Tornando alla classificazione climatica, probabilmente quella di Thornthwaite che si basa sul calcolo dell'indice globale di umidità risulta più specifica per le singole località rispetto a quella di Köppen.
http://climaintoscana.altervista.org/
Temperature estreme in Toscana finora validate: +43,1 °C Antella (FI) il 06/08/2003; -26,0 °C Firenzuola (FI) l'08/01/1985.
Dipende tutto dalla nomenclatura che si adotta. Se si prende Köppen "classico" (non la comune rivisitazione anglosassone) e Rivas-Martínez il clima mediterraneo non è subtropicale, se si prende Troll-Paffen sì.
Io comunque non seguo da tempo né Köppen né Troll-Paffen, e invece uso le classificazioni bioclimatiche di Rivas-Martínez (adattato all'Italia da Blasi).
Per Rivas-Martínez subtropicale è una varietà del clima tropicale e mediterraneo che occorre tra 23° e 35° di latitudine N e S (quindi, stricto sensu, nessuna parte d'Italia ci ricade, neppure Lampedusa (Punta Pesce Spada è a 35°29′).
Per tranquillizzare ulteriormente i criofili, è da notare che, secondo l'adattamento di Blasi del modello di Rivas-Martínez, solo una parte d'Italia ricade nel tipo mediterraneo, mentre la maggior parte ricade nel bioclima temperato (inclusa la variante submediterranea).
4 bioclimi.jpg 2 bioclimi.jpg
(Fonte: GIS Natura)
Ulteriori informazioni sul sistema di Rivas-Martínez qui.
Termoigrometro Oregon Scientific EMR812HGN/THGR228N su schermo passivo Davis
rispetto alla cartografia,non vedo riportato il riscontro del clima mediterraneo(inteso come copertura vegetale rappresentato dalla tipica macchia mediterranea) che copre tutta la fascia costiera della Riviera di Levante(fascia abbastanza stretta,dato che i pendii sono ripidi e subito si sale in altitudine,ma piuttosto completa di tutti i suoi elementi per essere trascurata).
Viceversa sul bordo orientale,la fascia mediterranea sale un pò troppo,dove la vegetazione spontanea è già di transizione(dalle parti di Vasto).
Probabilmente dovendo interpolare la zona francamente mediterranea nord-pugliese con quella affatto mediterranea marchigiana(salvo il Conero) hanno sfumato la colorazione in quel modo.Ma io non vedo alcuna differenza climatica (o meglio della copertura vegetale) tra la costa abruzzese a nord di Pescara e quella a sud della stessa città,come invece indica la carta.
Probabilmente tenendo conto solo dei dati meteorologici si ottengono tali risultati(la costa dalle parti di Vasto in Abruzzo registra i dati di minore piovosità rispetto al resto delle coste abruzzesi),mentre il Conero,climaticamente è già molto poco mediterraneo(specie in inverno).Però se si tiene conto della forte influenza data dal substrato,allora poi si scopre che sul Conero insiste una isola mediterranea molto bene caratterizzata,fin dove emergono le rocce calcaree,mentre l'intorno(che gode di un clima molto simile)è invece caratterizzato da vegetazione con caducifoglie prevalenti(quercie).Viceversa.la zona di Punta Penna(nei pressi di Vasto) caratterizzata da bassa piovosità,riesce comunque ad avere boschi di quercie a foglia caduca e distese di felce aquilina fin sulle spiagge,in virtù di orientamento e substrato più favorevole a tale tipo di vegetazione.
Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 04/10/2013 alle 23:23
Le cartine sono state compilate secondo indici ombrotermici (piogge e temperature) e simili. È chiaro che una classificazione climatica esatta al 100% non esiste, però questa è quella che tiene conto di più parametri; riguardo al Levante ligure, la Carta climatica della Liguria (Potenti e Vittorini) evidenzia come la siccità sia molto più marcata nel Ponente (evapotraspirazione potenziale, eccedenza/deficit idrico, mesi di siccità).
Non conosco la zona, perciò non posso esprimermi, ma credo che la carta sia stata elaborata sulla base delle caratteristiche climatologiche più che della vegetazione effettiva (da non confondere con quella potenziale) che è perlopiù di origine antropica. Per quello c'è la Carta delle serie di vegetazione d'Italia contenuta nel librone a cura di Blasi La vegetazione d'Italia.
A tal proposito credo che possano essere utili anche delle cartine più dettagliate dei vari sottotipi bioclimatici:
bioclimi_it.jpg classi_it_leg.jpg classi_it.jpg
Termoigrometro Oregon Scientific EMR812HGN/THGR228N su schermo passivo Davis
Molto belle le cartine Carnby,peccato che zoommando sgrani a tal punto che riesce difficile decifrare le scritte(sarebbe meglio avere il link così ognuno di noi ci va a sbirciare).
In ogni caso,confermo quanto detto prima:considerando la vegetazione residua naturale(che corrisponde poi a quella potenziale),che dalle mie parti è conservata a tal punto da poter ricostruire "de facto" quella antecedente l'antropizzazione, le carte dovrebbero avere quelle minime correzioni che ho indicato nel mio messaggio precedente.Certamente magari i dati pluviometrici e di evaporazione ricalcano le cartine,ma la vegetazione risente in egual misura del substrato che accentua o attenua l'aridità.Quindi basandosi sulla vegetazione effettiva,dovremmo assegnarte al clima mediterraneo alcune isole bioclimatiche dell'interno dell'Abruzzo(ove a bassa quota su suoli calcarei esposti a sud crescono lecci e ginepri rossi) ed escludere le coste meridionali della provincia di Chieti,ove salvo rarissime eccezioni,carpini e roverelle con accompagnamento di felci aquiline bordano gli scogli e le pendici costiere dalle parti del lido delle Morge(tra Fossacesia e Vasto).Ma tali isole mediterranee dell'interno sono troppo piccole per essere individuate dalle carte.
Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 07/10/2013 alle 19:35
Purtroppo non si trovano in rete, sono contenute in un PDF che ho trovato sul GIS Natura a cura del Ministero dell'Ambiente, Politecnico di Milano e della Direzione per la protezione della natura. In privato posso fornirti ulteriori informazioni.
Credo che potresti segnalare la cosa al gruppo del prof. Carlo Blasi (La Sapienza), magari dopo aver controllato con esattezza le cartine.
Termoigrometro Oregon Scientific EMR812HGN/THGR228N su schermo passivo Davis
no no io non sono nessuno per fare questo tipo di segnalazioni "botaniche"; mi piace osservare la vegetazione ma nulla di più(non sono un esperto).Tuttavia si potrebbe aprire,come ho già detto,un 3d di osservazioni botaniche nei vari luoghi che ognuno di noi conosce meglio(ognuno secondo le proprie capacità,postando foto personali o estratte da google earth).
Più in generale posso dire che tutta la manualistica divulgativa,(non credo quella specialistica) tende a classificare i vari piani altitudinali della vegetazione (lauretum,castanetum,fagetum ecc) come se fossero stati studiati principalmente sul versante tirrenico della Penisola,per quanto riguarda la vegetazione mediterranea.L'Adriatico lo trovo più complesso,e meno incline ad essere classificato secondo tali schemi,mi spiego meglio:
su certi manualetti divulgativi troviamo che il "lauretum"(nelle varie sottozone) inteso come la zona delle latifoglie sempreverdi e delle conifere mediterranee occupa lungo la penisola la fascia costiera sino ad una quota di circa 500 m. slm(in graduale innalzamento verso sud);
è talmente forte questa convinzione che una volta ebbi a discutere con una guardia forestale in pensione,circa la scelta di alcune essenze di un'alberatura stradale che il comune di Lanciano aveva deliberato;lui aveva addirittura fatto un esposto contestando la scelta di inserire delle quercie (in quel caso delle quercie rosse) lungo una strada nuova che ricalcava un'antica strada medioevale ampliandola.Secondo lui da 0 a 500 m. si è nel "Lauretum" e pertanto gli alberi più adatti erano i lecci.Mentre parlava,condizionato dalla manualistica di servizio che aveva guidato tutta la sua carriera di guardia forestale,non si accorgeva che,era rimasta parte dell'alberatura di una lato della vecchia strada medioevale,costituita da grosse e secolari quercie (roverelle al massimo delle loro possibili dimensioni-circa 15-20 m. di altezza),pertanto a livello visivo sarebbe stata una soluzione di continuità inserire i lecci sempreverdi,rispetto alle roverelle caducifoglie.E' altrettanto discutibile la scelta delle quercie rosse americane (io avrei messo semplicemente altre roverelle,ma sembra quasi impossibile riuscire a convincere i tecnici forestali all'uso di questa essenza che è quella maggiormente diffusa dalle nostre parti ed anche la più rustica,visto che i lecci pure presenti in minima parte a Lanciano spesso subiscono notevoli danni in inverno per il peso della neve,per non parlare della brutta fine che fanno pini domenstici e di aleppo per gli stessi motivi).
Dicevo che il versante adriatico è più complesso per una serie di motivi:se i manuali stabiliscono che da 0 a 500 m slm c'è il "Lauretum" ciò si può facilmente constatare su qualsiasi versante ligure-tirrenico dove con graduali innalzamenti da nord a sud si sperimenta sempre la costituzione del bioclima della vegetazione mediterranea dalle coste verso l'interno sino appunto a quote variabili tra 400 e 700 m. ove l'orientamento generale a sud dei pendii costieri ,l'azione mitigatrice del mare e l'azione di protezione della cortina di monti che chiudono verso settentrione tali coste,determinano tale tipo di vegetazione.Oltre quella quota,molto spesso si trova il castagno ed ancora oltre la faggeta.
Sull'Adriatico,l'esposizione a nord della costa prolunga la possibilità di vegetare delle essenze dei climi freschi fin sulla costa,sebbene proprio verso la costa la piovosità tenda a diminuire.Viceversa i primi contrafforti interni dell'alta collina e delle basse montagne,unita al cambio di substrato(dall'argilla e dalle arenarie si passa alle rocce calcaree)determinano sui penddi esposti a sud, microclimi più aridi e riparati sebbene sottoposti ad una piovosità che cresce verso l'interno.Insomma un vero rebus,di condizionamenti contrastanti che creano isole mediterranee dove (secondo la manualistica) non ci si aspetterebbe di trovarle e boschi caducifogli costieri dove certi studiosi collocano "sulla carta" la macchia mediterranea.
P.S. in privato se vuoi puoi mandare i dettagli che ritieni più opportuni,ringraziandoti anticipatamente.
Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 07/10/2013 alle 19:34
Gentile Galinsoga,
Ho letto con interesse il suo intervento riportato in calce, e anche se mi rendo conto che la questione che le pongo ci sta come il cavolo a merenda, mi interesserebbe il suo parere.
Ho un ampio giardino sul Monte Amiata (SI) a circa 900 metri di altitudine e a circa 50 km dalla costa tirrenica, e da anni volevo piantarvi un paio di lecci per avere almeno un sempreverde (non sono amante delle conifere). Il terreno e' senz'altro adatto, ben drenato non argilloso e parzialmente roccioso, l'aria e' generalmente secca e ventilata, spesso tira la tramontana e il luogo e' ben soleggiato. Ci sono moltissimi lecci a 150-200 metri più' in basso, sia spontanei che ornamentali. La zona e' dove si incontrano il cerro, il castagno e il faggio . Per essere breve, siccome ho raccolto anche da cd esperti pareri alquanto discordanti, il problema che mi pongo e' la sofferenza che le piante e le foglie potrebbero subire nei mesi più' freddi.
La ringrazio in anticipo per la sua attenzione.
ll problema del leccio in un'area come quella da lei descritta potrebbe essere rappresentato dalla scarsa umidità edafica durante il ciclo diurno, più che dal regime termico, il leccio ha bisogno di ombra, almeno nelle prime fasi vegetative e di u.r. non troppo bassa durante il giorno. Se si tratta di una zona di crinale, molto ventosa e molto esposta alla tramontana, le giovani piante potrebbero risentirne.
Io tutta questa gradualità qui in Liguria non la vedo, perlomeno non la vedo nella zona dove abito io (discorso diverso per il Tigullio orientale dove hai abitato fino all'adolescenza, per le Cinque Terre o per la Riviera di Ponente dopo Arenzano e Cogoleto). Se vuoi ti faccio un elenco di specie che scendono (per fluitazione o per fattori microclimatici) fino alla foce del Leira a Voltri... ce ne sono un paio così "nordiche" (Aruncus dioicus e Cardamine amara) che nelle Marche nemmeno ci arrivano...
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