Originariamente Scritto da
DuffMc92
A grandi linee ho letto tutto, ma ci tornerò sopra prossimamente per memorizzare i dettagli! Ottima la divisione in fasce di vegetazione, descrizioni super, a pelle direi che la vegetazione arborea zonale si incastra bene. Su queste fasce non mi torna solo una cosa: la submediterranea calda mi pare impossibile che non ci sia nelle colline piacentine.
Come dico sempre, in Italia settentrionale qualunque sistema collinare esterno presenta almeno qualche minuscola caratteristica mediterranea, in quanto laddove né quota troppo alta né inversioni termiche favoriscono un certo freddo invernale, il clima è molto submediterraneo (seppur 'rinfrescato' da regimi pluviometrici diversi e/o dalla latitudine e/o dalla quota stessa); la pianura se ne salva proprio grazie alle inversioni, che tra un' irruzione e l' altra impacchettano e conservano il freddo giù, come penso tu sappia già.
Questo discorso sulla mediterraneità secondo me è molto importante proprio per la fascia pedemontana dell' Emilia-Romagna, dove il 'fronte' submediterraneo a occhio e croce è molto espanso, perché i rilievi della regione, così come i fiumi e le valli da essi scavati, sono prevalentemente disposti in catene perpendicolari alla pianura, in modo tale da favorire una certa continuità tra il clima della pianura e quello dei sistemi collinari, anche molto all' interno; continuità che, tradotta in quote crescenti, perde l' inversione termica man mano che si sale di quota e, di conseguenza, aumentano le caratteristiche submediterranee. Fenomeno analogo avviene per esempio sulla pedemontana veronese, notoriamente molto più ricca di coltivazioni di ulivi e filari di cipressi rispetto al resto della pedemontana veneta.
(Il fronte mediterraneo invece è ristrettissimo qui vicino a me, sulle prealpi trevigiane, dove oltre le prealpi, disposte parallelamente alla pianura, nonostante i 60 km dal mare in linea d' aria trovi già pini silvestri, betulle e qualche timido abete rosso già sui 400 mt.)
Altra cosa che non mi torna, ma è meno importante perché non c'entra con la vegetazione, è l' ultima mappa, quella con le divisioni per lettere; mi ha colpito negativamente il fiume Secchia come limite climatico. Probabilmente per fare questa divisione si sono ispirati ai dati storici (51-80, 61-90, forse anche 71-00), in cui il piacentino spicca per il freddo invernale.
Ma di tutt' altro avviso sono invece i dati nuovi Arpa emr, 1991-2005, che nonostante il più breve range temporale sono forieri di informazioni più omogenee, grazie a norme OMM consolidate e strumentazione democratica; da quei dati ho dedotto che la maggior parte del freddo invernale si concentra tra l' estremo ovest delle province di Bologna e Ferrara e l' estremo est della provincia di Piacenza; ho notato Correggio, Cavriago, Castelfranco Emilia, Villanova sull' Arda e forse Novi di Modena (ma non ricordo con esattezza) essere particolarmente d' accordo col gelo; poi tra le stazioni amatoriali ce ne sono alcune di fredde anche più a est, fino a Faenza se non sbaglio. Per cui si potrebbe concludere che al massimo cambia qualche decimo nella media integrale di dicembre e gennaio, estremamente trascurabile sulla caratterizzazione climatica e vegetazionale di una zona. Tanto le medie annue che ho visto sull' Arpa sono anch' esse molto omogenee, tra 12° e qualcosa e 13° e qualcosa, con tante stazioni a ridosso del 13° sparse qua e là.
La divisione rigida temperatura/clima/vegetazione mi sentirei, pertanto, di escluderla
Da parte mia, impasterei insieme le zone D e C, semmai rimpicciolendo un po' la C (giustamente, tagliando i posti laddove si intravedono i lecci a bordo strada)
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