Dipende da che zona, diciamo che fino a San Damiano si parla piemontese, nella media e alta valle si parla vivaro-alpino... non me ne voglia Lou Val, ma sono "anti-occitanista" e per il vivaro-alpino, come per il nizzardo e altre parlate di tipo provenzale mi rifiuto di usare il termine "occitano"...
Anche prima, tieni conto che fino alla prima metà del XV secolo la corte inglese si esprimeva formalmente in anglo-normanno che, a dispetto del nome, era una lingua d'oil molto simile a quella dell'Île-de-France, che ha poi dato origine al francese moderno. Anche in Chaucer, che sta all'inglese come Dante e Boccaccio stanno all'italiano, ci sono molti francesismi. L'antico inglese, quello che si parlava ai tempi della battaglia di Hastings ha sempre suscitato la mia curiosità, ci sono scarse testimonianze documentali ma si sa che era strettamente imparentato con il plattdeutsch (e quindi con l'olandese) e col frisone.
Ultima modifica di galinsog@; 14/04/2020 alle 22:59
Le parlate vivaro-alpine (gavot) sono quelle di tipo provenzale che si parlano sui due versanti alpini a sud del Delfinato e sono imparentate abbastanza strettamente col nizzardo (che di fatto ne è una variante costiera urbana). Nelle valli cuneesi si parla vivaro-alpino. Il franco-provenzale (arpitano) si parla più a Nord, dal Delfinato alla Svizzera romanda e in Italia nelle cosiddette "valli valdesi" della Provincia di Torino e in quasi tutta la Val d'Aosta.
Di fatto esiste un continuum linguistico che praticamente dai dintorni di Valencia e dalle Baleari raggiunge la Guascogna e l'Alvernia e poi si espande dal Massiccio Centrale e dal Golfo del Leone fino a Ginevra e alle valli alpine piemontesi, dalla Val Vermenagna alla Valle d'Aosta. Poi puoi suddividere e/o raggruppare queste parlate quanto vuoi, in base a processi fonetici e strutturali comuni oltre che per il lessico (che ovviamente presenta numerosi termini comuni con le parlate confinanti di tipo piemontese e ligure, oltre che col francese, con l'italiano e con le lingue ibero-romanze). Gli occitani(sti) sono quelli che invece si inventano identità culturali comuni che nella migliore delle ipotesi sono anacronistiche, nella peggiore posticce. E che ambirebbero a costituire una comunità nazionale e politica, che non esisteva nemmeno (nelle dimensioni volute da loro) al tempo del Ducato di Provenza e dei trovatori.
Costoro vorrebbero sostituire un "provenzale normativo" (simil-marsigliese) che chiamano "occitano" alle varietà locali del provenzale... rivendicando anche territori che provenzali non sono mai stati, con risultati grotteschi, basti pensare ai cartelli "bilingui" di un comune monregalese (Roccaforte Mondovì) sul cui territorio si parla, da sempre, solo piemontese (piemontese occidentale della variante monregalese e, in una sola frazione, un dialetto piemontese molto isolato ed arcaico, noto come "kyé").
Ultima modifica di galinsog@; 15/04/2020 alle 09:10
Maire, paire e fraire si riscontrano anche nell'area linguistica ligure, attualmente nei dialetti di tipo intemelio e roiasco ma nel genovese del XVI secolo si usavano ancora p(u)aire e m(u)aire e fraire, che poi hanno subito una sorta di crasi diventando puae, muae e frae (a un certo punto della loro storia le parlate liguri centrali hanno perso la "r" intervocalica di tipo uvulare, che si è conservata nell'Oltregiogo occidentale, in Valle Arroscia e nella zona di Albenga) quindi, probabilmente per effetto di una migrazione dalla Val Padana occidentale, hanno subito parecchie modificazioni fonetiche.
Ultima modifica di galinsog@; 15/04/2020 alle 10:34
Partendo dal genovese e dai dialetti liguri centrali (settore Noli-Moneglia) qualche parola di uso desueto:
madonnâa = nonna (ma nell'entroterra si usava più spesso "muae grande")
messiâa = nonno (nell'entroterra soprattutto "puae grande")
alantû (documentato anche nella forma arcaica "alantor") = una volta, un tempo, allora (avverbio di tempo).
Denâ = Natale (festività)
scimoea = risacca
armón = frutto e albero del corbezzolo
reíxa = radice
ranpunsci = raperonzolo (fiore e verdura selvatica).
Sugli italianismi non so quanti locutori genovesi (ormai anziani) utilizzino termini come tundu (piatto) o disnâ (pranzare) o desbarassâ (traslocare) ma penso proprio pochi, ormai si dice "piattu" e "pransà" e "traslocà"... forse qualcuno da queste parti sulle alture, di certo non in città... già Gilberto Govi negli anni '50 usava un genovese urbano parecchio italianizzante (e nelle commedie trasmesse in TV, dalla RAI, ripeteva spesso la frase o il concetto in italiano, ad uso dei "foresti").
Ultima modifica di galinsog@; 15/04/2020 alle 10:27
Così si parlava a Genova ai tempi di Dante (Anonimo Genovese, inizio XIV secolo), anche per i liguri attuali è abbastanza scioccante...
De nativitate beate Marie Virgini
Ben fosti veraxe manna,
doze vergen de bon ayre,
gloriosa de De mayre,
chi naxesti de santa Ana;
che anti che voi fossi naa,
creatura graciosa,
rosa lucente e graciosa,
fosti da De santifica.
voi sei la nave ioyosa
chi aduto avei lo re de cel.
tuto da chi per voi quer
la soa man pieotosa.
l omo e voyo como cana
de vertue e d ogni ben;
ma chi in voi speranza tem
may inderno no s afana.
voy sei porto e scara e ponte
chi voi in cel a De montar:
ze, chi de doncha dubitar
che per voi ne ge monte?
se tentation no ge engana
e portemo cor inigo,
per scampar da l inimigo
voi seai nostra cabana.
per la vostra nativitae,
beneita vergem Maria,
ne conduga vostra via
en la sovrana citae
chi de tuti ben e pina:
voi ne ge fai pervenir
en tanti zogui conseguir,
chi de lo cel sei reina. Amen.
N.B. Per provare a leggere la x si pronuncia come la j francese la o (nella maggior parte dei casi) come la "u" italiana, la "r" (in posizione intervocalica e forse anche in finale di parola) era di tipo uvulare, simile a quella del portoghese moderno, la "u" era una u turbata (come la "u" francese o la ü tedesca) e come ancora è nei dialetti liguri moderni, parole come "cel" si leggono "sel" o addirittura "sé" nella frase "voi seai nostra cabana" è probabile che il verbo essere ("voi siete" in italiano) si pronuniciasse o come nel galacio-portoghese (seja) o come nel genovese moderno (sei), purtroppo l'ortografia non era ancora standardizzata, "tentation" e parole simili si pronunciavano "tentaziun" con "z" aspra, suono persosi nel genovese moderno ma ancora presente nei dialetti dell'Oltregiogo occidentale e in Valle Arroscia.
Ultima modifica di galinsog@; 15/04/2020 alle 12:52
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