Ho dato una sbirciata tramite street view all'edificio valdostano,io non lo vedo molto bene sotto quel costone roccioso incombente,non per le valanghe ma per il distacco di massi.
Per capirci la strada a tornanti è nella direzione di eventuali distacchi di roccia.(certo quelle rocce erose dai ghiacciai sono molto più compatte di quelle calcaree appenniniche).
val d'aosta.jpg
Con rispetto...
Il problema dell'italia è che siamo pieni di esperti da tavolino, mentre chi parla con cognizione di causa non ha voce in capitolo.
Per rispondere alle tue domande:
1) no, le valanghe le studiano i valangologi.
Sono un agente morfogenetico, modellano il territorio, trasportano sedimenti... tutte cose che non c'entrano con la geologia, vero.
A parte che studiamo anche i ghiacciai, comunque una valanga la studi: a) come dinamica del fenomeno fisico e quindi su valanghe vive e modelli (e questo non è il nostro campo) b) come luoghi a rischio di valanga, e qui, o sai leggere le tracce geologiche di valanghe precedenti, oppure ti affidi all'osservazione delle valanghe vive e dichiari a rischio tutti i luoghi dove hai visto veramente venire giù una valanga. Quest'ultimo però non è un metodo molto efficace...
2) a monte c'è una superficie convessa, quindi il geologo di primo anno sa già che qualsiasi cosa tenderà a rotolare lateralmente, indipendentemente dal "pendio scosceso". Guarda la carta, un dosso fra due valloni è il luogo più sicuro in assoluto (a meno che non frani tutto ma questo è un altro argomento). Idem per la piena, che è un altro fenomeno, per il quale peraltro esistono piani dettagliati e studi appositi.
3) Sinceramente, ormai ho mollato. E' evidente che siamo in un paese in cui è inutile tentare di usare le conoscenze di cui disponiamo per cercare di ridurre il rischio. Tanto, sino a che non avviene la disgrazia, nessuno ci crede. E dopo, è ovviamente colpa della "Natura matrigna", della "fatalità", della "montagna assassina". Grandioso approccio scientifico ai problemi!
D'ora in avanti i geologi gireranno solo con la sfera di cristallo in mano, e rilasceranno dichiarazioni tipo "Vedo... vedo... vedo che forse fra un numero imprecisato di anni il monte si vendicherà della profanazione!!!". Credo sia l'unico modo per diventare credibili alle masse.
4) Sì. L'Italia è zeppa di cose raccapriccianti, e solo perché per puro c... ancora stanno lì, continuiamo a dirci "ma che bello! continuiamo tanto non succede mai nulla... e se proprio succede, non sarà mica proprio qui"
La tua conclusione poi rasenta la genialità. Abbi cura almeno di tenerti alla larga dalle situazioni più dubbie. Poi, se gli altri finiscono ammazzati dallo speculatore di turno, in fondo non è affar tuo.
P.S. "chi dice fesserie" te lo tieni per te, per favore, e cerchiamo di non essere offensivi.
In trent'anni di professione nell'ambito di cartografia e ricerca sul modellamento dei versanti, ritengo di aver accumulato un po' più di esperienza di te.
Sì, in effetti guardando le varie elaborazioni cartografiche del geoportale di VdA, si vedono due grandi falde di detrito al piede di due cornicioni in roccia. E' colonizzato da vegetazione, quindi stabilizzato, al momento. Però, potrebbe muoversi. Bisogna vedere nel dettaglio come e su cosa è costruita la strada, e quali opere hanno costruito effettivamente per mettere in sicurezza l'area.
In zone montuose, il singolo masso può staccarsi in qualsiasi luogo.
Avranno sicuramente verificato anche se esistono al piede grandi massi caduti in passato, o se c'è solo la falda detritica a piccola pezzatura. Può darsi che l'ammasso roccioso abbia una fratturazione tale da generare solo detrito di piccola pezzatura.
novità?
indagati?
eventuali responsabilità accertate?
siamo quassù, soli, immersi in un “nulla” che per noi invece è “tutto” (R.Maruzzo .... la frase in realtà è di Rita!)
E poi ovvio: tutte le creste portano al Weisshorn
Lo riporto:
RIGOPIANO (PESCARA) - La provincia di Pescara e il comune di Farindola sono ufficialmente sotto accusa per la tragedia dell'Hotel Rigopiano. Ci sono sei nomi sul registro degli indagati della procura pescarese, che sta lavorando al caso da più di tre mesi. Il 18 gennaio scorso una valanga staccatasi dal Monte Siella ha ucciso 29 delle quaranta persone presenti nell'albergo, rimaste bloccate lassù a causa della inagibilità della strada, la provinciale numero 8, sepolta da due metri di neve. Quell'unica via di fuga – è l'assunto su cui poggia l'indagine dei magistrati Cristina Tedeschini e Andrea Papalia - doveva essere accessibile.
I sei indagati. Per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose sono indagati il presidente della Provincia Antonio Di Marco, il dirigente delegato alle Opere pubbliche Paolo D'Incecco, il responsabile della Viabilità provinciale Mauro Di Blasio. Stesso capo d'accusa per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il geometra comunale Enrico Colangeli. Il direttore del resort Bruno Di Tommaso è indagato anche per violazione dell'articolo 437 del codice penale, che punisce l'omissione del “collocamento di impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro”: secondo l'accusa, non ha previsto nel Documento di valutazione del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori della sua ditta (la Gran sasso resort spa) il rischio di essere colpiti da una slavina.
LA TELEFONATA AL DIRETTORE DELL'HOTEL CHE SMONTò L'EMERGENZA
I pm non sembrano invece aver rilevato alcunché di penalmente rilevante nella famosa telefonata delle 17.40 quando Di Tommaso, sbagliando in buona fede, confermò ai funzionari dell'unità di crisi della Prefettura che all'hotel Rigopiano non era accaduto niente di grave. Né risultano, al momento, contestazioni sull'operato del prefetto pescarese Francesco Provolo. Ai sei indagati sono stati notificati gli avvisi a comparire e saranno presto interrogati dai pubblici ministeri.
Le presunte omissioni della Provincia. La strada che collega l'hotel a Farindola è di competenza della Provincia di Pescara: spettava a lei – sostengono gli investigatori del comando Carabinieri Forestali di Pescara che hanno curato questo filone d'indagine - garantirne pulizia e percorribilità. Di più: nel Piano neve approvato poche settimane prima della tragedia, quel tratto veniva indicato come “strategico”. È vero che il 18 gennaio la neve caduta era stata tanta, ma è anche vero che la turbina predisposta per l'area di Farindola, di proprietà della Provincia, era ferma in officina dal 6 gennaio perché non si trovavano i pezzi di ricambio. Nonostante ciò, ancora il 17 gennaio, nel pomeriggio, una pattuglia della polizia provinciale aveva scortato otto macchine di clienti fino al resort, nonostante le condizioni meteo sconsigliassero la salita.
"L'hotel andava evacuato". Condizioni tali che, secondo i magistrati, avrebbero dovuto indurre il sindaco Lacchetta a emettere un'ordinanza di sgombero dell'hotel per “pericolo incombente” uno o due giorni prima del 18 gennaio. Lo poteva fare, visto che aveva aperto un Coc (Centro operativo comunale) già il 15 per gestire l'emergenza neve. Lacchetta dovrà rispondere anche del perché durante il suo mandato non ha mai convocato la commissione valanghe, nonostante dalla Prefettura ne indicassero l'utilità. C'è poi la questione dei bollettini Meteomont, che segnalavano l'innalzamento del rischio valanghe da livello due a livello quattro (su scala di cinque): è vero che non gli sono mai stati comunicati dalla Prefettura né dalla Regione, come lui
stesso sostiene, ma secondo la procedura amministrativa ricostruita dagli inquirenti in base alle convenzioni stipulate tra gli enti locali, il sindaco aveva comunque il dovere di andare a controllare il bollettino Meteomont sul sito istituzionale in situazioni di allarme. E agire di conseguenza.
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E poi ovvio: tutte le creste portano al Weisshorn
Bene.
Tutta l'inchiesta sembra faccia perno sulle mancanze in sede di gestione dell'emergenza.
E tutto il polemicozzo di "sotuttoio" ed esperti improvvisati di slavine che si chiedevano "perché il resort é stato edificato in zona a rischio valanghe"? Aria fritta, tanta aria fritta.
E gli avvisi di garanzia di cui sopra lo stanno a dimostrare.
Il ramo d'indagine inerente alla supposta "posizione a rischio" del resort ha difatti preso corpo nei 2 avvisi di garanzia:
-del sindaco di Farindola, reo di non aver mai convocato la commissione valanghe: caro sindaco, 2 orette di riunione, 4 strette di mano, 1 caffé...e questo capo d'imputazione te lo scrollavi di dosso...
-del direttore del resort, che nel DVR della sua azienda non ha inserito il "rischio valanghe".
?????? Ma come?????
da un estratto della mappa storica delle valanghe dal 1957 al 2013, mappa in dotazione della Regione Abruzzo dal 2014 (mappa sviluppata ben 22 anni dopo la legge regionale di cui a questo link http://www2.consiglio.regione.abruzzo.it/leggi_tv/abruzzo_lr/1992/lr92047.htm); l'hotel Rigopiano é visibilmente ESTRANEO alla presenza di valanghe storiche (striscie azzurre-blu)
Estratto mappa.jpg
come si fa a chiedere di inserire nel Documento di Valutazione dei Rischi il "rischio valanghe" quando la mappa di rischio UFFICIALE della Regione Abruzzo non lo contempla?????
Ripeto: é il ramo della gestione emergenze che dev'essere perseguito nelle indagini.
Quello della posizione del resort, dal punto di vista giudiziario, rischia di essere un vero e proprio pallone gonfiato...
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