La macchina di Peppe va veloce, per le strade di Reggio.
Le luci dello Stretto, in questo venerdì in cui il mio cuore batte all'impazzata, sono spettacolari, e si riflettono nel mare. Dall'altro lato, Messina, coi profili delle sue strade, sembra rassicurarmi del fatto che tornerò a casa.
Il fresco maestrale entra dai finestrini, mentre cerco di non pensare al peggio. Stavolta
non è come le altre: il cuore non decide di smettere di martellare fortissimo, e riprendere il suo battito abituale, anzi decide di farlo in maniera molto più intensa delle altre volte.
Cerco di appoggiarmi alla ruvida pelle del sedile, mentre la macchina sobbalza per portarmi più velocemente all'ospedale.
Nell'aria nessun suono, se non quello del vento, un suono flebile.
Nessun odore, se non quello degli alberi ai bordi della strada, in bocca ancora il sapore della pasta appena mangiata con gusto a casa di Peppe.
Peppe lascia la sua ragazza a casa: ora siamo in tre, io, lui e Francesco.
Ho paura.
Ho paura perchè malgrado tutto non riesco a non pensare a quello che sta avvenendo.
Nella mia mente, veloce come il cuore che mi bombarda di battiti, ripenso all'invidia che provavo guardando gli altri ragazzi giocare a calcio, non potendolo fare a causa del mio problema; alla rabbia di quando, tuffatomi in mare per dimostrare a una ragazza di essere un nuotatore provetto, a Giardini Naxos, fui colto da un attacco di tachicardia; a quando, nel bel mezzo di un concerto, in un pub, il cuore iniziò a impazzire e ripresi a suonare solo dopo un quarto d'ora d'angoscia. A proposito, la musica...solo la musica, la poesia, l'arte, la creatività mi hanno salvato dal soffrire per una salute precaria fatta da emicranie fortissime e un difetto congenito al cuore.
Nella mia mente mi dico: "Non è niente, ti stai suggestionando, è solo un pò di ansia...".
Ma ansia di che?
Oggi a Reggio è stata una bella giornata tra amici, mi stavo divertendo da matti...certo, qualche incoscenza, come qualche sigaretta e i troppi caffè dei giorni precedenti, prima dell'esame di mercoledì, c'è stata. So che non dovrei fumare, so che i troppi caffè non servono, specie in vista del fatto che, dopo la laurea, fra pochi mesi, vorrei operarmi.
Sono stato uno stupido, ma ora a che serve recriminare? Quel che è fatto è fatto.
Ho sempre più paura, mentre l'auto sta per arrivare al Pronto Soccorso.
Penso ai ragazzi che muoiono giovani per questi problemi, penso ad uno dei miei registi preferiti, Troisi, che morì giovanissimo di infarto. Ma lui era regista. Chi ricorderà me?
Poi cerco di dirmi che in fondo mi sto solo suggestionando, che passerà come le altre volte.
Ma non passa.
Entriamo al Pronto Soccorso, e un'infermiera svogliata mi chiede:
"Nome?"
"Antonino"
"Cognome?"
"Gatto"
"Nato a Reggio..."
"No, a Messina".
"Ah, allora correggo. Venite con me..."
Ma venite chi? Ah, dimenticavo, a Reggio danno del voi.
Mi portano in una stanza in cui un gruppo di infermieri ride e scherza, e parla male dei colleghi. Quasi non mi guardano in faccia. Uno di questi è spaparanzato su una sedia coi piedi sul tavolo.
"Che avete?"
"Tachicardia".
"Ma vi è già capitato?".
"Si, ho la sindrome di Wolf Parkinson White". Mentre lo dico, penso a quel giocatore di tennis morto tempo fa per questo problema. Ma-rifletto-io non faccio sport. E meno male.
"Wolf che?"dice rivolto a un collega.
Il collega non risponde.
"Sdraiatevi".
Mi fanno sdraiare sul lettino, e mi riempiono di elettrodi. Io, agitato e confuso, improvvisamente decido che da questi qui non mi faccio visitare. "Non voglio, al momento", dico. Mi somministrano un tranquillante, ma scappo ugualmente verso l'uscita.
All'uscita uno dei medici mi dice. "Gatto non vi posso fare andare senza visitarvi, tornate".
Ritorno, contento del fatto che forse quell'atteggiamento non era conciliante.
"Ora vi faccio visitare da uno che vi tranquillizzerà".
Arriva un medico dall'aria più professionale, e mi dice di non preoccuparmi, rimproverando l'altro di superficialità.
Prima di mettermi gli elettrodi sbianca in faccia, dopo avermi tastato il polso. Evidentemente il battito è fortissimo.
Mentre sistema gli elettrodi, la tachicardia finisce, ma ancora sono agitato.
Agitatissimo.
Il battito, a tachicardia finita, è 120(figuriamoci prima), dopo dieci minuti scende a 90.
Nel contempo un altro paziente è entrato, e lo fanno pagare perchè secondo loro il suo problema-vi risparmio quale-è cosa da poco.
Ma non si limitano a fargli pagare la visita, lo sfottono pure. "E tu veni ccà pi sti cosi?"
chiedono. "Ma tu non hai nenti", dicono guardandolo con disprezzo e con l'aria di chi ha fatto perder loro solo tempo.
Ora, più tranquillo, punzecchio i due medici presenti: "Vedo che siete uniti qua dentro".
"E si, simu uniti, di notti ndi travestimu i fimmina...". A modo suo, era una battuta.
Mi chiedo in che posto sia capitato, e al momento sono talmente imbottito di calmanti che non ho neanche la forza di lamentarmi della sanità meridionale. Penso anzi che ci saranno ovunque posti così, e comunque, se non voglio ricapitare in queste mani, devo iniziare io a cambiare.
Niente fumo, al massimo un caffè al giorno, per cominciare.
Peppe mi accompagna ai traghetti, e alle tre sono a Messina. Dormirò di sasso.
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Sabato, otto di sera.
Sono coi miei a Capo D'Orlando, e stasera salirò a Mirto.
Il sole tramonta sulle Eolie, con le loro cime ripide, qualche nube all'orizzonte, e un vento
tiepido che arriva dal mare. L'azzurro del cielo digrada nel giallo acceso del tramonto.
Le onde del mare che odora d'infinito sono impercettibili, e fan sentire il loro rumore soave.
I gabbiani volano alti, e il faro del promontorio del paese si illumina.
C'è ancora qualcuno in spiaggia, e le ombre lunghe delle poche sedie a sdraio si riflettono
sulla sabbia ancora calda.
Imbottito di tranquillanti, ancora non sento il desiderio di nicotina, per fortuna. Il peggio verrà dopo, ma devo resistere.
Perchè agli "ostacoli del cuore", come direbbe Elisa, bisogna resistere.
Un grazie a tutti coloro che mi sono stati vicini: non vi libererete tanto facilmente di questo egocentrico scrittore di meteoracconti.
Perchè io amo la meteo.
Con tutto il cuore.
Ultima modifica di Khaled; 20/05/2007 alle 22:11
Sei grande!!
Vedrai che,come detto da Gravin in altro 3D,con l'ablazione questi sindromi tenderanno a regredire
In bocca al lupo!
(complimenti anche a Michele)![]()
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grazie![]()
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