In merito al fatto di parlare dialetto:
Mia madre, sin da piccoli, e fino a quando siamo vissuti a casa, ci ha proibito di parlare dialetto, sia tra noi fratelli che con loro stessi.
Sempre e solo italiano, dunque guai a chi paralva dialetto, era visto come la peste.
Ricordo che solo i nonni, tra loro, ma anche con i miei, parlavano dialetto (anche stretto), mentre a noi figli era vietato assolutamente.
Con mia moglie parlo italiano, e lei pure con me.
Ma se la sento armeggiare troppo in dialetto, specie quando si arrabbia con me, mi inkazzo io solo per questo, perchè non tollero più di tanto che qualcuno mi sbraiti in dialetto, appunto.
Idem con i miei cognati e nipoti acquisiti, perchè pure loro vengono da questa sorta di " abbandono " del dialetto come forma di dialogo. Si parla italiano e basta.
Con gli amici, pure. Dialetto poco e nulla, se non sotto forma di battute scherzose. Anche loro, e i loro figli, vedono il dialetto come una sorta di " peste "
Mia sorella ha 2 figli, uno di 9 anni e uno di 8: se accennano anche ad una parola in dialetto in casa, sono ceffoni sonori.
E pure io mi incavolo se sento che parlano dialetto, perchè sentir parlare dialetto dai bambini piccoli, è davvero sconcertante.
Ormai il dialetto qui, almeno nelle generazioni attuali, è quasi del tutto scomparso, e meno male direi, perchè o, ovviamente come tutti voi, il dialetto del mio paese lo conosco, lo comprendo, ma non lo parlo, anche perchè non mi piace.
Lo trovo volgare e rozzo.
E la " corrente di pensiero ", per così dire, è ancora questa, soprattutto oggi, tra le nuove generazioni:
Chi parla troppo dialetto qui, non è ben visto, è considerato ignorante e rozzo, appunto.
Mi sembra un atteggiamento troppo rigido. Ok, al limite, ci poteva stare negli anni '60, perchè all'epoca davvero o lo si faceva con la forza o l'italiano ci avrebbe messo molto più tempo a venir parlato da tutta la popolazione, ma il dialetto sono le proprie origini, non c'è di nulla di male nel parlarlo, e lo dico io che di fatto mi vergogno a farlo, ma non perchè nessuno me l'abbia mai imposto, solo perchè lo trovo strano.
Perchè dovrebbe essere sconcertante che dei bambini lo parlino? Tanto l'italiano lo imparano ad andare a scuola, oggi con l'esposizione che c'è ad altre lingue, il dialetto io lo vedo con un qualcosa in più da mettere sul tavolo, non credo sia più fonte di ignoranza, anche perchè la cultura contadina di fatto non esiste più, è un modo per sapere da dove vieni. Affrontato con questa consapevolezza, secondo me, è tutta un'altra cosa.
Poi certo, tornare a insegnarlo e "rivitalizzarlo" lo trovo abbastanza assurdo, perchè ogni dialetto è l'espressione di ogni paese, e rendere "standard" un dialetto è un po' come decretarne la fine, renderlo un simulacro e insegnare quello...lo prenderei come una sana consapevolezza delle proprie origini, tutto qua.
Mi stupiscono alcuni commenti.
Intanto c'è una confusione eterna fra lingua e dialetto.
Poi non ho ben capito perchè si associa dialetto=persona rozza e ignorante. Ma guardate che se volete vi porto 1000 esempi di persone che parlano solo italiano e oltre a essere rozze e ignoranti sono anche altro che non nomino
Intendiamoci, uno è libero di parlare la lingua che vuole e sentir dire negli anni 2000 di genitori che proibiscono di parlare questo o quello fá i brividi.
Da me (ma in Veneto è così un po' dappertutto, ve lo assicuro) i miei genitori mi hanno cresciuto parlandomi solo in veneto, l'italiano l'ho imparato perfettamente a scuola, la maturitá l'ho fatta in lingua italiana mentre la laurea in trilingue (italiano, tedesco e inglese).
La mia lingua madre mi avrebbe impedito di imparare altre lingue? Assolutamente no, anzi mi ha dato assieme all'italiano (venendo su bilingue praticamente) quella elasticità che un monolingue non ha di certo.
@simo89
Attenzione al discorso del "tornare ad insegnare"\rivitalizzazione\standardizzazione.
Ogni lingua locale è a sè, per dirti per il veneto vale lo stesso identico discorso del ladino (o del friulano) per restare qua nei dintorni: tutte queste lingue sono ricche di varianti, questo non ha impedito di inserirle in percorsi scolastici e istituzionalizzarle.
Intanto ci tengo a precisare una cosa: ci sono dialetti bellissimi da parlare, o anche solo da ascoltare, e uno dei più belli e caratteristici è senza dubbio quello napoletano che, più che dialetto, è una lingua vera e propria.
Ma di dialetti belli e simpatici ce ne sono tanti in Italia, e in Veneto di sicuro, perchè mi piace tantissimo quello Veneziano ad esempio, che trovo gradevolissimo da ascoltare.
Io invece trovo che in genere, e senza offesa per nessuno, i dialetti del sud siano piuttosto gretti e pesanti, almeno per chi li ascolta, e quello del mio paese, così come quello di tanti altri della provincia barese, sia uno dei peggiori in assoluto di tutta la Puglia.
Forse per questo l'associazione: dialetto= persona gretta,e di poca cultura. Mi rendo conto che è sbagliato questo discorso, perchè le persone non vanno certo giudicate dal dialetto, giustamente, e anch'io concordo sul questo-
In ogni casom qui il dialetto è quasi del tutto relegato a chi proprio non ne può farne a meno di parlarlo
Ognuno ha i suoi gusti... io il napoletano lo teovo veramente aberrante, sia il dialetto vero e proprio che la cadenza che “si lascia dietro” quando i mapoletani parlano in italiano.
Trovo molto più orecchiabile e simpatico il pugliese, però.
Un altro dialetto che fatico ad ascoltare è l’emiliano e romagnolo...
gli altri mi lasciano indifferente.
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Totalmente d’accordo.
La demonizzazione dei dialetti è un fatto assurdo che è esistito in passato e avevo pure esposto gli scorsi giorni. Ora abbiamo i risultati, molte lingue non hanno futuro....
Qualcuno è contento di ciò, di questa perdita culturale? Perché allora non demonizziamo pure l’italiano?
Si può parlare quello che si vuole, ma le origini del nostro vissuto non si possono ignorare, è invece saggio riconoscerle, rifiutarle significa danneggiare culturalmente se stessi, altro che lingua rozza...
E ora tanti saluti, andava salvato il salvabile prima.
Alla fine non ha nemmeno senso tutelare queste lingue colloquiali, la promozione deve venire dai parlanti e non necessariamente da meccanismi politici di tutela.
Beh, un po' voi Veneti siete aiutati. Voglio dire, al di là degli idiomi toscani e di quelli laziali, credo che il veneto (intendendo la koiné veneziana/padovana) sia uno dei linguaggi più vicini all'italiano.
Prova già a usare il piemontese con i termini più strambi (cròch, ratavolòira, busson, baciass, ciapolòira, batiaje o sta roba qua) e poi vediamo che attinenza hanno con l'italiano.
Con il franco-provenzale peggio ancora, quello "classico" penso che non abbia quasi nessun termine corrispondente con l'italiano.
l'Emiliano (e il romagnolo) io lo trovo molto orecchiabile e sinceramente trovo molto simpatici gli emiliani con la loro cadenza (tra l'altro l'accento di Parma con la loro "R" somiglia un po' al mio accento ).
In effetti mi piacciono meno gli accenti del sud, soprattutto della Campania e della Calabria, non mi dispiace invece quello Pugliese...
Del nord mi piacciono anche quello veneto e bergamasco
Torgnon (1350 mt) / Chatillon (530 mt) stazione meteo:
https://www.wunderground.com/dashboard/pws/ITORGN6
http://datimeteoasti.it/stazionimete.../realtime.html
Penso di capire a chi ti riferisci: a Lino Banfi, noto attore pugliese per eccellenza, e che conoscono tutti per i tanti film.
Lino Banfi parla italiano con cadenza pugliese, tipicamente barese per l'esattezza, perchè è di Canosa di Puglia, paese ex provincia di Bari, ora di Barletta - Andria -Trani
E senza ricorrere al dialetto, ma all' italiano: Con quella " A " che diventa quasi sempre " E ", e parole come " pane ", che diventa " pene "....quindi, pensa un po tu come siamo messi da queste parti
Per carità, bravo attore, simpatico, grande uomo di cultura, anche, tutto quel che vuoi e che di bene si puo dire, ma quando lo sento parlare, proprio non riesco a vergognarmi di essere di queste parti
Il napoletano e il calabrese stretto (per intenderci quello della Sila, zona di Crotone/Cosenza) per me sono arabo.
E dire che una bella influenza di arabo ce l'hanno avuta per davvero. Battute a parte, per cadenza, vocabolario e articolazione stessa delle frasi, li trovo ostici. Ma perché sono cresciuto nel panorama delle lingue gallo-italiche del Nord, che bene o male sono discretamente intellegibili tra loro.
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