L'importante è non porre limiti alla provvidenza e raggiungere ogni volta nuove vette di fantascienza. Il milione di posti di lavoro oramai è roba più morigerata delle suore di clausura...
Sintetizzando all'estremo, vogliono introdurre la flat tax per le imprese in un contesto in cui:
- IRES è già flat (e comne giustamente ricordi è già calata nel 2017).
- IRI è già flat
Chissà che fatica faranno a fare un lavoro così complesso... Speriamo non tolgano i vitalizi per ricompensarli di tutti gli straordinari necessari...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Scusa, ho un amico spostato da 4 anni con una spagnola, frequento una parrocchia di sacerdoti spagnoli.
Non è vero che in Spagna non c'è polarizzazione ideologica, attenzione, anzi, li o sei così o sei pomì, qui da noi è molto più sfumata la cosa, mi spiego meglio: o trovi il bigottone o trovi il laicista ultra.
Vero è, probabilmente, che la Spagna essendo stata isolata fino agli anni 70 (come il Portogallo), l'appartenenza all'UE non viene mai messa in discussione
Iniziano le prime ideone: Idea gialloverde per le pensioni: “Quota 100” e esuberi a carico delle imprese - La Stampa
Sui quei temi sicuramente, non a caso sono passati direttamente al matrimonio omosessuale con uno scontro epocale. E la chiesa spagnola è veramente molto conservatrice..
Ma in materia economica li ho sempre trovati molto più pragmatici, non avevano un partito comunista con il 30% dei voti e i due partiti principali che raccoglievano l'80% dei voti non erano portatori di ideologie incompatibili. Al di là delle differenze fisiologiche tra socialisti e popolari hanno sempre avuto una visione abbastanza condivisa delle scelte di fondo da seguire per lo sviluppo economico spagnolo, ad esempio non mi risulta che l'Euro sia mai diventato oggetto di polemica politica tra i due schieramenti principali.
Il punto fondamentale è che non si capisce una mazza di quello che vogliono realmente fare. Quando avremo delle proposte concrete li valuteremo nel merito, adesso stiamo solo disquisendo di ossimori e delle denominazioni improprie usate per denominare le varie proposte.
Scusa se ti rispondo solo ora ma in questi due giorni ero impegnatissimo.
Questa è retorica allo stato puro: a parte che fino a prova contraria Bonucci non ha fatto niente di sbagliato per guadagnarsi quei soldi e se li merita, se il calcio ha una risonanza mediatica e una popolarità come poche altre cose di certo non è problema suo (quanto a Berlusconi non dico nulla perché non voglio finire su temi vietati), comunque un'imposizione bassa e una spesa pubblica altrettanto contenuta non toglie niente a chi guadagna il minimo per vivere dignitosamente. Entrambi in termini di tasse pagherebbero di meno. I tagli alla spesa pubblica casomai ridimensionano, e su questo posso essere d'accordo, un sistema di welfare che nel dopoguerra è cresciuto in modo troppo rapido, ben oltre le nostre possibilità.
Ma è altrettanto vero che se lo Stato si limitasse a finanziare le fasce più povere, ad esempio tramite un programma di voucher rivolto alle famiglie come quello proposto da Milton Friedman, per poter usufruire di alcuni servizi (come la scuola) cui pure io ritengo sia giusto tutti abbiano la possibilità di accedere, questo "problema" sarebbe superato.
Inoltre ti faccio notare che tantissimi italiani che guadagnano tra 28000 e 55000 Euro pagano oggi il 38% di tasse, e sarebbero i primi (in termini numerici assoluti) a risparmiare.
Quanto al principio infine ti dico: benissimo la progressività. Ma a quale livello? E perché proprio quello? Perché non di più o di meno? Quando parlo di principio mi riferisco a questo, al senso logico per cui tutti pagano uguale, non di più o di meno di altri, in proporzione al proprio reddito. La progressività invece è pura arbitrarietà, in cui un tizio calato dall'alto decide che ALFA deve pagare il doppio di BETA in termini percentuali, senza alcuna giustificazione logica.
Su questo sono abbastanza d'accordo, anche se togliere il sistema degli scaglioni costituisce già una seppur piccola semplificazione. Sicuramente tuttavia una vera semplificazione oggi trova ostacoli insormontabili come quelli che hai descritto.
Ah no, nessuno? Neanche una burocrazia farraginosa, una giustizia lentissima eccetera eccetera? Neanche il fatto che siamo il 46esimo Paese, per dirne una, per facilità di fare business, dietro pure a Kosovo, Ruanda ecc. ? Ranking of economies - Doing Business - World Bank Group
Inoltre i titoli di Stato vengono acquistati anche se a bassissimo tasso di interesse perché li acquista la BCE o comunque li garantisce implicitamente, facendoli apparire più sicuri di quanto sarebbero senza tale intervento. Chiaramente in una situazione in cui l'offerta è depressa, più che gli imprenditori investono le famiglie, le quali hanno maggiore avversità al rischio e dunque investire in titoli di Stato su cui grava la garanzia implicita della BCE lo reputano maggiormente attraente.
Io starei lontano 6mila anni luce da essi, ma tant'è
Ne tu ne Keynes (ma lui è giustificato visto che ai suoi tempi parlare di spesa a deficit era come parlare di Carneade) considerate un problema: che la spesa a deficit è una droga. Non esiste nulla di più definitivo di un programma temporaneo di spesa.
Una volta che il Governo di turno aumenta la spesa a deficit questo genera consenso elettorale per i ritorni di breve periodo e perché l'elettore vota spesso e volentieri con la pancia, senza curarsi di guardare più in là del proprio naso. Che incentivo ha a questo punto un Governo a tagliare il deficit fatto? Nessuno.
Inoltre rimane sempre il solito problema. Il fine dell'investimento pubblico quale deve essere? Stimolare la domanda o l'offerta? Se è stimolare la domanda, basta scavare buche e poi riempirle e assumere qualcuno per farlo. Sicuramente hai stimolato la domanda così, perché - a deficit - dai lavoro a persone che prima non ce l'avevano. Ma penso che nemmeno tu ti azzarderesti a dire che un qualcosa del genere crea ricchezza (che ribadisco si misura sempre in termini di potere d'acquisto degli individui).
No. Gli investimenti "seri" di cui parli tu sono quelli fatti per espandere l'offerta, rendendo più facile la vita per gli imprenditori e i lavoratori, riducendo il costo dei trasporti, ecc. Sono politiche non di stimolo alla domanda, ma di stimolo all'offerta. Che quindi nulla hanno in contrario a quel che ho detto io nei post precedenti.
Guarda che io non sono convinto che lo Stato non debba esistere. L'anarco-capitalismo lo considero un utopia alla pari del comunismo ed è una fortuna che rimanga tale. Sono però convinto, e di questo lo divento sempre più ogni giorno che passa, che l'offerta crea la domanda e dunque l'intervento dello Stato caso mai va indirizzato ad ampliare l'offerta: creazione delle infrastrutture necessarie, sfoltimento della burocrazia, giustizia efficiente, tutela dei diritti di proprietà, riduzione della tassazione e della spesa pubblica corrente assieme.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Ma lui non ha detto che non se li è guadagnati o che non se li meriti, ma che perseguire un modello in cui chi è più benestante sia ulteriormente privilegiato rispetto a chi lo è meno non è particolarmente lungimirante. Passi se parliamo di adempimenti per le imprese, ma per il singolo? Quale sarebbe il beneficio in termini di ritorno economico complessivo? Non credo di essere io a dover spiegare che i benefici maggiori si hanno se allarghi la platea di consumatori e non se aumenti le possibilità di chi già comunque non riesce a spendere quello che guadagna.
Poi aggiungi: tagliamo la spesa; benissimo. Evidenzi che il taglio di spesa (= taglio del welfare, non giriamoci attorno) penalizzerebbe chi ha meno e che questo si può rimediare con un programma di assistenza dedicato. E allora alla fine cosa è cambiato in termini di saldi? Che tagli la spesa e poi vari un programma di spesa per assistere i più deboli. Andiamo a vedere i saldi e salta fuori che il taglio delle imposte alle persone fisiche più abbienti lo finanzi in deficiti. Oppure non vari il programma di assistenza ai più deboli e allora, spiacente, ha ragione @snowaholic.
In base ai conti e a principi liberali. Nient'altro.
E siccome non sono le tavole della legge che provengono da Dio nulla vieta di modificarli, più o meno significaticamente, nel corso del tempo.
Tutto questo senza dover citare la progressività dell'imposizione che a oggi è pure roba costituzionale.
Il tuo è un giudizio ex-post basato sulla nostra situazione.
Il che è comprensibile visto che in questo disgraziato angolo di pianeta sono decenni che funziona così.
Ma non è che l'assenza di statisti e una montagna di analfabeti funzionali siano la ragione per buttare a mare il buono di una teoria e tutte le buone dimostrazione che pur esistono.
Mi rendo anche conto che pur in presenza di statisti propriamente detti pretendere che un governo ignori tutto quello che sente probabilmente è eccessivo...
Quanto alla tutela della proprietà privata invece direi che da questo punto di vista davvero non abbiamo niente da imparare da nessuno. Viene tutelata persino in modo inter-generazionale visto il livello di tassazione sulle successioni che abbiamo. Certo... Una volta si poteva dire che citavamo sempre gli USA a sproposito, ma recentemente pure loro si sono mossi verso di noi... Dobbiamo sempre essere dei leader, anzi degli innovatori, nelle stronzate...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Ti ha già risposto benissimo @FunMBnel su questo. Se tagli le tasse in un modo che favorisce in maniera sproporzionata i redditi alti o tagli il welfare drasticamente oppure il guadagno economico per i redditi bassi diventa irrisorio. E per quanto riguarda l'Italia peraltro eccettuato il bubbone pensionistico il welfare non è cresciuto in maniera sproporzionata, è già opinabile dire che sia cresciuto, soprattutto se si tiene conto dell'invecchiamento della popolazione. Mentre l'aliquota massima IRPEF è scesa dal 72% al 43%, senza contare tutte le tassazioni speciali che sono diventate flat con aliquote molto basse (rendite finanziarie, IRI, cedolare secca). A me pare gli ultimi decenni abbiano avuto un chiaro vincitore e non sono i redditi bassi o beneficiari del welfare.
Tu lo chiami arbitrio, io lo chiamo scelta politica. Il sistema capitalistico perfetto non esiste in natura, tutte le forme di organizzazione dell'attività economica sono mediate dalle istituzioni prodotte attraverso processi politici che sono arbitrari esattamente come la tassazione. Con scelte politiche diverse avremmo una economia diversa, qualche azienda ne beneficerebbe, altre ci perderebbero, qualcuna sparirebbe e altre sarebbero nate.Quanto al principio infine ti dico: benissimo la progressività. Ma a quale livello? E perché proprio quello? Perché non di più o di meno? Quando parlo di principio mi riferisco a questo, al senso logico per cui tutti pagano uguale, non di più o di meno di altri, in proporzione al proprio reddito. La progressività invece è pura arbitrarietà, in cui un tizio calato dall'alto decide che ALFA deve pagare il doppio di BETA in termini percentuali, senza alcuna giustificazione logica.
E sarebbe sempre bene ricordarsi che il capitalismo ha bisogno di una legittimazione sociale per sopravvivere, il welfare stesso è stato introdotto anche come risposta al pericolo comunista, per dimostrare che tutte le fasce sociali potevano avere benefici da quel sistema economico. Non a caso nella nostra Costituzione la proprietà privata e la libertà dell'attività economica sono subordinate alla loro funzione sociale.
Io stavo facendo un discorso generale estendibile a tutto il mondo, non lo puoi spiegare con le peculiarità italiane. Questa situazione la ritrovi quasi uguale in tutto il mondo occidentale, il Giappone è il caso più eclatante. Il mercato assorbe quantità enormi di titoli di stato senza un impatto significativo sui tassi di interesse e senza sottrarre risorse ad altre attività perché la propensione al risparmio supera le opportunità di investimento. Se non le usasse lo Stato quelle risorse rimarrebbero inutilizzate in questo specifico contesto economico.Ah no, nessuno? Neanche una burocrazia farraginosa, una giustizia lentissima eccetera eccetera? Neanche il fatto che siamo il 46esimo Paese, per dirne una, per facilità di fare business, dietro pure a Kosovo, Ruanda ecc. ? Ranking of economies - Doing Business - World Bank Group
Inoltre i titoli di Stato vengono acquistati anche se a bassissimo tasso di interesse perché li acquista la BCE o comunque li garantisce implicitamente, facendoli apparire più sicuri di quanto sarebbero senza tale intervento. Chiaramente in una situazione in cui l'offerta è depressa, più che gli imprenditori investono le famiglie, le quali hanno maggiore avversità al rischio e dunque investire in titoli di Stato su cui grava la garanzia implicita della BCE lo reputano maggiormente attraente.
Io starei lontano 6mila anni luce da essi, ma tant'è
In realtà è proprio così, Keynes usa un esempio molto simile (General Theory, cap. 10, section VI). Anche una spesa completamente inutile stimola la produzione e gli investimenti perché aumenta i consumi di beni e servizi. La versione moderna di questo tipo di spesa improduttiva si chiama sussidi di disoccupazione. Ma se si stimola la domanda con attività che hanno anche una ricaduta positiva dal lato dell'offerta si prendono due piccioni con una fava, stimolando la domanda nel breve termine e l'offerta nel lungo.Ne tu ne Keynes (ma lui è giustificato visto che ai suoi tempi parlare di spesa a deficit era come parlare di Carneade) considerate un problema: che la spesa a deficit è una droga. Non esiste nulla di più definitivo di un programma temporaneo di spesa.
Una volta che il Governo di turno aumenta la spesa a deficit questo genera consenso elettorale per i ritorni di breve periodo e perché l'elettore vota spesso e volentieri con la pancia, senza curarsi di guardare più in là del proprio naso. Che incentivo ha a questo punto un Governo a tagliare il deficit fatto? Nessuno.
Inoltre rimane sempre il solito problema. Il fine dell'investimento pubblico quale deve essere? Stimolare la domanda o l'offerta? Se è stimolare la domanda, basta scavare buche e poi riempirle e assumere qualcuno per farlo. Sicuramente hai stimolato la domanda così, perché - a deficit - dai lavoro a persone che prima non ce l'avevano. Ma penso che nemmeno tu ti azzarderesti a dire che un qualcosa del genere crea ricchezza (che ribadisco si misura sempre in termini di potere d'acquisto degli individui).
No. Gli investimenti "seri" di cui parli tu sono quelli fatti per espandere l'offerta, rendendo più facile la vita per gli imprenditori e i lavoratori, riducendo il costo dei trasporti, ecc. Sono politiche non di stimolo alla domanda, ma di stimolo all'offerta. Che quindi nulla hanno in contrario a quel che ho detto io nei post precedenti.
Guarda che io non sono convinto che lo Stato non debba esistere. L'anarco-capitalismo lo considero un utopia alla pari del comunismo ed è una fortuna che rimanga tale. Sono però convinto, e di questo lo divento sempre più ogni giorno che passa, che l'offerta crea la domanda e dunque l'intervento dello Stato caso mai va indirizzato ad ampliare l'offerta: creazione delle infrastrutture necessarie, sfoltimento della burocrazia, giustizia efficiente, tutela dei diritti di proprietà, riduzione della tassazione e della spesa pubblica corrente assieme.
E all'epoca di Keynes le dinamiche politiche erano molto diverse, ma durante la grande depressione il debito pubblico inglese era al 190% del PIL perché le politiche deflazionistiche del decennio precedente avevano gonfiato il debito della prima guerra mondiale.
Che la spesa a deficit poi diventi inevitabilmente permanente è un mito senza fondamento, dipende dal tipo di intervento che fai. In tempi recenti, la decontribuzione per i neoassunti ad esempio era prevista temporanea e tale è rimasta. Gli stabilizzatori automatici sono incrementi di spesa temporanei per definizione. Un progetto infrastrutturale è temporaneo, un piano di messa a norma degli edifici scolastici sarebbe lo stesso. Se li accompagni a riforme che riducono in maniera strutturale la spesa futura puoi anche fare uno stimolo temporaneo che nel lungo termine porta ad una spesa pubblica complessivamente minore.
Come ormai dovresti aver capito sono molto consapevole delle problematiche dal lato dell'offerta, ma questo non esclude che ci sia anche un problema di domanda aggregata. Se intervieni solo dal lato dell'offerta spesso aggravi la carenza di domanda, se invece intervieni contemporaneamente su entrambi i fronti ottieni il massimo del risultato.
Recentemente anche il FMI ha raggiunto queste stesse conclusioni.
https://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2016/wp1662.pdf
P.S. Non mi hai risposto sul surplus tedesco...
Ultima modifica di snowaholic; 05/06/2018 alle 11:00
Sono un mucchio le opere infrastrutturali a rischio col nuovo governo. Si parla dell'alta velocità Brescia-Verona, necessaria per portare la TAV nel nordest, del Terzo Valico che doveva connettere la Liguria alla TAV Torino-Napoli(oggi per andare da Genova a Roma in treno ci vuole lo stesso tempo di 40 anni fa), dell'alta capacità Napoli-Bari(provare ad andare in treno da Napoli a Bari oggi e quando siete arrivati mi date una voce) e di tantissime altre, anche stradali. Il tutto sia in omaggio alla cultura della decrescita che è ancora bene presente nel primo partito italiano, sia al fine di risparmiare soldi per l'assistenzialismo utopistico,anzi,distopico delle pensioni di cittadinanza e di altre misure di stampo kirchneriano che piacciono agli arruffapopolo amati in un Paese che sta conscientemente scegliendo di sprofondare nel Mediterraneo.
Sarei off topic, ma dico la mia. La legge ius soli / ius culturae non mi piaceva, in una sua parte.
Addo' arrivamo, mettemo glio' pezzùco
Luccicantella calla calla, mitti fuoco alla cavalla, la cavalla dé glio' ré, luccicantella mmàni a mmé!!
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