Piccolo OT....orticellistico !
Banche: Fabi, non sostituire contratto nazionale con aziendale
ROMA (MF-DJ)--"Non accettiamo il tentativo di Abi di utilizzare le
difficolta' del momento del settore bancario italiano per tentare di
smantellare l'attuale contratto nazionale, sostituendolo, di fatto, con
contratti aziendali e di gruppo che creerebbero inevitabilmente
trattamenti economici differenti da banca a banca".
Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi,
sindacato di maggioranza del comparto del credito, a margine dell'incontro
che si e' svolto oggi a Roma, nell'ambito della vertenza sul rinnovo del
contratto degli oltre 309mila bancari italiani. "Se davvero l'Abi vuole,
entro la fine dell'anno, condividere un nuovo contratto di lavoro -
prosegue - non puo' pensare che il confronto si svolga esclusivamente
sulla sua piattaforma rivendicativa, presentata di fatto oggi alle
organizzazioni sindacali".
"Ci auguriamo che dal prossimo incontro emerga la volonta' di rispettare
le richieste presentate dalle organizzazioni sindacali, a cominciare dal
recupero dell'inflazione, quella pregressa, reale e attesa, per giungere,
entro la fine dell'anno, a una sintesi politica tra le richieste dei
lavoratori e quelle delle aziende. Oggi siamo stati estremamente chiari: o
si entra nel merito dei problemi oppure ognuno prendera' la sua strada,
che, per quanto ci riguarda, significa mobilitazione del personale ed
azioni di lotta", conclude.
com/alu
(fine)
MF-DJ NEWS
2916:38 ott 2014
Un paio di cose le avrei da dire , ma aspetto gli sviluppi futuri, se ci saranno......
Che, in assenza di una sorta di salario minimo di legge, comincerebbe una corsa verso il basso dei salari dei dipendenti: ogni banca (o azienda, in genere) cercherebbe di abbassarli, presto seguita dalle altre. Allarga il tutto alla prospettiva nazionale, ed immagina il disastro (per i lavoratori: goduria, invece, per i "datori di lavoro").
Difficile negare che sarebbe questo il risultato: se le aziende ti possono pagare zero, specie in questo periodo di crisi dove tutti accetterebbero qualsiasi lavoro, zero ti pagano. Aspettano solo quello, e vista la nouvelle vague del nostro governo non ne siamo molto lontani.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Mi sembra che si perda d'occhio però un punto fondamentale: le aziende producono perché c'è chi acquista. I negozi vendono, perché c'è chi acquista. Il mercato gira, perché i soldi girano.
Ridotti gli italiani alla sussistenza (e all'acquisto di prodotti più economici e competitivi - se non si considera la qualità - da fuori), le aziende riusciranno a campare solo con le vendite all'estero e il turismo d'oltr'alpe (o d'oltre mediterrraneo)?
Sino a che punto si può spingere il sistema, senza incepparlo? qual'è il limite?
(...e mi sa che in questo caso, la frase di repertorio "ai posteri l'ardua sentenza" sia un tantinino ottimistica...)
Salario minimo? Ma lo sapete che nella medioevale Svizzera, dove sono così messi male che il tasso di disoccupazione raggiunge i livelli lunari del 3.0% la popolazione, indubbiamente ignorante in economia a differenza di quella italiana (che e' stata ben istruita dalle università pubbliche a divinizzare Keynes), ha votato contro tale pratica in un referendum di pochi mesi or sono?
In Svizzera non c'è ne il salario minimo ne l'articolo 18 eppure il tasso di disoccupazione e' meno di 1/4 di quello italiano e i salari, guarda caso, non sono propriamente da paese africano ecco
Il salario minimo vuol dire che se tu, lavoratore x, hai una produttività inferiore a tale soglia di salario io sono comunque obbligato a pagarti quel salario. Sobbarcandomi costi/oneri aggiuntivi. Ma siccome i soldi non piovono dal cielo, se sono obbligato a sostenere costi in più da un lato, per far quadrare i conti dovrò tagliarli da un altro. Come? Assumendo meno persone. Di conseguenza siamo al gioco del cane che si morde la coda:il salario minimo crea maggiore disoccupazione. Ed ecco spiegato anche perché laddove questa presunta tutela dei lavoratori (iscritti ai sindacati, gli altri affari loro ) non esiste si hanno: 1 salari mediamente più alti ; 2 minore disoccupazione (laddove del resto il punto 1 discende dal 2).
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Beh, Massimo, però se introduci entrambi contemporaneamente può essere un fatto positivo, sia per le aziende che per i lavoratori, i quali comunque saprebbero che sotto un certo livello di salario non potrebbero andare; ed anzi, forse aiuterebbe a portare una massa di salariati ipersfruttati, oggi con stipendi da fame, a livello umano. Viceversa, con sola contrattazione aziendale senza base minima di legge, mi vengono solo i brividi...
Il giochino liberista non regge: voi date per scontato che gli imprenditori siano tutte anime sante, che premiano chi se lo merita e penalizzano chi fa di meno. Ma in un mercato totalmente liberalizzato, e con la mentalità italiana del "frego io freghi tu", gli abusi sui lavoratori non si conterebbero. E con la scusa della "poca produttività", via libera a stipendi da 500 euro/mese per 40 ore settimanali...
Già ci siete riusciti, in parte, in forza delle varie riforme distruttive degli ultimi decenni: contratti a chiamata, co.co.pro, co.co.co., liberalizzazione del n° di rinnovi del contratto a termine. Già oggi siamo dentro una scandalosa corsa al ribasso di salari e diritti, manca solo il colpo di grazia.
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