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  1. #31
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Grandine, vortici, danni gravissimi Due giorni di maltempo su una larga fascia di provincia Grandine, vortici, danni gravissimi Il bilancio è pesante soprattutto nel basso e nel medio Canavese flagellati dalla pioggia - Colture di granturco bruciate e una vittima domenica a Chivasso; fulmini, raffiche, impianti distrutti lunedì a San Giusto Tromba d'aria a Bollengo, decine di case scoperchiate, panico sul campo di calcio - Difficoltà in Val di Susa Il maltempo che ha Investito il Piemonte ha provocato danni anche nelle campagne e nei paesi a Nord-est di Torino. La zona di Chivasso, 11 basso e medio Canavese fino ad Ivrea sono stati flagellati per due giorni da temporali violenti e da trombe d'aria. C'è stata una vittima, la grandine ha bruciato intere coltivazioni di granturco, il vento ha abbattuto case e piante. Il bilancio è pesante. CHIVASSO — Un agricoltore della frazione Mandria, Luigi Cambursano, 63 anni è morto schiacciato sotto le macerie di un capannone di 300 metri quadri, abbattuto da una tromba d'aria. I danni alle colture ammontano ad alcune centinaia di milioni di lire; il vento ha distrutto vaste coltivazioni di mais, sradicato centinaia di alberi, danneggiato decine di case e di cascine. Il chlvassese è stato flagellato dalla pioggia e dalla grandine per due giorni. Domenica sera il temporale ha assunto dimensioni apocalittiche. Gli abitanti della zona sono stati costretti a chiudersi in casa o a cercare riparo in luoghi più sicuri mentre la grandine si rovesciava sulle campagne distruggendo in pochi minuti la fatica di un anno. E' di domenica la morte del Cambursano proprio mentre, a pochi chilometri di distanza scampava alla morte l'assessore all'agricoltura del comune di Chivasso, Giovenale Cena, abitante in frazione Mosche. Era andato a chiudere le porte della stalla quando una raffica di vento ha demolito l'annesso deposito degli attrezzi agricoli: una costruzione di due piani che gli è crollata sotto gli occhi. La violenza del nubifragio di domenica ha particolarmente interessato una fascia di terreno larga 2 chilometri e lunga 6, fra le frazioni di Boschetto, Mosche e Mandria. Il 70 per cento di raccolto distrutto, nelle campagne verso Mazze si arriva Ano al 100 per cento. Devastate anche le zone adiacenti a Montanaro dove sono stati abbattuti alberi secolari. Sulla statale per Aosta, sono caduti 1 cavi dell'alta tensione e per molte ore la zona è stata al buio. Nel centro dell'abitato di Chivasso si sono avuti momenti di panico per li crollo di camini e cornicioni e la caduta in strada di centinaia di tegole. Numerose le auto danneggiate dalle macerie e dalla grandine. Ha detto l'assessore all'agricoltura Giovanni Cena: « E' successo il finimondo. Domenica sera abbiamo avuto i danni maggiori ma i temporali di lunedì ci hanno dato il colpo di grazia. Nelle campagne tutti i contadini lamentano danni alle colture e agli impianti. Il più fortunato si è visto portare via dal vento il tetto di casa. Non si contano le tettoie scardinate dal pilastri di sostegno ». S. GIUSTO CANAVESE — Il maltempo si è scatenato lunedi sera con vortici d'aria, lampi, fulmini e grandine. Due i temporali nel giro di un'ora, con epicentro fra le regioni Sotto Costa e Berchetto. Un contadino di 76 anni, Giuseppe Fiorìna, ha avuto la casa semidistrutta per il crollo del tetto. Le macerie hanno invaso tutte le stanze e l'uomo si è salvato perché in quel momento era nella stalla. Anche a San Giusto decine di campi a granturco devastati mentre quasi tutte le case più espo- ste alle raffiche hanno subito danni più o meno rilevanti. Un grosso capannone accanto ad un distributore di benzina è crollato distruggendo attrezzature industriali per milioni. La pioggia ha provocato il blocco della circolazione stradale e in alcuni casi il transito delle macchine è stato interrotto per ore a causa della caduta di alberi e di macerie. I vigili del fuoco hanno ricevuto numerose chiamate. Anche la Sip è dovuta Intervenire con i suoi tecnici per riparare le linee telefoniche. IVREA — L'uragano si è scatenato su Bollengo, comune a pochi chilometri di distanza dal capoluogo, lunedì sera. Un vortice è passato sulla fascia esterna del paese, scoperchiando la maggior parte delle case, tranciando alberi e rovinando irreparabilmente 1 raccolti. Ricorda il sindaco. Luigi Ricca: « Alle 19,30, dopo una breve sosta è ripreso a piovere forte. E' stato allora che abbiamo visto la tromba d'aria avanzare verso di noi. Un disastro e per poco non c'è stata anche una strage ». Quando, sinistro e minaccioso, si è levato il vento, un folto gruppo di persone stava assistendo, nonostante la pioggia, ad un incontro di calcio nel campo sportivo, organizzato nell'ambito del festeggiamenti patronali. Continua il sindaco di Bollengo: « Dobbiamo dire di essere stati fortunati. Se il vortice fosse passato sopra il campo fera a meno di 200 metri) chissà cosa sarebbe successo». I maggiori danni 11 hanno subiti le abitazioni di Stefano Stratta, Candido Gaida, Giacomo Ricca, Rocco Giuliano, Pietro Salamano e Nello Cervino mentre in regione San Pietro l'agricoltore Giovanni Ricca ha visto crollare, come fosse di carta, il rustico della sua cascina. In rottami la maggior parte degli attrezzi e macchinari agricoli. SUSA — La Val di Susa è l'unica zona ad Ovest di Torino che lamenta danni per la violenta bufera di vento che si è scatenata ieri notte. In frazione San Giuliano alcuni alberi di alto fusto sono caduti sulla statale del Moncenisio, ostruendo il transito, più a monte le raffiche hanno abbattuto I fili dell'alta tensione. BUSSOLENO — Presso la frazione Foresto, l'acqua di un canale ha invaso la statale per il Moncenlsio e bloccato il sottopassaggio. Sempre sulla strada per il confine una frana è precipitata sulla carreggiata, interrompendo temporaneamente il traffico. Servizio di: Emanuele Monta, Rolando Argenterò, Nicola Carruozzo Due immagini dopo la tromba d'aria nel Canavese: un capannone raso al suolo a Bollengo e una cascina danneggiata gravemente a San Giusto


    LaStampa 09/08/1978

  2. #32
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    «Ho vissuto una notte di terrore» Testimonianza di un nostro giornalista in vacanza in Valle Ossola «Ho vissuto una notte di terrore» A Malesco, uno degli epicentri del nubifragio, la furia delle acque del Melezzo ha provocato angoscia e distruzione "Ho visto case e ponti crollare, auto e roulottes galleggiare" - Donna salvata pochi attimi prima che la casa crollasse NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE MALESCO — Il disastroso nubifragio che ha sconvolto l'Alta Ossola ha avuto uno dei suoi epicentri in Valle Vigezzo nella parte che comprende i comuni di Drugno, Santa Maria Maggiore, Malesco, Re, lungo la statale per la Svizzera e ha coinvolto anche i comuni di Toceno, e Craveggia a mezza costa della montagna che porta alla stazione sciistica della piana di Vigezzo. Tre torrenti: Loana, Melezzo e Isornino e alcuni ruscelli di solito privi di acqua, gonfiati in modo impressionante da 24 ore di pioggia ininterrotta hanno provocato lutti e distruzioni. Proprio a Malesco i tre torrenti si riuniscono in uno solo che prende il nome di Melezzo Orientale che scende verso la Svizzera. Il punto d'unione delle tre acque è la zona dei danni maggiori: due ponti stradali, due ferroviari, quattro passerelle pedonali spazzati via insieme con otto case tra cui una villa e un condominio di otto alloggi. Danneggiati in modo irrimediabile una segheria e un pantalonificio che davano la¬ voro a una trentina di persone: asportata completamente la strada che portava ad un noto locale pubblico che ha perso interamente il parco giochi dei bambini e le due ampie vasche nelle quali si esercitava la pesca sportiva. Ho vissuto come molti villeggianti questa notte di terrore e ne posso dare testimonianza. La tragedia è cominciata con lui temporale scoppiato domenica verso le 21. Sembrava uno dei tanti temporali estivi destinati a portare lo scompiglio tra le brigate di villeggianti che si attardavano attorno ai fuochi delle «grigliate» amichevoli. Invece è andato avanti tutta la notte e lunedì mattina la cascata della Loana noto richiamo turistico di Malesco, cominciava a costituire uno spettacolo degno di nota. La sua acqua era però ancora limpida segno che in montagna la pioggia non aveva cominciato a provocare guai. E' nel pomeriggio che è cominciata a diventare fangosa e a gonfiarsi sempre più come quella del Melezzo. Per tutta la giornata temporali a ripetizione sempre più violenti. Alle 18 manca la luce. Un guaio abbastanza frequente in queste località durante i temporali. Si accendono le candele e le pile e si attende. La luce ritorna se ne va di nuovo torna a riaccendersi e poi scompare definitivamente. Sono circa le 20. Qualcuno tra le migliaia di villeggianti telefona all'Enel e in municipio; gli uomini del- jl'ente elettrico nazionale van- no alla ricerca dei guasti. Poi alle 21,30 l'assessore comunale Giovanni Battista Bergamaschi dà la notizia: «Abbiate pazienza, ci sono cose più gravi: è crollato il ponte sulla strada di Re, sono crollate alcune case». Il sindaco, Albino Barazzetti, è già al ponte con la guardia comunale e alcuni volontari che tentano di sbarrare il passaggio. Li raggiungo. «C'erano molte auto in transito sotto la pioggia, speriamo che nessuna fosse sul ponte al momento del crollo» è il commento sconsolato del sindaco. In quell'istante vediamo sul filo della corrente vorticosa un'auto rovesciata. La segue una roulotte. Poi sempre più frequenti altre roulotte strap-1 paté via dal campeggio Her- mitage di Prestinone. Qui il Melezzo ingrossato dal rio Bondone ha invaso i tetti dopo aver strappato il ponte che porta alla stazione di partenza della funivia per la Piana. Scomparsa anche buona parte della strada. «Mio Dio fa che non ci sia nessuno in quelle roulottes» grida una giovane signora che osserva piangendo lo spaven- a farlo pochi minuti prima che crollasse da un loro vici- toso passaggio. Soltanto ieri mattina abbiamo appreso con sollievo che i campeggiatori erano riusciti a mettersi in salvo dopo aver lottato invano per salvare le loro case su ruote. Così pure nessuna vittima nelle ville e le case che le acque hanno spazzato via senza lasciare la più piccola traccia. Ma molti abitanti hanno perso tutto. Una vecchietta ieri mattina girava per Malesco con un sacchetto di plastica contenente tutto quel che era riuscita a salvare prima di fuggire. Due donne che non volevano assolutamente lasciare la loro casa sono state costrette no, Luciano Gamba, il padrone della segheria. E mentre compiva quest'opera umanitaria, l'acqua gli portava via la sua azienda: migliaia di metri cubi di legname grezzo e lavorato, un camion, un ponte gru, alcune macchine. Il capannone è stato rovinato dalle fondamenta. Ieri mattina davanti alle migliaia di persone che andavano a visitare i luoghi del terrore. Gamba mi diceva: «Qualche anno fa avevo costruito uno sbarramento perché temevo il fiume. Sono stato condannato a pagare 200 mila lire di multa e a fare cinque giorni di prigione. E ad abbattere il riparo. Guardi ora i risultati». Domenico Garbarino



    LaStampa 09/08/1978

  3. #33
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Bimbo scomparsa nel fango mentre fugge con i genitori Macugnaga isolata da dieci frane, riattivata la luce Bimbo scomparsa nel fango mentre fugge con i genitori NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE DOMODOSSOLA — Macugnaga è isolata. Per il momento il cielo è l'unica via per raggiungere il paese. Due elicotteri della Finanza hanno portato pane e tecnici dell'Enel che hanno ripristinato i collegamenti elettrici. E' tornata la luce che mancava da lunedì sera. Macugnaga è tranquilla, il disastro è avvenuto 15 chilometri a valle. Il nubifragio ha sconvolto una fascia di sette chilometri, dove prima c'erano boschi e campi, adesso c'è un mare di desolazione. L'interruzione della strada per Macugnaga inizia in frazione Molino, dove un ponte è stato spazzato via. Militari della divisione «Centauro» stanno lavorando per gettarne uno di fortuna ed entro oggi la statale 549 potrà essere percorribile in quel tratto. Poi il secondo sbarramento, salendo verso Macugnaga, 10 si incontra a Castiglione. La strada è ostruita da una frana di terra e altre nove frane sono disseminate lungo la statale fino in località Ponte Grande. Due scavatrici sono al .lavoro dall'altra sera per rimuovere gli ostacoli (terra, rocce, alberi divelti dalla furia del vento) ma due mezzi meccanici sono pochi di fronte all'entità del disastro. Il maltempo è cominciato lunedì pomeriggio dopo un mattino di pallido sole. Verso le 15, è scesa una pioggerella che è aumentata alle 17 e per due ore ha scatenato 11 finimondo. Tutti i torrenti e i rii sono ingrossati, sono usciti dall'alveo trascinando a valle fango e pietre. I ponticelli sono stati divelti, stradine e sentieri spazzati via. Ponte Grande e Calasca sono stati i due centri maggiormente colpiti dall'alluvione. Una bambina di otto anni è morta annegata, era una milanese in vacanza con i familiari. La casa dove abitava ha cominciato a tremare sotto la spinta del torrente in piena. La piccola è scappata con i genitori, ma appena arrivata in cortile, ha voluto tornare indietro per calzare gli stivali di gomma. Ha fatto qualche passo, la terra le è franata sotto i piedi ed è finita nella piena. La piccola è stata vista scomparire nel fango, riemergere dopo qualche metro, agitare le braccia. Poi è stata risucchiata sotto. Il suo corpo è stata ripescata a valle, in una frazione del comune di Banio. Quasi contemporaneamente a Calasca si stava consumando un'altra tragedia. E' morto un turista di Pisa: Damizio Ballati, 51 anni. Stava pranzando con alcuni amici in un ristorante, quando il locale è stato invaso dall'acqua del torrente Anza che aveva rotto gli argini. L'uomo si è tolto le scarpe, è uscito all'aperto seguito dalla moglie e dagli altri avventori. L'acqua gli arrivava alle ginocchia, a qualche metro da lui c'era una donna anziana che rischiava da un momento all'altro di cadere. Per lei sarebbe stata sicura morte perché la corrente in quel punto era fortissima. Ballati l'ha afferrata sotto le ascelle e spinta su un albero. Stava per aggrapparsi anche lui a un ramo, quando è arrivata un'ondata che lo ha travolto. Il suo cadavere è stato recuperato poco dopo dal brigadiere della Finanza Wolter Malfatto, comandante del soccorso alpino di Macugnaga. Ballati è stato trovato a ridosso di una frana, dove la violenza delle acque lo aveva quasi conficcato nella terra. «L'uomo aveva ancora le scarpe in mano — ha raccontato il brigadiere Malfatto —. Ha salvato una donna, ma lui è stato sfortunato». Dalla frazione Molino a Ponte Grande ci sono sette chilometri. Le frane si sono staccate dalle montagne che sovrastano la statale. In quell'ora c'era molto traffico, diverse automobili sono state bloccate. Un milanese che non ha voluto dire il suo nome per non allarmare la famiglia che è in vacanza, ha raccontato: «Sono rappresentante e stavo scendendo verso Piedimulera. Pioveva come non ho mai visto, il tergicristallo della vettura non riusciva a smaltire l'acqua. Il cielo era buio e avevo le luci accese. Mi ha salvato la prudenza. Viaggiavo tutto spostato sulla sinistra perché dal fianco della montana scendeva acqua e fango. In certi punti dava l'impressione di passare sotto una cascata. Improvvisamente davanti al cofano ho visto schizzare fango e la macchina ha avuto uno scossone. Era caduta una frana a pochi metri. Ho frenato disperatamente e innestato la retromarcia. Ma ho fatto poca strada, perché nel frattempo era caduto altro fango sulla carreggiata e sono rimasto bloccato. Ho trascorso la notte in auto, in preda a viva angoscia. Temevo da un momento all'altro che mi cadesse il monte addosso. Ieri mattina all'alba, appena è spuntata un po' di luce, mi sono avviato a piedi, superando la frana. Nelle mie condizioni c'erano altri automobilisti che come me avevano trascorso la notte all'addiaccio perché bloccati tra due mucchi di terra». Ieri la statale per Macugnaga, nei sette chilometri tra le località Castiglione e Ponte Grande, erano percorribili, ma solo a piedi. Mentre infuriava il temporale, il transito ai mezzi pesanti sulla carreggiata era stato vietato per pura misura precauzionale. Alle 20, era stata vietata la circolazione a tutti i veicoli nei due sensi. Le auto che però sono rimaste intrappolate, erano le ultime passate prima del blocco. Ieri mattina tutta la Valle Anzasca si è svegliata sotto uno splendido sole che ha il¬ luminato uno spettacolo desolante. Centinaia di spalatori stanno lavorando per rimuovere il fango dalle strade, dalle cantine, dalle case. La piena dei torrenti sta scemando e dove è possibile si stanno costruendo ponti con travature in legno e passerelle. Lunedì, mentre a valle pioveva, in montagna, sopra i duemila metri nevicava. «E' stata una fortuna — dicono — perché se anche quella fosse stata pioggia, oggi non esisterebbero più i paesi». In tutta la valle fa freddo, è il vento gelido che scende dal Monte Rosa. Il disagio è maggiormente avvertito dai turisti che alla sera devono imbottirsi di coperte perché rimpianto di riscaldamento negli alberghi e nelle pensioni non funziona per mancanza di energia elettrica. Mentre le squadre stanno portando aiuti agli alluvionati, è giunta 'una angosciosa segnalazione. Tre alpinisti bresciani che domenica mattina si erano incamminati per la traversata del Rosa, non sono mai arrivati a Zermatt. Non si sa che fine abbiano fatto. Sulla montagna c'è bufera a. p.

    LaStampa 09/08/1978

  4. #34
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Valle d'Ossola: dichiarato lo stato di emergenza I sindaci dimissionari perchè non si è fatto nulla Il nuovo disastro provocato dalla mancata realizzazione di opere pubbliche di difesa Valle d'Ossola: dichiarato lo stato di emergenza I sindaci dimissionari perchè non si è fatto nulla "Che cosa vale — hanno sottolineato gli amministratori durante l'incontro con il presidente della Regione Viglione — trovarci qui ad ogni sciagura, se noi tutti siamo ancora in attesa degli aiuti di pronto intervento?" - Numerose zone colpite erano già state investite dall'alluvione del maggio e dell'ottobre dello scorso anno - E' tornato il sole su una vallata devastata DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DOMODOSSOLA — Una drammatica riunione si è svolta ieri a mezzogiorno a Domodossola, presieduta dal presidente della Regione, Viglione, accorso da Torino con funzionari e tecnici. Al termine è stato dichiarato lo stato di emergenza ed è stato nominato un comitato operativo per coordinare le operazioni di soccorso e dipronto inter-e vento. Nella sala del Consiglio si sono via via radunati i sindaci e gli amministratori delle comunità montane di tutte le valli dell'Ossola. Mancavano solo quelli della Valle Vigezzo e della Valle Anzasca, che sono tuttora isolate. A quel tavolo si doveva fare il punto della situazione. La tragica notte in cui in poco più di tre j ore intere frazioni sono state devastate dai torrenti in piena, è stata rievocata da quelli che l'avevano vissuta in prima persona. Il maresciallo De Negri della Forestale, salito alla piana di Malesco l'altra sera al primo allarme, legge i suoi appunti. E' stato un ciclone: dalle 20 alle 22 la grandine è caduta a chicchi enormi. I ponti sono subito crollati e nella zona rimasta senza luce la gente sembrava impazzita, si gettavano dalle finestre, camminava comein trance trascinando i bambini atterriti. Nella conca di Zornasco, una frazione di Malesco, sono stati spazzati via un camping di tende e roulottes e una segheria. Cnetinaia di macchine parcheggiate per le strade sono andate distrutte. Nella piana di Re, il Melezzo ha trasci¬ nato via un capannone agricolo con le bestie. Re è completamente isolata. Druogno è irriconoscibile: un fiume passa attraverso il paese. Il senatore Del Ponte e l'on. Giordano, all'ora del disastro, erano diretti a una riunione ad Anzola in cui si doveva discutere delle misure di difesa per il territorio, che nel giro di tre anni è stato colpito sette volte da violenti nubifragi. Del Ponte ha raccontato: «Mi sono salvato per miracolo. Attraversavo infatti in auto Piedimulera alle 20, al momento della grande ondata di piena, quando la caduta di una frana a monte ha fatto diga e l'acqua del torrente, diventato fiume, >.a divelto tutte le paratie spingendole fino al ■ponte di Piedimulera. Per fortuna il ponte non ha ceduto ma l'Ama, che trascinava quintali di tronchi d'albero e di detriti, si è diviso in due torrenti, uno diretto a Pieve Vergonte e uno a Piedimulera. Alla Rumianca di Pieve Vergonte sono stati asportati duecento metri del canale dì derivazione della centrale idroelettrica. I danni ammontano certo a centinaia di milioni». Giordano scendeva da Toceno in Valle Vigezzo: «Il ciclone mi ha colto a mezza strada. Davanti all'auto si formavano collinette di pietre e di fango strappati dalla montagna. Solo la forza della disperazione ha fatto sì che proseguissi il viaggio fino a Domodossola ». I sindaci che erano presenti alla riunione di Domodossola erano quelli dei comuni meno sconvolti dall'acqua, ma fin da questo primo bilancio i danni appaiono enormi, richiamando alla mente il disastro dei nubifragi dell'autunno scorso. Il sindaco di erodo ha spiegato che nel suo comune è caduta una frana di cinquecento metri per trenta: un torrente ha deviato il corso portando via la strada ed ora passa fra le case. A Varzo (sono sempre i sindaci che riferiscono), per uno smottamento che ha danneggiato l'acquedotto, la frazione San Domenico è senz'acqua. A Piedimulera, Formazza, Bognanco, Villadossola, Pallanzeno, le strade sono distrutte, ricoperte di sabbia, con le tubazioni scoppiate. A Montecrestese, una centrale elettrica è sparita, l'altra è distrutta a metà: danni per due miliardi. A Masera, il ponte ha ceduto travolgedno cinquanta metri di strada. LTsorno ha fatto crollare la parte vecchia degli argini e si sta dirigendo verso il ptese: manca la sabbia per tamponare la falla. Da Macugnaga il sindaco ha fatto pervenire un telegramma: «Mancano l'energia elettrica e il pane». A Baceno sono di nuovo colpote le zone già toccate dalle alluvioni del maggio e dell'ottobre dello scorso anno. Alla Regione e ai politici presenti gli amministratori di questi comuni in balia dei nubifragi hanno amaramente ricordato che non sono ancora andate in porto le pratiche per i danni delle alluvioni dello scorso anno. «A che vale trovarsi qui ad ogni disastro — hanno detto — se noi tutti siamo tuttora in attesa degli aiuti cosiddetti di pronto intervento?». Monti, sindaco di Anzola, che ha il comune per metà allagato, ha rassegnato le dimissioni. Dimissionario è anche Corradini, sindaco di Trontano. «Torno al mio paese a seppellire i tre morti — ha detto con voce rotta dall'emozione —, poi chiudo la carriera di sindaco ». Il presidente della Regione ha autorizzato i sindaci a realizzare subito, solo segnalandole al Genio Civile, le opere di pronto intervento che ritengano necessarie: viabilità per le frazioni isolate, acquedotti, fognature. E' una chiara delibera che già prese nel novembre scorso, ma gli amministratori comunali sono esitanti a impegnarsi temendo di non essere poi coperti. Estremamente complesso appare invece il problema della sistemazione idrogeologica: i piani del bacino vanno avanti, ma le competenze non sono che in parte della Regione. Tuttavia Viglione ha promesso formalmente che farà il possibile per sbloccare subito le pratiche in attesa. «Ma a che vale — ha commentato amaramente l'ingegner Imperiale, purtroppo, di sei mesi in sei mesi le pratiche si accumulano e le vecchie vengono sopraffatte dalle nuove». A conclusione dell'incontro, come abbiamo detto, è stato costituito un comitato di emergenza di cui, con la Regione, fanno parte i rappresentanti della Prefettura, della Provincia di Novara, del Genio Civile, del Magistrato del Po, dell'Ispettorato forestale. Vittoria Sincero Domodossola. Un gruppo di parenti delle vittime dell'alluvione • A destra una donna sotto choc viene portata in braccio da un parente (P. Goletti)


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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Divampano gravi incendi alimentati dallo scirocco In Sicilia, sul Gargano e in Abruzzo Divampano gravi incendi alimentati dallo scirocco PALERMO — Un impetuoso e torrido vento di scirocco ha fatto divampare pericolosi incendi in varie zone della Sicilia. Sui colli di San Rizzo, vicino a Messina, le fiamme hanno distrutto tre dei sei padiglioni dell'ospedale sanatoriale Stefano Puglisi Arezzo, che sorge in una radura in mezzo a un bosco. La situazione per alcune ore è stata allarmante e decine di autoambulanze hanno trasportato una quarantina dei 63 ricoverati in altri ospedali. Per arrestare il fronte del fuoco sono stati impegnati anche i militari della brigata Aosta e i marinai di Marisicilia. In base a un primo bilancio i danni superano i 300 milioni di lire. A breve distanza dall'ospedale sono state trovate carbonizzate un centinaio di pecore. E' stato ormai spento anche l'incendio divampato nella pineta di Erice. Il traffico automobilistico nella zona è rimasto a lungo interrotto perché le fiamme lambivano la sede stradale. Altro incendio si è sviluppato nelle vicinanze del villaggio turistico di Cala 'Mpiso di San Vito Lo Capo, sulla Riviera tirrenica del Trapanese. La maggioranza degli ospiti dell'albergo è stata costretta ad abbandonare in tutta fretta camere e bungalow fino a quando l'incendio non è stato spento. Le fiamme hanno devastato pure boschi e uliveti nei pressi di Trabia, a una quindicina di chilometri da Palermo. Anche nel Foggiano, oltre cinque ettari di pineta e macchia mediterranea, sulle pendici meridionali del promontorio del Gargano, sono stati distrutti dal fuoco. Le fiamme, divampate nei pressi della baia delle Zagare, sono state circoscritte e domate con difficoltà perché la zona è impervia ed isolata. Pure in Abruzzo lo scirocco ha provocato danni alle colture, al patrimonio arboreo, ad edifici e cascinali.


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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Camino: il vento scoperchia 12 case Tutti i raccolti devastati a Pontestura il violento nubifragio ha colpito anche il Gasalese Camino: il vento scoperchia 12 case Tutti i raccolti devastati a Pontestura CAMINO MONFERRATO —Dodici fabbricati fra i quali il municipio e le scuole comunali sono stati scoperchiati dalla bufera di vento che ha' imperversato lunedi sera sul Casalese e che ha avuto il suo epicentro tra il capoluogo di Camino e la frazione di Brusaschetto. Numerosi gli alberi, anche di alto fusto, sradicati'dalla violenza delle.raffiche. Tegole e vetri infranti in notevole quantità. Fortunatàmente' non si lamentarlo danni alle persone. Proseguono intanto gli accertamenti dei danni causati dalla pioggia torrenziale e dalla violenta grandinata abbattutasi domenica sera con particolare gravità a Pontestura; i danni all'agricoltura, secondo quanto rilevato finora sono del cento per cento nella vallata di Pontestura ove sorge il capoluogo ed ammontano rispettivamente al 60 e 50 per cento nelle frazioni di Rocchetta e Quarti. Ne hanno sofferto tutte le colture stagionali e particolarmente'i vigneti, una patte dei quali dovrà, essere estirpata e sostituita ' còti' riuovi piantameli ti. (m. v.)


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  7. #37
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    I danni maggiori ad Arma di Taggia e Ospedaletti II traghetto della Corsica deve rifugiarsi in porto Sanremo: vento a 90 chilometri orari - Ventimiglia: colpito il rione S. Giuseppe I danni maggiori ad Arma di Taggia e Ospedaletti II traghetto della Corsica deve rifugiarsi in porto SANREMO — • Una mareggiata tanto violenta che nep- ■ pure i nostri nonni ricordano», il commento del pescatori ieri mattina al porto di Sanremo. Stavano controllando gli ormeggi e riparando i danni provocati dal mare che nella notte tra lunedi e martedì si è rovesciato paurosamente su tutto il litorale della Riviera del Fiorì, causando disastri calcolati in diverse centinaia di milioni. Per tutta la giornata di lunedi la costa era stata battuta da un forte vento, uno scirocco umido, pesante, che ha raggiunto la velocità massima di 90 km orari. Il mare non sembrava molto ingrossato; durante la notte, però, ha raggiunto forza sei-sette. A Sanremo tutti gli stabilimenti balneari hanno avuto le attrezzature danneggiate: cabine sfasciate, ombrelloni e sdraio letteralmente spazzati via dalla violenza dei marosi. -Abbiamo passato una notte infernale — dicono ai Bagni Azzurri, in via Tre Ponti a Levante della città —. Verso mezzanotte ci siamo accorti che si stava per scatenare il finimondo e abbiamo cercato di mettere al riparo tutto quello che si poteva: il mare comunque s'è preso molto. I danni? Non lo sappiamo ancora con precisione, comunque parecchi milioni». Stessa situazione ai Bagni Mirasole, in via Vittorio Veneto, lungo la passeggiata Imperatrice. -Non c'è rimasto che un briciolo di spiaggia: il resto è tutt'acqua». Momenti di difficoltà anche per il traghetto Corsica Marina che ieri sera verso le 10,30 ha lasciata gli ormeggi di Portosole per raggiungere, come ogni sera, Calvi, in Corsica. La manovra di uscita dal porto è stata lunga: circa una mezz'ora. Le operazioni sono state seguite, fra l'altro, da un centinaio di turisti dalla passeggiata Trento e Trieste. Una volta lasciato il riparo del porto, però, il traghetto si è subito trovato in difficoltà. Il comandante ha quindi deciso di raggiungere Imperia. Trascorsa la notte di lunedi nel capoluogo, la motonave è poi ripartita martedì mattina alle sette. Disastrosa la situazione anche ad Ospedaletti. I danni maggiori sarebbero stati riscontrati allo stabilimentoalbergo Rocce del Capo. Attorno alla piscina esterna c'erano un centinaio di ombrelloni, sdraio, cabine: ieri mattina si vedeva soltanto acqua. Tutto il resto era sparito. Danni per cinque milioni. Stessa sorte hanno subito i bagni della cittadina. -Non si prevedeva una mareggiata cosi forte — ha commentato un vigile urbano — e nessuno ha provveduto a predisporre i rimedi del caso». Il mare si é portato via anche due barelle di pescatori. Distrutte le strutture del Comune sul piazzale a mare, costruite per i festeggiamenti dell'estate. Ad Arma di Taggia ci sono stati i guai maggiori: cento milioni di danni. Parzialmente distrutti i Bagni Idelmery, Costa, Tre Alberi, Patrizia. Le loro spiagge, infatti, non sono protette da frangiflutti, per cui il mare si è sfogato con tutta la sua violenza sul litorale, senza trovare una minima resistenza. A Bordighera i danni maggiori sono stati registrati ai Bagni Iolanda, sul lungomare Argentina. «£' andato tutto distrutto —dichiara la titolare dello stabilimento — cabine, ombrelloni, sdraio. La mareggiata ci costerà oltre 7 milioni». Intanto il tempo nella tarda mattina di ieri si era nuovamente guastato e il vento, anche se con minor potenza, aveva ripreso a soffiare. Questa volta, comunque, sono stati presi alcuni accorgimenti per evitare nuovi disastri nel culmine della stagione. r. p. VENTIMIGIA — La violenta mareggiata che ha imperversato nel pomeriggio e nella notte fra lunedi e martedì ha provocato gravi danni alla spiaggia di Ventimiglia, soprattutto alle attrezzature dei vari stabilimenti balneari locali. Il pili colpito è stato lo stabilimento Margunaira, nel rione marino S. Giuseppe, di proprietà del cinquantacinquenne Guido Taroni. abitante a Ventimiglia. via Carso 10. Il pontile, la metà delle cabine del Margunaira e una barca a vela di proprietà di un cliente sono stati spazzati via dalla violenza dei marosi. I danni ammontano a molti milioni.


    LaStampa 09/08/1978

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    Albissola: motoscafi affondati Varazze: cabine scoperchiate Albissola: motoscafi affondati Varazze: cabine scoperchiate SAVONA — Tre motoscafi affondati ad Albissola, cabine scoperchiate dal forte vento a Varazze, ombrelloni e sedie asdraio finite in mare a Celle, danni alle strutture degli stabili menti balneari a Savona. La mareggiata di ieri, accompagnata da violente folate di scirocco e di libeccio, ha lasciato )1 segno. Spiagge deserte, bandiere rosse sulla battigia, turisti infreddoliti dopo tanti giorni di .calura.. Per i bagnini una giornata di superlavoro ed una notte di veglia per controllare il mare. Albissola è forse uno dei centri più colpiti dalla furia delle onde. Tre motoscafi sono colati a piceo dopo aver rotto gii ormeggi. Erano ancorati davanti alla spiaggia, seno rimasti in balia dei marosi parecchie ore, poi hanno cominciato ad imbarcare acqua e sono afiondati. Uno è stato recuperato davanti ai bagni Lido, un altro è (mito nel gioco delle correnti e trascinato al largo, il terzo si è arenato suMa spiaggia della piscina dopo essersi fracassato sugli scogli. A Varazze notevoli darmi ai bagni S. Caterina, Spotorno e Serra. Il vento ha scoperchiato le cabine, ha sollevato le impalcature e le altre attrezzature. I bagni Eden sono quelli che si sono maggiormente riempiti di sabbia. Situazione d'emergenza anche a Celle ma con danni limitati. Tutti i natanti e le Imbarcazioni sono stati portati in salvo prima del fortunale ed in mare sono finiti soltanto qualche ombrellone e steccati. (p. p. c.) Spotorno. Le cabine ammassate sulla passeggiata


    LaStampa 09/08/1978

  9. #39
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Nella notte una violenta mareggiata "Bagni,, devastati e barche distrutte i La situazione da Varazze al confine - Danni ingenti a Spotorno e nel Finalese Nella notte una violenta mareggiata "Bagni,, devastati e barche distrutte SPOTORNO — La mareggiata che la scorsa notte ha investito la Riviera savonese ha causato gravi danni sul litorale fra Torre del Mare e Finale Ligure. Parecchie imbarcazioni sono affondate o si sono incagliate; alcuni stabilimenti balneari hanno dovuto smantellare in gran fetta le cabine e momenti di panico al Malpasso e alle Arene Candide hanno vissuto i campeg¬ giatori abusivamente attendati sulla spiaggia. A Torre del Mare la furia delle ondate ha strappato dagli ormeggi 28 natanti. C'erano motoscafi, gommoni ed anche uno yacht a vela. Qualcuno si è inabissato nei pressi dell'isolotto di Bergeggi, altri si sono arenati sulla sabbia. Tutti sono rimasti danneggiati piCt o meno seriamente. Ieri mattina alcuni subacquei gratblomsAlb giunti da Savona hanno lavorato a lungo per recuperare alcuni motori fuoribordo finiti in fondo al mare. A Spotorno gli stabilimenti balneari situati davanti al lungomare Kennedy, dove le onde si abbattevano con maggiore intensità, hanno rischiato di essere spazzati via. All'una di notte, bagnini e volontari hanno smontato le cabine e le.hanno ammassate sulla passeggiata assieme a sedie a sdraio", ombrelloni e mosconi». Per l'imprevisto ostacolo, le bancarelle del consueto mercato ambulante del martedì hanno dovuto essere spostate nel centro urbano. L'acqua si è infilata dentro i locali adibiti a bar dei bagni Cerutti e Miramare. facendo saltare gl'impianti elettrici e devastando le attrezzature. Sulla statale Aurelia, a Capo Noli, le fortissime raffiche di vento hanno fatto cadere sassi e terriccio sulle auto in transito ammaccando le carrozzerie. In quel tratto, mentre divampava la bufera, il traffico è rimasto a lungo interrotto per uno scontro in galleria fra due autotreni. Al Malpasso e alle Arene Candide molti campaggiatori sono stati costretti a levare le tende abusive alzate nei giorni scorsi sulla spiaggia nonostante i cartelli di divieto e le diffide da parte delle autorità. La loro è stata una fuga drammatica nel cuore della notte con il buio più assoluto e la sola debole luce delle torce elettriche o delle lanterne. Il mare si era sensibilmente ingrossato già nel pomeriggio (un turista svizzero era annegato a Spotorno e un altro era stato salvato a stento a Finale Ligure davanti ai Bagni Palm Beanh), ma soltanto quando i marosi hanno lambito le tende, i campaggiatori si sono decisi ad andarsene. Qualcuno di loro, anzi, sorpreso nel sonno dalla burrasca, ha fatto in tempo soltanto a mettersi al riparo sulla soprastante via Aurelia. con pochi indumenti e qualche utensile. La statale si è improvvisamente animata per i bivacchi sorti accanto alle auto in sosta. Per parecchie centinaia di persone, fra cui bambini in tenera età, donne in stato interessante e anziani, è stata una notte insonne, trascorsa all'addiaccio con asciugamani accappatoi usati come coperte. La mattina, tornato il sole e, almeno per il momento, placatosi il mare, la grande paura è stata subito dimenticata e parecchi campeggiatori hanno di nuovo ostinatamente preso possesso di una spiaggia ripulita dalla mareggiata. Altri, più prudenti, hanno invece traslocato a monte della statale Aurelia e si sono sistemati fra le rocce dove una volta passavano i binari della linea ferroviaria. Anche alle Arene Bianche molti hanno rinunciato a tornare sull'arenile e si sono accampati su uno spiazzo fra la Caprazoppa e le Cave Ghigliazza. Stefano Delfino Due momenti delia mareggiata a Torre del Mare. A sinistra, un'imbarcazione finita sitila spiaggia; a destra, si cerca di salvare un motoscafo. Molti natanti sono affondati.

    LaStampa 09/08/1978

  10. #40
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    La navigazione s'è interrotta a causa del vento fortissimo La navigazione s'è interrotta a causa del vento fortissimo BAVENO — Violenti temporali, che imperversano da lunedi pomeriggio sul Lago Maggiore, hanno provocato danni gravi alla viabilità e alle comunicazioni, oltre che alla già precaria stagione turistica. A Feriolo, il ponte su barche recentemente costruito in sostituzione di quello crollato nell alluvione dell'autunno scorso è stato spazzato via dalla furia delle acque del Toce. Già verso le 22 il ponte era stato chiuso al traffico dal guardiano, che ne aveva notato la pericolosità. Alle 22,30. poco dopo un so¬ pralluogo di cantonieri dell'Anas e dopo l'affondamento di alcune barche, l'intero ponte è stato travolto dalle acque che ne hanno strappato le funi di ormeggio. Con il ponte è stato interrotto anche il cavo telefonico internazionale che collega la zona alla Svizzera e che era stato appoggiato sulle barche. Non desta ancora preoccupazione la situazione nei campeggi sulla riva del lago in prossimità di Feriolo. Una parte delle tende, però, sono state spostate più a monte, per evitare il pericolo delle acque del lago, il cui livello è aumentato di quasi un metro in poche ore. Anche la navigazione sul lago ha subito interruzioni a causa del forte vento che rendeva alquanto difficili gli attracchi. Le comunicazioni ferroviarie, invece, sono state le uniche a non lamentare interruzioni, anche se alcuni convogli hanno avuto sensibili ritardi ed altri sono stati soppressi. La situazione è ora notevolmente migliorata e lascia pensare ad una ripresa del bel tempo. gl.d.


    LaStampa 09/08/1978

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