è messo peggio di prima, perché le aziende sono state "drogate" dalla svalutazione e hanno perso la loro capacità di servire i consumatori.
Ancora una volta ritorniamo al punto di partenza: politiche che magari possono dare un po' di zucchero nel breve periodo, nel lungo periodo ti presentano il conto con gli interessi. E la ragione per cui l'Italia è in declino (non crisi), è quella: guardare sempre al breve periodo, miopia assoluta. Massì facciamo debito pubblico a iosa pagando pensioni che non hanno ragione di esistere, svalutiamo pure, che tanto così le prossime elezioni le vinco.
Ma ribadisco, è inutile piangere sul debito accumulato, ormai quello c'è e ce lo teniamo. La domanda giusta diventa come possiamo tornare a crescere nonostante quella zavorra? È inutile cercare di ridurla a marce forzate, la riduzione del debito è una maratona che produce effetti nel corso di decenni. Cerchiamo di creare un ambiente favorevole all'imprenditorialità e all'innovazione, siamo un mercato di 60 milioni di persone con tantissimi giovani istruiti e competenti che scappano all'estero perché qui non hanno futuro. Fatto questo tutti gli altri problemi saranno più gestibili.
Ultima modifica di snowaholic; 16/05/2018 alle 13:25
Riscrivili se vuoi
Quello che io sto dicendo è che svalutare da competitività esattamente come schiaffarsi 4 Vodka Lemon o 4 Gin Tonic aiuta a tirare su il morale ad una persona. Per un po' sei bello brillo e allegro, ma quando l'effetto della sbornia svanisce paghi tutto con gli interessi. La svalutazione è uguale.
Anche perché non tieni conto di un fatto. Se io ho la mia moneta sovrana che posso svalutare, gli altri x caso non possono fare altrettanto?
In quel caso non appena gli altri svalutano devo svalutare ancora, e si va avanti così finchè non si arriva ad aver compromesso il sistema monetario...ottima scelta direi
Il vero problema lo hai scritto nelle righe successive.
Nel nostro Paese manca una visione di policy industriale degna di essere chiamata tale. Il fatto che si continui ad insistere sulla svalutazione non ne è che la conseguenza: nessuno sa che pesci pigliare per risolvere davvero la situazione, perché si manca di competenza a tutti livelli (ma ora arrivano da Pomigliano d'Arco a portarcene un po' ), dunque meglio aggrapparsi al fatto che non ci viene più consentita la droga monetaria del passato, fingendo di credere che essa sia ancora una soluzione. In questo modo si può: a) scaricare la colpa su qualcun altro; b) far passare se stessi come coloro che hanno la soluzione ma, mannaggia all'Europa, non possono usarla.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
D'accordissimo sull'ultima parte, ma permettimi una digressione tecnica per spiegare la prima.
Il valore della moneta è fissato a livello internazionale in modo da equilibrare i flussi commerciali e quelli finanziari. Molto banalmente, per pagare le importazioni serve valuta estera mentre quando si esporta si riceve valuta estera. Gli stati possono fissare questo tasso di cambio, manovrando le riserve di valuta estera e adattando la politica monetaria al contesto internazionale, ma questo comunque pone seri vincoli alla politica economica, per mantenere il tasso di cambio non puoi fare ciò che è meglio per la tua economia, devi adattarti a quello che fanno gli altri.
Quindi il valore della tua moneta dipende nel lungo termine dalla tua bilancia commerciale, ovvero dalla tua competitività.
Il problema è che quando il tuo livello di prezzi (al netto della crescita di produttività) sale di più rispetto a quello degli altri (oppure se i tuoi esportatori vanno in difficoltà per motivi particolari, ovvero se sale il prezzo delle tue importazioni, es petrolio) e la tua bilancia dei pagamenti peggiora la tua valuta tende spontaneamente a perdere valore. È un normale aggiustamento di mercato.
Il problema però è che i prezzi interni dentro ogni economia si muovono facilmente verso l'alto, ma non verso il basso. Quindi se hai un livello di prezzi (e quindi di costi) troppo elevato rispetto agli altri Paesi, è più facile cambiare direttamente il tasso di cambio anziché far scendere i prezzi interni (deflazione interna). Da qui discende il vantaggio della svalutazione. Noi con inflazione leggermente sopra la media e produttività a zero ci siamo cacciati in una situazione simile dentro l'Euro. Questo non può mettere pressione sui tassi di cambio dentro la moneta unica ma produce un freno alla crescita e può favorire fughe di capitali simili a quelle dei mercati emergenti come accaduto nel 2011-2012.
Se dopo la svalutazione riesci a stabilizzare i prezzi e a mantenere il vantaggio competitivo acquisito attraverso una condotta rigorosa di politica fiscale e monetaria il vantaggio sarà duraturo, altrimenti ti ritroverai rapidamente al punto di partenza dopo un breve boom economico. Sono tutte scelte, c'è chi usa la svalutazione con criterio solo in casi eccezionali e chi la fa diventare un'abitudine.
Però il discorso degli shock asimmetrici è serio, se il contesto globale favorisce la Germania e svantaggia altri Paesi il valore dell'Euro tenderà a collocarsi ad un livello intermedio tra quello di un ipotetico marco e quello delle altre valute (da qui gli avanzi commerciali mostruosi che accumula la Germania). Al contrario l'unificazione tedesca creò il caos nello SME perché produsse un boom di investimenti in Germania e la politica monetaria restrittiva della Bundesbank mise in difficoltà tutti gli altri. Nel nostro caso la situazione attuale non è così grave da rendere inevitabile un riallineamento valutario, ma bisogna fare di tutto per migliorare l'efficienza del sistema e quindi la produttività (tutto il sistema economico, parte pubblica e parte privata). Pensare che si possa scaricare tutto sul costo del lavoro come fatto di recente è insensato.
Il tema è serio, anche se viene utilizzato in maniera strumentale da chi pensa, in buona o cattiva fede, che sia una scorciatoia rapida e indolore.
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