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  1. #15511
    Vento moderato L'avatar di Matteo C.
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    altri mercati oltre che del lavoro, vedi Usa, vedi Svizzera sono notoriamente Paesi in cui il lavoratore negli ultimi decenni e' stato sfruttato in modo barbaro.
    ...dove infatti Obama può perdere le elezioni perchè, nonostante un PIL in forte crescita da vari trimestri ed una disoccupazione ai minimi, i 2/3 dei suoi cittadini pensano che l'economia non sia ancora uscita dalla crisi.
    Questo perchè gli stipendi del ceto medio sono rimasti gli stessi del pre-crisi, oltre al fatto che molti lavoratori sono "costretti" ad un part-time forzato perchè i datori di lavoro non accettano di passarli al full-time (con conseguente basso stipendio allegato).
    E dunque, ancora una volta, dietro ai cifroni della macroeconomia, a uscirne vincitori sono i "padroni", specie le imprese multinazionali; il lavoratore comune, l'uomo della strada, non ha visto un minimo di miglioramenti nella propria situazione personale, al di là dei dati economici: tutti i benefici sono stati incamerati da chi comanda e trasferiti nella rendita finanziaria.

    Perché il Pil Usa cresce e la popolarità di Obama cala - Il Sole 24 ORE

    Aggiungiamoci poi che la grande America è il paese al mondo in cui l'ascensore sociale è più bloccato, appena prima della Gran Bretagna, altro mito dei liberisti (terzi veniamo noi).

    ...E poi mi si viene a parlare della fine dell'antitesi tra capitale e lavoro...

  2. #15512
    Burrasca L'avatar di inocs
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Josh Visualizza Messaggio
    UN SUD IN "DEFLAZIONE UMANA". PROPOSTE CHOC CONTRO LA DERIVA


    EDITORIALE

    30 Ottobre 2014
    di Piercamillo FalascaImmagine
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    La lettura del Rapporto Svimez per il 2014 conferma che, per il Mezzogiorno, è ormai in corso una vera e propria "deflazione umana".
    La popolazione non sta solo invecchiando, sta ormai diminuendo: 20mila unità in meno nell'ultimo anno, dopo oltre un decennio a crescita zero.

    La natalità è inferiore a quella del Centro-Nord, l'immigrazione straniera anche, l'emigrazione verso il resto del Paese e l'estero cresce: tutti fattori che portano a ipotizzare - se nulla cambierà - uncalo della popolazione del Mezzogiorno di circa 4,2 milioni di persone nei prossimi 50 anni. Nel solo 2013 secondo le stime dell'istituto di ricerca si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord circa 116 mila abitanti (non solo giovanissimi), che si aggiungono ai 2,3 milioni di emigrati degli ultimi venti anni. Ai dati ufficiali va aggiunta la significativa quota di residenti meridionali stabilmente o prevalentemente domiciliati in altre regioni pendolari di lungo raggio (il sottoscritto è parte della categoria), calcolati per il 2013 in 142mila unità.
    La popolazione meridionale sta "votando con i piedi", esprimendo il più definitivo dei giudizi politici: se ne va, separa il proprio destino individuale da quello della propria terra e cerca altrove le condizioni per la propria legittima affermazione personale e familiare.
    La deflazione umana riguarda non solo la quantità dei residenti, ma anche le loro competenze. "I laureati - si legge nel rapporto - non costituiscono la maggioranza dei migranti, ma sono la sezione che cresce di più, da 17mila del 2007 a 26mila del 2012, +50% in cinque anni, un numero impressionante, se si pensa che l'area sforna tutto sommato meno laureati del Centro-Nord". Il combinato disposto di emigrazione, disoccupazione di lungo periodo, inoccupazione e scarsi investimenti in formazione (ci si iscrive sempre meno all'università, lo fa appena il 51,7% degli studenti superiori meridionali) sta provocando un depauperamento drammatico del capitale umano.
    Le conseguenze sono devastanti. Quale sarà il grado di creatività e innovazione di una popolazione sempre meno formata e professionalizzata? Quale sarà la qualità e la lungimiranza della domanda politica di una opinione pubblica anziana, povera e poco istruita? Quale cultura sta emergendo nell'esercito di giovani e adolescenti nullafacenti, nullavolenti e nullapotenti?
    È davvero il momento di trattare il Mezzogiorno d'Italia per quel che è: una macro-regione povera. E dunque, se il reddito pro-capite del Sud è pari al 56% circa di quello del Centro-Nord, ha ancora senso parlare nel mondo del lavoro di contratto collettivo nazionale? Ed è giusto che un dipendente pubblico di una provincia meridionale abbia lo stesso trattamento economico di un suo collega di Modena? La sostanziale parità delle retribuzioni pubbliche assicura al Sud una solida rendita di posizione a scapito dell'economia privata, con un divario ogni giorno più marcato, mentre la finzione del CCNL alimenta l'economia sommersa e il precariato più di quanto accada nel resto d'Italia.
    Tre proposte, dunque, non esaustive ma indicative di una mentalità. La prima proposta:ridurre le retribuzioni pubbliche nel Mezzogiorno, magari salvaguardando un livello minimo, e contestualmente utilizzare quelle risorse per due grandi impieghi: la riduzione della tassazione sulle imprese e sul lavoro e un piano di investimenti tecnologici e infrastrutturali. La seconda:superare definitivamente il contratto collettivo nazionale e lasciare al Sud la sola contrattazione aziendale, pur nel rispetto di binari e criteri fissati da una legge nazionale. La terza proposta: lasciare aperte non più di 5-6 università pubbliche nelle regioni meridionali, chiudere tutte le altre e utilizzare - per quelle università che restano e su cui si decide di scommettere - le risorse per finanziare robuste borse di studio e di ricerca a studenti italiani e stranieri e per ingaggiare alcuni tra i migliori docenti del mondo. Immaginate se nel Mezzogiorno sorgesse un polo universitario d'eccellenza, attrattivo e competitivo.
    Nessuna di queste tre idee sarebbe sufficiente, ovviamente, né si avrebbero effetti immediati. Ma di queste cose ha bisogno il Mezzogiorno, strumenti per diventare un luogo di opportunità, non più una zavorra.
    Mmm, io non abbasserei tanto le retribuzioni nel pubblico, quanto taglierei posti e/o trasferirei personale nei settori in cui servono, redistribuendo le risorse, o, in ultima istanza, passerei molti altri lavoratori al sistema part time (a parte gli sfaticati, c'è un sacco di gente che davvero, anche se volesse, non ha nulla da fare; non si chiama sempre fannullismo, ma spesso disorganizzazione totale). Per tale motivo, poi, sarebbero da "sistemare" e selezionare adeguatamente, in primo luogo, i dirigenti, i quali più direttamente e più sciaguratamente sono lì per questioni clientelari. Per lavoro ho a che fare anche con dirigenti INPS, piuttosto che INAIL ecc.ecc. e non sono mai riuscito a conciliare, chiamatemi pure presuntuoso, la loro frequente pochezza (culturale, tecnica, di prontezza e capacità mentale) con il curriculum e le capacità che sono (dovrebbero) essere necessari per assumere simili ruoli. Cosa puoi aspettarti ai piani bassi, se chi dirige è troppo spesso un ciucone matricolato? Mah.

    Quanto al privato, io mi occupo di buste paga. E' una realtà parziale, forse, dirà qualcuno, ma è pur sempre una realtà anche la mia qui al sud. Cosa vedo e ho visto, in 8 anni, dal piccolo artigiano all'azienda con 40 dipendenti? Tfr erogati sistematicamente, quando va bene, per metà, ferie e permessi inesistenti, straordinari gratis, assegni familiari incamerati e non erogati dal datore (già, proprio così!), retribuzione netta in nero dei giovani, sotto i 30 anni, di 30 euro giornalieri ecc.ecc., il tutto a fronte, ovviamente, di buste paga formalmente e sufficientemente regolari, che alimentano le belle statistiche nazionali. Cosa altro vuoi tagliare??? Qui, nella mia isola al sud, la contrattazione aziendale, pessima e raffazzonata, è già una regola diffusa! (e non sto parlando, se non si è capito, di lavoro nero, che è un altro distinto problema)

    A me pare che manchino altre cose che dicevo prima. La criminalità organizzata, e va bene, piaga eterna e non controllabile a colpi di leggi.

    La corruzione, come dicevo, è stradiffusa (non solo al sud peraltro). Cose così, per stare al presente, succedono sicuramente ogni giorno Link. Di fronte a una piaga sociale, che non trova possibilità di soluzione a breve termine, anzi il contrario, nel contesto sociale e culturale, bisogna agire duro. Metodi? Non so, non ho idea. A me viene in mente non tanto, e non solo, la sanzione penale diretta, quanto quelle accessorie. Mi pare di notare un riciclo troppo diffuso degli stessi personaggi, interminabile. Sarebbe il caso di inibire a vita la partecipazione alla vita pubblica e imprenditoriale dei soggetti condannati, con una legge chiara e certa.

    Clientelismo. Io sono per il sorteggio, sia per l'assegnazione di incarichi, sia per le forniture pubbliche, sia per l'assunzione di lavoratori. Per tutto.
    Attualmente, per esempio, i revisori degli enti pubblici vengono sorteggiati, e non è morto ancora nessuno, anzi: i politici hanno perso una leva abituale (visto personalmente uno disperarsi con un amico, perchè aveva l'incarico pronto per un altro). Dati dei requisiti di base (laurea, iscrizione albi, anni di carriera pregressa ecc.ecc.ecc.ecc.ecc.), dati dei costi di base (parametrati ISTAT per esempio) ecc.ecc.ecc.ecc. si determinano tutti gli aventi diritto a gestire una causa civile per il comune, a gestire un appalto, a fornire beni, ad essere assunti come dipendenti... Dopodichè, considerando che il 99% dei lavori non richiede certo il nobel: decide il caso!

    La giustizia è lenta e inefficace? Non me ne intendo. Nella pratica quotidiana (lavoro in uno studio in cui c'è anche un avvocato), riscontro una difficoltà enorme, per fare un esempio, a riscuotere un credito. Una difficoltà e anche dei costi rilevanti (ad esempio nel caso di un pignoramento immobiliare), per cui spesso si è costretti a rinunciare ad ottenere la propria soddisfazione. Mi chiedo: al di là del fatto che fisiologicamente non tutti riusciranno a soddisfarsi, non esiste però un modo, in un paese civile, attraverso cui lo stato può garantire tempi più rapidi, costi più bassi e un accesso maggiore e più libero a informazioni utili in caso di pignoramento?

    Poi la burocrazia, mastondontica, per la quale, onestamente, non saprei da dove cominciare. Certamente il proliferare e l'intersecarsi di leggi e regolamenti non aiuta, ad esempio, in quanto moltiplica gli adempimenti e i centri di potere che li gestiscono (quindi i soldi, le relative prebende ecc.ecc.). Una vera grande opera di razionalizzazione legislativa, su cui investire con un sicuro ritorno per il paese, sarebbe cosa di cui qualunque governo potrebbe andare fiero in eterno.

    E così via, sono idee buttate lì, forse fondate su presupposti errati, forse avventate, forse inutili, forse sbagliate. Ma colpiscono o vorrebbero colpire qualche problema vero, reale, di base. Di preoccupazioni di questo tipo, ne vedo poche in giro.
    Ultima modifica di inocs; 31/10/2014 alle 14:44
    I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.

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  3. #15513
    Josh
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Matteo C. Visualizza Messaggio
    ...dove infatti Obama può perdere le elezioni perchè, nonostante un PIL in forte crescita da vari trimestri ed una disoccupazione ai minimi, i 2/3 dei suoi cittadini pensano che l'economia non sia ancora uscita dalla crisi.
    Questo perchè gli stipendi del ceto medio sono rimasti gli stessi del pre-crisi, oltre al fatto che molti lavoratori sono "costretti" ad un part-time forzato perchè i datori di lavoro non accettano di passarli al full-time (con conseguente basso stipendio allegato).
    E dunque, ancora una volta, dietro ai cifroni della macroeconomia, a uscirne vincitori sono i "padroni", specie le imprese multinazionali; il lavoratore comune, l'uomo della strada, non ha visto un minimo di miglioramenti nella propria situazione personale, al di là dei dati economici: tutti i benefici sono stati incamerati da chi comanda e trasferiti nella rendita finanziaria.

    Perché il Pil Usa cresce e la popolarità di Obama cala - Il Sole 24 ORE

    Aggiungiamoci poi che la grande America è il paese al mondo in cui l'ascensore sociale è più bloccato, appena prima della Gran Bretagna, altro mito dei liberisti (terzi veniamo noi).

    ...E poi mi si viene a parlare della fine dell'antitesi tra capitale e lavoro...
    Ah,sicchè l'Italia è un mito dei liberisti?Saranno liberisti reduci da una sbronza per vederci come modello...

  4. #15514
    Vento moderato L'avatar di Matteo C.
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Ho detto solo che la GB, mito liberista in cui tutti hanno (avrebbero?) un'occasione per emergere, dove lo Stato si fa da parte e dove è passata la mitica Lady Thatcher, è ad oggi il secondo paese più diseguale al mondo. Ed il primo sono gli USA, altro paradiso del libero mercato; noi siamo terzi in classifica. Questo proprio per sottolineare il contrario di quello che leggi tu nelle mie parole: ossia che l'Italia, pur non liberista come questi altri due paesi, (o meglio, per come la vedo io: PROPRIO PERCHE' non così liberista) presenta differenze sociali meno marcate delle loro, seppur altissime ed inaccettabili. Non oso e non oserei mai dedurre che il ns sistema è ottimo, infallibile, il migliore del mondo ma...vorrà pur dire qualcosa tutto ciò? E cioè, che forse il liberismo non è la panacea di tutti i mali???

  5. #15515
    Uragano L'avatar di Friedrich 91
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Matteo C. Visualizza Messaggio
    ...dove infatti Obama può perdere le elezioni perchè, nonostante un PIL in forte crescita da vari trimestri ed una disoccupazione ai minimi, i 2/3 dei suoi cittadini pensano che l'economia non sia ancora uscita dalla crisi.
    Questo perchè gli stipendi del ceto medio sono rimasti gli stessi del pre-crisi, oltre al fatto che molti lavoratori sono "costretti" ad un part-time forzato perchè i datori di lavoro non accettano di passarli al full-time (con conseguente basso stipendio allegato).
    E dunque, ancora una volta, dietro ai cifroni della macroeconomia, a uscirne vincitori sono i "padroni", specie le imprese multinazionali; il lavoratore comune, l'uomo della strada, non ha visto un minimo di miglioramenti nella propria situazione personale, al di là dei dati economici: tutti i benefici sono stati incamerati da chi comanda e trasferiti nella rendita finanziaria.

    Perché il Pil Usa cresce e la popolarità di Obama cala - Il Sole 24 ORE

    Aggiungiamoci poi che la grande America è il paese al mondo in cui l'ascensore sociale è più bloccato, appena prima della Gran Bretagna, altro mito dei liberisti (terzi veniamo noi).

    ...E poi mi si viene a parlare della fine dell'antitesi tra capitale e lavoro...
    Quello che scrivi è assolutamente vero e ne avevamo già discusso in questo thread, ma io mi riferivo agli USA intesi storicamente, non in quest'ultimo periodo storico (ultimo quindicennio circa e in particolare dal 2008 in poi), in cui le manovre di continua e pressoche incessante espansione monetaria, unitamente al forte aumento di spesa pubblica e debito pubblico, stanno rendendo gli USA un Paese sempre più interventista in campo economico, sempre più lontano dal liberismo (il cui ultimo vero fautore è stato Reagan poi basta) e, come hai sottolineato giustamente te (e come confermano i dati) sempre più impoverito e polarizzato. Io parlavo degli USA del XX secolo in generale.

    Che il cittadino americano medio non se ne stia accorgendo della ripresa lo posso perfettamente comprendere. L'espansione monetaria in atto da 6 anni (che ha raggiunto livelli mai visti prima nella storia americana) unitamente alla spesa pubblica in crescita e al mantenimento in vita di diverse imprese/banche di fatto fallite nel 2008-09 ha dei costi che ovviamente significano: meno potere d'acquisto, più tasse future (quando emergeranno i nodi legati alla sciagurata politica di deficit spending di Obama) e minore libertà economica. Che vengono tutti pagati dagli stessi soggetti.
    «L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)

  6. #15516
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Sì ma tu Matteo stai facendo un po' di casino. Una cosa sono le diseguaglianze sociali (coefficiente di Gini), un'altra la mobilità tra classi di reddito diverse.

    Personalmente non credo che un alto indice di Gini sia necessariamente un male, peraltro.


  7. #15517
    Vento forte L'avatar di Fabio68
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da and1966 Visualizza Messaggio
    La mia idea é che troppo spesso si é preferito:

    a) Buttare i soldi sul macchinone e/o sul villone, anche oltre le effettive possibilità economico finanziarie anzichè puntare su R&D interno (quanti di voi hanno sentito parlare di "capi" che per aggiornare il server dell' azienda hanno atteso 10 anni???)

    b) Dare credito al dipendente delatore/lecchino anziché al dipendente sveglio e capace. Magari perché il primo é piu' docilmente malleabile? Magari perché facendo da spia quando sei a sollazzarti in giro ai tropici o sulle piste da sci ti riferisce che "l' infedele" é uscito 4 minuti prima dal lavoro (senza pero', rigorosamente, riferire di quando il suddetto é uscito TRE ORE dopo per 2 settimane consecutive, magari per completare in tempo un progetto e/o installazione, e non se li è segnati nemmeno come straordinario ....). E non mi dite che non é vero, e che a vostra memoria casi simili non esistono assolutamente o sono del tutto trascurabili ....... .

    Ho fatto solo un paio di esempi. Ne potrei tirare fuori a josa, di questi aspetti ed idee. Sono dell' idea che l' Italia imprenditoriale, tranne per quei pochi che hanno fatto impresa nel senso vero e pulito del termine, meriti di andare a fondo. Forse una volta per tutte ci si sveglierà, maturando così in quegli aspetti che globalmente fanno la vera eccellenza d' impresa NEL MONDO.


    Un processo di vera selezione, insomma che ripropona una PMI veramente presentabile ed atta ad accogliere tutte le sfide della globalizzazione. Dappertutto.

    Scusate la durezza, ma certe cose ce le ho marchiate a fuoco sulla pelle.

    ps: Ringrazio il Padreterno o chi per lui, ma in 23 anni ho avuto solo una settimana di malattia/infortunio, certificata da foglio di ricovero ospedaliero. Quindi non mi considerate un fancaxxista.

    Saluti.
    Citazione Originariamente Scritto da Diego77 Visualizza Messaggio
    Mha.. sara' anche finita questa situazione, ma io per adesso nei vari posti dove vado a lavorare ( sono un tecnico informatico e "vago" da un cliente all'altro ... ) continuo a vedere situazioni di questo tipo ...

    Poi saro' sfigato io eh ...
    questi 2 post, secondo me, rispecchiano in maniera molto veritiera la situazione del nostro paese a livello di aziende (piccole, medie o grandi che siano)

    purtroppo si vivono questi momenti, magari anche io sono sfigato come Diego... però già siamo a 2 e, per di più, in regioni differenti e qualche dubbio sulla "lungimiranza" di alcuni imprenditori comincia a sorgermi spontanea
    fortunatamente non tutti sono così, ma il fatto che in 25 anni la situazione sia crollata letteralmente da un'idea di come certe persone abbiano guardato al futuro e si siano preparate

    quindi parlare di art. 18, assegni di disoccupazione o altre amenità che hanno affossato la nostra economia lasciano il tempo che trova



    Citazione Originariamente Scritto da and1966 Visualizza Messaggio
    Scusate la durezza, ma certe cose ce le ho marchiate a fuoco sulla pelle.

    ps: Ringrazio il Padreterno o chi per lui, ma in 23 anni ho avuto solo una settimana di malattia/infortunio, certificata da foglio di ricovero ospedaliero. Quindi non mi considerate un fancaxxista.
    io in 25 anni ho fatto 10 giorni di malattia e da casa lavoravo
    visti i risultati adesso dico che coj.o.ne che sono stato
    you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
    il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen

  8. #15518
    Vento moderato L'avatar di Matteo C.
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    Sì ma tu Matteo stai facendo un po' di casino. Una cosa sono le diseguaglianze sociali (coefficiente di Gini), un'altra la mobilità tra classi di reddito diverse.

    Personalmente non credo che un alto indice di Gini sia necessariamente un male, peraltro.
    Le correlavo in quanto, a rigor di logica, Paesi dove non ci sono grandi barriere od ostacoli all'iniziativa economica del singolo dovrebbero essere quelli in cui appunto la possibilità di "diventare qualcuno" è più facile, meno ostacolata da lobby e rendite. E invece pare non sia così...

    Sul resto, è quindi un bene che in un Paese (qualsiasi) ci siano disparità enormi tra i più ricchi e i più poveri? Che, come in Italia, il 10% della ricchezza sia in mano al 46% della popolazione? E che tale 46% veda aumentare i propri averi quando quelli dei più poveri calano?...
    Non dirmi che è dovuto al fatto che quel 46% si fa il culo sul lavoro o che comunque è tutto frutto del merito, mi raccomando

  9. #15519
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Matteo C. Visualizza Messaggio
    Ho detto solo che la GB, mito liberista in cui tutti hanno (avrebbero?) un'occasione per emergere, dove lo Stato si fa da parte e dove è passata la mitica Lady Thatcher, è ad oggi il secondo paese più diseguale al mondo. Ed il primo sono gli USA, altro paradiso del libero mercato; noi siamo terzi in classifica. Questo proprio per sottolineare il contrario di quello che leggi tu nelle mie parole: ossia che l'Italia, pur non liberista come questi altri due paesi, (o meglio, per come la vedo io: PROPRIO PERCHE' non così liberista) presenta differenze sociali meno marcate delle loro, seppur altissime ed inaccettabili. Non oso e non oserei mai dedurre che il ns sistema è ottimo, infallibile, il migliore del mondo ma...vorrà pur dire qualcosa tutto ciò? E cioè, che forse il liberismo non è la panacea di tutti i mali???
    Per me non costituisce nessuna panacea.
    Mi lamento della carenza di cultura liberale in Italia,che è una cosa ben diversa dal liberismo economico.
    Ultima modifica di Josh; 01/11/2014 alle 12:27

  10. #15520
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?


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