La questione non è se Weidmann vuole l'Euro forte, tecnicamente non è nel mandato della BCE controllare il tasso di cambio e se l'inflazione resta bassa quello che pensa Weidmann del tasso di cambio dovrebbe essere irrilevante. Il problema è che Weidmann ha dimostrato ripetutamente di non comprendere il funzionamento di una unione monetaria, fosse stato per lui a quest'ora non esisterebbero più né l'Euro né l'UE, visto che si è opposto praticamente a tutte le decisioni di Draghi.
Comunque mi devi spiegare però perché questa politica secondo te finirebbe con una deflazione mai vista, non dovrebbe finire con una botta di inflazione?
E soprattutto se ci fosse deflazione la BCE potrebbe continuare con queste politiche a tempo indefinito stile Giappone quindi mi sembra abbastanza contraddittorio il tuo discorso.
La deflazione non è esattamente un bene per i paesi ad alto debito come l'Italia.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Piuttosto che finire in deflazione facciamo comprare alla BCE tutto lo stock di debito pubblico dell'Unione, sarebbe perfettamente coerente con i trattati e con il mandato e i tedeschi dovrebbero attaccarsi.
Poi se non sono d'accordo possono sempre uscire dall'euro loro, così ci risolvono il problema della deflazione a loro spese.
Tecnicamente no, ma di fatto la BCE può influenzare eccome il tasso di cambio.
La decisione del QE ad esempio lo ha visibilmente spinto al ribasso, come si nota da questo grafico (osservare la seconda metà del 2014, quando il QE fu di fatto scontato via via dagli operatori): Cambio Euro/Dollaro Usa - Valori e tassi di cambio - Il Sole 24 Ore
Secondo lo statuto della BCE ( Politica monetaria ) l'obiettivo della politica monetaria è la stabilità dei prezzi. Si specifica inoltre che in particolare l'obiettivo è mantenere l'inflazione su valori inferiori ma prossimi al 2% nel medio periodo.
Bene, se ad un certo punto si manifestasse una tendenza di medio periodo per cui l'inflazione stia attorno al 2% o finisca anche un po' oltre - non sono scenari lunari, basta una crescita dei prezzi delle materie prime come quella di metà anni 2000 - è chiaro che a quel punto chiunque si aspetterebbe un'inversione di marcia della BCE e l'inizio di politiche monetarie restrittive.
No? Bene, a quel punto ci sono due possibilità:
1) la BCE continua le politiche attuali fregandosene del mutamento dello scenario inflazionistico, ma in questo modo perderebbe la propria credibilità. A prescindere dal discorso per cui la Germania difficilmente accetterebbe una situazione del genere, è chiaro che così facendo si avrebbe un indebolimento dell'Euro e una crescita ulteriore dell'inflazione che rischierebbe di arrivare su livelli assai elevati;
2) la BCE cambia rotta e inizia a restringere l'offerta monetaria; a quel punto le bolle dei titoli di Stato (e non solo) create in questi ultimi 5 anni saltano per aria, i prezzi dei tds del sud Europa crollano e dall'inflazione al 2% si passa ad una deflazione con annessa crisi economica peggiore molto probabilmente di quella del 2008, stante il (decisamente) maggiore ammontare di debito in circolazione => default a sto punto? Per me la botta sarebbe talmente forte che non ce la si farà ad evitarlo.
Queste sono le due possibilità che vedo in un futuro troppo lontano: o inflazione elevata oppure default. Del resto storicamente il problema del debito si è sempre risolto, a lungo andare, in uno di questi due modi.
Ci sarebbe forse una terza possibilità, per prendere ancora più tempo: ridurre ulteriormente la concorrenza valutaria creando un'unica valuta mondiale o quantomeno unificando le 4-5 valute più importanti al mondo (Euro, Dollaro, Yen, Sterlina) all'interno di un'unica valuta comandata da un'unica Banca centrale.
So che può sembrare fantascienza, ma negli ultimi 30 anni la concorrenza valutaria si è ridotta di molto con la creazione dell'Euro se ci pensi, ed inoltre è un dato di fatto che le principali banche centrali agiscono di concerto, ovvero l'indirizzo di politica monetaria preso dalla FED in genere viene seguito anche dalla BCE e dalla BoE e viceversa, come avvenuto ad esempio già negli anni '00 (abbassamento tassi di interesse dal 2001 al 2004, rialzo successivo fino al 2007, la BCE in tal caso ha seguito la FED a distanza di un anno circa). Questo significa che tutto sommato non siamo così distanti da tale ipotesi.
Ovviamente quest'ultima ipotesi consentirebbe di prendere ben più tempo, in quanto riducendosi la concorrenza valutaria il problema della credibilità e della "fuga dall'Euro" in caso la BCE non segua più il proprio obiettivo, a quel punto non si porrebbe più molto.
Scusa il pippone ecco
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
La politica monetaria è fondamentale nel determinare il tasso di cambio, ma la BCE ha l'obbligo di occuparsi solo della stabilità dei prezzi. Nel 2014 l'economia USA era già in ripresa da diversi anni mentre quella europea ancora stentava ad uscire dalla recessione, la differenza tra le politiche monetarie delle due banche centrali e l'andamento del tasso di cambio erano determinati dalla differenza nei fondamentali economici.
Giusto il discorso sul mandato, ma come ho già detto altre volte le materie prime possono portare a cambiamenti del livello dei prezzi, ma se i salari e i beni non energetici non salgono a loro volta il tasso di inflazione di medio termine non cambia, quindi la BCE dovrebbe ignorare queste fluttuazioni temporanee.Secondo lo statuto della BCE ( Politica monetaria ) l'obiettivo della politica monetaria è la stabilità dei prezzi. Si specifica inoltre che in particolare l'obiettivo è mantenere l'inflazione su valori inferiori ma prossimi al 2% nel medio periodo.
Bene, se ad un certo punto si manifestasse una tendenza di medio periodo per cui l'inflazione stia attorno al 2% o finisca anche un po' oltre - non sono scenari lunari, basta una crescita dei prezzi delle materie prime come quella di metà anni 2000 - è chiaro che a quel punto chiunque si aspetterebbe un'inversione di marcia della BCE e l'inizio di politiche monetarie restrittive.
No? Bene, a quel punto ci sono due possibilità:
1) la BCE continua le politiche attuali fregandosene del mutamento dello scenario inflazionistico, ma in questo modo perderebbe la propria credibilità. A prescindere dal discorso per cui la Germania difficilmente accetterebbe una situazione del genere, è chiaro che così facendo si avrebbe un indebolimento dell'Euro e una crescita ulteriore dell'inflazione che rischierebbe di arrivare su livelli assai elevati;
2) la BCE cambia rotta e inizia a restringere l'offerta monetaria; a quel punto le bolle dei titoli di Stato (e non solo) create in questi ultimi 5 anni saltano per aria, i prezzi dei tds del sud Europa crollano e dall'inflazione al 2% si passa ad una deflazione con annessa crisi economica peggiore molto probabilmente di quella del 2008, stante il (decisamente) maggiore ammontare di debito in circolazione => default a sto punto? Per me la botta sarebbe talmente forte che non ce la si farà ad evitarlo.
Queste sono le due possibilità che vedo in un futuro troppo lontano: o inflazione elevata oppure default. Del resto storicamente il problema del debito si è sempre risolto, a lungo andare, in uno di questi due modi.
Riporto il tasso di inflazione (Harmonized Index of Consumer Prices), quello esclusa l'energia e quello "core" che esclude tutte le componenti volatili (energia, cibo, alcol e tabacchi). È importante notare che sul periodo 2011-2012 hanno pesato molto anche gli aumenti di imposte indirette (IVA,accise, imposte su alcol e tabacchi ecc) che aumentano l'inflazione nel momento in cui entrano in vigore ma tendono invece a ridurla subito dopo.
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La BCE si muoverà con molta cautela, non seguirà né 1) né 2). Ridurrà gradualmente il QE mantendosi pronta a invertire la rotta se ci fossero segni di indebolimento dell'economia. Ribadisco: un aumento di inflazione sostenuto nel tempo è IMPOSSIBILE finché non cominceranno a muoversi seriamente i salari (cosa irrealistica nel contesto socio-economico attuale).
Ci sarebbe forse una terza possibilità, per prendere ancora più tempo: ridurre ulteriormente la concorrenza valutaria creando un'unica valuta mondiale o quantomeno unificando le 4-5 valute più importanti al mondo (Euro, Dollaro, Yen, Sterlina) all'interno di un'unica valuta comandata da un'unica Banca centrale.
So che può sembrare fantascienza, ma negli ultimi 30 anni la concorrenza valutaria si è ridotta di molto con la creazione dell'Euro se ci pensi, ed inoltre è un dato di fatto che le principali banche centrali agiscono di concerto, ovvero l'indirizzo di politica monetaria preso dalla FED in genere viene seguito anche dalla BCE e dalla BoE e viceversa, come avvenuto ad esempio già negli anni '00 (abbassamento tassi di interesse dal 2001 al 2004, rialzo successivo fino al 2007, la BCE in tal caso ha seguito la FED a distanza di un anno circa). Questo significa che tutto sommato non siamo così distanti da tale ipotesi.
Ovviamente quest'ultima ipotesi consentirebbe di prendere ben più tempo, in quanto riducendosi la concorrenza valutaria il problema della credibilità e della "fuga dall'Euro" in caso la BCE non segua più il proprio obiettivo, a quel punto non si porrebbe più molto.
Scusa il pippone eccoPer carità, abbiamo già fatto abbastanza danni con l'Euro, per fortuna che fuori dall'Europa hanno più buon senso di noi e nessuno prenderà mai sul serio una ipotesi simile. Non è vero comunque che le banche centrali agiscano sempre di concerto, si coordinano giustamente quando il ciclo economico globale è sincronizzato come nel 2009, vanno ognuna per i fatti suoi quando questo non avviene. La globalizzazione ha reso mediamente più sincronizzato il ciclo economico tra Paesi industrializzati, ma negli ultimi anni la divergenza è stata notevole.
La questione della credibilità poi al momento è totalmente irrilevante, non siamo più negli anni 70 con forti pressioni salariali. Quando il tasso di crescita dei salari sarà vicino a quello del 2008 o quando rivedremo l'inflazione core al 2% ne riparliamo.
P.S. Considerata la mia attitudine al pippone sicuramente non devi chiedere scusa a me
prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....
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