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  1. #11
    Uragano
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Come dice anche Jadan, la bolla del fracking prima o poi scoppierà, anche perchè ha costi sia economici che ambientali mostruosi.
    Il problema energetico penso 10-20 anni ed esploderà.
    Cmq, bisogna vedere se ci arriviamo impreparati o preparati.
    Le energie alternative non sostituiscono del tutto al momento, ma ne attutiranno perlomeno l'impatto di quando i combustibili fossili inizieranno a essere scarsi

  2. #12
    Uragano L'avatar di simo89
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Rintuzziamo un po' la discussione, è troppo interessante per lasciarla cadere nel vuoto.
    Partiamo da questo:

    limits-to-growth.JPG

    Dice niente?
    Vi dò un indizio: I limiti dello sviluppo, 1972.

    E confrontiamolo con questo: https://aspoitalia.wordpress.com/201...ello-sviluppo/

    La situazione attuale è questa:

    Effetto Risorse: La spirale
    https://aspoitalia.wordpress.com/201...-del-barile-5/
    Effetto Risorse: Ricapitoliamo: la situazione del petrolio

    Giusto per fissare un paio di coordinate e non filosofeggiare sul nulla.

  3. #13
    Vento moderato L'avatar di AspiranteMetereologo
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Citazione Originariamente Scritto da Jadan Visualizza Messaggio
    Forse sì, perché i produttori ragionano essenzialmente in termini di break even point o, detto in italiano, punto di pareggio. Mi pare che il fracking abbia un punto di pareggio di 70 dollari: se la quotazione del greggio è 80 ci guadagnano, se è 60 ci perdono. Il petrolio arabo e iracheno è intorno ai 20 dollari.
    Quindi: se la quotazione del greggio è di 20 dollari viene prodotto solo quello arabo, se è di 80 si comincia ad investire nel fracking.
    Il tutto spiega, ovviamente, perché siamo arrivati a 50 dollari al barile. Spaventati dall'autosufficienza americana, i produttori tradizionali hanno inondato il mercato di petrolio facendone abbassare le quotazioni a 50 dollari (da 100 che erano). Questo ha messo fuori mercato il fracking con la concreta possibilità che molti produttori fracking facciano cappotto perché, per sostenere gli investimenti, si sono indebitati come pazzi. Qualcuno parla di questa crisi del debito come un possibile 2008 bis. Vedremo.
    Ciò che sta succedendo, però, è che stanno andando gambe all'aria anche alcuni paesi produttori "cheap". Tempo fa era uscita un'analisi molto carina che rispondeva alla domanda "che prezzo di petrolio sono disposti a tollerare alcuni paese produttori prima che entrino in crisi le loro politiche statali"? Questo perché alcuni paesi, contando su quotazioni alte, si sono impegnati in programmi di assistenza e spesa pubblica ingenti. Conclusione: alcuni paesi come il Venezuela avevano il punto di pareggio a 120 dollari a barile. Mostruoso.
    Il ribasso a 50 dollari, quindi, ha provocato il semi collasso del Venezuela che, in mancanza di entrate, si è visto costretto a varare un'austerità pesantissima.
    Concludendo: se estrarre o meno il petrolio "caro" dipende dal mercato. I paesi produttori in linea di massima vorrebbero petrolio caro. Ma vorrebbero, allo stesso tempo, rimanere i principali fornitori del mercato americano e mantenere l'attuale potere contrattuale. Da queste due esigenze opposte nascono i braccio di ferro attuali.

    Qui l'analisi che dicevo sui budget statali compatibili con quotazioni di greggio. Si salva solo la Norvegia.

    Which Oil Producers Are Breaking Even? - WSJ.com

    Qui i break even per Stato produttore

    Allegato 397650
    A me sinceramente nel grafico che hai postato del punto di pareggio mi stupisce di più di quello della Libia:184 dollari!!!

  4. #14
    Vento fresco L'avatar di domenicix
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Citazione Originariamente Scritto da simo89 Visualizza Messaggio
    Rintuzziamo un po' la discussione, è troppo interessante per lasciarla cadere nel vuoto.
    Partiamo da questo:

    limits-to-growth.JPG

    Dice niente?
    Vi dò un indizio: I limiti dello sviluppo, 1972.

    E confrontiamolo con questo: https://aspoitalia.wordpress.com/201...ello-sviluppo/

    La situazione attuale è questa:

    Effetto Risorse: La spirale
    https://aspoitalia.wordpress.com/201...-del-barile-5/
    Effetto Risorse: Ricapitoliamo: la situazione del petrolio

    Giusto per fissare un paio di coordinate e non filosofeggiare sul nulla.
    Prendo spunto da questo post per fare delle considerazioni a carattere generale.

    Da notarsi che il grafico dell'andamento del pil, servizi e cibo sono pro capite, per cui il loro valore complessivo aumenterebbe per qualche anno ancora dopo l'anno del picco pro capite, stante l'aumento ulteriore della popolazione prevista(evento molto probabile). Praticamente ci siamo,basta osservare se la crisi finanziaria Usa scoppierà quest'anno o l'anno prossimo, magari seguita o preceduta anche da una guerra importante. A quel punto è lecito pensare che ben difficilmente si potrebbe ritornare a toccare i picchi precedenti(in termini reali, non nominali), non solo pro capite ma forse persino quelli relativi alle grandezze totali.
    Da notarsi anche , per i non avvezzi, la tendenza ad una contrazione più rapida della fase di crescita, ossia l'effetto Seneca, you know. Per cui arrivare alla fase di picco senza prendere misure organizzative personali per adattarsi al mutamento di scenario, espone a forti rischi di essere in ritardo per pianificare per tempo le dovute contromisure necessarie. Non bisogna quindi aspettare il consensus degli analisti sul picco globale di produzione, bisogna agire prima. Anzi bisognava agire già "ieri".
    Per molti è già troppo tardi, anche se non lo sanno.

    Ovviamente per nazioni già oggigiorno malandate come l'Italia, non bisogna aspettare i picchi a livello globale che sono una media di tutte le nazioni anche di quelle che crescono ancora. Molto probabilmente con la crisi del 2008-2009, ci siamo già arrivati a livello nazionale, è dura recuperare un 8-9% di pil nei prossimi anni, ammesso ci sia crescita duratura. Cosa del tutto incerta.
    Good luck
    Ultima modifica di domenicix; 27/02/2015 alle 23:44
    You have to be trusted by the people that you lie to. Pink fLOYD

  5. #15
    Uragano L'avatar di baccaromichele
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Tra mezz'ora ci sarà su Rai 3 la prima puntata di scala Mercalli con ospite Ugo Bardi (il professore che gestisce il blog 'Effetto Risorse').
    Massima: +38,7°C 23/7/2009 e 8/8/2013
    Minima: -8,3°C 21/12/2009
    Neve: 2008=1.0cm 2009=6.5cm 2010=74.0cm 2011=1.5cm 2012=78.0cm 2013​=19.5cm 2014=5.0cm 2015=0.0cm 2016=0.0cm
    http://climarimini.altervista.org/index.html

  6. #16
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Citazione Originariamente Scritto da baccaromichele Visualizza Messaggio
    Tra mezz'ora ci sarà su Rai 3 la prima puntata di scala Mercalli con ospite Ugo Bardi (il professore che gestisce il blog 'Effetto Risorse').
    Volevo aprirci un 3d ma visto che lo scrivi dico una cosa:voi lo guarderete???Perdonate l' OT ma vorrei saperlo.Io sì,e voi???Scusate ancora per l' OT,arrivederci

  7. #17
    Uragano L'avatar di simo89
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Non sono riuscito a vedere la trasmissione, pazienza, recupererò oggi su Rai replay.
    Tra l'altro bello il fatto che ci fosse Ugo Bardi, sono un assiduo frequentatore del suo blog e sicuramente il suo contributo sarà stato interessante.

  8. #18
    Vento fresco L'avatar di Jadan
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Citazione Originariamente Scritto da AspiranteMetereologo Visualizza Messaggio
    A me sinceramente nel grafico che hai postato del punto di pareggio mi stupisce di più di quello della Libia:184 dollari!!!
    E' fuori scala, non c'è dubbio. Ma la Libia è un paese da ricostruire, nel quale è in corso una guerra civile che non si sa se e quando finirà, con conseguenti enormi spese per armi e difesa.
    Sì, in assoluto è un dato soprendente, ma se rifletti sulla situazione libica non lo è poi così tanto.
    Maurizio
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    41:53:22N, 12:29:53E

  9. #19
    Vento moderato L'avatar di AspiranteMetereologo
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    Citazione Originariamente Scritto da Jadan Visualizza Messaggio
    Forse sì, perché i produttori ragionano essenzialmente in termini di break even point o, detto in italiano, punto di pareggio. Mi pare che il fracking abbia un punto di pareggio di 70 dollari: se la quotazione del greggio è 80 ci guadagnano, se è 60 ci perdono. Il petrolio arabo e iracheno è intorno ai 20 dollari.
    Quindi: se la quotazione del greggio è di 20 dollari viene prodotto solo quello arabo, se è di 80 si comincia ad investire nel fracking.
    Il tutto spiega, ovviamente, perché siamo arrivati a 50 dollari al barile. Spaventati dall'autosufficienza americana, i produttori tradizionali hanno inondato il mercato di petrolio facendone abbassare le quotazioni a 50 dollari (da 100 che erano). Questo ha messo fuori mercato il fracking con la concreta possibilità che molti produttori fracking facciano cappotto perché, per sostenere gli investimenti, si sono indebitati come pazzi. Qualcuno parla di questa crisi del debito come un possibile 2008 bis. Vedremo.
    Ciò che sta succedendo, però, è che stanno andando gambe all'aria anche alcuni paesi produttori "cheap". Tempo fa era uscita un'analisi molto carina che rispondeva alla domanda "che prezzo di petrolio sono disposti a tollerare alcuni paese produttori prima che entrino in crisi le loro politiche statali"? Questo perché alcuni paesi, contando su quotazioni alte, si sono impegnati in programmi di assistenza e spesa pubblica ingenti. Conclusione: alcuni paesi come il Venezuela avevano il punto di pareggio a 120 dollari a barile. Mostruoso.
    Il ribasso a 50 dollari, quindi, ha provocato il semi collasso del Venezuela che, in mancanza di entrate, si è visto costretto a varare un'austerità pesantissima.
    Concludendo: se estrarre o meno il petrolio "caro" dipende dal mercato. I paesi produttori in linea di massima vorrebbero petrolio caro. Ma vorrebbero, allo stesso tempo, rimanere i principali fornitori del mercato americano e mantenere l'attuale potere contrattuale. Da queste due esigenze opposte nascono i braccio di ferro attuali.

    Qui l'analisi che dicevo sui budget statali compatibili con quotazioni di greggio. Si salva solo la Norvegia.

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    Tra l'altro chissà come il punto di pareggio norvegese possa essere così basso.Hai una spiegazione???

  10. #20
    Burrasca L'avatar di wtrentino
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    Predefinito Re: Petrolio: produzione, utilizzo, riserve, effetti sull'ambiente, alternative ed impatti geopoliti

    mi permetto di dire una mia opinione che forse non centra molto con la discussione (non ho letto il 3d): non vedo l'ora che il petrolio finisca perchè solo così si girerà su altre fonti, si impatterà meno sul pianeta e finiranno tutti sti conflitti tra avide persone che se ne vogliono appropriare
    prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....

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