Ci sono aspetti abbastanza "raccapriccianti" che riguardano la spesa previdenziale italiana:
1) la mancata separazione tra previdenza e assistenza (insomma l'INPS che eroga cose che nulla c'entrano con le pensioni e che rientrano nelle prestazioni di natura esclusivamente assistenziale);
2) la sperequazione tra contributi pagati e pensione percepita riguarda (potenzialmente, perché le eccezioni, seppure rarissime, ci sono) tutte le pensioni calcolate con il sistema retributivo, anche se è chiaro che coloro che ne hanno percepito i maggiori benefici sono coloro che percepiscono importi elevati, il peso degli assegni "leggeri" (spesso pochissimo coperti da contribuzione) è quantitativamente rilevantissimo;
3) i buchi contributivi degli enti locali, o per essere chiaro, il fatto che gli enti locali (e in generale tutte le società di proprietà dello Stato e con contratti del pubblico impiego) pagassero, abbiano pagato e continuino a pagare solo una parte dei contributi previsti per il loro personale.
Il punto 3 è particolarmente importante perché da solo ha generato gran parte del dissesto dell'INPDAP, dissesto che nel 2012 è finito in carico all'INPS e che si è ulteriormente aggravato negli ultimi 6 anni; tra l'altro sono soldi non recuperabili, perché molti enti locali sono alla canna del gas (quindi pagano i contributi con enorme ritardo, quando li pagano) e perché già nel 1995 la riforma Dini aveva ridotto i tempi di prescrizione a 5 anni, ergo passati i 5 anni sono soldi che nelle casse della previdenza sociale non ci finiranno più e quindi sono soldi che l'INPS ha in gran parte perso... Il problema è talmente grave (molte pensioni pubbliche non sono coperte dalla contribuzione prevista) che lo scorso novembre l'INPS ha dovuto pubblicare una propria circolare (n. 169/2017) in cui si specifica che, anche in presenza di contributi prescritti, agli ex dipendenti pubblici (tutti ex-INPDAP) verrà comunque pagata la pensione e del resto non si può certo penalizzare loro, per contributi che altri non hanno versato.
C'è un lato della medaglia perfino più grave: è molto difficile capire quanta parte della pensione di questi lavoratori sia effettivamente coperta dalla contribuzione ex-INPDAP (parliamo di contributi non pagati per anni o anche per decenni di molte decine di migliaia di pensionati) e non voglio nemmeno entrare negli aspetti "etici" di questa faccenda... perché rappresentano uno dei culmini di un'indecenza nazionale.
Quindi non c'è solo un problema di equità ma c'è un problema ben più grave ed urgente di efficienza...
Ultima modifica di galinsoga; 16/05/2018 alle 16:27
Pienamente d'accordo sul discorso complessivo.
Però dal punto di vista macroeconomico i problemi degli enti locali sono partite di giro dentro la PA (generalmente le statistiche nazionali aggregano tutti gli enti). Certamente diventa un grosso problema di iniquità tra chi paga tutti i contributi che deve e chi invece non gli paga e il buco viene tappato dai conti dello stato.
Sostanzialmente concordo con tutto il tagliato, qui invece un po' meno.
Se ricordo bene gli ultimi dati della bilancia commerciale che ho letto siamo ad un avanzo di oltre 3 punti di PIL. Direi che secondo me ci sta dire che l'export vada fortissimo. Va meno forte solo se lo si confronta con quello della Germania.
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27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Esattamente.
Se dai punti di vista tecnico e etico stiamo ovviamente parlando di una vergogna, dal punto del mero soldo cambia 'na sega visto che si parla di "buchi" che comunque, gira e rigira, dovranno essere coperti dallo Stato.
A quel punto il fatto che il buco venga da un ente o un altro serve sì per capire chi ha lavorato "bene" o "male" (o peggio), ma la tasca che dovrà riparare il tutto è la stessa. Chi fa discorsi diversi o sta semplicemente facendo una qualche strumentalizzazione politica (o di altro tipo).
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L'affermazione di un esponente del primo partito italiano, secondo la quale conta ciò che dice "la gente al bar" e non "gli spread" è di un populismo epidermico,che,dati i tempi, porterà altri voti al suo Movimento ma rimane aberrante,per il semplice fatto che i costi di rifinanziamento del debito pubblico sono un problema che riguarda tutti,visto che sono debiti contratti dallo Stato di cui siamo cittadini.Certo,non sono l'unico problema ma rimangono una pesante ipoteca sul futuro di molte generazioni di italiani. Non meno demagogica è l'affermazione secondo la quale(stavolta cito uno del duo "Bibì e Bibo'") i mercati starebbero usando il ricatto dello spread per ostacolare il governo "della sovranità popolare",perché è ovvio che se dici al tuo creditore che forse non pagherai una parte sostanziosa del suo credito o lo farai con una moneta svalutata e diversa da quella nella quale lo hai contratto,il tuo creditore non la prende bene.
Ma la bilancia commerciale va bene perché stai sopprimendo la domanda interna e quindi le importazioni, non perché l'export stia crescendo a livelli record. Il 2017 è stato molto buono ma probabilmente si tratta del picco del ciclo economico, i primi dati del 2018 non sono incoraggianti.
Ribadisco, complessivamente sta andando bene ma non benissimo, come si vede bene da questo grafico su dati ISTAT.
Ultima modifica di snowaholic; 17/05/2018 alle 09:28
Non avevo colto che ti riferissi al "valore assoluto" dell'export.
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Se il petrolio rimanesse a 80 dollari o salisse ancora per la crescita economica europea sarebbe una grana non indifferente. Le condizioni ci sono tutte, la crisi del Venezuela e le sanzioni all'Iran stanno comprimendo la produzione e continueranno a ridurla nei prossimi mesi, gli USA non sono in grado di compensare perché hanno grossi limiti di capacità di trasporto degli oleodotti che non saranno risolti almeno per un altro anno, i sauditi potrebbero intervenire ma lo faranno in misura limitata.
L'economia europea è tra le più vulnerabili alle fluttuazioni del petrolio, negli USA perdono i consumatori ma guadagnano i produttori, la domanda interna europea è più debole e quella estera è già a rischio per le tensioni commerciali con Trump.
Già il rallentamento nei primi mesi dell'anno è probabilmente stato in parte prodotto dall'aumento avvenuto nella scorsa metà dello scorso anno, da 50 a 65 dollari circa, ora si replica e i costi diventeranno evidenti nella seconda metà del 2018.
Non sono buone notizie per i conti pubblici.
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