"All truths are easy to understand once they're discovered. The point is to discover them." ~ Galileo Galilei
Fondatore di Centro Meteorologico Bolognese
Sito di Centro Meteorologico Bolognese: https://centrometeobolognese.com/
Sito personale: https://martinmb.wixsite.com/*******martinmb
Stazione meteo: http://www.meteosystem.com/dati/sanchierlo/index.php
Riprese le capitozzature selvagge degli olmi presenti in città.
Una pratica vergognosa, uno spreco di denaro pubblico che depaupera il patrimonio arboreo e lo rende estremamente pericoloso per l'incolumità pubblica.
Tutto ciò in violazione del regolamento comunale sul verde pubblico e privato.
Qui fiori dei mandorli "bruciati" dalla recente ondata fredda
Quest'anno a causa del montaggio del ponteggio per i lavori di ristrutturazione, ho dovuto spostare la mia pluriennale camelia (ce l'ho dal 2010), camelia a fioritura invernale, stracarica di boccioli e fiori prima del burian nevoso.
Portata in un angolo troppo esposto a nord, sta facendo cadere fiori e foglie in grande quantità.
Per sommi capi mi sembra adeguata, ma c'è il solito problema: le querce caducifoglie non sono mai specie climaciche, bensì pioniere, per cui c'è questo errore di fondo.
Chiudendo un occhio, forse anche due, può andare bene quella mappa, perché effettivamente quelle sono le specie più frequenti in quelle 'macchie', però le eco-regioni dovrebbero ricalcare le specie climax. In un mondo, alla fin fine, ideale, perché i disturbi del suolo sono inevitabili e la condizione climacica non è quasi mai raggiunta... Perché tanto, laddove è evidente (come nelle peccete o nelle faggete), le formazioni non sono altro che il frutto di scelte selvicolturali, è come se tali popolamenti fossero enormi arboreti da legno.
Quindi te la promuovo tranquillamente, per quanto mi riguarda!
Parli del suolo come fattore di disturbo nel raggiungimento del climax.
Questo mi sembra sbagliato: per definizione il climax è il risultato di tutti i fattori ambientali, esclusa l'azione dell'uomo. Il suolo è in pochissimi casi un fattore alterato dall'uomo (benchè ci si metta d'impegno).
Querce caducifoglie sono nel climax di buone porzioni d'Italia, non allo stato puro, ovvio, dato che il climax è per antonomasia una consociazione assai mista.
Però chi deve dare un nome a regioni fitoclimatiche fa bene a prenderne a simboli anche querce caducifoglie, secondo me.
Anche peccio e faggio sono ben rappresentativi, secondo me, nei rispettivi consorzi climax e per il Nordappennino, più che la roverella, avrei citato il cerro.
Ultima modifica di alnus; 07/03/2018 alle 09:55
Pardon, avevo in mente il fatto che la farnia in pianura si rinnova continuamente (a scapito del carpino bianco, climax) su suoli scoperti/rigirati in seguito ai frequenti schianti di alberi da temporali forti. Per cui intendevo diaturbi naturali in generale che si riflettano sul suolo, dai downburst in pianura alle frane in montagna!
Peccio e faggio sono senz'altro i più rappresentativi in quelle fasce, al punto tale da essere riconosciute tranquillamente come climaciche anche se appunto la loro diffusione è fortemente indotta.
Il cerro direi a metà strada, in appennino potrebbe essere quasi climax come dici, in quanto molto esigente e con comportamento da specie definitiva, mentre per la farnia è escluso a priori. Anche per la rovere, tipicamente seguita dal castagno (collina e suoli acidi, nozze); mentre la roverella è complicata da inquadrare, è pioniera ma spesso è climax nel senso che cresce in stazioni dove oltre non si può andare; se sì, invece, al solito carpino nero, castagno o faggete di suoli xerici (più in alto) la seguono, per cui mi limiterei a faggio e abete rosso come climax sicure al 100%
Poi chiaramente come ho detto nel primo messaggio, considerare le querce caducifoglie nelle ecoregioni è adeguato, perché, essendo i disturbi naturali più o meno continui, esse sono onnipresenti fino al piano submontano
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