Se ti interessano le formazioni forestali appenniniche la zona più interessante che puoi visitare qui nei dintorni è l'alta Valle dell'Orba, in particolare i versanti settentrionali del Beigua (dal Faiallo all'ex stazione sciistica di Alberola), ci trovi un po' di tutto: boschi di rovere, faggeta più o meno pura con maggiociondolo alpino, bosco misto faggio e rovere con acero di monte, agrifoglio e perfino tasso (tra Piampaludo e Alberola) e perfino nuclei di betuleto quasi puro (Monte Avzè), ci sono ovviamente molte zone con rimboschimenti di pino nero e i castagneti sono molto diffusi, come avviene normalmente su suoli acidi.
Ho trovato qualche dato per l'Emilia Romagna; il tipo di bosco più diffuso è il querceto misto submesofilo, seguito dalla faggeta e al terzo posto si equivalgono quasi querceti misti xerofili e cerrete
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"All truths are easy to understand once they're discovered. The point is to discover them." ~ Galileo Galilei
Fondatore di Centro Meteorologico Bolognese
Sito di Centro Meteorologico Bolognese: https://centrometeobolognese.com/
Sito personale: https://martinmb.wixsite.com/*******martinmb
Stazione meteo: http://www.meteosystem.com/dati/sanchierlo/index.php
Altra scoperta, ecco i dati della copertura di faggio per regione italiana; direi che questo è molto importante in quanto il faggio è uno degli alberi più presenti in Italia. Si nota come la regione con più Faggio in assoluto sia l'Abruzzo (naturalmente data la vasta copertura montuosa), seguito dal Piemonte, il quale supera per pochissimi ettari l'Emilia Romagna. Ecco dunque le tre regioni con maggiore presenza di questo albero in Italia. Entrambe hanno più di 100 000 ettari di faggete, le uniche ad avere una superficie sopra tale soglia con presenza di faggio. Screenshot_20180823-153325.jpg
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Quello del 29 ottobre scorso è stato un evento eccezionale comunque, fuori scala. Non so se vi rendete conto di che inferno abbiamo passato quella sera, io che abito in una zona tra le meno colpite temevo saltasse tetto di casa da un momento all'altro, il tutto mentre infuriavano strisciate temporalesche e diluviava. Immagina nelle zone più martellate, a miei parenti le raffiche hanno fatto scoppiare la vetrata in casa. Emblematica l'immagine di una parte sommitale di un abete sollevato e appeso su cavi elettrici. Altra cosa che mi ha colpito molto passando nelle zone colpite è la quantità di alberi spezzati a metà anziché sradicate.
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Si si in effetti è vero, è stato un evento eccezionale. A parte gli alberi spezzati, la maggior parte però è stata proprio sradicata e sbattuta a terra. E questo è stato facilitato dal fatto che le foreste erano per la maggior parte ripiantate negli anni 40/50 e non naturali, quindi le piante avevano età simili, altezze simili e sono andate giù come birilli. Aggiungi il fatto che l'abete rosso ha radici molto superficiali e in natura non formerebbe mai boschi omogenei, ma si mischierebbe ad altri... Il gioco è fatto, speriamo solo che ora, dove si ha in programma di ripiantarli, lo so faccia con criterio !
In parte dissento.
C'erano peccete pure tra i boschi caduti, ma c'erano anche moltissimi boschi misti peccio - larice. Infatti nelle immagini attuali si vedono in molti casi i larici rimasti in piedi in mezzo alla devastazione dei pecci, notoriamente malfermi. In realtà la maggior parte delle fustaie alpine è rappresentata da questa consociazione. Credo che sia del tutto spontanea: nasce dopo il taglio raso dai semi provenienti dai boschi vicini e si stabilisce spontaneamente col tempo.
Con i dovuti casi particolari e i vari distinguo, questo discorso mi è venuto in mente qualche giorno fa. Ho trovato un sintetico ma esauriente documento di Veneto Agricoltura dove ben snocciolava questi dati di massima:
Veneto Agricoltura
Su circa 1milione ha. di Pianura Veneta (Veneto-Friulana), in epoca sicuramente precedente al 1000 a.C. tale superficie era al 100% occupata da foresta vergine. La progressiva colonizzazione, la centuriazione romana e il successivo sviluppo agricolo medievale e moderno (pur con l'interruzione alto-medievale ed un temporaneo recupero dei boschi) hanno progressivamente e massicciamente ridotto i boschi di pianura. Sotto la Repubblica di Venezia circa 7mila ha. erano ancora a bosco, protetto perché da esso si ricavava prezioso legname: lo 0.7% della superficie. Finita la Repubblica, diminuita la necessità di legname in loco, distrutti anche gli ultimi boschi per fare ulteriore spazio alle coltivazioni: si arriva a 30 anni fa al minimo storico, letteralmente, di 50 ha. di bosco in pianura, cioè lo 0.005% della superficie, in gran parte nel bosco di Olmè di Cessalto e il resto in una decina di boschetti. Non la scomparsa degli alberi, quelli ce ne sono tra filari e giardini, ma dei boschi. Negli ultimi 30 anni sono stati ripiantati numerosi boschi (anche quello "urbano" di Mestre) e siamo arrivati a 500 ha. L'obiettivo è ri-decuplicare tale superficie entro il 2050, arrivando a 5000 ha. cioè lo 0.5%. Breve (ma lunga) storia triste dei boschi di pianura.
Non so, io ho scritto così perché ho parlato anche con il direttore del parco di paneveggio-pale s.martino , una delle zone più colpite, e mi ha detto così...Cioe che la maggior parte di quelle foreste, paneveggio compresa, non è naturale, ma frutto di rimbischimenti degli anni 30-40-50 , ovvero dopo la guerra, che aveva raso al suolo le foreste
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