STATO DELL'ARTE SEQUENZA SISMICA ITALIA CENTRALE: CONFRONTO CON GLI EVENTI PRECEDENTI E POSSIBILI EVOLUZIONI DEL SISMA - METEO&SCIENZA
Ecco l' articolo cui accennavo, e che ha diversi spunti in comune con la tua disamina. Ancora complimenti.
" Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende........" Dante, Paradiso XI
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Ultima modifica di tano G.; 04/11/2016 alle 07:14
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Io la vedo in modo più pessimista invece, allora se ci sono queste due placche che si allontanano tra loro, quella africana e quella europea, una volta avvenuta la prima scossa intensa anche le altre zone in tensione dell'appennino vengono sollecitate e quindi avranno più probabilità di scatenarsi nei mesi/anni successivi. è come se tirassimo in due versi opposti un pezzo di cartone, all'inizio resiste ma una volta che si è strappato il primo pezzetto, il resto si strapperà con più facilità.
Quello che ho scritto potrebbe essere una grandissima sciocchezza, è solo un'idea che mi frulla per la testa, non so se ha senso.
tra un distretto sismico e l'altro non può esservi "contaminazione" o "effetto domino" come viene chiamato... le scosse che seguono la prima non sono altro che il proseguimento del rilascio di energia, che specie nella sismicità dell' italia centrale avviene gradualmente lungo la stessa faglia o sistemi di faglie, e con intervalli di tempo talora lunghi per fortuna, anche se parlare di fortuna può sembrare di cattivo gusto, ma in altri distretti sismici la stessa energia liberata dal 24 agosto poteva liberarsi tutta insieme e dare una magnitudo molto superiore...
è tuttavia in parte vero che i terremoti in particolare del sud italia agiscono come un tamponamento a catena sui blocchi appenninici centrali e poi settentrionali, visto che la spinta "a monte" proviene dal nord africa e spinge verso nord, accumulando più tensione da quelli meridionali verso quelli settentrionali, e quindi aumentando la pressione da sud verso nord, aumenta l'accumulo di energia potenziale... ma questo è un processo molto lento, iniziato molto tempo fa: i terremoti degli ultimi decenni potrebbero essere già conseguenze di terremoti precedenti più che cause di terremoti futuri
questo per dire che quindi al momento non vi sono rischi particolarmente maggiori di prima: semplicemente ci sono rischi, ove più ove meno, perchè l'italia è in gran parte sismica e lo sarà sempre, almeno parlando di tempi antropici...
Infatti penso sia questo il motivo per cui l'Appennino non è mai silente. Non sono esperto in materia ma se la placca europea e quella adriatica-africana tendono ad avvicinarsi sulle Alpi e nel Nord-Africa-Sicilia, l'appennino è come un arco fortemente sollecitato da questi spostamenti. E' come cercare di spingere una porta che non si riesce a chiudere.
Inverno 2016/17
16/1 Fiocchi
http://www.dsfta.unisi.it/sites/st01...ificazione.pdf
qualche studio ci prova a formulare ipotesi su dove potrebbe colpire il prossimo terremoto, e su dove quindi converrebbe di più investire sull' antisismico...
la mia idea è che sul dove possa avvenire il prossimo terremoto ci siano idee abbastanza chiare, ma sul "quando" ci sono molte incertezze...
riassumendo, pare probabile nel futuro un lento calo della sismicità sul centro italia, ossia un calo non privo di altri possibili eventi importanti, e un possibile risveglio sul nord- est e sud...
Stamattina un 4.3 in Albania.
Su INGV non compare anche se i sismografi l'hanno registrato.
Qual è il limite al di sotto del quale non li riportano?
Dall'introduzione al tuo link:
Un modo per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere comunque identificato contando sull’ipotesi, molto probabile, che nelle prossime decine di anni solo poche zone italiane saranno colpite da scosse forti e che perciò per tale periodo la necessità di mettere in sicurezza il patrimonio edilizio riguarderà solo una parte molto limitata dell’Italia. Quindi, se le conoscenze scientifiche attualmente disponibili consentissero di individuare con ragionevole attendibilità le zone in oggetto, potrebbe diventare praticabile, sia dal punto di vista economico che organizzativo, una pianificazione mirata ad una consistente riduzione del numero di vittime e dell’entità dei danni da terremoto in Italia
Mi hai fatto venire in mente qualche considerazione che ho fatto dopo il terremoto di agosto:
E qui veniamo a considerazioni che portano ad evidenti paradossi e contraddizioni.
Nelle zone terremotate attuali si spenderanno soldi per la ricostruzione ed anche per la prevenzione, ma per quest'ultimo aspetto probabilmente le stesse zone in una ipotetica classifica di priorità dovrebbero essere le ultime ad avere fondi. Semplicemente perchè la storia insegna che difficilmente le stesse zone saranno colpite a breve-medio termine (credo si possa tranquillamente azzardare almeno un 20-30 anni).
Provo a spiegarmi meglio:
aver avuto oggi a L'Aquila edifici messi in sicurezza è stato sostanzialmente inutile, considerata la distanza.
Dopo il terremoto dell'Aquila sarebbe stato importante mettere in sicurezza soprattutto le zone adiacenti, considerato anche il fatto che molti esperti si aspettavano un terremoto proprio nelle zone interessate oggi, non L'Aquila.
L'esempio di Norcia messa in sicurezza dopo i suoi terremoti costituisce una eccezione, e comunque Norcia ha goduto della sua sicurezza oggi e per un lungo periodo di tempo in cui altre zone colpite da terremoti gravi non lo erano.
Nella sostanza se vuoi metterti in sicurezza con i fondi pubblici devi sperare in un terremoto che non ti ammazzi prima.
Questo è il motivo per cui insisto anche sull'iniziativa privata.
Che fondi possono aspettarsi oggi le zone (penso al Sannio e alla Calabria) che ora sono le principali candidate al prossimo terremoto distruttivo?
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