Aperto per non inquinare altri topic.
Si riparte da qui:
[QUOTE=ldanieli;1060132028][QUOTE=Rws;1060132242][QUOTE=FilTur;1060136121][QUOTE=Rws;1060136295]
Magari il moderatore riesce a spostare "meglio" i messaggi quotati.
Ieri sera su rai3 si parlava proprio di questi argomenti facendo luce sui rischi derivanti dalla trivellazione in luoghi a rischio come ad esempio in prossimità di vulcani sotterranei e sulla scarsa utilità degli stessi, dato che fornirebbero energia solo per qualche anno, a causa della scarsità di disponibilità.
Ottimo topic, ci voleva.
Era venuto in mente a me di aprirlo, se non l'avesse fatto qualcun'altro. In un forum come questo, è quasi un peccato mortale non parlare di queste cose.
Come dice giustamente Rws, il picco del petrolio non è una teoria, ma un fatto. Poi possiamo stare a disquisire sul quando avverrà e su quali effetti potrà avere sulla nostra civiltà, ma dato che i combustibili fossili sono risorse finite, arriverà sicuramente un momento oltre il quale quella risorsa non potrà essere estratta più velocemente di come si sta già facendo.
È semplicemente ciò che avviene alle risorse non rinnovabili o lentamente rinnovabili (vedi caccia alla balene a metà '800): superato un certo tasso di sfruttamento, la risorsa non può più essere sfruttata come prima e declina. Nulla di magico o esoterico, pura e semplice fisica.
I dati, tra l'altro, parlano chiaro: la produzione mondiale di petrolio convenzionale non è più cresciuta dalla fine del 2004, ma attraverso l'escamotage del petrolio ottenuto col fracking in USA e Canada, si è continuato a dare l'illusione che tutto fosse in cresciuta e che il picco del petrolio fosse stato smentito. Non è stato smentito nulla, è solo che da un paio d'anni a questa parte viene conteggiato in "petrolio" tutta una serie di sostanze molto costose, per produrre le quali serve energie, che viene sottratta alle attività economiche.
https://aspoitalia.wordpress.com/201...o-verso-lalto/
La mia umile stazione meteo
https://www.wunderground.com/dashboard/pws/IREGGI57
Sostanzialmente hai riassunto la posizione dei "picchisti". In estrema sintesi: picco raggiunto per le fonti convenzionali, ma mascherato dalle nuove porcate che si sono nel frattempo inventati (fracking, le abominevoli tar sands, altri liquidi vari assimilabili).
Non mi sembra impossibile tentare di conciliare questa analisi con quelle sopra espresse da jadan e filitur. Che ci sia ancora un sacco di olio di pietra nel sottosuolo mi pare assodato. Basta essere disponibili a pagarlo, magari un po' caro, e fare poco gli schizzinosi (che l'ambiente vada pure a escort, insomma).
Però: però il fatto che si sia arrivati al fracking, alle sabbie bituminose, alle costose e rischiose perforazioni profonde negli oceani mi pare un argomento abbastanza forte per sostenere che di petrolio cheap e facile da raggiungere stia cominciando ad essere raro. Diversamente, estrarrebbero quello, o no? è un'analisi troppo ingenua?
Senza considerare il giorno in cui verranno rotte delle convenzioni (perchè, data la fame energetica mondiale, e la scarsa voglia di puntare su fonti alternative, verranno CERTAMENTE rotte) e si comincerà a trivellare di brutto alle calotte od in prossimità di esse, dove pare che di olio nero ve ne sia .....
" Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende........" Dante, Paradiso XI
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Infatti, di combustibili fossili nel sottosuolo ce ne sono ancora a iosa, il problema che secondo me viene sottovalutato in maniera preoccupante è il ruolo che l'energia svolge nella nostra civiltà.
La civiltà industriale ha potuto svilupparsi e prosperare solo grazie alla grandissima abbondanza di energia a costo molto basso, cosa succede se il flusso di energia comincia a diminuire?
Se il prezzo sale oltre un certo livello, si ha la distruzione della domanda perchè l'economia non riesce a sopportare un prezzo così alto e basta osservare le oscillazioni sempre crescenti del prezzo del petrolio a partire da fine anni '90 per capire a cosa mi sto riferendo.
https://www.quandl.com/DOE/RBRTE-Eur...Spot-Price-FOB
Ma anche se il prezzo è troppo basso è un problema, perchè i produttori non ci guadagnano.
Effetto Risorse: L'inizio della fine? Le compagnie petrolifere tagliano gli investimenti
Da notare che l'articolo è di aprile 2014, quando il petrolio era ancora a quasi 110 dollari!
Osservazioni a maggior ragione valide ora che è poco più della metà.
Quindi non è semplicemente un problema di quanto ce n'è, ma se possiamo permetterci di estrarlo a prezzi di mercato.
È esattamente quello che penso anche io, mi sembra logica elementare.Originariamente Scritto da Idanieli
La mia umile stazione meteo
https://www.wunderground.com/dashboard/pws/IREGGI57
Forse sì, perché i produttori ragionano essenzialmente in termini di break even point o, detto in italiano, punto di pareggio. Mi pare che il fracking abbia un punto di pareggio di 70 dollari: se la quotazione del greggio è 80 ci guadagnano, se è 60 ci perdono. Il petrolio arabo e iracheno è intorno ai 20 dollari.
Quindi: se la quotazione del greggio è di 20 dollari viene prodotto solo quello arabo, se è di 80 si comincia ad investire nel fracking.
Il tutto spiega, ovviamente, perché siamo arrivati a 50 dollari al barile. Spaventati dall'autosufficienza americana, i produttori tradizionali hanno inondato il mercato di petrolio facendone abbassare le quotazioni a 50 dollari (da 100 che erano). Questo ha messo fuori mercato il fracking con la concreta possibilità che molti produttori fracking facciano cappotto perché, per sostenere gli investimenti, si sono indebitati come pazzi. Qualcuno parla di questa crisi del debito come un possibile 2008 bis. Vedremo.
Ciò che sta succedendo, però, è che stanno andando gambe all'aria anche alcuni paesi produttori "cheap". Tempo fa era uscita un'analisi molto carina che rispondeva alla domanda "che prezzo di petrolio sono disposti a tollerare alcuni paese produttori prima che entrino in crisi le loro politiche statali"? Questo perché alcuni paesi, contando su quotazioni alte, si sono impegnati in programmi di assistenza e spesa pubblica ingenti. Conclusione: alcuni paesi come il Venezuela avevano il punto di pareggio a 120 dollari a barile. Mostruoso.
Il ribasso a 50 dollari, quindi, ha provocato il semi collasso del Venezuela che, in mancanza di entrate, si è visto costretto a varare un'austerità pesantissima.
Concludendo: se estrarre o meno il petrolio "caro" dipende dal mercato. I paesi produttori in linea di massima vorrebbero petrolio caro. Ma vorrebbero, allo stesso tempo, rimanere i principali fornitori del mercato americano e mantenere l'attuale potere contrattuale. Da queste due esigenze opposte nascono i braccio di ferro attuali.
Qui l'analisi che dicevo sui budget statali compatibili con quotazioni di greggio. Si salva solo la Norvegia.
Which Oil Producers Are Breaking Even? - WSJ.com
Qui i break even per Stato produttore
oil breakeven.jpg
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
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