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galinsoga
L'acero di monte (Acer pseudoplatanus L.) lo trovi quasi a livello del mare, nella zona tra Genova Voltri e il Turchino, lungo il torrente Acquasanta (60-130 m s.l.m.) ma questo perché c'è arrivato (volando in forma di samara) dai rilievi vicini dove è diffuso a partire dai 600-700 m s.l.m. e approfitta delle inversioni termiche del fondovalle e degli alti livelli di umidità edafica. In piena fascia costiera, ai Colletti di Voltri e a 170-180 m di altitudine è presente una consistente stazione di Cirsium erisithales (Jacq.) Scop., un cardo di taglia notevole, con capolini gialli e penduli, che sulle Alpi vegeta prevalentemente nel piano montano (oltre i 600-700 m) e in Appennino non scende quasi mai sotto i 1000 m, la cosa sorprendente è che questa pianta decisamente montana, vegeta 1 Km in linea d'aria dal mare e che nello stesso biotopo trovi Arisarum vulgare L. specie mediterranea che è considerata, almeno dai fitosociologi francesi, un indicatore del bioclima termo-mediterraneo. Quindi non è che le ecoregioni siano mondi non comunicanti. Per quanto riguarda il leccio è presente, sebbene molto raro, anche sul versante padano dell'Appennino Settentrionale, ad esempio nella foresta della Deiva (presso Sassello, SV) ma lì si è sviluppato in condizioni un po' particolari, in pendio e su un substrato ultramafico che tende a scaldarsi molto nelle ore diurne, per rilasciare il calore durante la notte. Ci possono essere poi situazioni favorite da un lato da condizioni microclimatiche e dall'altro dalla natura del terreno, ad esempio sul crinale principale dell'Appennino Ligure occidentale, tra il Passo del Faiallo e il Beigua trovi a 1000-1200 m s.l.m. specie tipiche delle alte montagne dell'emisfero Nord come Aster alpinus L. o addirittura elementi artico-alpini come Viola biflora L. che difficilmente sulle Alpi vedrai al di sotto dei 1400-1500 m di altitudine. La cosa sorprendente è che rinvieni queste specie relitte a stretto contatto come Teucrium chamaedrys L. che nel lavoro di Pignatti è giustamente indicato come elemento indicatore del bioclima mediterraneo (optimum nella fascia dei boschi submediterranei a roverella, ma sale anche nel piano montano e perfino in quello oromediterraneo). Ci sono poi casi quasi inspiegabili, ad esempio alla testata della valle Stura di Ovada esiste una notevole popolazione di Tephroseris balbisiana (DC.) Holub, un endemismo tipico dei consorzi di alte erbe (megaforbieti) del piano montano superiore e subalpino delle Alpi Liguri, Marittime e Cozie, dove è presente al di sopra dei 1500-1600 m, ebbene attorno al Turchino, questo endemita alpico, vegeta ben sotto i 1000 m (il nucleo più consistente tra i 450 e i 650 m), mentre nella valle del torrente Gargassa, presso Rossiglione, esiste una soprendente stazione di Saxifraga exarata Vill. che si sviluppa a una quota media di 500 m s.l.m. in un contesto in cui sono presenti specie termofile e a breve distanza da una rada boscaglia ad Erica arborea L. Tieni conto che Saxifraga exarata è tipica dei substrati silicei dell'arco alpino dove vegeta in genere tra i 1500 e i 3000 m, ma con optimum tra i 2000 e i 2700! Ho indicato volutamente specie erbacee perenni per precise ragioni: gli alberi sono un buon indicatore "massivo" ma nel dettaglio risentono troppo dell'opera dell'uomo (es. il castagno è stato introdotto dai Balcani meridionali in età tardo-antica, i larici in molte zone delle Alpi sono stati favoriti da tagli selettivi a discapito di abeti bianchi e pecci, le pinete a pini "mediterranei", come Pinus pinaster Aiton o Pinus halepensis Miller, estese ben oltre il loro climax potenziale grazie a tagli selettivi e a rimboschimenti) per non dire dei massicci rimboschimenti effettuati con conifere o latifoglie più o meno esotiche, mentre le specie erbacee (tranne quelle usate come foraggere o quelle che hanno disseminazione zoocora, che pure sono molte) sono un indicatore un po' più sicuro. Insomma, se nel sottobosco di un castagneto trovo Luzula forsteri (Sm.) DC. o Ruscus aculeatus L. potrò pensare che la vegetazione originaria di quel bosco, prima dell'impianto del castagno, avvenuto magari mezzo millennio fa, fosse costituita da lecci e/o roverelle, se ci trovo Teucrium scorodonia L. che fosse un bosco prevalentemente di rovere, se ci sono Vaccinium myrtillus L., Luzula pedemontana Boiss. & Reut., ci sono frassini maggiori negli impluvi e agrifogli e perfino qualche tasso nelle zone di pendio, dove il bosco è meno fitto, potrei ipotizzare che la vegetazione originaria fosse costituita da un ambiente forestale di alta collina con prevalenza di rovere e faggio. Non ho preso situazioni a caso, sono quelle che trovo tipicamente nella mia zona e tra l'altro può perfino capitare di trovarle invertite in senso altitudinale...
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