Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    Brezza tesa
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    Predefinito Dopo la Grecia, Lecce: meteocronaca di un viaggio.


    Luglio 2001.
    E' l'alba, a Mirto.
    Il canto degli uccellini sulla palma di fronte casa mia si confonde col rumore delle motoapi di chi si sveglia presto per lavorare. Da dietro le montagne spunta il primo sole, anche se l'aria è ancora frizzante, pur essendo estate piena.
    Le case del mio paese iniziano pian piano a delinearsi, appena illuminate. Le bianche pareti delle casette iniziano a prender forma.
    Le Eolie, dapprime delineate dalle ultime lucine di Alicudi e Filicudi, ora appaiono con una nitidezza da mozzare il fiato.
    Tocco una sedia del mio giardino inzuppata dell'umido della notte. Sento l'odore delle piante del giardino, mentre, con gli occhi che Pino Daniele in una sua canzone definirebbe "astritt' e chin'e suonn'", socchiusi e pieni di sonno, assaporo il solito caffè. E' destino che per i viaggi importanti debba partire-o arrivare-sempre all'alba.
    E' un paese di confine, questo, per questo mi piace così tanto. Qui non sai se sei in collina o in montagna. L'abete enorme all'inizio del paese ti fa pensare a scorci montani, le palme, gli ulivi, i fichidindia e il mar Tirreno davanti ti inducono a tutt'altri pensieri. Neanche il dialetto è ben definito: termini palermitani, messinesi e catanesi si mescolano, dando vita a una koinè singolare. La patrona del paese è Santa Tecla, e c'è una Chiesa di Sant'Alfio, Santi venerati nel catanese.
    "Cu cu' stà jèn, chi tò amisc?", dice un padre a un figlio diciassettenne-la mia età, quindi-svegliatosi troppo presto. "Con chi vai in giro, coi tuoi amici?" Come a dire: stai attento.
    Dopo la gita in Grecia sono diventato oltremodo insofferente a richiami genitoriali di questo tipo, ma ho deciso ugualmente di seguirli, destinazione Lecce. Quando si tratta del Salento, non posso resistere a ogni minima possibilità di rivedere luoghi che qualche anno fa mi hanno stregato.
    Stiamo per partire. Le campane della Chiesa di Sant'Alfio, il cui orologio è stato progettato da un mio prozio, un artigiano eccentrico che realizzò diversi orologi in Sicilia, compreso uno a Taormina, rintocca le sette e mezza. Come farei senza quest'orologio, penso. E' un simbolo di famiglia(una famiglia ricca di poeti, musicisti e pittori magari misconosciuti ma che comunque mi rendono orgoglioso di loro), e soprattutto è un piacevole compagno nelle notti insonni passate a leggere o a guardare il soffitto. Ogni quarto d'ora dà traccia di sè, e coi suoi rintocchi metallici mi accompagna nell'incedere della notte, assieme al gufo che, appollaiato sulla palma, dà bella mostra di sè.
    Con la siracusana ci siamo lasciati, appena lasciati di comune accordo. E' stato l'ultimo, fondamentalmente piacevole lascito della gita in Grecia. I motivi per cui ci si lascia a questa età sono futili, e adesso, dopo pochi giorni dalla fine della storia, non ricordo nemmeno quali siano. Ricordo solo una delle sue ultime frasi: "Ma che ci stai a fare su un pizzo di montagna?". Per me è già stata una motivazione sufficiente per troncare il tutto.
    -----------------------------------
    Saliamo in macchina, e pian piano ci lasciamo alle spalle Mirto, in cui sto già da fine Giugno. Fino al '98 ci venivo anche per fuggire dal caldo di Messina, adesso mi sembra sia quasi la stessa cosa.
    Ogni stazione radio trasmette "Candela", di Noelia, un motivetto sudamericano molto accattivante. Dopo la gita sono meno snob, e non me la tiro più di tanto facendo quello che ascolta "il giàs": la musichetta mi piace, la canticchio, e poi ci sta, in questo viaggio verso il Salento.
    -----------------------------------
    Dopo qualche giorno passato a Santa Maria al Bagno, località del Salento affacciata sullo Jonio, siamo finalmente a Lecce.
    Il sole fra non molto tramonterà, ma fa caldo. Sotto sotto, mentre l'auto si avvicina a Lecce, spero di rimanere deluso e di avere solo idealizzato questa città.
    Invece no, Lecce è bella come sempre. Si scende dall'auto, e percorriamo le vie del centro. Gli splendidi palazzi barocchi, la sera, fanno ancora più effetto. Le vie, strette e lunghe, sono percorse dal vociare di ragazzi di ogni età. Le luci non fanno altro che esaltare l'atmosfera di festa.
    Qualche turista si fa strada la folla, in una città più viva che mai.
    Dai bar proviene un invitante odore di caffè, mentre tra le mani, un pò sgualcita, ho una cartina turista che so già che non userò mai, perchè la strada per piazza Sant'Oronzo, il cuore della città, la conosco bene.
    Mastico una chewing-gum per non farmi venir fame, voglio gustarmi un bel gelato a fine serata, vicino al Duomo c'è una gelateria ottima.
    --------------------------------
    Il Duomo....eccolo. Imponente, maestoso, col suo campanile in cui, mi hanno spiegato, nelle belle giornate si vede l'Albania. E il pensiero corre subito a quell'Oriente dove mesi fa ho vissuto tanti bei momenti.
    Arrivo a Piazza Sant'Oronzo. Il cuore di Lecce è come lo ricordavo, mi sembra una piazza davvero magnifica. C'è un concerto pianoforte e voce di Alex Baroni. Lo seguo per un pò, mi piace molto, e solo molti anni dopo lo avrei riscoperto, tre anni dopo la sua tragica fine. Mi pentirò di non aver seguito quel concerto fino in fondo.
    Passo dalla via dove ammiro la Chiesa di Santa Croce, che visiterò nuovamente l'indomani, rapito da tanta maestosità.

    Dopo piazza Sant'Oronzo c'è una via piena di bandiere del Lecce, giallorosse come le nostre, e di venitori ambulanti. Tornati indietro, gusto il mio gelato al limone, e torno in albergo.
    -----------------------------
    L'indomani Lecce è battuta da un sole caldo. In giro per strada vedo volti bagnati dal sudore, gente affaticata che si rifugia nei bar, zanzare che ronano indisturbate.
    Visito nuovamente Santa Croce, il cui barocco è talmente bianco, splendente, ricco di decorazioni da sembrare finto.
    Percorro vie assolate, dove fai un tuffo nel tempo. Di tanto in tanto appare qualche nuvola, apparentemente benefica. Ripasso dal Duomo.

    Mi immergo nella parlata locale, del tutto simile alla nostra tant'è che capisco molti termini.
    La gente è affabile, nei negozi come nei ristoranti. Si parte per Gallipoli.
    -------------------------------
    Gallipoli mi ricorda Cefalù. La visito al tramonto, e di sera risalta nella policromia dei colori. L'odore del mare è intenso, quasi fastidioso, c'è un'atmosfera malinconica che non saprei descrivere. La Grecia mi riappare, non so perchè. Igoumenitsa, Kalambaka, il Partenone, i primi approcci, le prime bevute, il primo viaggio solo. "Che ci faccio qui coi miei?", mi chiedo, mentre mia madre mi ricorda che domani si torna a casa.
    ------------------------------
    L'auto, dopo ore e ore di viaggio, arriva a Mirto.
    Sono tutti in strada. Bambini, adulti, vecchiette che parlano tra di loro.

    -----------------------------
    Sta calando la sera, fa caldo. Un caldo strano, che ho iniziato a sentire dal '98. Quando ero piccolo non c'era un caldo del genere, se non con lo scirocco che infuocava la valle, secco, asciutto, sferzante.
    Salgo in terrazzo, e da lì ammiro i profili dei Nebrodi, i loro declivi, le sommità tondeggianti dei pendii, la valle stretta e il sole che si tuffa dietro Alicudi. L'aria è umida, calda. Sembra di soffocare.
    Ripenso a Lecce, al Salento: che terra meravigliosa.
    Chiudo gli occhi e ripenso a quando ero in giro per Lecce, a quando mi tuffavo nello Jonio, mentre il sole è già tramontato sulle Eolie, e il cielo inizia a dipingersi di stelle.

  2. #2
    Silentsnow
    Ospite

    Predefinito Re: Dopo la Grecia, Lecce: meteocronaca di un viaggio.

    Citazione Originariamente Scritto da Nino Gatto Visualizza Messaggio

    Luglio 2001.
    E' l'alba, a Mirto.
    Il canto degli uccellini sulla palma di fronte casa mia si confonde col rumore delle motoapi di chi si sveglia presto per lavorare. Da dietro le montagne spunta il primo sole, anche se l'aria è ancora frizzante, pur essendo estate piena.
    Le case del mio paese iniziano pian piano a delinearsi, appena illuminate. Le bianche pareti delle casette iniziano a prender forma.
    Le Eolie, dapprime delineate dalle ultime lucine di Alicudi e Filicudi, ora appaiono con una nitidezza da mozzare il fiato.
    Tocco una sedia del mio giardino inzuppata dell'umido della notte. Sento l'odore delle piante del giardino, mentre, con gli occhi che Pino Daniele in una sua canzone definirebbe "astritt' e chin'e suonn'", socchiusi e pieni di sonno, assaporo il solito caffè. E' destino che per i viaggi importanti debba partire-o arrivare-sempre all'alba.
    E' un paese di confine, questo, per questo mi piace così tanto. Qui non sai se sei in collina o in montagna. L'abete enorme all'inizio del paese ti fa pensare a scorci montani, le palme, gli ulivi, i fichidindia e il mar Tirreno davanti ti inducono a tutt'altri pensieri. Neanche il dialetto è ben definito: termini palermitani, messinesi e catanesi si mescolano, dando vita a una koinè singolare. La patrona del paese è Santa Tecla, e c'è una Chiesa di Sant'Alfio, Santi venerati nel catanese.
    "Cu cu' stà jèn, chi tò amisc?", dice un padre a un figlio diciassettenne-la mia età, quindi-svegliatosi troppo presto. "Con chi vai in giro, coi tuoi amici?" Come a dire: stai attento.
    Dopo la gita in Grecia sono diventato oltremodo insofferente a richiami genitoriali di questo tipo, ma ho deciso ugualmente di seguirli, destinazione Lecce. Quando si tratta del Salento, non posso resistere a ogni minima possibilità di rivedere luoghi che qualche anno fa mi hanno stregato.
    Stiamo per partire. Le campane della Chiesa di Sant'Alfio, il cui orologio è stato progettato da un mio prozio, un artigiano eccentrico che realizzò diversi orologi in Sicilia, compreso uno a Taormina, rintocca le sette e mezza. Come farei senza quest'orologio, penso. E' un simbolo di famiglia(una famiglia ricca di poeti, musicisti e pittori magari misconosciuti ma che comunque mi rendono orgoglioso di loro), e soprattutto è un piacevole compagno nelle notti insonni passate a leggere o a guardare il soffitto. Ogni quarto d'ora dà traccia di sè, e coi suoi rintocchi metallici mi accompagna nell'incedere della notte, assieme al gufo che, appollaiato sulla palma, dà bella mostra di sè.
    Con la siracusana ci siamo lasciati, appena lasciati di comune accordo. E' stato l'ultimo, fondamentalmente piacevole lascito della gita in Grecia. I motivi per cui ci si lascia a questa età sono futili, e adesso, dopo pochi giorni dalla fine della storia, non ricordo nemmeno quali siano. Ricordo solo una delle sue ultime frasi: "Ma che ci stai a fare su un pizzo di montagna?". Per me è già stata una motivazione sufficiente per troncare il tutto.
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    Saliamo in macchina, e pian piano ci lasciamo alle spalle Mirto, in cui sto già da fine Giugno. Fino al '98 ci venivo anche per fuggire dal caldo di Messina, adesso mi sembra sia quasi la stessa cosa.
    Ogni stazione radio trasmette "Candela", di Noelia, un motivetto sudamericano molto accattivante. Dopo la gita sono meno snob, e non me la tiro più di tanto facendo quello che ascolta "il giàs": la musichetta mi piace, la canticchio, e poi ci sta, in questo viaggio verso il Salento.
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    Dopo qualche giorno passato a Santa Maria al Bagno, località del Salento affacciata sullo Jonio, siamo finalmente a Lecce.
    Il sole fra non molto tramonterà, ma fa caldo. Sotto sotto, mentre l'auto si avvicina a Lecce, spero di rimanere deluso e di avere solo idealizzato questa città.
    Invece no, Lecce è bella come sempre. Si scende dall'auto, e percorriamo le vie del centro. Gli splendidi palazzi barocchi, la sera, fanno ancora più effetto. Le vie, strette e lunghe, sono percorse dal vociare di ragazzi di ogni età. Le luci non fanno altro che esaltare l'atmosfera di festa.
    Qualche turista si fa strada la folla, in una città più viva che mai.
    Dai bar proviene un invitante odore di caffè, mentre tra le mani, un pò sgualcita, ho una cartina turista che so già che non userò mai, perchè la strada per piazza Sant'Oronzo, il cuore della città, la conosco bene.
    Mastico una chewing-gum per non farmi venir fame, voglio gustarmi un bel gelato a fine serata, vicino al Duomo c'è una gelateria ottima.
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    Il Duomo....eccolo. Imponente, maestoso, col suo campanile in cui, mi hanno spiegato, nelle belle giornate si vede l'Albania. E il pensiero corre subito a quell'Oriente dove mesi fa ho vissuto tanti bei momenti.
    Arrivo a Piazza Sant'Oronzo. Il cuore di Lecce è come lo ricordavo, mi sembra una piazza davvero magnifica. C'è un concerto pianoforte e voce di Alex Baroni. Lo seguo per un pò, mi piace molto, e solo molti anni dopo lo avrei riscoperto, tre anni dopo la sua tragica fine. Mi pentirò di non aver seguito quel concerto fino in fondo.
    Passo dalla via dove ammiro la Chiesa di Santa Croce, che visiterò nuovamente l'indomani, rapito da tanta maestosità.

    Dopo piazza Sant'Oronzo c'è una via piena di bandiere del Lecce, giallorosse come le nostre, e di venitori ambulanti. Tornati indietro, gusto il mio gelato al limone, e torno in albergo.
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    L'indomani Lecce è battuta da un sole caldo. In giro per strada vedo volti bagnati dal sudore, gente affaticata che si rifugia nei bar, zanzare che ronano indisturbate.
    Visito nuovamente Santa Croce, il cui barocco è talmente bianco, splendente, ricco di decorazioni da sembrare finto.
    Percorro vie assolate, dove fai un tuffo nel tempo. Di tanto in tanto appare qualche nuvola, apparentemente benefica. Ripasso dal Duomo.

    Mi immergo nella parlata locale, del tutto simile alla nostra tant'è che capisco molti termini.
    La gente è affabile, nei negozi come nei ristoranti. Si parte per Gallipoli.
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    Gallipoli mi ricorda Cefalù. La visito al tramonto, e di sera risalta nella policromia dei colori. L'odore del mare è intenso, quasi fastidioso, c'è un'atmosfera malinconica che non saprei descrivere. La Grecia mi riappare, non so perchè. Igoumenitsa, Kalambaka, il Partenone, i primi approcci, le prime bevute, il primo viaggio solo. "Che ci faccio qui coi miei?", mi chiedo, mentre mia madre mi ricorda che domani si torna a casa.
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    L'auto, dopo ore e ore di viaggio, arriva a Mirto.
    Sono tutti in strada. Bambini, adulti, vecchiette che parlano tra di loro.

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    Sta calando la sera, fa caldo. Un caldo strano, che ho iniziato a sentire dal '98. Quando ero piccolo non c'era un caldo del genere, se non con lo scirocco che infuocava la valle, secco, asciutto, sferzante.
    Salgo in terrazzo, e da lì ammiro i profili dei Nebrodi, i loro declivi, le sommità tondeggianti dei pendii, la valle stretta e il sole che si tuffa dietro Alicudi. L'aria è umida, calda. Sembra di soffocare.
    Ripenso a Lecce, al Salento: che terra meravigliosa.
    Chiudo gli occhi e ripenso a quando ero in giro per Lecce, a quando mi tuffavo nello Jonio, mentre il sole è già tramontato sulle Eolie, e il cielo inizia a dipingersi di stelle.
    Da un leccese... complimenti vivissimi. Hai descritto alla perfezione quei posti. Il vociare in mezzo alle vie che percorrono il centro... i bar... le vie barocche... quel modo di vivere cercando di essere felici con quello che si ha al momento... un richiamo irresistibile.

    Terra amata sto per ritornare ad ammirarti anch'io! per sempre...

    Silent

  3. #3
    Brezza tesa
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    Predefinito Re: Dopo la Grecia, Lecce: meteocronaca di un viaggio.


    ho fatto qualche errore di ortografia nella fretta di scrivere ma il messaggio è arrivato
    Ultima modifica di Khaled; 11/02/2007 alle 03:42

  4. #4
    Burrasca forte L'avatar di Andrea Manzo
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    Predefinito Re: Dopo la Grecia, Lecce: meteocronaca di un viaggio.

    gran bei posti..
    spero hai visitato porto selvaggio circa 10km a nord di santa maria al bagno, è un posto stupendo!

  5. #5
    Burrasca L'avatar di MrPippoTN
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    Predefinito Re: Dopo la Grecia, Lecce: meteocronaca di un viaggio.

    Lecce rules!
    Filippo
    Vivo a Trento città, ma la mia stazione meteo è nella campagna di fronte casa dei miei genitori, a Rovereto.

  6. #6
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    Predefinito Re: Dopo la Grecia, Lecce: meteocronaca di un viaggio.

    grande Nino che descrizione esemplare
    non so xchè ma tutti s'innamorano di questo anfratto d'Italia
    è un onore x noi salentini tanto attaccati alla nostra terra

    MeteoNetwork Puglia su Facebook e Twitter

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    Davis Vantage Pro 2 (stazione extraurbana su tetto, circa 9m dal suolo)

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  7. #7
    Brezza tesa
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    Predefinito Re: Dopo la Grecia, Lecce: meteocronaca di un viaggio.

    non tutti però riescono a coglierne gli odori, i sapori, le atmosfere, noi siciliani forse ci riusciamo un pò di più.
    Quando sento la gente dire "cce facimu?"mi sembra di stare a casa, e il barocco è simile a quello della Sicilia sud-orientale(secondo me i colori sono più belli da voi)

  8. #8
    Brezza tesa
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    Predefinito Re: Dopo la Grecia, Lecce: meteocronaca di un viaggio.

    Citazione Originariamente Scritto da andrea salento Visualizza Messaggio
    gran bei posti..
    spero hai visitato porto selvaggio circa 10km a nord di santa maria al bagno, è un posto stupendo!
    I don't remember

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