you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen
"Se le sciocchezze fossero materia imponibile, alcuni personaggi subirebbero aliquote confiscatorie"
Ciao Tub.
Siamo a posto allora. Il problema è troppa spesa pubblica, troppo Stato, troppo assistenzialismo e la soluzione qual è ? Altri investimenti pubblici.
Che significa se non lo avete capito: altra inefficienza, altro aumento del debito o delle tasse (perchè con qualcosa sti benedetti investimenti bisogna coprirli, a meno che non si creda alle favole degli asini che volano, tipo ME-MMT ) , altra riduzione dell'offerta e di conseguenza anche della domanda (meno capitali privati e meno imprese nel sistema -> meno posti di lavoro ecc.).
Bisogna una volta per tutte rendersi conto che non importa tanto quanto spendi ma come spendi. Se la nostra spesa pubblica è troppo alta eppure i servizi (sanità a parte), sono di basso livello e poco rivolti all'utente (non è un caso), i servizi migliorano non sperperando ulteriormente ma rivedendo come vengono spesi quei soldi.
Prendiamo il caso dell'istruzione: Matteo tu dici che lo Stato dovrebbe spendere di più per l'istruzione. Obiettivamente è vero che l'Italia non spende moltissimo per l'istruzione, però se andiamo a vedere COME sono strutturate le spese per le università italiane notiamo ad esempio che i dipendenti delle stesse ABBONDANO, eccome anche. Perchè? Perchè ci sono 30mila fra atenei, sedi distaccate e via dicendo. Esiste per esempio un ateneo ad Ariano Irpino, ne esiste uno in Cadore, nella sola Emilia-Romagna ci sono le università di Piacenza, di Parma, di Reggio-Modena, di Bologna, di Ferrara, di Rimini più le sedi distaccate a Ravenna, Forli e Cesena. In sostanza: c'è tanta quantità ma poca qualità complessiva.
Si punta sul numero e sulla possibilità di dare a ciascuno "l'università sotto casa", tipica cultura da pappa pronta e da chi non si vuole spostare perchè "tanto c'è l'ateneo qui nella mia città". Il problema è che nel mondo odierno (in realtà è così sempre ma oggi si rende ancora più evidente) il semplice numero non conta un accidente mentre la qualità dei servizi è tutto. E avere servizi di qualità spesso e volentieri contrasta con l'averne tanti, dal momento che le eccellenze sono poche.
Per cui non è vero secondo me che bisogna assumere altre persone in musei, università ecc. Al contrario bisognerebbe differenziare i dipendenti pubblici in base al merito, licenziare quelli inefficienti/improduttivi e assumerne altri. Bisogna in altre parole che i servizi pubblici puntino non dico al "profitto" (altrimenti mi si da del liberista rompiscatole col mito del profitto ) ma perlomeno a massimizzare l'efficienza degli stessi.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
E aggiungo che il tema degli investimenti della ricerca ricalca esattamente quello che dici tu.
L'idea che più soldi=miglior ricerca è assolutamente una semplificazione esagerata. Per restare in un campo a noi caro i milioni di euro di possono investire sia in un supercomputer tipo quello dell'ECMWF ma anche in progetti di scarsissima rilevanza, con scarsissimo feedback sull'intero sistema.
Quindi, posto il fatto che determinate attività di ricerca richiedono apparecchiature/attrezzature che richiedono un esborso importante, è sempre questione di come si spende.
"Se le sciocchezze fossero materia imponibile, alcuni personaggi subirebbero aliquote confiscatorie"
Ciao Tub.
Siamo il paese con la laurea in "Igiene e benessere del cane e del gatto", ce lo siamo dimenticati? \as\\as\\as\\fp\
"Se le sciocchezze fossero materia imponibile, alcuni personaggi subirebbero aliquote confiscatorie"
Ciao Tub.
Il necessario da fare è che ogni settore del pubblico abbia il suo organico dimensionato; che questo avvenga con spostamenti, riqualifiche, assunzioni, personalmente lo metto in secondo piano. A me importa che in ospedale ci siano i medici, che le classi delle scuole non cambino 5 professori precari in 5 anni e che i musei non chiudano per mancata sostituzione del personale. Del "come", poco me ne faccio, in un primo momento. E aggiungo, secondo me fai bene a non parlare di "profitto": il pubblico non deve dare profitto a chicchessia, deve dare servizi al cittadino.
Ma certo che va bene, anzi meglio, non fraintendermi! Ma non è a quello che in primis deve puntare un ente pubblico, non essendo una società nata per trarre profitti dai propri investimenti
Matteo spiegami come gestiresti la situazione paradossale delle guardie forestali in Calabria E' solo un esempio che mi è venuto in mente ...
Altroché riqualifica a casa come e' successo alle migliaia di persone che hanno perso il lavoro nelle fabbriche
Sestriere 8/12/14
Fede http://webgis.arpa.piemonte.it/webme...DTOT=001191902
Il discorso del "settore pubblico" è molto complesso ed è facile cadere nei soliti luoghi comuni.
La premessa iniziale corretta è quella di Matteo: il "pubblico" non deve tendere al profitto, ma all'erogazione di un servizio.
Detto questo, sono d'accordo che non sarebbe una bestemmia vedere un'amministrazione pubblica ottenere un risultato di efficienza.
Altre premessa d'obbligo: il settore pubblico ha da sempre goduto di maggiori tutele in virtu di un "peggiore2 trattamento retributivo medio dei suoi dipendenti.
Oggi credo non sia piu così.
Ma come tutti sanno, l'Italia è (oggi, non al tempo del testone...) il Paese delle corporazioni e quindi delle lobby di potere.
Quindi come può un' amministrazione pubblica centrale (Stato) andare a tagliare in direzione delle varie amministrazioni pubbliche periferiche? Non lo farà mai, a meno che al suo interno ci siano dei pazzi, degli eroi o semplicemente dei ministri competenti.
3 categorie spesso molto scarne; aggiungiamo il forte potere sindacale (nel pubblico è stato una cosa di una forza impressionante) e quello della politica e il resto è fatto.
Qualcosa rispetto a 10 anni fa sta cambiando, ma è ancora lo 0,1% di quello che servirebbe.
Ognuno guarda il proprio tornaconto (non siamo ipocriti) ma se si vuole essere obiettivi bisogna dire che - mediamente - il pubblico abbonda di inefficienze, per usare un eufemismo.
Non che il settore privato sia sempre lo specchio dell'efficienza e della serietà, ma nel pubblico è la regola.
Da dipendente pubblico sono d'accordo a tutti i tipi di tagli della spesa pubblica che spesso la politica auroreferenziata cerca di dissuadere imputando ad essi "eventuali tagli nei servizi".
Tutte balle, solo incapacità a innovarsi e a riformarsi.
Il problema è da dove iniziare; tutti sanno a cosa servono gli n operai forestali calabresi/siciliani: a nulla e il motivo x cui sono stati assunti: clientele politiche.
Andrebbero tagliati domani, ma è giusto nei confronti degli stessi operai? la "colpa" non credo sia loro, ma di un sistema ormai al collasso ma che testardamete non ne vuole saper di cambiare.
Tutti nel pubblico ce l'hanno con quell'ex ministro non molto alto che introdusse delle detrazioni stipendiali ai giorni di malattia; in questi giorni (2) che sono stato a casa ho pensato non che mi abbia fatto un danno economico (come molti pensano), ma che abbia introdotto un principio di civiltà nel settore in cui lavoro.
Ciao Giorgio, Grande Astigiano.
...più vai in alto, più il vento tira...(G. Trapattoni)
Segnalibri