Vado un po' OT, per chi è interessato. Torno da un viaggio di tre settimane in Indocina e mi sono recato a vedere (e ammirare) i templi cambogiani di Angkor, quelli che tutti hanno visto almeno una volta in documentari o film, invasi in parte dalle foreste e con gli alberi che crescono sulle rovine. Quei templi testimoniano della potenza dell'impero Khmer nel periodo circa X-XIV dopo Cristo, grosso modo corrispondente al nostro optimum medievale.
Di punto in bianco Angkor fu abbandonata e la capitale trasferita a Phnom Penh (dov'è tuttora). Perché abbandonata? Per decenni sono state fatte ipotesi storiche, dal fatto che i mercanti preferivano la nuova capitale mentre gli agricoltori la vecchia, al fatto che i thailandesi minacciassero seriamente Angkor. Di recente, però, s'è fatta strada l'ipotesi climatica. Ne so poco, qui un articolo per chi è interessato, che racconta di ciò che succedeva, nel passaggio alla PEG, in tutt'altre parti del mondo. Manco a dirlo, ITCZ e El Nino sempre protagonisti...
Climate as a contributing factor in the demise of Angkor, Cambodia
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Analizzando negli anni le previsioni sui cambiamenti climatici a partire dai rapporti risalenti a 10-15 anni fa (anche a ridosso del 2003)
si evidenzia come l'aumento di frequenza delle ondate di calore estive nel bacino del mediterraneo fosse era un elemento assai rimarcato.
Ovviamente in quegli anni veniva considerata da qualcuno uno previsione fuffa.
Potrei accostarci la diminuzione di frequenza delle avvezioni fredde continentali invernali...
e non può che derivarne un aumento delle temperature medie annuali del distretto mediterraneo.
E' impressionante la lungimiranza di molti addetti che sulla base della loro conoscenza intuirono alcune tendenza in periodi sicuramente meno sospetti.
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Ho imparato negli anni che discutere di meteo e cambiamenti climatici con chi si è avvicinato a questo hobby per amor di freddo e neve...alla fine è tempo perso.
Potrei risponderti che da quell'anno in ambito mediterraneo abbiamo avuto 3 ottimi inverni (2004/2005/2006) , un inverno super al nord (2009/2010), un buon inverno anche il 2010/11 e una fase continentale record nel febbraio 2012....a me non pare proprio che siano diminuite le frequenze di fasi fredde invernali (ci potrei mettere dentro anche il Gennaio 2017), mentre concordo sull'aumento della frequenza delle onde di calore estive, tant'è che i maggiori scostamenti dalle medie 71/2000 si rilevano proprio nel semestre caldo , in particolare Maggio, Giugno e Agosto, mentre nel semestre freddo in particolare nel trimestre invernale, non vi sono particolari differenze con le medie 71/2000.
Parlo solo di mediterraneo ovviamente.
A supporto di quanto affermato da Marcoan, ci sono i dati inconfutabili dello snowfall annuale sull'Appennino centrale e meridionale che addirittura, rispetto agli anni 90, è cresciuto non di poco. Sono aumentati gli scambi meridiani, l'intensità delle precipitazioni nevose, ed è un po' diminuita la durata delle permanenza della neve al suolo. Complessivamente, si sono verificate maggiori precipitazioni anche a quote basse (800 - 900 metri) ma è aumentata l'instabilità del manto anche per improvvise sciroccate. Tutto ciò conferma una maggiore dinamicità atmosferica con scambi nord-sud che spesso apporta buone nevicate sui versanti orientali appenninici. Complessivamente le temperature risultano leggermente aumentate. Parlo di trimestre invernale.
Si ci sono ancora "fasi fredde" intense nel periodo invernale, ma per fare un affermazione come quella che hai fatto in merito alla loro frequenza c è bisogno di fornire dei dati oggettivi, come:
-criterio di definizione di una fase fredda.
-numero medio di fasi fredde durante un inverno, loro durata complessiva in giorni, picchi minimi registrati, neve caduta, durata della neve al suolo, per il periodo 51-99 e per quello 00-17, ad esempio.
-localita oggetto dell analisi.
Un discorso simile è disponibile ad esempio per LAquila, basato sui dati dell idrografico, riferito ai picchi minimi, massimi, e temperatura media annua nel periodo 51-00. I grafici sono di facile interpretazione:
http://www.meteoaquilano.it/archivio...0anno%20aq.JPG
http://www.meteoaquilano.it/archivio...0anno%20aq.JPG
http://www.meteoaquilano.it/archivio...annue%20aq.JPG
Utile dare uno sguardo alle tabelle della neve per LAquila (fonte idrografico):
http://www.meteoaquilano.it/archivio...0neve%20AQ.JPG
e per Pacentro:
http://www.meteoaquilano.it/archivio...20pacentro.JPG
Da quello dell Aquila in particolare si vede un netto calo di tutti i parametri nella decade 90 rispetto alle 50-60-80, e piu contenuto rispetto alla 70, con un maggiore impatto sulla durata della neve al suolo.
Questo per ricordare cosa sono stati gli inverni 90....
A integrazione dei dati riportati in quei grafici, per fare un confronto con alcuni eventi major degli anni recenti in termini di picchi minimi registrati, possiamo citare il -13,6 del febbraio 2012 della stazione LAquila centro (ex caputfrigoris ora dismessa), e il -9,9 del gennaio 2017 di LAquila Torretta (meteoaquilano). Chiaramente ho preso due stazioni che per posizione sono confrontabili con quella idrografico di quegli anni in tabella, quindi area centro citta fra le quote 690 e 730 metri.
Magnitudo ben inferiori rispetto agli eventi major degli anni 50, 60, 80.
Ultima modifica di kima; 21/08/2017 alle 23:23
In Europa e in Italia durante il Medioevo tra il 1280 e 1320 mesi di luglio e agosto molto piu caldi rispetto adesso ,
altro periodo particolarmente caldo con mesi di luglio e agosto molto caldi tra il 1500 e 1545 , con estati caldissime nel Europa Occidentale e Italia nel 1516 e 1540 .
Alcune estati molto calde anche tra il 1720 e 1730 .
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