2 giorni di silenzio e leggera discesa e poi noi che siamo furbi dichiariamo ai 4 venti che "non ci impicchiamo al 3%".
E via... 5% di aumento di spread senza colpo ferire.
E altri soldi che prendono la via della Germania...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
I keynesiani seri non dicono che non si possa uscire da una situazione di squilibrio strutturale senza svalutazione, ma in molti casi svalutare è il modo più efficiente, quindi non poter svalutare comporta dei costi elevati, principalmente perché costringe a politiche fortemente procicliche. Nei casi più gravi svalutare può essere l'unica alternativa al default o un modo per attutire l'impatto di un default inevitabile (cosa valida anche quando i default sono nel settore privato).
In Europa però ci sono strumenti per garantire la liquidità dei Paesi membri che altrove non esistono, oltre ai già menzionati prestiti anche la BCE fa la sua parte (dal 2012 quantomeno). Ma comunque in queste situazioni l'euro impone costi elevati, ragion per cui servirebbero ulteriori meccanismi di compensazione come il fondo di stabilizzazione proposto da Macron, l'unione bancaria e possibilmente anche un eurobond. Non si può pensare di riuscire a bandire in eterno i deficit di conto corrente come si sta facendo adesso, la zona euro è troppi grossa per fare come le tigri asiatiche dopo la crisi del 1998.
Comunque in Italia non è questo il problema principale adesso, lo è stato solo negli anni di Monti.
Ci vorrebbe un salvinometro che misuri quanto ci costa in spread ogni sparata che fanno...
Adesso inizia la pantomima della prossima finanziaria, questi pensano di avere chissà quale potere negoziale verso la UE grazie al mandato del popolo quando invece dopo queste elezioni il nostro potere negoziale scende sostanzialmente a zero, anche perché non ci sono elezioni nazionali imminenti nei Paesi più importanti della zona euro. Adesso vediamo come faranno quadrare i conti e se si dovrà arrivare di nuovo ad una crisi di spread come lo scorso autunno prima che arrivino ad una finanziaria ragionevole, dalle dichiarazioni post-voto propenderei per la seconda ipotesi.
Il mio timore è che la comprensione delle dinamiche politiche comunitarie di questi qui sia pari a quella dei tories, ovvero zero.
Insomma, il vantaggio è tutto sui tassi di interesse, la svalutazione della zona Euro ci serve a poco quando l'interscambio commerciale è prevalentemente interno alla zona Euro (e lo stesso vale per gli squilibri macroeconomici). Il miglioramento del tasso di cambio effettivo reale dal 2011 è dovuto più all'inflazione quasi a zero che a qualunque altro fattore.
Il QE è servito soprattutto ad alleggerire il peso del debito pubblico e a garantire ampia liquidità ad un sistema finanziario ancora molto fragile.
Ultima modifica di snowaholic; 27/05/2019 alle 22:14
Solo un inglese su 3 vorrebbe un'uscita rapida e anche senza accordo, e quel 32% di Farage lo dimostrerebbe, ma sono comunque un terzo del popolo britannico, gli altri 2 terzi vorrebbero restare in UE o perlomeno uscire in maniera soft.
L'ondata sovranista che qualcuno paventava, cmq non c'è stata, nel resto dell'UE, tranne pochi paesi
Direi che siamo ben lontani da una separazione così netta.
Anzi...
Remain v hard Brexit: what the UK's EU election results tell us | Politics | The Guardian
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27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Bisogna capire quelli che non hanno votato per quale motivo lo hanno fatto, sanno che si uscirà e sono soddisfatti così quindi non hanno votato? Sono pro Europa ma hanno perso le speranze e quindi non hanno votato? Sondo disinteressati sull'argomento?
Secondo me i pro Europa se volevano dare un segnale forte avrebbero dovuto fare una coalizione europea e non essere divisi in piccoli partiti.
Ma infatti questo voto non ci dice molto né su un eventuale secondo referendum né sulle eventuali elezioni anticipate per il parlamento.
L' unica cosa chiara è la polarizzazione tra no-deal e remain che rende estremamente difficile qualsiasi accordo.
In estrema sintesi il risultato è un 35% di hard brexit (Brexit+UKIP+DUP), 40% di remain (lib dem, verdi, change uk, snp e altri), 25% con posizioni più ambigue ma dovrebbero tendere verso remain visto che ci sono più laburisti che conservatori.
Quindi si ritorna ai duri fatti, l'accordo della May non ha i numeri ma se il nuovo PM cercasse una uscita senza accordo cadrebbe immediatamente. Dubito che se ne possa uscire senza un nuovo referendum e/o nuove elezioni generali.
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