Sul fatto che il trentennio sia un periodo temporale troppo abusato in climatologia sono d'accordo e ne ho illustrato in modo dettagliato, a mio parere, un corretto utilizzo in questo articolo.
Per quanto riguarda il periodo coperto da dati strumentali, alcune serie storiche attendibili, come quella di Parma sopra riportata, anche senza alcuna analisi statistica rigorosa, mettono in evidenza che il salto climatico della stagione estiva è una realtà che va oltre la variabilità interna degli ultimi 150 anni almeno. Questo fatto non risiede tanto nella frequenza con la quale si misurano eventi particolarmente estremi ma piuttosto nel nuovo livello medio attorno al quale la variabilità interna attuale, in seno ad un trend lineare, si muove.
[B]Lorenzo Smeraldi : [/B]le migliori idee sono sempre quelle che vengono realizzate
Mah, se vai troppo indietro...la terra non esisteva neanche.
Il clima della terra è sempre cambiato. Questa volta però il cambiamento è stato percepito molto bene all'interno di un periodo di tempo che equivale a meno di una generazione umana.
Questa rapidità nell'era moderna e preindustriale è molto difficile da riscontrare. Lo stesso optimum medioevale ebbe un innesco ed una uscita più graduali.
Andare poi a prendere in considerazione il clima di miliardi o milioni di anni fà in contesti astronomici, geologici,troppo lontani da quelli attuali mi sembra poco utile.
Piuttosto ci si limiti a prendere atto una volta per tutte che il clima dei nostri padri e dei nostri nonni era molto più freddo di quello attuale e probabilmente di quello dei nostri figli. Questi sono i fatti recenti senza scomodare la creazione del sistema solare.
Nel frattempo abbiamo immesso enormi quantitativi di gas ad azione serra nell'atmosfera, mi sorprenderebbe che questa immissione fosse del tutto irrilevante.
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Ho imparato negli anni che discutere di meteo e cambiamenti climatici con chi si è avvicinato a questo hobby per amor di freddo e neve...alla fine è tempo perso.
Va beh se discutiamo dell'entità del cambiamento dobbiamo per forza di cose discutere anche del cambiamento delle
strumentazioni, degli spostamenti dei rilevatori, dell'ambiente antropizzato attorno ai centri di rilevazioni storiche e di
conseguenza dobbiamo discutere delle ricostruzioni ante dati satellitari
(senza dimenticare il problema del drift diurno e della risoluzione spaziale dei sensori a bordo dei satelliti).
Appunto, cioè non possiamo sapere quanto veloce era il cambiamento nel periodo pre-ottocentesco: di quel periodo possiamo soltanto avere un'idea generale dei cambiamenti a lunghissimo termine. Soltanto tra un centinaio di anni potremo avere un'idea più precisa dei cambiamenti che ci saranno.
In base alle ricostruzioni paleoclimatologiche con dati proxy (dendroclimatologia, carotaggi nel ghiaccio ecc.) si è stabilito che l'optimum medievale sia stato complessivamente meno intenso e più graduale rispetto a quello attuale, che è più intenso e vertiginosamente rapido.
Anzi, molti studiosi mettono in dubbio perfino la portata lobale del MWP e preferiscono parlare di MCA (medieval climate anomaly invece di medieval warm period)
How does the Medieval Warm Period compare to current global temperatures?
Ovviamente la certezza non c'è mai al 100%, ma solo ipotesi (ben fondate oserei dire) formulate in base alle ricostruzioni
Io però non darei così tanta importanza alla climatologia...il cambiamento che stiamo vivendo è quello presente. Nel medioevo o nell'epoca romana c'era 1/10 della popolazione, indicativamente...ora invece siamo 7 miliardi. Arrivare a scontrarci con i limiti dello sviluppo senza aver fatto nulla nel frattempo, è una circostanza che francamente vorrei evitare
E questo, al netto delle cause del cambiamento climatico in atto, antropico o non
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