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    Bava di vento L'avatar di meteos66
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    Predefinito Riflessione sui grandi inverni Europei

    Un saluto a tutti,

    volevo riportarvi un articolo di una rivista Meteorologica Inglese, che ha cercato di fare una classificazione dei grandi eventi meteo invernali, in partciolare riferendosi al poco citato 1962/63.
    Vi posto anche una cartina introduttiva, spero sia interessante per tutti.



    NAO NEGATIVO E FREDDI INVERNI EURASIATICI: QUANTO FU ECCEZIONALE L’INVERNO 1962/1963?



    Sin dalla metà degli anni ’80 frequenti fasi positive dell’oscillazione del nord atlantico (NAO) collegate ad una differenza di pressione più alta del normale tra l’alta delle Azzorre e il centro della bassa Islandese e più intensi venti da ovest,hanno portato a superiori temperature invernali sulla maggior parte dell’Europa occidentale. Inverni più rigidi furono maggiormente frequenti tra gli anni ’50 e gli anni ’80.
    Anche se si verificarono inverni miti simili a quelli recenti essi si alternarono con altri più rigidi. Quello che si ricorda meglio è l’inverno ‘62/’63 con temperature ben al di sotto dello zero nella maggior parte dell’Europa. La fig. 1 illustra l’inusuale accumulo di neve ai piani bassi in Svizzera. Con l’eccezione dell’Irlanda occidentale, la maggior parte delle isole Britanniche furono coperte da una coltre di neve per quasi tutto l’inverno. Citando una storia curiosa si dice che le rigide condizioni climatiche di quell’inverno portarono l’allora poco conosciuto cantante Bob Dylan durante la sua permanenza a Londra a bruciare dei mobili del suo appartamento per rimanere al caldo! Nel continente Europeo fu l’unica volta nel ventesimo secolo che grandi laghi come quello di Costanza e di Zurigo furono completamente coperti di ghiaccio, e il disgelo iniziò solo a Marzo. Inverni freddi come quello preso in esame sono generalmente associati ad un indice NAO negativo: caratterizzato da deboli venti occidentali (differenza di pressione tra la bassa dell’Islanda e l’alta delle Azzorre più bassa del normale) ed un’influenza ridotta nell’Europa occidentale.
    L’indice NAO, l’andamento delle temperature primaverili della superficie marina nel nord Atlantico,possono essere usati come indicatori per la previsione delle condizioni durante l’ inverno seguente. Tuttavia prevedere quanto più fredda o più calda sarà la stagione invernale ed in quali aree le anomalie si presenteranno in maniera maggiormente pronunciata è soggetto a grandi incertezze. Un indice NAO negativo durante i mesi invernali non sempre coincide con condizioni di grande freddo nelle stesse zone. Un esempio recente è l’inverno2005/2006. Malgrado l’indice NAO chiaramente negativo sulla maggior parte della Gran Bretagna le temperature rimasero vicine ai valori medi furono chiaramente superiori a quelli avuti nel ‘62/’63. Tuttavia l’inverno 2005/2006 fu il più freddo dall’’86 in zone dell’Europa centrale,orientale e meridionale.Questo dimostra che anche se l’indice NAO fornisce una indicazione sul fatto che l’inverno potrà essere più freddo o più caldo della media, la distribuzione delle maggiori anomalie riguardanti le temperature può variare. In questo studio,useremo dati delle rianalisi fornite dal Centro Nazionale di previsione ambientale e dal Centro Nazionale della Ricerca dell’Atmosfera per le temperature della superficie marina e per le pressioni a livello del mare per raffrontare l’inverno ‘62/’63 con altri inverni associati con indici NAO negativi e con temperature molto basse sulle regioni Eurasiatiche. Lo scopo è evidenziare quanto fu eccezionale l’inverno ‘62/’63 confrontandolo con altri inverni rigidi in termini di ampiezza e durata dell’anomalia termica. Il fatto che l’inverno ‘62/’63 sia cosi ben ricordato è dovuto alla caratteristiche di un inverno medio sulla maggior parte della Gran Bretagna e dell’Europa occidentale; generalmente le temperature sono al di sopra dello zero e le nevicate sono di breve durata. Tuttavia, un cambiamento della temperatura di pochi gradi è in grado di trasformare il tradizionale verde inverno Britannico in uno nevoso e quindi bianco,quindi rendendo la differenza persino più ovvia. In confronto,altre aree dell’Europa/Eurasia sono caratterizzate da inverni nella media nei quali neve e ghiaccio sono comuni, Perciò le anomalie negative sono più propense a passare inosservate;un inverno può essere più freddo del normale ma non cambia i suoi colori.


    Anomalie del freddo invernale

    Adesso considereremo l’ampiezza dell’anomalia riguardante la temperatura a 2 metri di altezza nel caso di inverni particolarmente rigidi nel periodo 1948/2006. L’analisi dei dati NCEP/NCAR utilizzata in questo studio è stata ottenuta da un modello numerico nel quale sono state assimilate le osservazioni. Perciò, variazioni tra i dati strumentali e i valori di analisi sono verosimili se i valori sono comparati alle rispettive locazioni e periodi dove i dati strumentali sono sparsi ed il modello potrebbe introdurre caratteristiche che non riflettono realmente gli eventi climatici. Comunque, i dati della temperatura di superficie usati principalmente in questo studio sono quelli in quantità più affidabile:per prima cosa sono state inserite un grande numero di osservazioni di temperatura superficiale;e per secondo i rilevamenti delle stesse furono soggetti a basso indice di errore.



    Eurasia


    Le anomalie delle temperature invernali riguardanti sei inverni rigidi nel periodo 1948/2006 sono illustrate in fig. 2. I valori illustrati sono le differenze tra la temperatura media da dicembre a febbraio in un determinato inverno e la temperatura media di tutti gli anni considerati cioè ‘48/’06 . Nella seconda metà del ventesimo secolo in questa regione si distinguono quattro inverni particolarmente rigidi :’55/’56 - ‘62/’63- ‘68/’69 - ‘84/’85. Inoltre, due recenti anomalie sono descritte per gli inverni ‘95/’96 e 05/’06 . Tutti questi inverni coincidono con un indice NAO negativo ma le caratteristiche spaziali delle anomalie di temperatura possono essere molto diverse in ciascun caso.

    ·Inverno’55/’56 le anomalie al di sotto dei -5 gradi si trovano nella Russia occidentale e minori anomalie si estendono in Europa occidentale. Nell’area estesa dal medio oriente sino al mar Caspio l’inverno fu principalmente più caldo della media.
    ·Inverno ‘62/’63 le maggiori anomalie sono concentrate nell’Europa occidentale con valori di –5 gradi in una zona compresa tra il nord della Francia e la Polonia e valori da –1 a –5 in la Gran Bretagna. Deviazioni positive si trovano a sud est di una diagonale dall’Africa occidentale agli Urali settentrionali in Russia.
    ·Inverno ‘68/’69 condizioni prevalenti di freddo eccezionale nella maggior parte dell’Eurasia. Una vasta area estesa dal mar Nero fino alla Siberia orientale registrò anomalie di temperatura al di sotto dei –5 comparate con la media 1948/2006. Nella Siberia centrale i valori sono inferiori ai –10. Minori anomalie si verificarono nell’Europa occidentale dove le condizioni invernali furono vicine ai valori medi in molte aree.
    · Inverno ‘84/’85 l’area interessata è simile a quella dell’inverno ‘68/’69 ma in Siberia l’ampiezza dell’anomalia fu meno pronunciata. Le maggiori anomalie si verificarono in un’area compresa tra i Balcani e la Scandinavia e nella Russia occidentale e la Siberia.In particolare in Finlandia e nella Russia occidentale le temperature medie furono più di 5 gradi al di sotto della norma.
    ·Inverno ‘95/’96 un area comprendente Polonia Germania settentrionale e Scandinavia meridionale venne caratterizzata da anomalie di circa –3 gradi e solo relativamente minori anomalie interessarono la Russia. Durante quell’inverno l’Europa occidentale subì piccole deviazioni da 0 a –1 gradi rispetto alla media.
    ·Inverno ‘05/’06 : con l’eccezione della Scandinavia e della maggior parte della Gran Bretagna, esso fu caratterizzato da anomalie negative dai –1 ai –3 gradi nella maggior parte d’Europa. Le anomalie più significative si verificarono nella Siberia centrale con –5 gradi. Con anomalie di –2 la penisola Iberica visse l’inverno più freddo tra quelli presi in esame. E’ insignificante che durante lo ‘05/’06 condizioni di caldo eccezionale prevalsero sull’Artico. In contrasto con l’’84/’85 dove l’anomalia calda fu confinata al settore atlantico dell’oceano Artico,un’area più vasta registrò un caldo anomalo nel ‘05/’06.



    Nord America


    Anche se non è lo scopo principale di questo articolo, può essere interessante dare un’occhiata alle anomalie riguardanti il nord America. Una caratteristica comune a tutte le anomalie rappresentate in fig. 2 è l’anomalia positiva in Groenlandia e sul mare del Labrador. Questa è l’anomalia di temperatura che ci si aspetta durante le fasi negative del NAO. Sul mare del Labrador le anomalie calde sono particolarmente pronunciate negli inverni ‘62/’63 e ‘68/’69 con valori superiori ai 5 gradi. Circa il continente americano non c’è un modello coerente. L’inverno del ‘62/’63 coincise con condizioni di freddo nella parte orientale del continente mentre prevalsero le anomalie positive sulla costa occidentale. Una conformazione simile, sebbene spostata verso ovest, la troviamo nel ‘84/’85 con l’anomalia fredda interessante le aree centrali e la costa ovest ad eccezione dell’Alaska dove le temperature furono più calde del normale. Gli inverni ‘68/’69 e ‘95/’96 sono caratterizzati da una anomalia negativa lungo una diagonale dall’Alaska fino agli Stati Uniti orientali e da una anomalia positiva nella parte orientale degli USA. Una situazione simile la notiamo nel ‘55/’56 ma in questo caso l’anomalia non segue l’intera diagonale dall’Alaska sino agli USA orientali e le temperature sono al di sopra della media nella gran parte degli USA. Nell’inverno ‘05/’06 con l’eccezione dell’angolo nord occidentale degli USA le temperature furono ben al di sopra della media su tutto il continente nord americano con le maggiori anomalie presenti sul Canada settentrionale.


    Minima invernale assoluta


    Come indicatore dell’eccezionalità degli inverni presi in esame, è utile osservare la mappa rappresentata (fig. 3 in alto), essa mostra gli anni durante i quali si registrarono le medie più basse nel periodo 1948/2004.La caratteristica più sorprendente è la coerenza della configurazione delle aree interessate. Tra i 40° N e i 65° N una vasta parte dell’Eurasia compresa tra le isole Britanniche e la Siberia orientale vennero interessate dalle medie invernali più basse durante uno dei quattro inverni precedenti all’86 di cui si è parlato in precedenza. L’inverno ‘62/’63 stabilì dei record di temperatura su una regione composta da : isole Britanniche, gran parte della Francia, il Benelux, la Germania, la Polonia e la Danimarca. Adiacente al limite orientale di questa area, le anomalie si verificarono durante l’inverno ‘84/’85. Diverse nazioni nell’Europa orientale, in Finlandia e nella Russia occidentale furono interessate in quell’anno da temperature molto rigide. L’inverno ‘55/’56 causò le temperature più basse in una piccola parte della Russia occidentale. L’inverno che stabilì il record delle basse temperature nella maggior parte dell’Eurasia fu il ‘68/’69. Una vasta area estesa dagli Urali fino alla Siberia orientale venne interessata dalle più basse medie negative dal 1948. L’area maggiormente affetta da questo inverno è delle dimensioni di oltre la metà del nord America ed è più vasta delle aree interessate dagli inverni ‘62/’63, ‘84/’85 e ‘54/’55 messi assieme. Nella discussione seguente le aree interessate dalle anomalie vengono catalogate con A (‘62/’63), B (‘84/’85), C (‘55/’56), D (‘68/’69). Prendendo in considerazione le medie invernali dal 1948 al 2004 nelle aree A-D ci si rende conto di quanto freddo fu il ‘62/’63 comparato con gli altri (fig 3 in basso). Si evidenzia inoltre se un’anomalia si verifica prevalentemente in una certa area o se influenza le temperature anche in altre regioni. I valori delle anomalie registrate durante gli inverni precedenti al 1986 sono riassunti nella tabella I. Durante l’inverno ‘62/’63 l’anomalia fu di –3.7 gradi nella regione A, che colloca questo inverno come il più freddo del periodo storico considerato. Le successive stagioni invernali più rigide furono l’84/’85 e l’95/’96 con anomalie di quasi –2 gradi (fig. 3 in basso). I dati riguardanti le aree B e D rivelano che, anomalie superiori a quelle riscontrate nell’area A nel ‘62/’63, si verificarono negli altri tre inverni presi in considerazione. Un’anomalia di – 7.5 gradi nel ‘68/’69 si ebbe nell’area D e di – 5.5 e – 5.4 durante gli inverni ‘56/’57 e ‘84/’85 rispettivamente nelle regioni B e C. Se consideriamo l’ampiezza delle anomalie nelle aree A-D, l’inverno del ‘62/’63 è classificato solamente come 4° nel periodo 1948-2004, così pure l’inverno del ‘78/’79 con un’anomalia minore di –3.7 gradi nella zona C. Le zone B e C formano la transizione tra le due aree più vaste A e D e per ciò che riguarda i quattro inverni presi in esame, le anomalie fredde in entrambe A e D sono riflesse anche in B e C. La peculiarità dell’inverno ‘62/’63 consiste non tanto nell’ampiezza della deviazione negativa della temperatura ma nella sua dislocazione occidentale. Con un valore medio di – 3.7 gradi fu in grado di cambiare la connotazione di quell’inverno in paesi dove normalmente le temperature sono al di sopra dello zero. Comparata con l’anomalia di – 7.5 gradi avuta nel ‘68/’69 nella vasta zona D, l’inverno ‘62/’63 in effetti appare modesto. Tuttavia, un’ ampia area della regione A comprende il mare dove le temperature estreme vengono fortemente ridotte. Quest’influenza marittima è chiaramente riflessa nella deviazione standard delle anomalie riguardanti la regione A, essa è molto più piccola di ciò che si nota nelle zone B-D (tab. I). Nelle aree B,C e D la deviazione standard è superiore fino a 2,5 volte. In analogia alla zona A, questo può essere spiegato con il clima maggiormente continentale delle regioni interessate che favorisce le temperature estreme. Nel ‘62/’63 l’anomalia di – 3.7 gradi è 3,7 volte la deviazione standard di 1 grado nella zona A. In confronto, un rapporto di 4,2 lo troviamo tra la deviazione standard nella zona D e l’anomalia nel ‘68/’69. Questo è veramente rimarcabile prendendo in esame la dimensione della zona D e le aspettative di livellamento delle temperature estreme considerando un’ area così vasta


    Anomalie di pressione


    Una caratteristica affascinante è la locazione orientale delle maggiori anomalie durante l’inverno ‘68/’69. L’indice NAO era negativo e solitamente ci si aspetta che i maggiori effetti siano nell’Europa occidentale, Scandinavia e la metà occidentale della Russia. Tuttavia, in questo caso l’anomalia maggiore fu più pronunciata dagli Urali fino alla Siberia orientale (con l’eccezione delle estreme regioni orientali dell’Eurasia che rimasero inalterate). Le caratteristiche dell’anomalia riguardante la pressione a livello del mare è descritta in fig. 4. Come ci si aspetta da un indice NAO negativo, gli inverni del’55/’56, ‘62/’63, ‘68/’69 e ‘84/’85 coincidono con un valore della pressione più alto del normale alle alte latitudini e con un valore inferiore alla media di bassa pressione alle basse lat. Tuttavia, il modello esatto è diverso in ciascun caso. Nel ‘55/’56, la pressione superiore alla norma prevalse nell’area nord occidentale della Russia mentre l’anomalia di bassa pressione si verificò su di una zona estesa dal mediterraneo occidentale fino all’Asia centrale. Queste anomalie di pressione favorirono l’irruzione di masse diaria fredda continentale nella Russia occidentale dove si verificarono le maggiori anomalie. Un modello simile ma spostato verso occidente ha caratterizzato l’inverno ‘62/’63. Esiste una pronunciata anomalia bipolare con una pressione superiore al normale sull’Islanda ed inferiore alla norma sulla penisola Iberica. Questo favorì le discese di masse di aria fredda continentale sull’Europa occidentale e furono tipiche di quell’inverno. La configurazione delle anomalie nell’inverno ‘68/’69 ci mostra una collocazione più meridionale. Un’estensione verso ovest dell’alta siberiana formò un corridoio di pressione superiore alla media dal nord ovest della Russia sino al mar Caspio, mentre le pressioni furono inferiori alla norma sulla penisola Iberica e nel nord di Cina e Mongolia. La situazione di alta pressione sulla Russia favorì la migrazione di aria artica verso la Siberia e fino al mar Caspio dove il conseguente raffreddamento d’irradiazione condusse ad una anomalia fredda estrema. Allo stesso tempo, l’imponente alta siberiana ostacolò in gran parte della Russia l’afflusso di origine marittima atlantica. D’altro lato, la differenza di pressione tra il fianco occidentale dell’alta pressione anomala e la bassa anomala presente sull’Europa sud occidentale favorì l’ingresso di masse d’aria di origine sud orientale in Europa occidentale con conseguenti lievi anomalie di temperatura. Infine nel ‘84/’85 si ebbe una pressione superiore al normale sul nord della Scandinavia. Come nel ‘55/’56 questo permise alle masse d’aria fredda continentale di muoversi verso ovest segnando in Europa orientale e in Scandinavia le più basse temperature almeno dal 1948. Gli inverni ‘68/’69 e ‘84/’85 coincisero con un indice positivo nell’area scandinava mentre esso fu vicino alla neutralità nel ‘55/’56 e ‘62/’63. Un indice positivo in quell’area è normalmente associato con anomalie fredde nella Russia centrale e nell’Europa occidentale. Curiosamente, questo è in contrasto con le temperature anomale registrate nel ‘68/’69. Malgrado l’estrema anomalia fredda presente sulla Siberia la temperatura nell’Europa occidentale fu vicina alla media(fig. 2). E’ interessante notare che l’anomalia di pressione nell’inverno ‘68/’69 fu il picco di una fase di diversi anni consecutivi dove l’alta siberiana fu particolarmente forte tra dicembre e febbraio.


    Anomalie mensili


    Le anomalie riguardanti le temperature invernali discusse fino ad ora possono risultare non solo da una serie di mesi freddi ma anche da singoli mesi molto freddi. Anomalie di temperatura mensili calcolate per le zone C,A,D e B (fig. 3) sono rappresentate in fig 5. Nel’55/’56,la bassa temperatura invernale risultò da un dicembre e un gennaio molto freddi con anomalie rispettivamente di –9 e –7 gradi. In gennaio la temperatura fu solo lievemente inferiore alla media. L’anomalia fredda nel febbraio ’56 non fu confinata nella zona C ma si fece sentire in gran parte dell’Europa, dove fu ricordato come uno dei mesi più freddi in base agli annali. Nel ‘62/’63 tutti i tre mesi invernali mostrano anomalie mensili al di sotto dei –2 gradi con le maggiori differenze in gennaio e febbraio. Il rigido inverno ‘68/’69 fu essenzialmente dovuto ad un’anomalia di –9 gradi in Gennaio e Febbraio ma, con una variazione di –5 gradi, anche dicembre fu altrettanto freddo. Infine, nell’’84/’85 le basse temperature si verificarono in gennaio e febbraio. Come nel febbraio ’56, il rigido gennaio ’85 interessò grandi zone dell’Europa occidentale. Una caratteristica interessante che può essere notata in fig. 5 consiste nella durata delle anomalie fredde nei differenti anni. L’ampiezza e l’estensione delle anomalie del ‘68/’69 si distinguono come eccezionali, e come illustrato in fig. 5 questo inverno fu l’apice di una prolungata fase fredda. Durante cinque mesi consecutivi (da novembre ’68 a marzo ’69), la temperatura fu almeno –2 gradi al di sotto della media. In confronto, questa durata fu solo di tre mesi nel ‘62/’63 e di due nell’84/’85. Nel ‘55/’56, anomalie mensili pronunciate (dicembre, febbraio) si alternarono con deviazioni minori di 2 gradi (gennaio, marzo).


    CONCLUSIONI


    Le configurazioni e le fluttuazioni su larga scala discusse in questo articolo difficilmente possono risultare dal processo di assimilazione dei dati, specialmente dal momento che focalizziamo la nostra attenzione su aree con una buona copertura di rilevamenti, in particolare nell’Europa occidentale. L’inverno ‘68/’69 non è ben documentato. Tuttavia, il controllo delle carte sinottiche conferma la presenza di un’anomalia estremamente fredda in quell’anno. Ovviamente, il minor numero di rilevamenti disponibile nella prima parte del periodo compreso tra il 1948 e il 2004 significa che i valori associati agli eventi precedenti sono soggetti a maggiori incertezze rispetto a quelli più recenti. In ogni caso, considerando la raccolta dati di Brohan, che comprende osservazioni meteo dal 1850 fino al presente conferma che l’anomalia di temperatura avutasi nell’inverno ‘68/’69 in Siberia fu unica non solo dal 1948 ma addirittura dal 1850. Il nostro studio indica che quattro inverni Eurasiatici molto freddi (‘55/’56, ‘62/’63, ’68/’69 e ‘84/’85) hanno stabilito le temperature invernali più basse (dicembre-febbraio) registrate sin dal 1948 nella gran parte dell’Eurasia spaziando dall’Europa occidentale alla Siberia. Diversi inverni in Eurasia furono collegati ad anomalie fredde più pronunciate che influenzarono aree più vaste di quelle interessate nel ‘62/’63. In termini di ampiezza dell’anomalia di temperatura l’inverno ‘62/’63 è classificato solo 4° comparato agli altri inverni Eurasiatici durante il periodo 1948-2004. L’inverno più estremo sembra essere quello vissuto nel ‘68/’69 con temperature di –7.5 gradi al di sotto della media in una vasta area estesa dal mare Caspio all’estremo oriente. L’evento di questa impressionante anomalia fu collegato alla presenza di una barriera anomala meridionale di alta pressione sulla Russia occidentale che bloccò l’influenza atlantica. In confronto l’anomalia di temperatura nell’area maggiormente interessata dall’inverno ‘62/’63 fu solo di –3.7 gradi con deviazioni massime di –5 gradi in diverse zone dell’Europa occidentale. Tuttavia, è stato detto che l’anomalia di temperatura è stata probabilmente attenuata dall’influenza marittima in quest’area. Ciò che rende straordinario l’inverno del ‘62/’63 la collocazione occidentale dell’anomalia. E’ interessante notare che dall’inizio del ’62 a quello del ’64 la temperatura superficiale del mare fu più bassa del normale attorno alle isole Britanniche. L’anomalia connessa all’aria fredda combinata con un indice NAO negativo nell’inverno ‘62/’63 può aiutare a spiegare il perché le maggiori anomalie si verificarono così ad ovest durante quell’anno. Malgrado la coincidenza con un indice NAO negativo, gli altri inverni rigidi diedero luogo alle maggiori anomalie in Europa e nella Russia orientali. Il fatto è che l’imponente inverno del ‘68/’69 è molto meno documentato di quello del ‘62/’63 è probabilmente dovuto al fatto che un’anomalia di –3.7 gradi è abbastanza ampia da portare neve e ghiaccio in zone con temperature normalmente al di sopra dello zero. D’altro lato, parti dell’area maggiormente interessata dall’inverno ‘68/’69 hanno temperature medie invernali di –20 gradi o minori cosa che fa sì che perfino un’anomalia di –7.5 gradi non sia stata in grado di cambiare il carattere dell’inverno considerato se comparato con uno nella media. Con cinque mesi consecutivi di anomalie di temperatura al di sotto dei –2 gradi(novembre’68-marzo ’69) la durata del freddo fu eccezionale. Tuttavia, il lungo inverno Siberiano significa che le anomalie più significative non influirono l’autunno del ’68 o la primavera del ’69 e quindi la durata dell’inverno ‘68/’69 deve essere stata vicino alla media.
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  2. #2
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    Predefinito Re: Riflessione sui grandi inverni Europei

    Vi allego inoltre anche un articolo del Gazzettino di quel periodo.....tanto per confermare alcune cose....

    INVERNO 1962/63


    L’Europa negli anni 60 divenne ancora soggetta a vistose fasi di NAO negativa, che culminarono nel famoso e poco citato Inverno 1962/63.
    In Inghilterra fece registrare una media che non si registrava dal 1740……
    Alcune testimonianze parlano di piste da pattinaggio sul fiume Cam, presso Cambridge, per chilometri, dopo averci remato pochi giorni prima in acque così fredde che gli spruzzi gelavano sui remi.
    Il Baltico fu coperto completamente dal ghiaccio anche nell’inverno 1965/66 (altro inverno poco citato). Nell’inverno 1971/72 l’Europa orientale e
    la Turchia ebbero l’inverno più freddo da 200 anni. Il fiume Tigri gelò per l’unica volta nel secolo.


    ARTICOLO ORGINALE DEL 2 febbraio 1963

    Questo inverno, uno dei più freddi che si siano abbattuti sull’Europa occidentale da cento anni a questa parte, ha bloccato nei ghiacci le popolazioni isolane della Norvegia e provocato indescrivibili disagi a milioni di persone. Tempeste di vento con temperature polari hanno investito il continente nella giornata di oggi. Migliaia di automezzi sono rimasti paralizzati sulle autostrade. Il movimento marittimo, ferroviario e fluviale ha dovuto arrestarsi in quasi tutti i paesi travolti dall’ondata di gelo.
    Grandi masse di popolazione hanno dovuto da un giorno all’altro modificare il loro tenore di vita e le usanze per adottare misure protettive più adatte per la Siberia che per l’Europa occidentale.
    I primati di freddo spettano alla Svezia e alla Finlandia. Nella Svezia del Nord si sono superati i –43°C e in molte zone sono comparsi i lupi. Anche Helsinki ha grosse penuria di cibo per i trasporti bloccati, nel mare del Nord, tra le isole Frisone di Juist, Baltrumi e Spiekeroog e la terraferma le comunicazioni sono interrotte.
    In Danimarca, dopo la violentissima ondata di gelo, ci contano danni e il paese è quasi isolato.
    In Olanda all’aeroporto si sono registrati –19°C, tutti i canali del paese sono ghiacciati e migliaia di persone vi pattinano sopra, -16°C a Bruxelles e –22°C sulle Ardenne.
    In Inghilterra non si pativa così tanto freddo nella capitale dal 1895, nel centro di Londra il termometro non è salito sopra i –6°C, lungo le coste del Galles estese formazioni di ghiaccio.
    Centinaia di abitanti nel Worchester sono andati a pattinare sull’ippodromo e sui campi di cricket che la settimana scorsa erano stati allagati da abbondanti piogge.
    In Scozia eccezionali nevicate che hanno isolate centinaia di piccoli centri.
    Difficoltà altissime nei trasporti fluviali, in particolare nel Tamigi per ghiaccio sempre più esteso, tanto da formare ormai una banchisa polare…..
    Tutta la Francia è ormai investita dalla terribile ondata di gelo, anche la Costa Azzurra si è svegliata con oltre 20cm di neve. A Marsiglia il traffico è completamente paralizzato e da ieri sera nessuna nave è potuta entrare o uscire nel porto, il termometro segna –12°C.
    A Parigi si sono superati i –15°C e a Versailles i –18°C (valore che non si registrava da 75anni).
    Si segnala la temperatura più bassa in Francia a Epinal con –21°C.
    In Germania occidentale i freddo impazza, in Baviera si sono superati i –38°C, oltre –24°C nella Selva Nera. Il Meno è gelato, anche lunghi tratti del Reno, del Danubio, del Weser e dell’Elba.
    Quasi tutte le isole del Mare del Nord sono isolate.
    A Bonn superati i –16°C, ad Amburgo i –20°C, ad Hannover i –21°C e sul monte Brocken i –29°C.
    A Francoforte sospesa la consegna del latte a domicilio perché le bottiglie scoppiavano durante il trasporto.





    1962/63


    Un tipico inverno con caratteristiche di “strat-warming” (così come quello del gennaio 1985), quando si riproduce un repentino riscaldamento della stratosfera, un fenomeno questo che è stato scoperto nel 1952 da un professore dell’università di Berlino e che ora viene attentamente studiato da palloni sonda e dai satelliti meteorologici.
    Negli ultimi giorni del dicembre 1962 e nei primi giorni del gennaio 1963, a 42km di altezza, sopra il Polo Nord, la temperatura era salita di oltre 60°C ( circa 70°C nel fine dicembre 1984), la portata dell’evento era davvero notevole, ma ancora a quei tempi non si conosceva bene la traiettoria dell’ondata di gelo (ricordiamo infatti che un’altra ondata di gelo con caratteristiche anche superiori, colpì poi nel gennaio 1977 gli USA orientali…..).
    Ma i dubbi iniziarono a sciogliersi già ai primi di gennaio, quando un forte HP si formò tra la Scandinavia e l’Islanda e iniziò a scavarsi una profonda depressione sull’Europa orientale, con un crollo termico molto vistoso nelle stesse zone e bufere di neve sempre più violente e persistenti.
    Sul nostro NE il capodanno era iniziato con clima nebbioso e mite sulle nostre montagne e fino al giorno 10 era stata una decade senza minime sottozero per gran parte della PP orientale, e spesso strati nebbiosi che rendevano le giornate grigie e uggiose.
    Ma una prima perturbazione artica scendeva sul bordo orientale dell’Anticiclone e grazie anche alla depressione sulla Polonia cambiò il clima Italiano nel giro di 24-36 ore dal giorno 11 notte……
    La mattina del 12 infatti cadeva una fitta nevicata dal FVG al Veneto e la temperatura era calata vistosamente per forti venti di bora, al suolo si depositarono dai 5 ai 10cm di neve e dal giorno 13 il nostro paese viene travolto dall’aria artica che farà calare le temperature a livelli da Nord Europa.
    Dal giorno 14 a fine gennaio si registrano nelle pianure del NE minime dai –11°C ai –19°C per ben 12 notti, e le giornate di ghiaccio sono ben 14, ben superiori quindi al recente gennaio 1985.
    Le nevicate si verificano anche i giorni 17 e 19 con altri 20-30cm un po’ su tutte le pianure del NE ed ER, mentre in Europa giungono notizie sempre più allarmistiche con intere nazioni con grossi problemi nei collegamenti/trasporti.
    L’Anticiclone a latitudini del 70° parallelo, spinge i suoi massimi sulla Groenlandia negli ultimi giorni di gennaio, raggiungendo uno dei valori più alti mai registrati in quelle zone, con 1064,6hPa, e altre bombe fredde scendono sul suo bordo orientale, anche se questa volta è l’Europa occidentale a risentire maggiormente dell’aria gelida, con diverse depressioni a latitudini Mediterranee.
    Nel nostro NE, il gelo dura fino al giorno 10 febbraio, con altre 4 minime comprese tra –12 e –16°C e una sola giornata di ghiaccio il giorno 3 per una nuova intensa nevicata di 15-20cm e accompagnata da vento di Bora fino a 110km/h.
    L’ulteriore isolamento dell’HP in Groenlandia favorisce un ritorno alla normalità alle latitudini Mediterranee dal giorno 11 febbraio a fine mese, con sole tre minime soprazero e massime piuttosto contenute.

  3. #3
    TT-chaser L'avatar di Tormenta
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    Predefinito Re: Riflessione sui grandi inverni Europei

    che botta da leggere.
    Grazie mille!

    PAolo

  4. #4
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    Predefinito Re: Riflessione sui grandi inverni Europei

    Un unico dubbio: nel Dicembre 1962 non mi risultano stratwarming !! Un MW si verifico' a fine Gennaio inizi Febbraio quando gia' da 15 giorni le correnti artiche si erano impadronite dell'Europa....

  5. #5
    Bava di vento L'avatar di meteos66
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    Predefinito Re: Riflessione sui grandi inverni Europei

    Mi dispiace che ci siano stati pochi interventi a questo articolo.....io l'ho trovato sconvolgente quando ho letto che per la Russia Siberiana le anomalie più grandi sono state nel 1968/69, così come comfermo lo strat del 1962/63 citato anche in in articolo del Gen Bernacca, quando si fece dei confronti con quello del 1985.
    La relazione con il clima USA cmq è da molti sottovalutato per le riperussioni in campo Europeo.


    Un saluto a tutti

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