Interessante il nuovo lavoro di Brugman citato nell'articolo di sciencedaily linkato da steph, in cui appunto evidenziano gli impatti di uno stato di persistente la nina nel resto del mondo, il modello riproduce in risposta alla nina la tipica struttura da pdo- nel nord pacifico condizioni generalmente fresche negli oceani tropicali(ma con alcune eccezioni con aree relativamente miti o meno fredde come nell'ipwp) ma anche il riscaldamento del nord atlantico specie l'area groenlandese/islandese nonchè condizioni siccitose nel sud degli usa e parte dell'europa:
brugman.png
Parte delle variazioni osservate ovviamente possono anche non essersi originate nel pacifico ed alcuni proxy non collimano con l'andamento riprodotto ma la struttura generale è di fatto compatibile con lo stato di la nina;
A supporto di quanto riportato da notare anche la coincidenza tra l'incipit della nina ( da un proxy sensibile alle precipitazioni in Perù da un lavoro di rein del 2004) e le temperature islandesi ricostruite nell'articolo che ho citato prima a proposito della mappa con i grafici di Sicre et al.(e non considerato nel lavoro di Brugman).
La fase calda nell'area islandese essenzialmente coincide con un certo lag allo stato di la nina nel pacifico:
rein.png
sst.jpg
.
Non è questione di fede, ma di autorevolezza delle fonti; di grafici come quello che ho postato (fonte NASA) ce ne sono tanti altri tutti di fonti autorevoli che dicono la stessa cosa: negli ultimi decenni le fozanti naturali (sole vulcani principalmente) giocano verso una contenuta riduzione delle temperature globali.
Poi naturalmente siamo nel campo delle ipotesi, ma ipotesi autorevoli; prima di buttarle nel cesso, pensiamoci...
Marco Pifferetti Albinea - Reggio E.
http://marcopifferetti.altervista.org/index.htm
Un ultima considerazione sulla mappa con i grafici linkata ad inizio TD, considerato come hanno stravolto i risultati delle ricerche che citano non vale la pena andare avanti...
C'è tra le altre cose una ricostruzione delle sst lungo la costa del perù proprio laddove dovrebbero esserci anomalie negative riportano invece un mwp caldo, non si riesce a capire bene il nome dell'autore tuttavia dopo aver postato la ricostruzione di Rein 2004 sopra ho pensato che potesse essere lo stesso autore (cosa assurda visto che Rein sostiene lo stato di persistente la nina) ed invece...è proprio così i dati a cui fanno riferimento sono anche disponibili sul web e provengono da un lavoro dello stesso autore del 2005, solo che a differenza dei dati sui sedimenti le sst non sono disponibili nel periodo tra il 682 e il 1251bp(1251 anni prima del 1950) e quindi neppure nell'mwp il picco che si vede è infatti antecedente di alcuni secoli.
Ultima modifica di elz; 18/08/2010 alle 12:38
quindi secondo te ad oggi siamo in grado di misurare, nella quantità e nella distribuzione temporale, le varie influenze, forcing e feedback solari, oceanici e quantaltro? e di restiturci un valore di come dovrebbe essere la t atmosferica media?
se i conti non tornano in quel grafico, è perchè semplicemente sono sbagliati (fossero esatti sarebbe un puro caso, viste le lacune in materia), dire che la restante parte è antropica è una forzatura bella e buona secondo me...
Ripeto, si tratta di stime, non è certo come misurare quanto è lungo un corridoio.... però sono stime via più attendibili perchè si aggiungono sempre nuovi studi e nuovi risultati.
Il periodo più studiato sono gli ultimi decenni che consentono di confrontare i dati dei modelli con la realtà.
Qui alcuni studi recenti:
ScienceDirect - Ecological Modelling : Neural network modelling for the analysis of forcings/temperatures relationships at different scales in the climate system
Il problema dell'attribution nel cambiamento climatico in atto: uno studio con le reti neurali
Marco Pifferetti Albinea - Reggio E.
http://marcopifferetti.altervista.org/index.htm
Sul lavoro di Wyner/mcshane c'è un bel intervento di zorita:
Die Klimazwiebel: McShane and Wyner on climate reconstruction methods
In summary, admittedly climate scientist have produced in the past bad papers for not consulting professional statisticians. The McShane and Wyner paper is an example of the reverse situation.
Graham et al. 2010 mostrano come in gran parte gli opposti pattern osservati tra l'MCA e la LIA sono giustificabili dall'aumentato/ridotto gradiente termico nel pacifico con appunto condizioni di persistente la nina nell'MCA.
While many of these records show indications of notable climate shifts associated with the MCA, it became apparent that this period was characterized not by uniformly warmer temperatures, but rather by a range of temperature, hydroclimate and marine changes with distinct regional and seasonal expressions. The general idea of a tendency for stronger cool-season North Atlantic westerlies during the MCA, as occurs with a more positive North Atlantic Oscillation (NAO), has persisted and been discussed as a possible driver to explain changes in diverse regional proxy records. Similarly, evidence for cool-season aridity and related climate changes in the western US during medieval times is now available from a wide range of proxy and archeological records, indicating a northward shift in the boreal winter storm track across the eastern North Pacific and western North America and a contraction and/or westward shift in the Aleutian Low . The idea of coherent large-scale changes in circulation over the North Pacific received additional attention with the development of evidence from fossil coral records, as well as marine and lacustrine sediments which consistently point to cooler sea surface temperatures (SSTs) and significantly drier conditions in the central and eastern equatorial Pacific during the MCA. Given the well established associations between winter North Pacific circulation patterns, cool season precipitation over the western US, and interannual-to-interdecadal SST variability in the tropical Pacific, the proxy evidence is consistent with the idea that MCA aridity in the American West (and contraction of the Aleutian Low) was a response, at least in part, to cooler central and eastern tropical Pacific SSTs. This idea has been explored by consideration of available proxy data and model results. One important result from some of these latter studies has been the suggestion that while many of these MCA-LIA climate anomalies can be explained by changes in tropical Pacific SSTs alone, others suggest an important role for SST changes elsewhere.http://www.springerlink.com/content/g4w18p0400188572/A principal hypothesis supported by our results, and suggested by a recent reconstruction of MCA-LIA temperature contrasts (Mann et al. 2009), is that MCA-LIA climate change involved opposing changes in Indo-Pacific warm pool and central/eastern tropical Pacific SSTs (i.e., changes in the tropical Indo-Pacific zonal SST gradient), with the resulting circulation changes driving a variety of surface climate shifts around the planet.
Ultima modifica di elz; 19/10/2010 alle 20:25
Condizioni di la nina nel pacifico e le variazioni indotte nelle precipitazioni piuttosto che un clima diffusamente caldo comparabile a quello di fine 20° secolo ed i ghiacciai nel nord-ovest americano raggiunsero dimensioni comparabili all'apice della peg in pieno "periodo caldo medievale":
SpringerLink - Climatic Change, Online First
Ultima modifica di elz; 26/02/2011 alle 19:45
La discussione è di 7 anni fa,da allora ci sono stati altri studi,che cercano di capire se nel periodo medioevale ci siano state fasi più calde di quelle attuali.
E' molto controverso perché è difficile andare nel dettaglio.
Mann, Zhang e Rutenford già nel 2009 conclusero che in alcune regioni(come ad esempio la Nuova Zelanda) le temperature nel periodo compreso fra il 950 ed il 1100 (non parliamo quindi del Basso Medioevo,che già vide un primo raffreddamento) fossero più alte di quelle attuali ma che a livello globale la temperatura media sia stata invece più bassa di quella toccata nell'attuale secolo(loro prendevano a riferimento l'anno 2005 ma come sappiamo in seguito ne abbiamo avuti di più caldi).
Per quanto riguarda le medie latitudine europee ed asiatiche,pare che,stando sempre a Mann,il periodo clou dell'optimum medievale sia stato meno caldo di quello attuale in modo sensibile,mentre per il nordest degli USA pare che i livelli attuali siano sotto quelli raggiunti nel medioevo alto.
Il discorso è complesso e andrebbe differenziato da zona a zona,tenendo presente soprattutto che nell'Alto Medioevo l'Europa mediterranea era in piena decadenza economica e sociale e quindi fatalmente abbiamo meno dati di quell'epoca,mentre ne abbiamo tantissimi per il periodo romano.
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