Argomento interessante, anche se al momento un po' al di là delle mie competenze.
A tal proposito, una sintesi giornalistica:
WEATHER: The tricky science of proving a link between a warmer Arctic and wacky weather -- Wednesday, September 4, 2013 -- www.eenews.net
Matteo
Discorso molto contrapposto e dibattuto. Nell'amplificazione artica, nel suo studio e nella ricerca , è emerso che cmq al Polo artico, vi siano state trovate piu' che tracce di polveri da combustione , e non da alberi. Il rapporto incidente tra energia assorbita ed enrgia riflessa, o albedo, e l'analisi in perido estivo tramite dati sat, risulterebbero nettamente e statisticamente in decrescita, (c.a. 0,03% x decennio) a partire dal 1982. ma io credo che questi effetti in questa scienza vadano "prudentemente" , pesati.
Sulla base di quanto detto in precedenza è logico domandarsi se la variabilità interna possa giustificare i trend osservati nei pattern atmosferici in questi anni, l'ncar in questi anni ha fatto delle simulazioni modellistiche usando un grosso numero di ensemble che consentono di distinguere meglio i trend forzati dalla variabilità intrinseca dell'atmosfera, alcuni risultati ottenuti dal CCSM3 si possono vedere in questo lavoro:
Uncertainty in climate change projections: the role of internal variability - Springer
Inizialmente mostrano come per rilevare un trend forzato per alcuni parametri come ad esempio le slp ed il nam (molto meno per le temperature) possano essere necessarie molte ensemble e diversi decenni, ad esempio in questa simulazione c'è un trend forzato nel nam verso la sua fase positiva tuttavia c'è anche molta variabilità ne consegue che sono necessarie tutte e 40 le ensemble per poter eliminare la variabilità interna su un trend di circa 40 anni ed ancora 25 sull'intero periodo di 56 anni.
Un campione di 10 ensemble mostra infatti come nonostante la media abbia un declino delle slp artiche non di rado nei singoli run sono presenti trend/56 anni fortemente positivi nelle slp artiche(>5hpa):
ccsm3.png
Successivamente comparano i risultati del CCSM3 con un run di controllo che usa la sola componente atmosferica(CAM3) del modello, nessun forcing radiativo e sst e ghiacci sono fissi al loro valore climatologico con il ciclo annuale che si ripete identico ogni anno per l'intera simulazione, nonostante ciò il CAM3 ha una deviazione standard dell'ensemble che è pressochè identica a quella del CCSM3, questo non vuol dire che le variazioni nelle sst/ghiacci non possano generare variabilità nelle slp tuttavia in questo modello è possibile generare pressochè tutta la variabilità osservata anche senza far variare le sst/ghiacci:
cam3.png
Un'altro esempio di come la variabilità interna sia perfettamente in grado di generare tutta quanta la variabilità osservata in questi anni lo si può avere andando a cercare analoghi nei run di controllo preindustriali, ad esempio prendendo come punto di partenza all'incirca il massimo del nam raggiunto a fine anni '80 il trend nelle slp/27anni invernali dal 1988 al 2014 mostra un generale incremento delle slp artiche con un massimo a nord ovest della russia dove le slp sono aumentate di 12.6 hpa a 70N e 60E:
slp27.png
Valori di questa magnitudo sono piuttosto comuni nel run di controllo preindutriale del cesm, in questo caso i ghiacci non sono fissi ma sono ai livelli preindustriali e non essendoci forcing radiativi imposti variano di molto poco, ad esempio questo è un trend su 27 anni nelle slp dall'anno 114 al 140:
cesm27.png
L'NCAR tra l'altro ha recentemente completato un nuova simulazione con un grosso numero di ensemble usando il CESM, qualche iniziale risultato è già disponibile e sicuramente ne saranno pubblicati altri anche a riguardo dei ghiacci artici, tra le altre cose mostrano come non siano rari periodi di 10 anni con trend negativi nelle temperature globali nonostante nessuna ensemble riproduca il trend osservato nel pacifico tropicale:
http://cires.colorado.edu/science/gr...255_submit.pdf
Ultima modifica di elz; 28/04/2014 alle 10:27
Un'altro studio che imputa metà del riscaldamento (1979->2012) nell'artico canadese/groenlandia ai forcing remoti delle ssta nel pacifico tropicale:
Greenland melting due equally to global warming, natural variations | UW Today
http://www.nature.com/nature/journal...ATURE-20140508
è la zona in cui c'è stato il maggiore aumento negli spessori 1000-500hpa:
Ultima modifica di elz; 08/05/2014 alle 20:01
Una inevitabile conseguenza dell'amplificazione artica, in particolare in autunno/inizio inverno con le temperature che aumentano maggiormente alle alte latitudini la varianza alle medie-alte latitudini si riduce e gli estremi freddi si riducono più rapidamente di quanto aumentano quelli caldi; questo trend prosegue anche nei modelli climatici del 21° secolo indipendentemente dalle possibili variazioni indotte nella circolazione atmosferica, gli estremi di conseguenza si riducono(al netto dell'aumento della media che ovviamente favorisce comunque più estremi caldi).
http://www.nature.com/nclimate/journ...imate2268.html
aa0.png
aa.png
Un'altra critica della teoria secondo cui l'AA rende il jet stream più disturbato; il lavoro sotto mostra, utilizzando un semplice modello, come ad una riduzione del gradiente termico meridionale corrisponde una riduzione dei venti zonali ma non un aumento degli episodi di blocking ne un jet stream più ondulato.
Ad una riduzione del gradiente dei geopotenziali ci si aspetterebbe di osservare con maggiore facilità un inversione del gradiente meridionale e quindi un aumento di eventi di blocking, tuttavia allo stesso tempo si riduce in modo proporzionale anche la varianza delle anomalie di gpt cosicchè il rapporto sigma/Z500 rimane circa costante.
In realtà nel loro modello la frequenza di blocking e l'ondulazione del jet stream non rimane neppure costante ma si riduce con l'AA:
http://www.people.fas.harvard.edu/~k...cks2014GRL.pdf
Responses of midlatitude blocks and wave amplitude to changes in the meridional temperature gradient in an idealized dry GCM - Hassanzadeh - 2014 - Geophysical Research Letters - Wiley Online Library
A mero intuito avrei detto la stessa cosa.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Chi aveva pensato che l'attenuazione delle velocità zonali e l'abbassamento del fronte polare in seno al Jet stream avrebbe costituito motivo e ragione per accresciute situazioni di blocking, non ha fatto i conti con quelle che oggi risaputamente sono i meccanismi di sviluppo di un'onda di Rossby attraverso la quale si formano e radicano i blocchi nei confronti delle weasterlies.
La semplice trasposizione dello studio, del tutto condivisibile nella semplicità con la quale "smonta" le tesi di coloro che ritenevano che abbattere le velocità zonali a livello emisferico, avrebbe significato aumentare l'insorgenza dei blocking, è manifesta, a titolo esemplificativo, negli esiti postumi degli MMW che, una volta destrutturato il vpt, lascia a spasso alle medio - basse latitudini masse artiche che riprendono il senso di marcia imposto dalla Coriolis Torque.
Mi pare che da tutto questo ne escano molto male tutti coloro che ad alcuni indici descrittivi, primo tra tutti l'Arctic Oscillation, hanno legato miracolose capacità diagnostiche e soprattutto di prognosi.
Di mera statistica oggi più che mai si può anche lasciarci le penne!
Un ringraziamento ad elz che ha fatto emergere questo interessante paper.
Matteo
se ho capito bene quindi flusso meridionale piu' profondo e amplificato ma soprattutto più veloce quindi mancano "anticicloni di blocco" alle medie latitudini duraturi e ampi in grado di generare ondate di freddo e lunghi periodi sottomedia....
Se ho detto una castroneria riprendetemi....
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