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  1. #11
    Vento fresco L'avatar di paroplapi
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    Predefinito Re: Tempo di risposta di un ghiacciaio

    Letto su un piccolo libro (la mia traduzione è sicuramente imperfetta):
    "la posizione della fronte è una misura indiretta e sfasata del clima. Il tempo tra una modificazione di massa e i ripercussioni sulla geometria dipende della superficia, della lunghezza e della pendenza del ghiacciaio della sua esposizione della copertura dei detriti e puo variare tra qualche anno (piccoli ghiacciai) alla centinaio di anni (grandi ghiacciai tipo Aletsch)".

  2. #12
    Brezza leggera
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    Predefinito Re: Tempo di risposta di un ghiacciaio

    Secondo me vanno distinti due casi:
    1: Tempo di risposta in una fase calda

    Esaurite eventuali spinte residue, la quantità di ghiaccio che fonde alla fronte non è compensata dal ricambio di massa di ghiaccio proveniente dall'alto. Il movimento del ghiacciaio è generalmente poco accentuato e nelle variazioni frontali dell'anno influiscono la morfologia (quanto è spessa la fronte quell'anno) che fanno sì che la fronte, muovendosi di pochi metri all'anno se su pendenza modeste, non riesca a compensare che meno del 10-20% dei cm di ghiaccio persi per ablazione alla fronte che si aggirano tra i 300 e i 600cm (per i ghiacciai delle nostre zone delle Alpi)

    Le fronti ripide tendono ad assottigliarsi più velocemente e quindi fratturarsi e intercettando più calore vedranno aumentare la velocità di scomparsa in misura maggiore di quanto duvuto solamente alla situazione climatica.

    2: Tempo di risposta in una fase fredda.

    Gli accumuli nevosi, presenti, si trovano ad una quota variabile. In un anno come il 2001 la snow-line era spesso al di sotto delle fronti, ma quand'anche essa fosse posta più in alto ha potuto portare a delle avanzate durante lo stesso anno=tempo di risposta 0. (vedi caso del ghiacciaio di Dosegù)

    Quando la massa nevosa si accumula per più anni al di sopra della quota della fronte (diciamo in un range dai 200 ai 400m per darci una idea) bisogna non solo calcolare quanto tempo questi accumuli pluriennali impiegheranno per raggiungere la fronte, ma anche, dopo soli pochi anni, la vis a tergo maggiore prodotta dall'incremento di massa che farà aumentare la velocità di flusso del ghiaccio e per morfologie ripide innescherà delle modalità di trasferimento di massa molto rapide come i crolli o valanghe di ghiaccio.

    Le alte temperature non hanno effetti sempre univoci.
    A noi è sembrato che l'estate del 2003 abbia temporaneamente aumentato la velocità dei flussi. Questo però potrebbe essere messo in relazione anche alla quantità di neve del 2001 presente e alle modalità di ablazione della stessa che possono aver temporaneamente aumentato a valori molto elevati la quantità di frazione d'acqua liquida a quote elevate, soprattutto nell'interfaccia col substrato del ghiacciaio.

    Oppure: l'aumento della crepacciatura riscontrata è un effetto solamente del minor innevamento che normalmente la maschera in parte.

    Negli ultimi anni la temperatura ha portato a una perdita tale di massa che il flusso sembra diminuito molto di entità. I pochi dati rilevati di velocità lo confermano. Ma anche ad una semplice osservazione si riesce a capire che si è interrotto il trasferimento di massa pe ril semplice motivo della scomparsa dei bacini di accumuulo, divenuti bacini di minore ablazione.

    L'ablazione differenziale tra la quota più alta e quella più bassa di un ghiacciaio produce un meccanismo di rinforzo dell'ablazione, più visibile per ghiacciai di piccole dimensioni , ma più eclatante nei fenomeni per quelli di grandi.

    Dove il ghiacciao è ripido, lo squilibrio tra forte velocità e mancanza di rimpiazzo a monte di ghiaccio porta a fratture del ghiacciao sui gradini ripidi e ad un aumento di pendenza degli scivoli ghiacciati, che favoriscono lo scivolamento di neve a valle, aumentando l'ablazione stagionale ed amplificando la crisi del bacino di accumulo.

    Inoltre, la presenza di acqua liquida all'interfaccia ad inizio stagione <(fatto più volte constatato negli ultimi anni) favorisc la creazioni di grandi valanghe sui pendii glaciali a maggiore pendenza.

    Altro fatto su cui meditare.

    La mancanza di firn, che si comporta come una spugna, favorice una accelerazione del trasferimento delle frazioni di acqua libera sul ghiacccaio attraverso l'acquifero endo e subglaciale.

    Quanta parte di queste acque verrebbero trattenute nel firn fino alla stagione fredda invece di dilavare o scorrere comunque a valle?
    Ultima modifica di paglia; 10/10/2008 alle 00:22
    Paolo Pagliardi
    Oss.meteo di Iseo (attivo dal 1989)

  3. #13
    Bava di vento
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    Predefinito Re: Tempo di risposta di un ghiacciaio

    sul ghiacciai di montasio secondo uno studio(su un periodo trentennale) della glaciologa rossana serandrei barbero il tempo di risposta è di 2 anni per le nevicate e di 5 anni per le temperature..
    però la correlazione maggiore fra meteo e ghiacciaio in questo caso(ghiacciaio occidentale di montasio) è più stretta per le temperature (sopratutto estive) che per le nevicate.
    può sembrare strano inquanto tale ghiacciaio è alimentato da colate valanghive invece secondo la mia opinione sono proprio le temperature (sopratutto estive) a influenzarne le dimensioni...

  4. #14
    Bava di vento L'avatar di ilbonardi
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    Predefinito Re: Tempo di risposta di un ghiacciaio

    Citazione Originariamente Scritto da paglia Visualizza Messaggio
    Secondo me vanno distinti due casi:
    1: Tempo di risposta in una fase calda

    Esaurite eventuali spinte residue, la quantità di ghiaccio che fonde alla fronte non è compensata dal ricambio di massa di ghiaccio proveniente dall'alto. Il movimento del ghiacciaio è generalmente poco accentuato e nelle variazioni frontali dell'anno influiscono la morfologia (quanto è spessa la fronte quell'anno) che fanno sì che la fronte, muovendosi di pochi metri all'anno se su pendenza modeste, non riesca a compensare che meno del 10-20% dei cm di ghiaccio persi per ablazione alla fronte che si aggirano tra i 300 e i 600cm (per i ghiacciai delle nostre zone delle Alpi)

    Le fronti ripide tendono ad assottigliarsi più velocemente e quindi fratturarsi e intercettando più calore vedranno aumentare la velocità di scomparsa in misura maggiore di quanto duvuto solamente alla situazione climatica.

    2: Tempo di risposta in una fase fredda.

    Gli accumuli nevosi, presenti, si trovano ad una quota variabile. In un anno come il 2001 la snow-line era spesso al di sotto delle fronti, ma quand'anche essa fosse posta più in alto ha potuto portare a delle avanzate durante lo stesso anno=tempo di risposta 0. (vedi caso del ghiacciaio di Dosegù)

    Quando la massa nevosa si accumula per più anni al di sopra della quota della fronte (diciamo in un range dai 200 ai 400m per darci una idea) bisogna non solo calcolare quanto tempo questi accumuli pluriennali impiegheranno per raggiungere la fronte, ma anche, dopo soli pochi anni, la vis a tergo maggiore prodotta dall'incremento di massa che farà aumentare la velocità di flusso del ghiaccio e per morfologie ripide innescherà delle modalità di trasferimento di massa molto rapide come i crolli o valanghe di ghiaccio.

    Le alte temperature non hanno effetti sempre univoci.
    A noi è sembrato che l'estate del 2003 abbia temporaneamente aumentato la velocità dei flussi. Questo però potrebbe essere messo in relazione anche alla quantità di neve del 2001 presente e alle modalità di ablazione della stessa che possono aver temporaneamente aumentato a valori molto elevati la quantità di frazione d'acqua liquida a quote elevate, soprattutto nell'interfaccia col substrato del ghiacciaio.

    Oppure: l'aumento della crepacciatura riscontrata è un effetto solamente del minor innevamento che normalmente la maschera in parte.

    Negli ultimi anni la temperatura ha portato a una perdita tale di massa che il flusso sembra diminuito molto di entità. I pochi dati rilevati di velocità lo confermano. Ma anche ad una semplice osservazione si riesce a capire che si è interrotto il trasferimento di massa pe ril semplice motivo della scomparsa dei bacini di accumuulo, divenuti bacini di minore ablazione.

    L'ablazione differenziale tra la quota più alta e quella più bassa di un ghiacciaio produce un meccanismo di rinforzo dell'ablazione, più visibile per ghiacciai di piccole dimensioni , ma più eclatante nei fenomeni per quelli di grandi.

    Dove il ghiacciao è ripido, lo squilibrio tra forte velocità e mancanza di rimpiazzo a monte di ghiaccio porta a fratture del ghiacciao sui gradini ripidi e ad un aumento di pendenza degli scivoli ghiacciati, che favoriscono lo scivolamento di neve a valle, aumentando l'ablazione stagionale ed amplificando la crisi del bacino di accumulo.

    Inoltre, la presenza di acqua liquida all'interfaccia ad inizio stagione <(fatto più volte constatato negli ultimi anni) favorisc la creazioni di grandi valanghe sui pendii glaciali a maggiore pendenza.

    Altro fatto su cui meditare.

    La mancanza di firn, che si comporta come una spugna, favorice una accelerazione del trasferimento delle frazioni di acqua libera sul ghiacccaio attraverso l'acquifero endo e subglaciale.

    Quanta parte di queste acque verrebbero trattenute nel firn fino alla stagione fredda invece di dilavare o scorrere comunque a valle?
    Quando sviluppi discorsi così raffinati diventi il miglior glaciologo del Pianeta . Il miglior medico-odontoiatra già lo sei ...
    Sono assolutamente d'accordo: la questione muta a seconda che si parli di tempo di risposta in avanzata (fase fredda) o in ritiro (fase calda). La variabile principale è dunque quella climatica che governa la quantità di accumuli residui a fine stagione e quindi l'intensità e la rapidità dell'avanzata o del ritiro. Spiega tutto, come dici giustamente tu, il fatto che con accumuli residui sotto la quota frontale il tempo di risposta sia pari ad anni zero. E questo vale ovviamente per qualsiasi ghiacciaio, di qualsiasi dimensione e a qualsiasi latitudine. Solo a parità di accumuli residui entrano in gioco le altre variabili. Per questa ragione non ha senso, secondo me, parlare di un tempo di risposta medio di un ghiacciaio. Medio rispetto a quale clima? Ovviamente, possiamo invece parlare di un tempo di risposta relativo, in relazione cioè ad altri apparati e in rapporto alle sole variabili morfologiche (in senso lato).

    "Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente"
    ZDENEK ZEMAN

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