Originariamente Scritto da
Alessandro(Foiano)
L?apocalisse di Sartori | Climatemonitor
di Luigi Mariani
Guido Guidi risponde al giornale del popolo:
http://www.gdp.ch/articolo.php?id=5515
1. Si è parlato molto, in questi giorni, del tifone nelle Filippine. Alcuni analisti hanno dato la colpa al riscaldamento globale. Eppure questo parrebbe essersi arrestato negli ultimi 15 anni, e in ogni caso nemmeno l’IPCC è in grado di dire se questi fenomeni estremi siano aumentati e quale sia la causa di un eventuale loro aumento. Cosa ne pensa?
1. Gli eventi meteorologici estremi, quale certamente è stato il tifone Haiyan, sono spesso indicati come la trasposizione nella realtà percepibile del cambiamento climatico, che in quanto afferente alla lunga scala temporale ed alla vasta scala spaziale, è di difficile comprensione per chi non è addentro alla materia. Tuttavia, ad oggi, la letteratura scientifica disponibile e il punto di situazione che di questa fa l’IPCC non permettono questa trasposizione, che quindi assume carattere speculativo, in particolar modo per quel che attiene ai cicloni tropicali e alle piogge alluvionali. I primi per fortuna sconosciuti alle nostre latitudini, le seconde invece a noi molto note, come insegnano anche i tragici fatti di questi giorni. Le serie storiche tanto dell’intensità, quanto della frequenza di occorrenza di questi eventi, non permettono di individuare alcun trend, sia esso di segno positivo o negativo. È pur vero che i modelli di simulazione climatica dipingono scenari di lungo periodo in cui persisterebbe l’incertezza in relazione alla frequenza degli eventi, mentre aumenterebbe l’intensità di quelli oltre una certa soglia della scala con cui essi sono scientificamente catalogati, ma queste simulazioni stanno dimostrandosi poco attendibili nel breve e medio periodo, per cui c’è sicuramente bisogno di dati scientificamente più solidi. Il tifone Haiyan, inoltre, pur avendo raggiunto un livello di intensità elevatissimo, ha purtroppo molti precedenti, specialmente in quella zona dell’Oceano Pacifico.
Curiosamente però in questi giorni in cui se ne è fatto giustamente un gran parlare, nessuno ha rilevato due cose abbastanza significative. La prima è che la temperatura di superficie e dello strato immediatamente sottostante della zona di genesi e di sviluppo di Haiyan non presentava anomalie positive - ovvero eccesso di calore - particolarmente significative; semplicemente, le condizioni erano ideali per lo sviluppo di un evento di quel genere, condizioni che questo pianeta presenta anche molto spesso.
E la seconda è che il trend dei cicloni tropicali che hanno “toccato terra” nel Pacifico nord-occidentale tra il 1950 e il 2010 è negativo, ovvero il numero degli eventi rivelatisi distruttivi per gli insediamenti umani è diminuito; attenzione però, in questo c’è molta casualità, perché sui percorsi seguiti da questi eventi c’è ancora più incertezza, basti pensare che nell’altra zona calda del pianeta con riferimento ai cicloni tropicali, il bacino Atlantico, è stato ormai battuto il record del tempo trascorso senza che un uragano di categoria 3 o superiore arrivi a toccare gli Stati Uniti; prima o poi succederà, questo è sicuro, come è altrettanto sicuro che anche in quel caso si tornerà a parlare di global warming ed eventi estremi, dimenticando questo strano e decisamente favorevole comportamento degli ultimi anni.
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