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Discussione: Il limite degli alberi

  1. #1
    Vento forte L'avatar di Giovanni78
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    Predefinito Il limite degli alberi

    Nella vostra zona qual è il limite degli alberi?
    Qui il limite del bosco è all'incirca di 1950-2000 metri a seconda delle zone: in valle Formazza, dove scendono innumerevoli valanghe oltre i 1700 metri non ci sono larici.
    Larici isolati si spingono fino a 2100 metri, quelli sopra i 2200 si contano sulle dita di una mano.
    Generalmente i boschi di larice cominciano a 1400 metri, sotto dai 1100 a 1400 ci sono boschi di abete rosso, e dai 600 ai 1000 prevalgono i faggi.
    Sotto querce e castagni, anche se larici isolati e abeti sporadici si trovano anche a 700 metri

  2. #2
    Vento moderato L'avatar di Ragnarok
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    Citazione Originariamente Scritto da Giovanni78 Visualizza Messaggio
    Nella vostra zona qual è il limite degli alberi?
    Qui il limite del bosco è all'incirca di 1950-2000 metri a seconda delle zone: in valle Formazza, dove scendono innumerevoli valanghe oltre i 1700 metri non ci sono larici.
    Larici isolati si spingono fino a 2100 metri, quelli sopra i 2200 si contano sulle dita di una mano.
    Generalmente i boschi di larice cominciano a 1400 metri, sotto dai 1100 a 1400 ci sono boschi di abete rosso, e dai 600 ai 1000 prevalgono i faggi.
    Sotto querce e castagni, anche se larici isolati e abeti sporadici si trovano anche a 700 metri
    Qua ho cercato di individuare precisi piani di vegetazione. Prima di tutto il limite nelle mie zone, Appennino Settentrionale, si situa a 1700 metri, con la faggeta che segna il limite superiore della vegetazione arborea; qualche faggio cespuglioso e isolato si può trovare anche a 1800 metri. Sopra si estende la fascia nivale, dominata dal mirtillo rosso ma SOLO nell'Appennino Emiliano, il vaccinieto è molto più degradato dalla Romagna in giù. Tra Parmense e Reggiano si trova l'unica zona dove sono le conifere a déterminare il limite superiore della vegetazione Arborea, dove si trovano pini mughi e la popolazione di Abete Rosso più a Sud d'Italia (spontanea ovviamente). Da 800 a 1700 si trova la faggeta, che si può dividere così:
    1- tiglio-faggeto alle quote più basse (800-1100 metri)
    2-abeti-faggeta alle quote intermedie (1100-1400 metri, con Abete Bianco)
    3-Aceri-faggeto alle quote più alte (1400-1700 metri, con Acero Montano)
    4-i Luzulo-faggeti sono tipici delle faggete degradate e si trovano a tutte le quote

    Tuttavia trovo sempre più spesso, nell'Appennino Emiliano, relitti di faggi à quote di 500-600 metri nonostante non ne venga parlato molto. Il punto più basso dove si spinge il faggio qua è a circa 150 metri s.l.m. in ambiente di forra.
    Dai 200 ai 700-800 metri si trovano i Querceti e più in generale i boschi decidui; sui versanti meridionali prevalgono i roverelleti, su quelli Settentrionale gli ostrieti. A 600-700 comincia a farsi importante la presenza del Cerro, mentre alle quote più basse della collina prevalgono roverella e rovere. Rovere e Cerro si trovano su suoli acidi.
    Da 0 a 200 metri troviamo invece il tipico bosco planiziare della PP con Farnia, Carpino Bianco e Frassino (Ossifillo e Maggiore).
    Spero di aver fatto una buona descrizione, ciao ciao


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  3. #3
    Vento forte L'avatar di Giovanni78
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    Citazione Originariamente Scritto da Martin MB Visualizza Messaggio
    Qua ho cercato di individuare precisi piani di vegetazione. Prima di tutto il limite nelle mie zone, Appennino Settentrionale, si situa a 1700 metri, con la faggeta che segna il limite superiore della vegetazione arborea; qualche faggio cespuglioso e isolato si può trovare anche a 1800 metri. Sopra si estende la fascia nivale, dominata dal mirtillo rosso ma SOLO nell'Appennino Emiliano, il vaccinieto è molto più degradato dalla Romagna in giù. Tra Parmense e Reggiano si trova l'unica zona dove sono le conifere a déterminare il limite superiore della vegetazione Arborea, dove si trovano pini mughi e la popolazione di Abete Rosso più a Sud d'Italia (spontanea ovviamente). Da 800 a 1700 si trova la faggeta, che si può dividere così:
    1- tiglio-faggeto alle quote più basse (800-1100 metri)
    2-abeti-faggeta alle quote intermedie (1100-1400 metri, con Abete Bianco)
    3-Aceri-faggeto alle quote più alte (1400-1700 metri, con Acero Montano)
    4-i Luzulo-faggeti sono tipici delle faggete degradate e si trovano a tutte le quote

    Tuttavia trovo sempre più spesso, nell'Appennino Emiliano, relitti di faggi à quote di 500-600 metri nonostante non ne venga parlato molto. Il punto più basso dove si spinge il faggio qua è a circa 150 metri s.l.m. in ambiente di forra.
    Dai 200 ai 700-800 metri si trovano i Querceti e più in generale i boschi decidui; sui versanti meridionali prevalgono i roverelleti, su quelli Settentrionale gli ostrieti. A 600-700 comincia a farsi importante la presenza del Cerro, mentre alle quote più basse della collina prevalgono roverella e rovere. Rovere e Cerro si trovano su suoli acidi.
    Da 0 a 200 metri troviamo invece il tipico bosco planiziare della PP con Farnia, Carpino Bianco e Frassino (Ossifillo e Maggiore).
    Spero di aver fatto una buona descrizione, ciao ciao
    Non ci sono conifere?

  4. #4
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    Citazione Originariamente Scritto da Giovanni78 Visualizza Messaggio
    Non ci sono conifere?
    Ci sono abeti bianchi misti nelle faggete, poi ci sono abeti rossi e pini mughi relitti che sono I popolamenti più a sud d'Italia


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  5. #5
    Vento fresco L'avatar di alnus
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    La differenza fondamentale tra Alpi ed Appennino sta nel fattore limitante che determina la quota limite per la vegetazione arborea.
    Sulle Alpi è la durata e lo spessore del manto nevoso.
    Sull'Appennino è il vento.
    Il peccio è assolutamente indifeso nei confronti del vento, l'abete già meno, il faggio è molto più adattato, anche così gli ultimi faggi verso le cime appenniniche sono tipicamente nani e deformati dal vento dominante (forma a bandiera).
    E' anche per questo che sull'Appennino un limite altitudinale assoluto non esiste. Esso cambia in relazione all'altezza delle cime e del crinale, proprio perchè i venti più forti interessano una fascia di distanza più o meno costante rispetto alle cime ed al crinale.
    Oltre a ciò, sia sulle Alpi, che (anche di più) sull'Appennino, in diverse zone la pastorizia ha spostato ancor più in basso il limite.
    Ultima modifica di alnus; 04/05/2018 alle 05:15

  6. #6
    Burrasca L'avatar di paxo
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    Citazione Originariamente Scritto da Martin MB Visualizza Messaggio
    Ci sono abeti bianchi misti nelle faggete, poi ci sono abeti rossi e pini mughi relitti che sono I popolamenti più a sud d'Italia
    In realtà il Pino Mugo c'è anche qui sulla Maiella.

  7. #7
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    Citazione Originariamente Scritto da paxo Visualizza Messaggio
    In realtà il Pino Mugo c'è anche qui sulla Maiella.
    Hai ragione scusa, mi ero confuso con il rododendro


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  8. #8
    Burrasca L'avatar di wtrentino
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    Sui 1800 circa.

    Inviato dal mio SM-A310F utilizzando Tapatalk
    prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....

  9. #9
    Burrasca L'avatar di EnnioDiPrinzio
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    Dalle mie parti (provincia di Chieti-Abruzzo) dalla costa ai monti le varie fascie di vegetazione spontanea sono.le seguenti, ma con alcune differenze se ci dirigiamo.verso il massiccio della Maiella (2795) oppure verso i più modesti monti che dividono l'Abruzzo dal Molise (1700).
    1) SEZIONE DALLA COSTA DI ORTONA VERSO LA MAIELLA:
    A- (0-200 m) nella fascia costiera dalla spiaggia a circa 15 km verso l'interno ,su terreni composti prevalentemente da arenarie e conglomerati dalle forme tabulari, si trovano residui boschi di roverelle, con qualche leccio isolato sulle rupi costiere.
    Nei valloni che incidono i tavolati, prevale il bosco caducifoglio mesofilo .
    Larga diffusione della robinia pseudoacacia.
    Le coltivazioni prevalenti sono vigneti ed uliveti con produzioni eccellenti.
    B- (200-500) nella fascia collinare interna, pure composta da conglomerati dalle forme tabulari, che si interrompe poco prima dell'affioramento dell'Appennino calcareo, c'è un bosco di quercie a carattere più fresco e dalle parti di Filetto, si trovano anche alcuni castagni (rarissimi in questa parte di Abruzzo).
    Le coltivazioni prevalenti sono di vigneti, mentre gli uliveti si diradano alquanto.
    C- (500-1200) pendici calcaree della Maiella, con esposizione prevalente ad est, estesi rimboschimenti artificiali di pino nero d'Austria con qualche esemplare di pino silvestre ed abete rosso che si rinnovano spontaneamente .
    La vegetazione spontanea fino a 700-1000 è data da una boscaglia di carpino nero ed altre latifoglie, mentre le quercie sono rare.I terreni calcarei hanno un soprassuolo scarso fino a 1000 m.
    D- (850-1850) faggeta che alle quote più basse si insinua nei valloni freschi e lascia i pini neri nei costoni assolati.
    In alto la faggeta si ferma in base alle quote dei crinali soprastanti (per motivi di ventosità ed aridità , ove i crinali sono relativamente bassi, come in località Mirastelle della Maielletta, la faggeta non sale oltre i 1500 m, perché i crinali appena superiori non proteggono il bosco dal vento di scirocco ed in estate ci sono crisi di aridita dei terreni culminali.
    Ove i pendii continuano a quote superiori (massiccio della Maiella) il faggio può salire fino a 1800-1850.
    E- (1700-2250) estese boscaglie compatte di pino mugo (in forma prostrata), qualche pino mugo cmq si può trovare in certi ambienti rocciosi, ove non arriva il bosco ,anche a soli 1000 m.
    Al di sopra dei 2200 m tipiche piante erbacee di alta montagna con particolarità interessanti ed endemismi.
    (tra cui le stelle alpine).
    Sulla Maiella esistono persino piccoli nevai perenni .

    2) SEZIONE DALLA COSTA VERSO I MONTI DI CAPRACOTTA:
    le particolarità rispetto alla sezione precedente sono le seguenti:
    - lungo la fascia costiera oltre ai quercieti di roverella,esistono lembi di lecceta ,cmq sin dalle spiagge ci sono boschi di carpino nero.
    Diffusa la roverella anche dove non ci sono boschi.
    -manca la fascia interna più fresca del quercieto, perché i terreni collinari dalle forme dolci sono coltivati senza soluzione di continuità.(seminativi)
    -sulle basse pendici montane calcaree prevale la roverella fino a 800 m ma su alcune pendici calcaree esposte a sud ovest (2-300 m del monte Pallano) ci sono macchie di lecceta compatta originaria.
    -verso i 700 m nei pendii freschi il bosco misto di quercie (cerri) prelude alla faggeta superiore che però dalle parti di Rojo del Sangro- Borello lascia il posto a belle abetine spontanee (abies alba da 750 a 1500-) che prevalgono sulle faggete.
    Verso gli 800 metri, in alcuni valloni freschi ci sono abeti enormi ed altissimi, mentre alle quote superiori su soprassuolo più scarso gli alberi rimpiccioliscono e smagriscono.
    La faggeta-abetina arriva fino ai crinali su esposizioni a nord ed est, mentre il bosco manca del tutto sui pendii esposti a sud oltre una certa quota.

    Considerazioni finali:
    ai fini della conservazione dei lembi di bosco originari, della zona costiera e collinare, ha molta importanza la geologia e la morfologia del territorio:
    a sud di Pescara fino a Vasto, al posto delle colline argillose, si sono conservate ampie superfici tabulari, al più incise da profondi valloni, costituite da depositi di ciottoli conglomerati ed arenarie (vecchi depositi marini e fluviali soprastanti le argille plioceniche).
    Pertanto queste superficie pianeggianti, ma sopraelevate si prestano diffusamente alle coltivazioni ma anche alla conservazione di un soprassuolo di terreni neri e fertili.
    Al contrario i valloni, dai fianchi ripidi, sono incoltivabili e lì si sono conservati ampi tratti di bosco.
    Da Ortona andando verso i monti, i tavolati sono straordinariamente conservati sino alle falde della Maiella.
    Altrove (Lanciano) non si spingono oltre i 15 km dalla costa.
    I terren collinari argillosi oltre alla scarsità di humus, presentano superfici arabili senza soluzioni di continuità ed il bosco è scomparso da secoli (ne rimane memoria nelle alberature delle antiche strade medioevali, con i caratteristici doppi filari di roverella).
    I terreni tabulari, rarissimi nell'Abruzzo settentrionale, ricompaiono dalle parti di San Benedetto del Tronto-Grottammare e spariscono più a nord.

    I terreni dei monti di Capracotta sono più profondi e sono adatti all'abete bianco (radici profonde), mentre i terreni superficiali della Maiella favoriscono la faggeta (radici superficiali).
    Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 06/05/2018 alle 16:25

  10. #10
    Vento fresco L'avatar di alnus
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    Predefinito Re: Il limite degli alberi

    Ennio, complimenti! Bellissima descrizione!
    Per caso, hai una formazione geologica?

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