Salve. Come vedete il continuo ed inevitabile espandersi dell'uso dell'automazione nella nostra vita? Davvero toglierà lavoro agli uomini creando grossi problemi? Ne creerà di nuovi e diversi? Bisogna rivedere il concetto di lavoro? Bisogna pensare seriamente al reddito di cittadinanza? Controllo delle nascite?
Ci saranno sempre più diseguaglianze? Eh?
"Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all'odio e al terrore." C. Chaplin
Always looking at the sky...
nel mio campo, tipografia, il lavoro che si faceva in 10 persone su turni di 18h su 24h in tre giorni
ora si fa in 3 ore,
in due...
Occorre un portafoglio molto largo, e di pazienza
Come Ponzio palato nessuno non ha la colpa, si lavano le mani.Le mie foto su Flickr:
http://www.flickr.com/photos/14667436@N02/
Il mio fotoalbum:
http://fotoalbum.virgilio.it/fabrizio.binello
Argomento da niente, proprio
Per essere lapidario, dico che, a pelle, la storia che la tecnologia crea posti di lavoro è una balla di dimensioni planetarie. E con questo si capisce già come la penso sulla questione. Non so come possa essere risolta, ma sicuramente l'espandersi della tecnologia, oltre un certo livello, crea più problemi di quelli che dice di voler risolvere.
Cos'è, la fiera del neo-luddismo 'sto 3d?
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
tra l'altro a me la cosa interessa poco,
sono il padrone...
ho macchinari ed elimino persone, 15 anni fa erano 14, ora 4.
e faccio più lavori in meno tempo di prima, tanto che sto seriamente meditando di licenziare uno, tanto per starlo a guardare mentre gira l'orologio...
bello vero?
Occorre un portafoglio molto largo, e di pazienza
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Direi che allora da questo punto di vista sono assolutamente credente e allineato.
Ok, allora facciamolo.
Dire che la tecnologia non aumenta i posti di lavoro (al netto della fase di transizione in cui questa viene "inventata") in certi contesti (l'esempio paradigmatico dell'industria automobilistica casca a fagiolo) mi pare un po' la scoperta dell'acqua calda. Sì, è così. Una macchina fa il lavoro di X persone e io imprenditore mi compro la macchina. Se per costruire questa macchina servono X/2 persone il bilancio complessivo è di X/2 persone a spasso.
Nei settori di lavoro meno specializzato tale bilancio sarà inevitabilmente destinato a salire, anche se sarei curioso di fare un bilancio complessivo per vedere se è vero, cosa di cui, a naso, ho forti dubbi; dubbi che, volendo, si potrebbero dissipare in fretta: basta prendere tassi di occupazione e disoccupazione negli anni e vedere come sono variati (il che ovviamente vale per il passato fino a oggi e non è detto sia necessariamente vero per il futuro, come ogni statistica).
Bene. Preso atto di questo stato e ponendoci comunque nel caso peggiore ovvero "i progressi tecnologici alla lunga riducono gli occupati" esiste forse una soluzione? Io dico di no. Ma sono aperto alle opinioni contrarie.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Queste due.
Penso che siamo all'inizio di un enorme cambiamento sociale, che inizierà tra 1-2 generazioni e sarà maturo per il XXII secolo.
E che parte del motivo per cui la politica si stà sfasciando sia dovuto a questo, continua a usare modelli vecchi del XX secolo per un mondo nuovo per cui è impotente. Non gli do una colpa perchè sono cambiamenti velocissimi, poche generazione non eravamo ancora industrializzati ( e metà del mondo ancora non lo è), ora lo zone più avanzate stanno gia deindustralizzando. Ma cmq rende evidente che con questo ritmo pensare come nel XX secolo non può durare molto.
Depotenziare il concetto di occupato, ovvero rendere non più centrale il lavoro.
In sociologia è un dogma ( perchè è verissimo) che l'identità delle persone ( ma direi dei maschi) sia incardinata sul lavoro. Tanto che sulla carta di identità c'è uno spazio per la professione. E' un insieme culturale che non puo reggere
Ultima modifica di Albert0; 20/01/2017 alle 16:44
infatti, visto che la tecnologia non crea posti di lavoro inizia con il:
- fare a meno dell'elettricità in ogni ambito
- muoverti a cavallo, in bicicletta o a piedi in qualunque posto tu vada
- il telefono scordatelo per cui se vuoi comunicare con qualcuno distante recati personalmente da lui o mandagli la posta da consegnare rigorosamente a cavallo (perchè la tecnologia non va bene).
- il pc non ti dico neanche di lasciarlo perdere perchè è palese che scrivendo tutto a penna e inviando tutto senza l'uso delle email le cose siano molto più semplici e soprattutto veloci
Continuo ancora?
A mio modo di vedere c'è semplicemente un fatto che è inoppugnabile, lo si voglia capire o meno: mai come negli ultimi 250 anni la tecnologia ha fatto progressi e mai come negli ultimi 250 anni è diminuita la povertà e al contempo è aumentata la divisione del lavoro (due cose che vanno di pari passo). Poi si può sostenere che a tutto c'è un limite e che la tecnologia vada usata con il cervello...ma questo è un altro discorso. L'idea che lo sviluppo tecnologico non crei invece maggiori posti di lavoro, tramite l'accumulazione del risparmio che ne deriva da parte degli imprenditori da un lato e tramite la crescente divisione del lavoro che il crescente tasso tecnologico richiede dall'altro, è invece una palla smentita da oltre 2 secoli di storia.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
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