Sì, ma disoccupazione e scarsa crescita sono dovute principalmente a tre fattori (scegli tu l'ordine):
A) Debito
B) Burocrazia
C) Due paesi diversi che si affossano a vicenda
Con il jolly:
D) Produttività che non cresce a causa di un sistema che non punta su istruzione/ricerca, a bassa tecnologia, con una forte rilevanza di settori che per loro caratteristica non possono trainare l'economia (es. turismo, moda e agroalimentare).
Il punto D è secondo me il problema principale al momento, ma a causa di A (e in parte B e C) non c'è modo di intervenire in maniera significativa. Intervenire su B sarebbe a costo relativamente limitato, ma temo che l'impatto sui fondamentali sarebbe comunque marginale, dato il sistema di relazioni pre-esistente. Per questo sostengo che o si cambia completamente l'assetto territoriale del paese oppure si riparte da zero (figurativamente, ovvio), mentre il tempo per soluzioni intermedie sia passato ormai da molto tempo.
Secondo me sopravvaluti enormemente il ruolo di A. Quale sarebbe il costo esorbitante di A? I 65 miliardi che ogni anno vengono pagati dallo stato per lo più ad altri italiani? La Spagna può crescere al 3% con un costo del debito del 3% scarso del PIL e noi con il 4% scarso siamo condannati alla stagnazione? Veramente un punto di PIL in più di spesa fa così tanta differenza?
Con la stessa logica una sforbiciata di 15 miliardi alle pensioni retributive immeritate dovrebbero rilanciare l'economia, si tratta sempre di trasferimenti improduttivi da italiani ad altri italiani.
B e D sono un problema enorme e condivido, C lo è parzialmente, il sud potrebbe diventare una opportunità di crescita e sviluppo enorme se solo riuscisse ad uscire dalla logica clientelare (e l'estrema mobilità dell'elettorato meridionale in questi anni a mio avviso è un segno che il sistema clientelare sta vacillando).
In realtà, dai (pochi) sondaggi disponibili non sembrano esserci particolari differenze intra-regionali per quanto riguarda il sentimento nei confronti dell'UE: secondo questo, per esempio, le macroaree più euroscettiche sarebbero il nord-est ed il sud, mentre la più europeista sarebbe il Centro. Risultati parzialmente confermati da quest'altro sondaggio, secondo cui gli italiani del centro sono, rispetto a quelli del nord, più convinti che le cose fuori dall'UE andrebbero peggio, mentre al nord la maggioranza ritiene che andrebbero meglio o rimarrebbero uguali.
Inoltre ti faccio notare che la somma di Lega + 5stelle, entrambi antieuropeisti almeno sulla carta, è stata comunque votata da almeno metà della popolazione in più o meno tutto il nord.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Non ne faccio nemmeno più di tanto una questione di orientamento di voto e anch'io sono convinto che non ci siano grandi differenze geografiche per tale sentimento: il mio punto è che, se dovesse davvero arrivare il momento del default/breakup dall'EU, non sono convinto che chi ha ancora un tenore di vita abbastanza elevato sarebbe disposto a correre un rischio simile, anche da elettore di quei due partiti; mentre in zone dove c'è meno da perdere penso che potrebbe più facilmente prevalere la tentazione di provare il salto nel buio, partendo comunque da una situazione già molto compromessa.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Non la fa ora che i tassi sono tenuti artificialmente bassi grazie alle politiche ECB (che, comunque, non sono a costo zero sul medio periodo); se il paese fosse davvero prezzato per il suo rischio, com'era prima dell'introduzione dell'euro e come probabilmente sarà alla fine del QE, parleremmo almeno di un 2%. Sull'istruzione viene investito il 4% del PIL, per esempio.
Concordo, ma anche se per magia sparissero totalmente le clientele non ci sarebbero comunque buone ragioni per investire al sud, con un costo del lavoro pressochè identico a quello del nord, che è in posizione geograficamente più felice e si ritrova infrastrutture migliori. Per questo parlavo di gabbie salariali e/o abolizione della contrattazione nazionale, a parità di assetto statale. Senza riforme di questo genere la situazione è pressochè impossibile che cambi.
Questo punto è fondamentale. Aumentare le tasse e la spesa pubblica, cioè esattamente quello che è stato fatto dal 1992 ad oggi, significa diminuire il risparmio e gli investimenti creatori di ricchezza, soprattutto perché la spesa pubblica cresciuta è in primis quella corrente (stipendi dei dip. pubblici, pensioni, costi per acquisti di beni ecc), mentre quella per investimenti ad esempio in infrastrutture e nella ricerca è stata, dal 1992 ad oggi, tagliata in modo continuo.
E' vero che il cambiamento giusto dovrebbe rivolgersi in un abbattimento della pressione fiscale, ma a mio avviso non sono le politiche europee il vero vincolo in questo senso, quanto piuttosto le necessità "politiche" nostrane, legate ad una situazione in cui toccare la spesa pubblica corrente al ribasso significa intaccare la propria base elettorale. Come scrivevo addietro, il mio pessimismo (ma di molti in realtà) è relativo al fatto che ormai la quantità di gente che prende soldi dallo Stato è più elevata di quella che la produce.
Prova a pensare a quanti pensionati col retributivo ci sono, a quanti dipendenti pubblici abbiamo in primis nelle regioni centro-meridionali, ai 40 miliardi di sussidi che si becca Confindustria ecc. Toccare davvero la spesa pubblica, equivale a bruciarsi voti. Chi ci ha provato ad indicare dove tagliare (Cottarelli, il servo dll bnk !!1!1!) è stato messo alla porta nel Novembre 2014.
E senza un taglio alla spesa pubblica un vero taglio delle tasse non ha ragion di avvenire. Perché se anche tagli oggi ma lo fai interamente in deficit, poi dovrai rialzarle domani, quando il deficit andrà inevitabilmente ridotto. Io sarei favorevole ad una riduzione delle tasse in deficit, ma solo a patto che si abbia poi una successiva riduzione della spesa pubblica immediatamente dopo, quando l'economia ha ripreso a girare grazie agli investimenti produttivi di ricchezza creati dai tagli fiscali e da altre riforme che sottolineava snowaholic e che sono IMPRESCINDIBILI (riforma giustizia in primis, ma anche snellimento burocratico ecc).
Circa l'evasione, la penso uguale. In altri Paesi si evade meno perché la procedura di adempimento delle tasse è meno complessa, perché lo Stato non obbliga alcuni individui (piccole imprese, commercianti, artigiani) ad un'evasione di sopravvivenza a causa delle troppe tasse, perché i controlli sono fatti meglio con verifiche puntuali sul territorio e non come da noi dove l'Agenzia delle Entrate preferisce il metodo più semplice di incaponirsi sui deboli, rompendo le scatole su sconti e pratiche contabili, invece di attaccare la vera evasione, tanto che come dico spesso il nostro fisco è forte coi deboli e debole coi forti.
Sono convinto che occorrano due cose: da un lato lo Stato deve abbattere drasticamente la pressione fiscale, dall'altro deve intensificare i controlli sul territorio: in pratica una lotta all'evasione più seria in cambio di un fisco più snello e più semplice (che è poi quello che avviene negli Stati Uniti). Solo così puoi pensare di lottare contro l'evasione fiscale, a mio modo di vedere. Più facile a dirsi che a farsi.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Non lo so con precisione, ma so che appena annunci l'uscita dall'euro i cittadini corrono a ritirare i risparmi in banca, quindi o esci di nascosto e fai un corralito (che rischi di dover fare lo stesso, peraltro, come è accaduto in Grecia) oppure crolla tutto il sistema bancario.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Segnalibri