Anche da queste parti il foliage è più precoce rispetto all'anno passato, per non dire del 2014, quando a metà ottobre i faggi tra il Faiallo e il Beigua avevano ancora il fogliame in gran parte verde. Contano però due fattori:
1) la persistente siccità;
2) il fotoperiodo.
La siccità influisce perché molte specie decidue, in carenza di acqua, possono anticipare il riposo invernale (alcuni alberi che vivono su suoli poco profondi sono poi in situazione di vero e proprio stress idrico ma questo è un altro discorso). Il fattore più importante però è il fotoperiodo, perché la presenza di un elevato numero di giornate con cielo sereno, in questo periodo dell'anno, tende ad accelerare l'ingiallimento e la perdita delle foglie. L'accorciamento delle giornate su questo processo incide molto di più delle temperature, visto che il foliage è un meccanismo che si basa in gran parte sul fotoperiodo, ossia sulla durata media del dì e sulla sua progressiva diminuzione. Per cui se la fase iniziale dell'autunno (e in particolare la fase che va dall'Equinozio alla fine di ottobre/inizio novembre) vede prevalere cieli sereni o poco nuvolosi, il foliage tende ad iniziare prima e ad essere più regolare, invece se i cieli sono prevalentemente nuvolosi può esserci un effetto di mascheramento. Il regime termico è importante principalmente per una ragione: un'escursione tra notte e dì relativamente ampia può accelerare la produzione degli antociani e ovviamente con cieli sereni o poco nuvolosi l'escursione termica diurna è maggiore che con cieli nuvolosi. E' per queste ragioni che in un ottobre piuttosto caldo ma molto soleggiato come quello del 2017 il foliage è più preoce rispetto a mesi di ottobre come quello del 2014, sempre caldi, ma con molte giornate nuvolose.
I fichi d'india sono difficili da determinare, perché di Opuntia ne esistono decine di specie, alcune endemiche. Opuntia aciculata Griffiths tollera senza particolari problemi minime fino a -10/-12°C anche quando queste si verificano per diversi giorni consecutivi, esistono alcune specie di Opuntia con una tolleranza al gelo ancora maggiore, un caso estremo è quello di Opuntia humifusa (Raf.) Raf. che riesce a sopravvivere, seppure con danni, in presenza di minime attorno ai -30°C (del resto è diffusa in America fino alla regione dei Grandi Laghi). Il fico d'India comune, ossia Opuntia ficus-indica (L.) Mill., sopravvive al gelo (se secco) fino a -10/-12°C circa, ma già a -5°C può riportare alcuni danni, Opuntia maxima Mill., alla quale mi sembrano attribuibili le piante fotografate nel Salernitano, difficilmente sopravvive se di notte si scende sotto i -7/-8°C e ha una tolleranza al gelo simile a quella dell'arancio dolce (soffre già a -2/-3°C con clima umido), nel Sud è coltivata per il frutto come il fico d'India comune e tende anch'essa a naturalizzarsi. Quelli della tua foto non sono esemplari di Opuntia humifusa e nemmeno di Opuntia aciculata, effettivamente assomigliano a Opuntia ficus-indica ma i cladodi secondo me sono un po' troppo arrotondati. Le altre specie che citi, come i cipressi o le palme giapponesi, sopravvivono tranquillamente a minime sporadiche inferiori a -15°C (Trachycarpus fortunei fino a -20/-22°C) e poi in condizioni di clima asciutto, come hai fatto giustamente notare, i danni da gelo tendono ad essere minori.
Ultima modifica di galinsoga; 15/10/2017 alle 04:31
Infatti Opuntia humifusa ed Opuntia Engelmannii si sono anche naturalizzate in alcune zone centroeuropee.
Per le palme, sulle Alpi, in zone di fondovalle riparate, può crescere anche la nostrana Chamaerops humilis (in Valtellina si vede in alcuni punti), e si può provare anche la Nannorrops ritchiana, originaria dei monti di Iran e Afghanistan
Questa è la situazione dei boschi dell'Aremogna ieri mattina
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qui caduta iniziata in leggero anticipo, sia della pianta di cachi sia del nocciolo.
massiccia invece la caduta del melograno, penso che entro pochi giorni sarà completamente spoglio.
vedremo come andrà questa nuova stagione fredda, considerando che dal 2012 in poi ho perso: 2 mimose di medie-grandi dimensioni, 3 cespugli di rosmarino alti 1 metro, 1 ciliegio, 1 pesco e almeno 3 bouganville.
Dicembre 1996: la perfezione
Febbraio 2012: l'apoteosi
Febbraio 2018: la sorpresa
Oggi percorrevo.la A14 tra Pescara e Lanciano: bellissimi colori autunnali su boschi e vigneti.
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Domenica sono passato in Val Venosta
Mi piacciono tanto i pioppi cipressini della valle
Questi presso Naturno me li ricordo da almeno 30 anni
Non sono sicuro che siano Populus nigra var italica
Riporto qui quanto detto in stanza nazionale ieri con un focus in ambito vegetale.
L'anno scorso l'autunno-inverno secco hanno dato una mazzata all'agricoltura mica da ridere, ma adesso, dovesse passare anche quest'autunno, il terzo di fila, di questo passo e senza accumulare in quota e rimpiguare le risorse idriche a primavera sarà un disastro.
Quest'anno noi abbiamo avuto il 50% in meno di foraggio per la zootecnia, il prezzo del fieno è alle stelle e pertanto siamo costretti a vendere parte del bestiame. Poi le colture arboree... boh, non so come potranno fare a vegetare bene a primavera con terreni così secchi per l'ennesima volta, senza contare poi che se da qui a marzo non pioverà/nevicherà in modo serio non son neanche sicuro che ci sarà acqua per irrigare.
Speriamo veramente che inizi a diluviare in novembre, anche se non ci spero per niente.
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prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....
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