Per i repubblicani attuali anche @Friedrich è troppo statalista
All'asta di oggi dei BTP,rendimento ai massimi da febbraio 2014
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Due precisazioni sulla fine del QE visto che vedo un po' di confusione sui media, magari sono superflue ma è sempre meglio specificare in questi casi.
La fine del QE significa che la BCE smetterà di aumentare la quantità di titoli detenuti ma continuerà a reinvestire quelli in scadenza, quindi non uscirà completamente dal mercato e continuerà a detenere quasi il 20% del nostro debito. Inoltre i tassi dovrebbero rimanere fermi ancora a lungo.
Anche la fine del QE è condizionata alle condizioni dell'economia e alle previsioni di inflazione, quindi non è ancora definitiva. Siamo a giugno, mancano sei mesi e possono succedere tante cose. Già oggi la BCE ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2018 e si aspetta una crescita della zona euro sotto il 2% per i prossimi anni.
Difficile che questa data venga ulteriormente spostata, ma non si sa mai.
Ultima modifica di snowaholic; 14/06/2018 alle 18:34
Noi siamo troppo avanti, poco da dire.
L’Italia apre un altro fronte internazionale: no al Ceta, il Trattato di libero scambio con il Canada - Il Sole 24 ORE
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....
Dai che c'è ancora un anno e mezzo...
Ammetto che in realtà condivido abbastanza la tua preoccupazione, non è detto che il prossimo presidente della BCE sia altrettanto abile e che sia in grado di affrontare ulteriori crisi. Se tutto va liscio il presidente può essere uno qualunque, quando si devono prendere decisioni difficili si vede la differenza. Quando devi sostituire uno come Draghi sai per certo che il sostituto non sarà dello stesso livello, però allo stato attuale ci sono diversi nomi abbastanza validi e altri nomi da incubo.
Quelli da incubo sono i falchi ideologici come Weidmann o l'olandese Knot, che vanno evitati come la peste ma sono abbastanza convinto che su nomi simili non ci sarà mai un consenso politico. Quelli migliori sono quelli che hanno una visione molto nitida del funzionamento dell'unione monetaria e probabilmente non si discosterebbero troppo dalla linea di Draghi, il mio preferito è l'irlandese Phillip Lane, ma anche il francese François Villeroy de Galhau o il belga (nato in Germania) Peter Praet non sarebbero troppo male. Complessivamente credo che abbiano sia la competenza sia le capacità relazionali per creare consenso nel consiglio direttivo e tirarsi dietro anche gli altri. Anche Benoit Coeuré potrebbe non essere troppo male (ma un altro francese così vicino a Trichet mi sembra difficile).
La terza via potrebbe essere un nome come il finlandese Errki Liikanen, politico di professione, tecnicamente non eccezionale, si è accodato a Draghi ma non mi ha mai convinto. Sarebbe la classica mediazione al ribasso, con un profilo debole ma per questo meno controverso e non appartenente a nessuno degli stati più grandi. A mio modesto parere scelta pericolosa quasi quanto uno dei falchi.
Certamente la situazione è molto diversa dallo scorso mandato in cui c'era una personalità nettamente superiore alle altre, a prescindere dai giochi di equilibrio tra nazionalità.
Weidmann va evitato come la peste perchè vuole un Euro forte e pretende giustamente che i Paesi debitori del sud Europa evitino il fanca***smo visto ad esempio in Italia negli ultimi 4 anni. Diciamo la verità.
Si spera che il metodo di calciare il barattolo stampando moneta alla Mario Draghi possa continuare ad eternum, senza tuttavia rendersi conto che questo ha dei costi. Costi legati alle distorsioni del mercato, all'accumularsi di bolle speculative che certamente rimandano nel tempo la "resa dei conti" ma che fanno si che quando arriverà sarà ancora più grave.
Prima o poi, e non parlo di tantissimo tempo ma IMHO di un decennio al massimo, la BCE sarà comunque costretta a cambiare il proprio orientamento di politica monetaria in modo piuttosto drastico, e questo avverrà precisamente quando l'inflazione raggiungerà il 2% circa in un ottica di medio termine.
Allora ci potrà essere chi volete ma sicuramente non si scapperà, ed assisteremo con ogni probabilità alla più grande deflazione mai vista, con la domanda di questo thread che finirà per trovare una risposta.
Chiariamoci bene: se io fossi un banchiere centrale agirei esattamente come ha fatto Draghi negli ultimi tempi. Meglio infatti cercare di procrastinare il più in là possibile questo evento. Ma occorre anche essere consapevoli che questo evento prima o poi arriverà. Molti credo non ne siano consapevoli affatto (e non dico qui dentro, dico fuori soprattutto).
E la cosa forse più assurda è che invece di usare il tanto tempo che ci sta venendo dato a disposizione, prima tramite la creazione dell'Euro, poi tramite il QE, per implementare riforme serie in grado di invertire la rotta, lo si sta buttando via a suon di 80 Euro, di bonus ad minchiam, di riformine inutili che non vanno a modificare i nodi di un sistema che da oltre 30 anni è privo di qualsiasi politica industriale.
Prima si è perso un treno, nei primi 7 anni del nuovo millennio, adesso in questi ultimi 4 anni se ne è perso un altro ancora, e continueremo a perderlo. Invece di dire che Weidmann è un krukko kattivo follemente ideologico, dovremmo porci la domanda: ma quanti treni possiamo ancora permetterci di perdere? Ma veramente ci sarà sempre qualcuno pronto a salvarci il deretano ogni volta?
Weidmann sarà anche ideologico, ma non ha affatto torto sotto questo aspetto. All'Italia è stato concesso tanto tempo per riformarsi negli ultimi anni e tante volte lo ha buttato via. Ma il tempo non è infinito. Non so se rendo il concetto.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
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