TE=Stefano De C.;1060753208]E' quello che dicevo sopra, a Roma si parla un italiano romanizzato, anche perchè molti delle generazioni come la mia hanno o uno o ambo i genitori non romani, stessa cosa che succede a Milano, Torino e Genova stessa[/QUOTE]
A Genova, come a Torino o Milano è anche peggio, perché c'è una sorta di "barriera" fonetica ad ostacolare chi in famiglia non parli in "dialetto" (né abbia famigliari che lo parlino). La fonetica delle parlate dell'Italia nord-occidentale è proprio diversa da quella dell'italiano standard (di base fiorentina e quindi sostanzialmente mediana), ad esempio il sistema vocalico del ligure (come del lombardo, del piemontese e dell'emiliano occidentale, ha di base 7 suoni vocalici, alcune varianti interne di questi parlate ne hanno anche 8 o 9, ad esempio buona parte delle parlate piemontesi, il piacentino per l'emiliano e i dialetti della Riviera di Ponente e del relativo entroterra per il ligure).
Nella maggior parte dei dialetti liguri è ancora molto presente la differenza tra vocali lunghe e brevi. Altro problema non da poco è quello relativo alla pronuncia della "n", che diventa faucale in termine di parola, un fenomeno presente in tutto il Nord Italia, ma che incontra una complicazione in parte della Liguria e del Piemonte (incluse Genova e Torino), perché è faucale anche la pronuncia della "n" nell'ultima sillaba delle parole femminili che terminano in -ina e -ana.
Sono suoni relativamente complessi la cui pronuncia viene appresa da bambini, perché da adulti è molto più faticoso e apprenderli risulta molto meno naturale. Per cui senti ragazzi, anche nati a Genova da genitori a loro volta nati a Genova, che provano a parlare genovese, facendo strafalcioni enormi, ad esempio pronunciando (lo scrivo cercando di adattare le parole alla grafia italiana) "meisanna"anziché "meisan-a" (melanzana), "Turinn" anziché "Turin" (Torino, da pronunciarsi come in piemontese e in francese).
Spesso le vocali turbate (la "eu" e la "u" del francese), pronunciate da locutori esclusivamente in italiano, diventano rispettivamente delle "e" e delle "i" e allora "lumassa" diventa "limassa", "bleu" diventa blé. Infine nel genovese esistono alcuni gruppi consonantici particolari, ad esempio il gruppo "scc", che si pronuncia sonorizzando "a parte" la seconda c (sc come in italiano seguito da una c sonora), la gran parte dei non locutori genovesi non riesce a pronunciare correttamente la parola "mescciua" (miscuglio) che diventa mesciua (alcuni ragazzi provenienti da famiglie del Sud pronunciano addirittura "mescia", perché la u è una u turbata).
Esiste anche una canzone comica, in cui il cantante (non ricordo chi) cantava un testo genovese, con tutti gli errori di pronuncia che ho appena descritto e simulando uno spiccato accento calabrese di area catanzarese o vibonese (di quelli con tutte le aspirazioni possibili)... e naturalmente mettendoci ogni tanto qualche termine calabrese... il risultato era esilarante... ma al di là della bonaria canzonatura mostrava perfettamente quali siano le difficoltà incontrate da un neolocutore genovese quando, ai tempi della prima grande ondata migratoria post-bellica, arrivava a Genova e doveva adattarsi a un ambiente sociale ancora in gran parte "dialettofono", tra l'altro se ben ricordo il cantante era di origine calabrese e la canzone si ispirava ai suo ricordi familiari dei primi anni '50. Oggi che gran parte della popolazione parla solo italiano e in cui il genovese, il milanese o il torinese sono limitati all'ambiente familiare (nessuno entrerebbe in un negozio parlando genovese, a meno che non sia amico del proprietario la fatica di imparare a parlare in "dialetto" può essere legata solo a volontà di recuperarlo come elemento culturale...
Ultima modifica di galinsoga; 29/05/2018 alle 08:10
L'aquilano della città è simile al dialetto della provincia di Rieti (quasi tutta ) e alla parte della provincia di Latina appartenuta allo stato pontificio. Questo anche se l'Aquila era del regno di Napoli.
Mano a mano che si va verso Avezzano, si trovano dialetti più simili al Lazio meridionale "borbonico ", con alcuni elementi mediani.
A L'Aquila città "il" si dice "gliù", come in alcuni paesi vicino casa mia, mentre da me è "glió"
Ripeto.. anche nei dialetti meridionali dell' Abruzzo, Lazio ci sono alcuni elementi in accordo con le aree linguistiche del centro Italia, perché tra dialetti mediani e meridionali c'è affinità strutturale. Se io parlo il mio dialetto ai miei parenti di Napoli, mi diranno sempre che sono mezzo romano, mentre un romano sosterrà il contrario, anche se poi quando ero a Roma ai miei amici /colleghi ho spiegato varie cose dei dialetti del Lazio Sud e loro sono rimasti basiti..
Inoltre occorre sempre distinguere la parlata della Costa (Formia, Gaeta, Sperlonga, e anche la "pontificia " Terracina ) dai dialetti della zona interna, almeno quelli collinari o montanari (tipo il mio paese)
Addo' arrivamo, mettemo glio' pezzùco
Luccicantella calla calla, mitti fuoco alla cavalla, la cavalla dé glio' ré, luccicantella mmàni a mmé!!
L'aquila ha una cadenza dialettale e dell' italiano abbastanza simile ad alcune parlate del Lazio appartenuto allo stato della Chiesa. Ma nel suo dialetto ho trovato anche parole che ci sono dalle mie parti. Ricordo anche che il Lazio "borbonico", alta terra di lavoro, (Formia, Gaeta, Cassino, Sora, Fondi, Minturno ) era comunque a breve di distanza dalla provincia della campagna e marittima romana (cioè Frosinone, Terracina, Sezze, Priverno, Anagni ecc )
Addo' arrivamo, mettemo glio' pezzùco
Luccicantella calla calla, mitti fuoco alla cavalla, la cavalla dé glio' ré, luccicantella mmàni a mmé!!
allora scusate non avevo compreso il vostro discorso
il mio intervento era solo per dire che l'Aquilano, in particolare quello proprio de L'Aquila, non si avvicina a quelli del sud se preso in considerazione rispetto al teramano e pescarese
you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen
Si vero, nonostante l'Aquila fosse nel regno di Napoli ha un dialetto quasi laziale, per questo gli abitanti non si sentono del Sud.
Abbiamo anche ad esempio Ascoli Piceno, che era stato pontificio, ma che ha un dialetto simile al teramano e pescarese
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Si quello lo so anche perché ho conosciuto varia gente abruzzese x studio e lavoro.
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