Queste sono pericolosissime situazioni "fluide" dove da una parte l' inettitudine dei nuovi, dall' altra l' irrigidimento dei "vecchi" consessi, ed il conseguente declino / stagnazione economico sociale, può creare falle in cui vadano ad insinuarsi pericolose formazioni con vene di autoritarismo. Andatevi a rivedere la Germania post Weimar. I primi tentativi elettorali nazi furono poco più che goliardate, ma poi ..... (specie al perdurare / peggiorare della situazione economico - sociale)
" Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende........" Dante, Paradiso XI
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Temi veramente importanti questi.
A giudicare dall'andamento del ciclo economico europeo la risalita dell'inflazione potrebbe ancora richiedere diversi anni, gli USA sono molto più avanti di noi, con la disoccupazione sotto il 4% e ancora non ci sono tracce di un forte rialzo di inflazione. Potrebbe anche arrivare un nuovo rallentamento economico globale prima che l'inflazione cresca da noi. Piuttosto sarebbe interessante vedere cosa dovesse succedere con una ripartenza fortemente asimmetrica dell'inflazione, magari con il 3% in Germania e satelliti e 1% in Italia e Spagna, con la media in linea con l'obiettivo del 2%.
Non credo che la fine del mandato di Draghi cambierà molto la linea della BCE nel breve termine, l'uscita dal QE sarà graduale e potrebbe non essere troppo problematica. Chiaramente arrivare ad un rialzo dei tassi di interesse senza che l'economia italiana abbia superato la crisi sarebbe un problema enorme, non solo per i conti pubblici. Sarebbe il classico problema di asimmetria del ciclo economico nella moneta unica, i tassi si muovono in base alle condizioni medie di tutta l'Unione ma le singole economie al suo interno possono avere esigenze molto diverse.
Il sostituto di Draghi invece potrebbe diventare cruciale se dovesse esserci una nuova crisi. Il mio preferito sarebbe Phillip Lane della banca centrale irlandese (o Benoit Coeuré) ma i tedeschi vogliono uno dei loro, alla fine si ripiegherà su una mediazione.
In astratto sul favorire l'attività economica privata potrei anche essere d'accordo. Ma servono interventi mirati, non la flat tax che costa 60-70 miliardi l'anno e in gran parte andrebbe a beneficiare soggetti che non ne hanno nessun bisogno.
Quanto alla spesa improduttiva, è più facile a dirsi che a farsi. O si tagliano gli importi delle pensioni esistenti oppure non c'è verso di arrivare a cifre importanti. Stiamo proprio su ordini di grandezza diversi rispetto alla flat tax.
Ma guai a parlare di restituire il mal tolto ai pensionati....specialmente baby e col retributivo....
e mi fa rabbia che qualcuno parli di diritti acquisiti quando sono privilegi che si sono trasformati e si trasformeranno in diritti negati per le generazioni non in pensione....
Inverno 2016/17
16/1 Fiocchi
Premesso che hai ragione da vendere (in linea di principio e nei riferimenti storici), oggi una simile deriva non può avere la "scusa" economica.
E' vero che c'è stata la crisi, è vero che come tutte le crisi si porta dietro un aumento delle disuguaglianze, è vero che la successiva ripresa(ina) non ha portato benefici diffusi, ma siamo lontani anni luce dalla situazione post-bellica di Weimar.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
35 anni di lavoro per poi andare in pensione,non li vedo affatto come un privilegio...ma un diritto....i privilegi sono l'evasione fiscale impunita...i super stipendi e le super buone uscite dei dirigenti pubblici,altri privilegi sono quelli dove ad un operaio si da di stipendio 1000 euro al mese,mentre il principale accumula milioni...
il privilegio dei privilegi spetta ai banchieri..possono condurre la propria attivita' in barba alle regole del mercato..se poi dovessero rischiare di fallire ,lo stato(suo debitore) accorrerebbe con in soldi (di chi non puo' evadere,cioe' operai e impiegati ) per evitare la chiusura...
Rileggi ciò che ho scritto. Io parlo dei pensionati col retributivo, ossia di gente che ha preso e prende più di ciò che ha versato quando noi prenderemo si e no il 50-60%. La pensione è sacrosanta ma non te la fai alle spalle del futuro dei tuoi figli.
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Inverno 2016/17
16/1 Fiocchi
Nessuno se la sente di mettere mano a una revisione brutamente contributiva delle pensioni in essere (calcolate praticamente tutte con il sistema retributivo) per tre specifiche ragioni:
1) gli assegni dei pensionati italiani sono mediamente bassi, coloro che percepiscono una pensione inferiore ai 1200 euro lordi sono infatti circa il 42% della platea, dato del 2016, cui si somma un 32% che non arriva a 2000 euro lordi mensili, ricalcolarli col retributivo significherebbe ridurli probabilmente tra il 40 e il 60% della loro entità complessiva, che significa avere qualche milione di persone in più in condizioni di povertà assoluta o relativa e quindi dover poi trovare forme di compensazione, dal costo non stimabile;
2) il governo Monti, quando fu fatta la Legge Fornero, esplorò anche la possibilità di un contributivo "retroattivo" ma desistette quando si rese conto che avrebbe innestato ulteriori effetti recessivi, visto che le pensioni, in un paese che ha ammortizzatori sociali poco efficienti, sono diventare anche un ammortizzatore sociale;
3) il meccanismo di calcolo retributivo è esistito da quando fu creato l'INPS ed è stato superato in forma molto (troppo) graduale, solo dalla riforma Dini del 1995, diciamo che prolungare la vita del sistema retributivo è servito, tra le altre cose, per tenere basse le retribuzioni nominali dei lavoratori dipendenti durante le fasi più accese della contrattazione salariale, insomma è stato funzionale al sistema di concertazione salariale degli anni '90.
Il primo e unico politico che, nella prima metà degli anni '80, sollevò il problema della sostenibilità di lungo periodo delle pensioni retributive fu Marco Pannella e tra l'altro lo fece da un'ottica sicuramente liberale, ma comunque di sinistra, perché spiegò in modo chiaro e tondo che tale meccanismo era sperequativo e insostenibile per motivi demografici. Panella invitò tutti i partiti, a partire dal PCI e dal PSI a diversi dibattiti pubblici. Non si può dare la colpa al cittadino/elettore di scelte delle cui conseguenze non era stato informato, né dai sindacati, né dai principali partiti di maggioranza o di opposizione...
Il problema è sempre lo stesso, in Italia non esiste il diritto all'informazione e alla conoscenza, come non c'è mai chiarezza nella discussione politica, per fortuna ieri sera qualcuno lo ha detto... anche se del discorso di Mattarella è stato evidenziato altro...
Ultima modifica di galinsoga; 28/05/2018 alle 20:35
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