Ho deciso di concludere con questo la serie dei "meteoracconti", un pò perchè altri adesso non ne ricordo con nitidezza(magari me ne ricorderò altri più avanti), e poi perchè si rischia di finire in overdose e che questi racconti non interessino più a nessuno!
Eccovi l'ultimo, un bellissimo ricordo risalente a due anni fa.
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Febbraio 2005.
Sono in macchina, e ascolto la radio, all'imbarco delle navi traghetto. Aspetto la mia amica di Reggio che vuole condividere con me l'emozione di questo viaggio. Voglio salire in montagna, qui sopra la città.
Puntuale la nave attracca, e con essa arriva anche lei. Sale in macchina, e si parte.
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Pioviggina. La pioviggine si attacca al parabrezza, spostata di volta in volta dai tergicristalli. Il cielo è plumbeo, grigio, non fa freddissimo ma l'aria è piuttosto frizzante. I Peloritani e l'Aspromonte non si vedono, nascosti da nubi che non hanno alcuna voglia di andar via, ferme, immobili, come batuffoli. Dentro l'abitacolo della macchina, quando parliamo, esce il fumo. Ricordo che a Messina, da piccoli, tutti i bambini gioiscono nel giocare col fumo che esce dalla bocca quando fa freddo, tanto è raro il fenomeno. A Milano si farebbero grasse risate, qui è sempre una gioia.
Anche il volante è piuttosto freddo. Mastico nervosamente la solita chewing-gum, mentre l'auto fa lo slalom per le vie di Messina tra motorini e sorpassi indesiderati.
Finalmente usciamo dalla città, e saliamo. Apro il finestrino, per sentire dove finisce la puzza di smog e inizia l'odore della pioggia, che puntualmente compare. Il clacson di un'auto dietro di me, col suo suono metallico, rompe quell'atmosfera e mi intima di andare più veloce. In effetti mi sono soffermato a vedere se su a Dinnammare ci siano virghe di qualche tipo.

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Ora l'aria è fredda. Siamo ormai a 400 metri. Sono tante le auto come la mia, evidentemente non sono solo io a cercar neve. Quassù non sembra neanche di essere a Messina, sebbene la città sia a due passi. Si aprono ampi squarci di sole, a questa latitudine è facile che anche in caso di ondate di freddo il cielo non sia totalmente coperto.
Si sale, si sale. Il vento, dapprima debole, poi si accentua, e le folate, man mano che saliamo, si fanno via via più violente. Chiudo il finestrino.
La pioggia rimane sempre leggera ma costante. Qualche banco di nebbia appare. Da qui vedo lo Stretto da un lato, il litorale tirrenico dall'altro, con le Eolie.
Stiamo per arrivare a Pizzo Chiarino, dove dall'alto dei suoi 800 metri si vede un panorama mozzafiato. Piove, ancora piove, mentre l'auto prosegue indisturbato il suo cammino.
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Siamo a Pizzo Chiarino. Ci fermiamo per godere il freddo e il panorama.
La mia amica è infreddolita, ma contenta. Tante le auto qui, e tante le persone che si fermano a fare foto. Ma ad un tratto inizia a nevicare. Un fiocco, poi due, poi tre. Leggeri. Candidi. Bianchi. Continua a nevicare, e provo una gioia indescrivibile. La mia amica mi guarda compiaciuta.
Il suono del vento, che ulula tra gli abeti, è bellissimo. La vista di Messina, mentre qui nevica, col suo porto a forma di falce, è splendida. Dall'altro versante, Milazzo e le Eolie ci guardano, immersi ora nelle virghe ora nei raggi di sole. Tocco il mio cappotto, lo accarezzo. E' bianco, coi fiocchetti che si posano indisturbati. Provo a gustare il sapore di quei fiocchi, che mi sembra incredibilmente bello. L'odore della pioggia, su cui sta nevicando, è ancora più entusiasmante. Non attacca ancora bene. Saliamo in macchina, e ci inerpichiamo a 1000 metri. Qui il cielo è ancora plumbeo.

La neve è poca, ma in alcuni punti è più abbondante; smette di fioccare. Rasserena nuovamente, e assaporo anche questi cambiamenti.


La mia amica deve partire.
Riscendiamo, e lascio alle mie spalle il sapore della neve candida, i silenzi montani, il suono del vento che ti schiaffeggia, gli odori dei boschi a pochi chilometri della città.
La nave riparte, torno a casa. Sembra notte adesso, in questa alternanza di tempo uggioso e splendido, di sole e pioggia, di pioggia e neve. Piove, a Messina, con nove gradi.