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  1. #51
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Forse finite in un torrente 20 auto ferme in un tunnel Forse finite in un torrente20 auto ferme in un tunnel DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DOMODOSSOLA — Continuano ad aumentare i morti nello spaventoso nubifragio che ha sconvolto la Valle d'Ossola. Ieri mattina il parroco di Toceno, don Cleto Barerà ha riferito al vescovo ausiliare di Novara, monsignor Franzi che ha visitato la zona, che nel suo paese ci sono stati quattro vittime: tre donne della famiglia Giorgis (di 42, 72 e 92 anni) che sono rimaste sepolte sotto le macerie della loro casa crollata ed una turista padovana della quale non è stato ancora trovato il corpo. Al centro coordinamento soccorsi di Domodossola, si parla complessivamente di venticinque dispersi di cui cinque a Santa Maria Maggiore Il corpo di un uomo è stato trovato dalla Guardia di Finanza sul greto fangoso del torrente Melozzo, nei pressi di Gagnone. In questa zona, su un fazzoletto erboso a ridosso della collina, c'era un piccolo campeggio. Quattro o cinque tende, non di più. Lunedì notte, una valanga di acqua e fango s'è abbattuta sulle tende, le ha sradicate, travolte. Anche lo spiazzo è sparito, sgretolato dalla furia dell'acqua turbinosa. La maggioranza dei campeggiatori si erano già messi in salvo: spaventati dalla violenza del nubifragio, avevano cercato riparo più in alto, sulla collina. Di due, però, non si avevano notizie. Racconta uno degli scampati: «Erano arrivati da pochi giorni. Avevano piantato una tenda canadese, rossa, proprio al limite dello spiazzo, verso il torrente. Mentre scappavo, l'altra notte, ho dato un'occhiata indietro ed ho visto proprio quella tenda sparire per prima sotto una ondata gigantesca». Ieri pomeriggio le squadre di soccorso della Guardia di Finanza hanno trovato un cadavere. Sepolto nel fango, il corpo martoriato. Irriconoscibile. Si presume che sia uno dei due campeggiatori che mancano all'appello: la violenza della corrente l'aveva denudato, non esistono documenti per identificarlo. Nella zona continuano le ricerche per ritrovare l'altro disperso. Si scava nel fango, si rimuovono tronchi e massi trascinati dalla furia della corrente. Adesso il torrente Melezzo, passata l'ondata di piena, è tornato alla normalità e riesce incredibile pensare che questo modesto corso d'acqua, un torrentello, abbia potuto tasformarsi in poche ore in uno strumento di distruzione e morte. Squadre del soccorso alpino battono palmo a palmo il greto del Melezzo, da Masera fino alla confluenza col fiume Toce, gli elicotteri della Finanza perlustrano la zona volando a bassa quota: da tre giorni stanno cercando un gruppo di autovetture (chi dice 20, chi 25, alcune anche con le roulottes attaccate) che, sorprese dal nubifragio lungo la strada, avrebbero cercato rifugio sotto una galleria non lontana da Masera. Secondo alcune testimonianze, una gigantesca massa d'acqua si è incanalata nel tunnel, trascinando via gli automezzi e tutti gli occupanti. Tra le tante voci, una è particolarmente attendibile. Helen Swess, una turista tedesca dì 54 anni, ricoverata all'ospedale di Domodossola, dice che si era fermata col marito sotto la galleria per ripararsi dalla pioggia torrenziale. Non ricorda se nel tunnel c'erano altre auto oltre la loro, forse una «Volvo» con targa svizzera, ma non è sicura. «All'improvviso — prosegue in uno stentato italiano — una massa enorme d'acqua, fango e detriti è precipitata dall'imboccatura della galleria». La loro macchina è stata sollevata, rovesciata, trascinata via dalla corrente. Le portiere sì sono aperte, la donna è stata sbalzata fuori. Si è ritrovata, con gli abiti laceri, pesta e sanguinante, all'estremità opposta del tunnel: la marea mortale era defluita dalla galleria trascinando l'auto col marito chissà dove. Soltanto ieri mattina è stato recuperato il corpo dell'uomo. Se c'erano altre vetture nella galleria di certo hanno fatto la stessa fine, ma non si riesce a trovarle da nessuna parte. Per questo i soccorritori setacciano il torrente metro per metro, mentre pattuglie della Finanza controllano la zona in cui il Melezzo affluisce nel fiume Toce, che in quel punto raggiunge la profondità di 4-5 metri. E' possibile che 20 autovetture, forse anche più, ed una cinquantina di persone possano sparire in questo modo, senza lasciare tracce? La speranza, il desiderio che all'elenco delle vittime dell'alluvione non debbano aggiungersi altri nomi, lo farebbero escludere. Ma purtroppo la gente di queste vallate sa che di fronte alla furia scatenata della natura la logica diventa spesso inutile. E si continua a cercare, col cuore stretto in una morsa d'angoscia, sussultando ogni volta che dalla massa fangosa sbuca una lamiera contorta, un pezzo di stoffa. Non si trovano testimoni diretti; Guglielmo Polini, un operaio di Malesco, ha raggiunto la galleria il mattino dopo mentre tornava a casa, a piedi, lungo la strada sconvolta. Ha visto la donna tedesca ed un gruppo di turisti svizzeri raggruppati all'uscita del tunnel: «Erano sconvolti, tremavano di freddo e di paura». Gli hanno detto che nella galleria al momento dell'inondazione c'erano molte vetture e che erano scomparse. Gli svizzeri sono andati via e nessuno può controllare il loro racconto. Perciò si continua a cercare in mezzo al fango, sorretti soltanto dalla speranza che quelle persone si siano sbagliate, che non sia vero. Finora sono state trovate soltanto le carcasse ammaccate di due auto, con targa elvetica, rovesciate sul greto del torrente. Forse le vetture degli scampati. Un'altra giornata di sole — ma un vento a volte impetuoso ha sospinto a tarda sera cumuli plumbei di nuvole contro la montagna alimentando nuove paure ed altri allarmi — ha permesso ai soccorritori di raggiungere le località isolate portando medicinali, viveri e rifornimenti di ogni genere. Gli elicotteri hanno continuato a fare la spola: sono stati evacuati molti malati e due persone anziane colpite da infarto. «Ho volato quasi senza sosta dalle 6 del mattino fino a sera — dice il capitano Ginelli del Soccorso aereo di Linate — ma quello che facciamo non basta mai. Il pro¬ blema maggiore è quello dei rifornimenti: le valli sono completamente isolate, non c'è più una strada intatta». Nascono intanto le prime polemiche. Passata la grande paura, la gente si guarda intorno e aumenta la rabbia perché queste tragedie qui si ripetono ormai da decenni. E non sono mai stati presi provvedimenti per evitarle. La prima grave alluvione risale al '68: una decina di morti, case, strade, ponti distrutti. Da allora è sempre andato peggiorando, da qualche tempo anche l'alta valle, che prima era sempre stata risparmiata, è al centro dei disastri. Dopo ogni sciagura le autorità sono accorse in massa, hanno fatto promesse, garantito ogni sorta di aiuti. Battendo alla grancassa della solidarietà popolare hanno raccolto fondi e soccorsi. Se sono stati usati, sono stati male impiegati. Si è sempre provveduto a fare dei rappezzi, a ricostruire i ponti dov'erano, senza preoccuparsi di sistemare gli argini, pulire i letti dei torrenti che decenni di incuria hanno alzato di un metro o due. Così i ponti appena inaugurati con pomposi discorsi, crollavano alla prima inondazione. Come la strada che da Domodossola porta alla Val Vigezzo, pochi chilometri dopo il capoluogo. Travolta dalla piena dell'ottobre scorso, era stata ricostruita per un certo tratto. Più bella, più larga. Ma il torrente Melezzo è rimasto tale e quale. E così l'altra notte le acque impetuose si sono portate via la nuova strada. Francesco Fornai-i



    LaStampa 10/08/1978

  2. #52
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    In Valsesia rimuovono il fiume di fango e gridano di rabbia per le cose non fatte Grave la situazione dopo la pioggia; proteste contro le amministrazioni In Valsesia rimuovono il fiume di fango e gridano di rabbia per le cose non fatte BORGOSESIA — A distanza di 48 ore si sta tracciando un primo bilancio dei danni del nubifragio abbattutosi sulla Valsesia lunedi sera. Ancora ieri pomeriggio una ridda di notizie provenienti da tutta la valle si accavallavano al «centro raccolta-dati», istituito presso la comunità montana di Varallo. La situazione di ora in ora si presenta »« tutta la sua gravità: nei vari centri alpini per tutta la giornata valligiani, squadre di soccorso, volontari, villeggianti, hanno lavorato senza tregua per cancellare i segno di un 'alluvione che pur nella sua brevità si è rivelata di inaudita violenza. Sono infatti bastate tre ore di pioggia battente per ingrossare paurosamente i corsi d'acqua valsesiani che usciti dai loro greti hanno invaso case, fabbricìie, camping, stalle laboratori artigianali portando via tutto quanto hanno trovato sul loro cammino. Alle 17 di ieri pomeriggio ancora 40 persone risultavano isolate nella frazione Voi di Cravagliana per il crollo dell'unico ponte che univa il piccolo centro alla provinciale per Fobello. Anche l'abitato di Pie di Fagiolo che attualmente conta una trentina di resi- denti non è raggiungibile per una frana che blocca la carreggiata poco oltre il comune di Rima San Giuseppe. Fortunatamente si sono rivelate infondate le allarmanti voci cìie davano dispersi due turisti francesi nel camping «Valsesia» in regione Balangera quasi interamente spazzato via dalle furie delle acque. In Val Piccola i paesi di Rimella, Fobello e Cervatto, sono raggiungibili soltanto telefonicamente per una voragine che si è aperta ad un chilometro circa dall'ingresso dì Fobello. A Cervatto l'albergo «Là Montanina» è stato parzialmente lesionato dalla caduta di materiale franoso. La situazione è ancora più tragica a Fervento, una frazione di Rimasco dove 13 persone hanno dovuto evacuare le loro abitazioni perché pericolanti. Cinquemila turisti sono tuttavia ancora isolati nei centri di Mollia, Riva Valdobbia e Alagna per un'enorme caduta di massi (la frana ha interessato un fronte di circa 200 metri) nei pressi del ponte di Quare. Anche la circonvallazione di Riva Valdobbia è inagibile come pure la strada di «Sponda destra» causa l'adagiamento' del ponte dì Crevola I valligiani sono profondamente amareggiati dal ripetersi di tali eventi che in parte potrebbero essere evitati. Dallo scorso ottobre gli amministratori locali hanno ripetutamente fatto presente i gravi pericoli che l'intera zona correva se non venivano presi immediati provvedimenti. Dicono alla Comunità montana e al comprensorio di Borgosesia: «Abbiamo indetto diversi incontri talvolta di ferma protesta, abbiamo invitato gli organi competenti ad intervenire con le prime opere di salvaguardia dopo le piene dello scorso inverno che avevano già duramente colpito la Valsesia. Alle parole sono mancati i fatti: tante promesse ma all'atto pratico i lavori non sono mai cominciati». r. e. Borgosesia: gente al lavoro per riparare i gravi danni provocati dall'alluvione


    LaStampa 10/08/1978

  3. #53
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Tempo: buono per Ferragosto Tempo: buono per Ferragosto La temperatura scende, ma il sole dovrebbe splendere per tutto il weekend Come sarà il tempo per Ferragosto? I meteorologi prevedono che sarà bello. L'Italia è interessata da un campo di alte pressioni in ulteriore aumento. Un moderato afflusso di aria fredda in quota manterrà su tutte le regioni condizioni favorevoli alternate a fenomeni di instabilità con qualche temporale locale. Ovunque poco nuvoloso. Durante le ore più calde si avrà attività di nubi cumuliformi sulle zone interne e sul versante meridionale adriatico ove sarà possibile qualche residuo fenomeno temporalesco. TEMPERATURA: sema notevoli variazioni al Nord ed al Centro; in lieve diminuzione al Sud. VENTI: deboli intorno Nord con rinforzi sulle regioni meridionali MARI: generalmente pòco mossi salvo il canale di Sicilia, lo Ionio e l'Adriatico meridionale localmente mossi Questi i dati ufficiali Almeno per Ferragosto nessuno sarà turbato dalla profezia degli scienziati che ritengono relativamente non remoto l'approssimarsi dell'era glaciale.


    StampaSera 12/08/1978

  4. #54
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Avremo il sole a Ferragosto poi ritorneranno i temporali Avremo il sole a Ferragosto poi ritorneranno i temporali L'annunciata ondata di freddo che costituì il tema dominante della nostra ultima nota, apparsa su questo giornale il 6 agosto è giunta puntuale ma anche più intensa del previsto ed è stata di maggiore durata. Le Valli del Piemonte e della Lombardia che a raggiera salgono dalla pianura verso la cerchia alpina, hanno risentito in modo particolare delle intense piogge e dei temporali. In Val d'Ossola purtroppo ci sono state vittime e danni ingenti alle cose per le conseguenze del maltempo su un ambiente già duramente compromesso da precedenti alluvioni. E' giusto chiedersi se il peggio sia passato o se non ci siano in vista nuovi guasti. Ad occhio e croce saremmo tentati di rassicurare quanti si pongono domande del genere. E ciò per il fatto che qualsiasi altra irruzione di aria fredda dal Nord Europa, ma soprattutto dal Nord Atlantico, dove l'insidia maggiore risiede nel forte contenuto di vapore dell'aria, non troverebbe più in Italia un suolo così caldo, com'era durante la prima settimana di agosto di quest'anno. Molto spesso i forti contrasti termici contribuiscono alla maggiore violenza dei fenomeni atmosferici che accompagnano le perturbazioni. Sin da ieri però qualcosa è cambiato e l'afflusso di aria fredda dalle latitudini settentrionali dell'Europa si attenuerà ulteriormente nei prossimi due giorni. Nel cielo ormai si sono diradate le nuvole e da ieri splende il sole su quasi tutta l'Italia. Le carte meteorologiche mostrano una temporanea ripresa del tempo buono. La nuvolosità che, tuttavia tra oggi e domani potrebbe manifestarsi sulle Regioni settentrionali e sulle zone interne dell'Italia centrale, non deve destare motivi di preoccupazione. Il Ferragosto trascorrerà con tempo bello, ma una nuova perturbazione potrebbe presentarsi fra i giorni 17 e 18. Non possiamo sottovalutare la singolare circostanza che vede i due gruppi distinti di lavoro del Servizio meteorologico dell'Aeronautica, esperti l'uno nel settore delle previsioni a lunga scadenza e l'altro in quello delle previsioni matematiche a breve e medio termine, concordi, sia pure attraverso diversi metodi di studio, nel fissare proprio nei giorni 17 e 18 la data d'inizio di un probabile peggioramento del tempo sull'Italia. Un peggioramento che potrebbe anche mettere a repentaglio la durata del grande ciclo estivo, collocato dalla climatologia statistica fra il primo e il 20 agosto. Da alcuni anni, e tutti se ne sono resi conto, le stagioni seguono un corso piuttosto particolare, un po' anomalo, con una spiccata tendenza a variabile perturbato. Nell'ultimo decennio, ad esempio, i mesi di agosto più compromessi dal maltempo, sono stati quelli del '68, '69, '72, '75, '76, '77, ben sei su dieci. Un altro aspetto singolare è che la prima decade di settembre talora risente in modo particolare del tempo che ha fatto nell'ultima decade di agosto. Andrea Baroni



    LaStampa 13/08/1978

  5. #55
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Ferragosto con il sole e poi torna la pioggia Dall'Atlantico arriverà aria fredda Ferragosto con il sole e poi torna la pioggia Scarso ottimismo nelle previsioni del meteorologo della televisione Il Ferragosto dovrebbe essere caratterizzato dal sole e da giornate calde. Poi, progressivamente, dobbiamo attenderci un nuovo peggioramento. Anche questa volta, come è accaduto per la recente alluvione della Val d'Ossola, si tratta di una perturbazione atlantica, in fase di formazione e decisa ad investire la parte più meridionale del continente europeo. Non si prevedono, almeno per ora, fenomeni di particolare intensità come quelli che hanno accompagnato la precedente perturbazione e questo perché il raffreddamento già manifestatosi sull'Italia e sui mari prospicienti attutisce quei contrasti termici ai quali ci siamo già riferiti. Non possiamo però trascurare che si tratterà di una seconda ondata fredda d'agosto e che in annate passate è riuscita a determinare la chiusura definitiva del gran caldo estivo. Con questo non intendiamo dire che sia giunto l'autunno; prosegue blandamente un'estate anche se un po' smunta, sotto certi aspetti gradita per una sua mitezza di caratteri. Qualcuno potrebbe obiettare che una volta l'estate era d'altro genere: vigorosa, aggressiva, caldissima; siamo pronti a dargliene atto, ma occorre riferirci a prima degli Anni Cinquanta. In questi ultimi trent'anni, infatti, ci sono stati de! mesi di agosto stupendi, ma si contano sulle dita di una sola mano. Tanto per fare un esempio, l'agosto del 1968 riportò sui Nord Italia temperature autunnali e il maltempo continuò nelle prime due decadi di settembre. Nel 1969 ci fu un peggioramento proprio a Ferragosto e, mentre al Nord si registravano 15 gradi di temperatura, al Sud Italia 35, ben presto la situazione divenne autunnale e il tempo cattivo durò in pratica fino al 20 settembre. E l'agosto del 1971 fu invece caldo, un caldo da incendi; quello del 72 assai freddo. L'agosto del 75, quello del 76 e quel- 1dsc 10 del 77 furono anch'essi freddi e piovosi, con temperature inferiori alla norma e piogge superiori alla media stagionale. Questi dati costituiscono una testimonianza di un passato ancora recente che tuttavia palesa quella tendenza ad una fase fredda del clima terrestre, nella quale credono autorevoli studiosi, climatologi di larga fama e gente più modesta che s'interessa di questi problemi nello svolgimento della propria professione. Tornando al maltempo nell'Ossola, l'ondata di freddo manifestatasi la scorsa settimana fu regolarmente prevista con 72 ore di anticipo sul suo verificarsi. Sin dal giorno 5 agosto aria fredda atlantica, carica di vapor d'acqua si spingeva verso 11 bacino del Mediterraneo, proprio mentre sull'Italia era in atto un caldo estivo eccezionale, con temperature, in moltissime località, superiori alla media stagionale. Dopo due giorni dall'irruzione fredda, la vasta depressione che ebbe origine sull'Italia si portò sull'Europa nord orientale, mentre dalle isole Azzorre un cuneo di alta pressione si estendeva verso il Mare di Norvegia. Due centri di azione di fase opposta si trovarono così in condizioni di concorrere ad un afflusso freddo lungo una direttrice che dal Mare di Norvegia si portava sul Mediterraneo centrale. Entrambi i centri di azione convogliarono aria fredda con correnti talora anticicloniche, tal altra cicloniche, a seconda del temporaneo predominio dell'uno o dell'altro di questi due centri. In un caso l'aria che sopraggiungeva era fresca ma non accompagnata da nuvole, nell'altro l'aria fredda e umida dava luogo a grossi annuvolamenti, a piogge e a temporali. Da questa notte (la notte dal 13 al 14) è cessato l'afflusso freddo e il tempo si avvia ad un ristabilimento generale. Andrea Baroni



    StampaSera 14/08/1978

  6. #56
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Beh le estati anni 70 sono famose per essere piuttosto fresche e piovose anche nel Mediterraneo.
    Proprio la norma non erano neanche quelle
    No...temporali si

  7. #57
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    La Val Vigezzo più colpita di tutte non s'arrende, aiutiamola a vivere La gente dell'Ossola, dopo il disastro, è tutta al lavoro per ritrovare la possibilità di sopravvivere La Val Vigezzo più colpita di tutte non s'arrende, aiutiamola a vivere E' appena agli inizi la «grande paura»: quando anche gli ultimi villeggianti se ne saranno andati per la zona comincerà ferrovia «Vigezzina» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DOMODOSSOLA - D discorso sull'Ossola oggi è: che cosa si può fare per aiutare una popolazione che. messa in ginocchio da un disastro tanto enorme quanto imprevedibile (una eccezionale caduta di pioggia: 220 millimetri in sole tre ore) è tutta al lavoro per restituire possibilità di sopravvivenza alla valle? Chi non ha visto 1 luoghi devastati dall'acqua non può rendersi conto della realtà che appare invece inesorabile a quelli che vivono tra queste montagne infide. Se per le valli Anzasca e Antrona. rimosse le frane e gettati i ponti provvisori, si può dire che il nubifragio fa già parte del passato, per la Valle Vigezzo, la più colpita, sconvolta e sfigurata dalla piena del torrente Melezzo, la «grande paura» è appena agli inizi. Quando i villeggianti che sono rimasti nonostante l'uragano se ne saranno andati, per la valle comincerà il vero isolamento: la prospettiva di dover rinunciare al turismo autunnale e soprattutto alto stagione d'inverno perché le comunicazioni sono interrotte e non c'è speranza di ripristino se non per la prossima estate. Una condanna a morte. «Se non riusciremo a ristabilire un serviaio di trasporti efficiente — spiega Albino Barazzetti, presidente della Comunità vigezzina —non abbiamo possibilità di sopravvivenza. Dovremo andarcene tutti e abbandonare la nostra valle, la luminosa "valle dei pittori"». Nonostante l'intervento tempestivo e massiccio della Regione Piemonte che si è in pratica trasferita a Domodossola con tutti i suoi tecnici e, assieme alla prefettura, alla Provincia, al magistrato del Po, al Genio militare, alla (Guardia di Finanza e ai cara- binierl, ai reparti di polizia, ha già avviato una vastissima opera di ripristino per una prima spesa di dodici miliardi e mezzo, la vita della valle è legata a un filo: le rotaie della «Vigezzina», la piccola ferrovia a scartamento ridotto di cui in passato si è persino messa in dubbio l'utilità e che invece, se pure mutilata e ridotta a soli sedici chilometri di percorso, rappresenta oggi l'unica comunicazione efficiente con Domodossola. n trenino si arresta bruscamente a Orcesco dove è caduto il ponte ferroviario: poi si, trasborda per Malesco. DI qui è possibile scendere in Valle Cannobina o, con un guado provvisorio, inserirsi nella strada delle CentovalU che, passando per Re, scende a Locamo. Un lungo giro che non consente speranza di un rapido ritorno alla normalità. Nel quadro per cosi dire tecnico, si inseriscono i drammi del singoli: le famiglie distrutte o rimaste prive di sostegno, i senzatetto, gli artigiani che hanno dovuto sospendere ogni attività, i pastori bloccati negli alpeggi per il franamento dei sentieri, gli studenti delle medie che non hanno più i mezzi di trasporto per raggiungere la scuola di Santa Maria Maggiore in quanto il Melezzo ha spazzato via lo scuolabus. Eppure più che mai la «Valle dei pittori» appare viva e decisa a non arrendersi: le grosse escavatrici arrivate quasi per sfida dalla stretta strada della Valle Cannobina, i militari portati per via aerea i vigili del fuoco che rimuovono detriti e scandagliano le acque, gli elicotteri della Finanza e dei carabinieri che vanno e vengono ininterrottamente portando viveri e aiuti si mescolano alla gente del luogo per cancellare al più presto le immagini di desolazione. Se la «Vigezzina» è già in corsa è perché tutti e cinquanta i suoi ferrovieri e i suoi dirigenti si sono adoperati con zappa e badili al ripristino delle rotaie. Ecco perché aiutare l'Ossola oggi è un impegno comune a cui nessuno può sottrarsi. Come sempre i lettori de La Stampa e di Stampa Sera si sono fatti avanti per primi : da ogni parte del Piemonte ci giungono segnalazioni di contributi in arrivo. Interpretando lo spirito generoso di chi ce li affida, a volte anche con sacrificio, impiegheremo questi fondi in una serie di interventi calibrati per dare un contributo concreto al rilancio di una terra coraggiosa. I danni sono enormi: cento miliardi e le conseguenze del disastro, come abbiamo detto, si faranno sentire sempre più gravi con il passare, dei giorni e l'avvicinarsi dell'inverno. C'è pericolo di un esodo in massa degli abitanti della Valle Vigezzo e di una regressione economica irreversibile con la dispersione del patrimonio turistico. Siamo convìnti che l'inten¬ zione dei nostri lettori è non solo dare denaro, ma soprattutto «ridare cose». Ecco perché, affiancandoci alla Regione Piemonte e aderendo alle richieste delle comunità montane, stiamo studiando un piano di interventi che valgano a far sentire alle genti dell'Ossola una presenza e una solidarietà che si estenderanno nel tempo. Vittoria Sincero I Il ponte Baiiey gettato dai militari della «Centauro» sulla statale di Macugnaga. A destra: i rappresentanti della Comunità espongono al presidente della Regione le richieste d'intervento


    LaStampa 15/08/1978

  8. #58
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    E' stato il temporale più lungo e furioso deiTestate. Fulmini e tuoni hanno spaccato il cielo di Torino. La gente s'è svegliata di soprassaltoverso runa e fino all'alba non è riuscita a prendere sonno per i paurosi boatti. Le strade, anche in centro, sono rimaste a lungo allagate. I tombini e gli scarichi, intasati, non hanno sopportato l'invaso.


    StampaSera 24/08/1978

  9. #59
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Con questo concludo la carrellata di articoli dell'estate 1978, spero che sia stato di vostro interesse.

    Un po' di fresco dal Polo, ma il bel tempo continuerà Sporadici temporali non incrinano la fisionomia dell'estate Un po' di fresco dal Polo, ma il bel tempo continuerà ROMA — Prosegue il bel tempo e non valgono gli sporadici temporali ad attutirne la fisionomia estiva. Fa caldo e la forte umidità presente negli strati bassi dell'atmosfera contribuisce in modo sensibile all'afa. Unico refrigerio sono le brezze, di mare e di terra, di valle e di monte, ma non sono molti a goderne i benefici. Tanta costanza di comportamento non si manifestò neppure nello scorso luglio. Per ritrovare un agosto come l'attuale, senza andare troppo indietro agli anni, basta fermarsi al 1975 e al 1974: in entrambe quelle annate l'agosto si distinse per il tempo bello, anticiclonico e con temperature decisamente superiori alla norma. A voler fare i pignoli, dobbiamo osservare che quest'anno in agosto l'anticiclone subtropicale si è insediato e consolidato proprio sul Mediterraneo e ne hanno .beneficiato tutti i Paesi che vi s'affacciano dalla Spagna all'Italia, dalla Grecia alle Isole dell'Egeo, e in Africa dall'Atlantico alla Tripolitania, dalla Cirenaica al litorale egiziano. Agosto, insomma, non si è prestato a concessioni verso quel vortice polare che nellu scorsa primavera non ci risparmiò. Non è retorica la nostra, ma un modo di presentare certi aspetti di climatologia in una forma che ci auguriamo risulti semplice e gradita ai nostri lettori. Ci sembra, infatti, che il pubblico si sia ormai reso conto che una previsione del tempo è in ultima analisi una semplice dichiarata probabilità del verificarsi di certi eventi atmosferici, e che le intermittenze si limitano per lo più al « momento » del verificarsi dell'evento stesso e non già alla valutazione della situazione meteorologica prevista nel suo insieme. Ci sembra di capire, ma potremmo anche sbagliarci, che il pubblico si sia fatto consapevole, un po' alla volta, delle difficoltà che si incontrano nello studio degli eventi meteorologici, abbia cioè compreso che l'atmosfera è un sistema complesso, regolato da moltissime forze interagenti tra loro e che poco si presta a classificazioni e a catalogazioni che valgono a fini previsionistici. Se così non fosse, infatti, di classificazioni di tipo di tempo ne sono state fatte tante che a quest'ora il problema della previsione, specialmente di quella a inedia e a lunga scadenze!, sarebbe stato già risolto. Non a caso richiamiamo sempre l'attenzione del lettore sull'importanza del moto atmosferico alle quote superiori che per quanto difficili da seguire costituiscono l'unica via destinata alla risoluzione scientifica del problema della previsione del tempo. Il materiale cartografico di questo genere nella sezione odierna mostra chiari segli! di una nuova evoluzione che ha preso consistenza sin da ieri e che tende a svilupparsi ulteriormente nel giro dei prossimi quattro o cinque giorni: alle quote medio-alte della troposfera, diciamo pure tra cinquemila e novemila metri d'altitudine, si profila un'azione del vortice polare che, convogliando freddo dall'Artide verso i Balcani, influenzerà, sia pure marginalmente, la nostra penisola. Le correnti cicloniche, fresche e umide, interesseranno principalmente le regioni nordorientali e dell'alto e medio versante adriatico dove per qualche giorni vi saranno ancora annuvolamenti, temporali e raffiche di vento. Il mare sarà mosso o molto mosso con moto ondoso in aumento. La temperatura subirà su tutta la penisola una graduale diminuzione, più sensibile però sulle regioni adriatiche e su quelle nord-orientali. Il fine agosto si delinea perciò più fresco, con un tempo un po' più variabile e soltanto temporaneamente perturbato. Andrea Baroni



    LaStampa 27/08/1978

  10. #60
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Sì,una delle estati più fresche del dopoguerra e soprattutto una delle più perturbate.Solo agosto fu relativamente più stabile ma solo al sud.

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