Comunque la distribuzione naturale dell'Olivo sarebbe questa Olive_niche.jpg
"All truths are easy to understand once they're discovered. The point is to discover them." ~ Galileo Galilei
Fondatore di Centro Meteorologico Bolognese
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Più che quella naturale è quella "climacica", ossia quella in cui l'olivo è presente anche come pianta spontanea (Olea europaea L. subsp. europaea var. sylvestris Brot., ossia l'"olivastro", spesso usato come portainnesto) ed entra a far parte di consorzi vegetali in particolare dell'alleanza Oleo-Ceratonion siliquae Br.-Bl. ex Guinochet & Drouineau 1944. L'areale naturale dell'olivo probabilmente è quello mediterraneo centro e sud orientale (Palestina, Siria, coste mediterranee della Turchia meridionale, Cipro, Creta e forse Egeo (Dodecaneso), Sicilia e Sardegna). Tenendo conto che l'olivo africano (Olea europaea L. subsp. cuspidata (Wall. & G.Dole due subspecie hanno un progenitore comune che nel Terziario vegetava in Europa meridionale e Asia occidentale e sud-occidentale, poi durante la fase glaciale wurmiana si sarebbe ritirato in quelli che sono i tipici rifugi "glaciali" (Creta, Cipro, coste libanesi e forse Sicilia) separandosi dalle piante sud-ovest asiatiche e africane). Nel Mediterraneo occidentale e settentrionale l'olivo probabilmente ce l'hanno portato i cartaginesi e poi i romani (ad esempio in Corsica è stato quasi sicuramente introdotto dai romani, mentre in Sardegna era presente nel tardo Neolitico). Comunque l'attuale distribuzione dell'olivo è funzionale alla sua utilità economica, oltre che a condizioni ecologiche adatte alla sua sopravvivenza, ovvio che non puoi coltivare ulivi in Polonia, in Austria o in Ungheria, ma nel Nord della Francia o lungo le coste occidentali e meridionali dell'Inghilterra e dell'Irlanda gli olivi possono tranquillamente sopravvivere all'inverno ed essere discretamente prosperi in estate, ma non fruttificano e rimangolo piccoli, già nel Genovesato centrale avrebbe poco senso coltivare ulivi oltre i 300/350 m di quota (raccolto scarso, problemi cronici con la mosca olearia), discorso diverso per l'Imperiese dove sui versanti esposti a mezzogiorno puoi trovare piccoli oliveti fino a 700/750 m di quota (Valle Argentina e Val Nervia), visto il clima più asciutto di quelle zone. Non tutte le varietà di olivo hanno la stessa rusticità, ad esempio il leccino regge bene fino a -12/-13°C in condizioni di clima asciutto, la varietà "taggiasca" invece può riportare danni importanti già attorno ai -8°C e questo limita ulteriormente la sua diffusione.
Ultima modifica di galinsoga; 28/02/2018 alle 13:26
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un discorso già affrontato quello della distribuzione dell'ulivo coltivato che ha un areale più esteso rispetto all'ulivo spontaneo (olivastro).
Nella mia zona l'olivastro non c'è, nemmeno sulla costa, ma l'ulivo coltivato invece si ed ha preso il posto di boscaglie di roverella (l'albero più diffuso dalle mie parti).
Le coltivazioni di ulivi se abbandonate a se stesse qui da me deperiscono e muoiono dopo pochi anni.
Nella fascia collinare a Sud della via Emilia, in zone di pendio, le varietà più resistenti al gelo, come il leccino, penso possano essere coltivate senza soverchi problemi. Invece l'olivo è assolutamente fuori range nella bassa pianura emiliana. Ho visto oliveti in pianura in Romagna, ma comunque in zone pedecollinari, ad esempio tra Sant'Arcangelo e Rimini. In Friuli c'è un problema in più, tolto che la bassa pianura non sarebbe comunque adatta, il Friuli, a prescindere dalle temperature medie invernali delle zone pianeggianti (non dissimili da quelle delle pianure sublitoranee romagnole) ha un clima estivo troppo umido per l'olivicoltura, poi magari ci saranno delle microzone adatte, ma in generale dove il picco delle precipitazioni è tardo-primaverile/estivo, l'olivicoltura è poco indicata, per via della mosca olearia.
Ultima modifica di galinsoga; 28/02/2018 alle 21:05
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Però vicino casa mia ci sono un paio di piante di ulivo lasciate a se stesse da anni e anni ormai ( non vengono neanche potate) e sopravvivono. Hanno resistito a temperature sotto lo zero per vari giorni e a nevicate abbondanti fino a 2 metri di neve (Gennaio dell'anno scorso), fanno anche le olive.
Da noi non è che periscono per il gelo (salvo annate particolari) ma dopo un po' che non vengono piu curate ,ricacciano polloni basali, il tronco principale muore e nel tempo sono sopraffatte prima dai rovi poi dagli alberi pionieri (robinia pseudoacacia, carpini, infine quercie ) e sotto l'ombra di tali alberi la pianta di ulivo soccombe.
Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 01/03/2018 alle 14:25
Ma succede ovunque, perfino nell'Imperiese, l'olivo è una pianta pollonifera (alcune varietà più di altre) e butta ricacci in tutte le direzioni che, alla lunga, tendono a sostituire il tronco principale. Se abbandoni completamente un uliveto dopo 20 anni sarà sepolto da rovi e vitalbe e assediato da vegetazione legnosa pioniera (carpino nero, robinie, ecc.).
L'olivo, oltre al lago di garda, può essere coltivato anche in valle dell'adige, nei punti un po' riparati. Qualche esemplare lo si trova
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prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....
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