Esco di casa, stamane, per andare all'università.
L'aria è piena di salsedine, calda.
Lo Stretto in burrasca, il cielo grigio con le nubi
che si rincorrono tra loro.
L'aria è umida, appiccicosa. La salsedine ti entra nelle narici.
Il suono del vento è quello dello
scirocco di altri tempi, che ulula, fischia, canta la sua
violenza, e si mescola a quello delle auto frettolose.
L'odore di mare è fortissimo.
Tocco il cappotto, un ingombro inutile oggi: è pieno di sale.
Sono in ritardo, e faccio colazione al bar.
Il sapore del cornetto caldo è una consolazione in questo contesto
un pò spettrale. Il mare è ora azzurro
ora bianco, a causa della schiuma bianca che
sembra scavalcare
le navi che solcano lo Stretto.
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Di pomeriggio esco, il vento mi strattona.
L'asfalto è lucido dui pioggia, le auto vanno e vengono.
Il cielo si fa più scuro, sembra caderti addosso.
La pioggia nebulizzata ti entra dentro
gli occhi, ti impedisce di camminare.
L'alito del vento si fa sferzante, sempre più.
E' tornato lui, il signor scirocco, il padrone di Messina.
Il termometro segna venti gradi, forse sovrastima.
Al tramonto mi trovo dietro il Duomo.
Il Campanile svetta come sempre a sfidare le nuvole.