Effettivamente però, guardando meglio, il Nino del 1997/1998 fu assolutamente in linea con gli altri episodi di Nino post-1877/1878. Il tuo ragionamento è pienamente condivisibile, Steph.
Curioso anche il fatto che non ci sia stata nessuna Nina forte dopo il 1877/1878, al contrario di tutti gli episodi del Nino del XX secolo.
Grazie della segnalazione, comunque, approfondirò.
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Ancora un appunto sull'enso di quest'anno, questo è il pattern di regressione dei gpt a 500hpa sulle precipitazioni nell'area a ridosso dell'indonesia/png, a lag 0 nell'area del nord atlantico non si supera la soglia di significatività statistica(p-value<10%), nel nord pacifico invece emerge chiaramente il ben noto pattern legato alle teleconnessioni dell'enso(durante la nina) con quel persistente blocco a ridosso delle coste americane che poi a sua volta è causa del pattern delle ssta sul nord pacifico(e non il contrario):
g20140225_0734_21816_1.png
A lag 1 con le precipitazioni che precedono i pattern dei gpt emerge anche un segnale in atlantico compatibile con quanto osservato quest'anno:
g20140225_0739_5344_2.png
compday.1djQS2LEt9.gif
Domanda retorica, vero?
Perchè il trend di fondo va verso il caldo...poi i Nini/Nine lo accentuano/mascherano, ma è indubbio che in questo caso prevale nettamente l'azione riscaldante del Nino
Fossimo stati negli anni '50 probabilmente era il contrario...non a caso l'ultimo cavo d'onda nelle T globali (che abbia valenza almeno pluridecennale) risale agli anni 50-70
Certo
Schermata 2013-09-03 a 09.02.20.pngSchermata 2013-09-03 a 09.02.36.png
Ma intendevo un'altra cosa.
Non sono mica così sicuro che il Nino estremo del 1997/98 sia stato causato dalle dinamiche di riscaldamento attuale (leggasi: forzanti antropiche), così come sono tutt'altro che sicuro del fatto che quell'evento abbia da solo contribuito allo scalino decennale.
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Quando ho tempo ci scrivo un td apposta, ma è un fatto ben accettato e descritto nella letteratura scientifica da oramai parecchi decenni che le ssta extratropicali sono in larga parte generate dai pattern atmosferici , inclusi il tripolo atlantico e la pdo; in breve sotto un hp si riducono i venti zonali e di conseguenza la perdita di calore latente e sensibile dall'oceano verso l'atmosfera in più il flusso di calore di ekman riscalda l'oceano, l'opposto accade nelle area con maggiore zonalità ed infatti il medio atlantico quest'anno è freddo.
Che la direzione sia questa lo provano gli spettri di varianza delle ssta che seguono fedelmente il modello proposto da Frankignoul e Hasselmann negli anni '70 in cui il forcing atmosferico genera le ssta, mentre le ssta stesse smorzano l'anomalia su scale temporali lunghe:
Selection_064.png
Grazie mille.
Quindi in larga parte non è vero che le ssta condizionano i pattern atmosferici, ma il contrario? Interessante.
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Non ho dati, ma per esperienza diretta farei una distinzione su scala temporale, nel senso:
- per fenomeni di poche ore come il passaggio di singoli fronti, oppure promontori interciclonici è probabilmente il mare a guidare l'atmosfera
- per fenomeni di 3-5 giorni come il ciclo vitale di depressioni e anticicloni (e quindi magari anche la persistenza di certi venti su vaste zone) dipende anche dai gradienti atmosferici in gioco, ma si va verso una prevalenza dell'atmosfera sul mare
- per fenomeni più lunghi (blocchi) è l'atmosfera a giocare da protagonista
Poi ci sono le eccezioni, specie nei casi al di sotto di 2-3 giorni, ma in linea generale mi sentirei di seguire questa traccia
"La meteorologia è una scienza inesatta, che elabora dati incompleti, con metodi discutibili per fornire previsioni inaffidabili" (A. Baroni)
Necessaria puntualizzazione, ci voleva e ci vuole sempre di tanto in tanto.
È palese (oggi) l'importanza della separazione delle scale temporali al fine di far emergere l'intrinseca stocasticità delle dinamiche che coinvolgono l'atmosfera da una parte e gli oceani dall'altra, perché in un sistema non lineare come quello climatico ci si deve attendere una variabilità generata internamente allo stesso sistema.
Klaus Hasselmann al Max-Planck ne parlava già negli anni 70, per es. in questo seminale e pionieristico paper (fu uno dei primi ad introdurre il concetto di "forcing stocastico" nel sistma climatico)
http://www.aos.princeton.edu/WWWPUBL...sselmann76.pdf
Da notare come questa variabilità atmosferica a corta scala temporale in grado di influenzare il più lento sistema climatico mediante interazione soprattutto con gli oceani - insieme a forzanti radiative esterne e alle interazioni di tipo non lineare interne al sistema climatico stesso su scala temporale comparabile - vada a costituire quel "calderone" che chiamiamo variabilità naturale.
Ciò non toglie il fatto che le SST siano in grado di giocare un ruolo chiave nella regolazione del clima e nella generazione della sua variabilità, ma in particolare quelle che persistono più a lungo nel tempo e che sono meno determinate dal tempo atmosferico, cioè quelle tropicali.
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