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  1. #29221
    Vento forte L'avatar di nevearoma
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da FunMBnel Visualizza Messaggio
    Ne parliamo tra qualche trimestre quanto bene andrà il Brasile. Tenendo conto che non stiamo parlando esattamente di un Paese sulla frontiera tecnologica.
    Questo però è un argomento che non c'entra granché con la gestione della pandemia. Il Brasile alterna periodi di crescita ruggente a periodi di stagnazione e declino più o meno da sempre, come tutta l'America Latina, ma è un altro discorso.
    Il punto è che sostenevi ci fosse una relazione positiva tra buone misure anti-covid e buona crescita economica, nel senso che i paesi che reagiscono per tempo anziché "salvare l'economia" poi non solo hanno meno morti ma in realtà ne escono anche meglio economicamente. In realtà stai guardando il problema dalla prospettiva sbagliata: i paesi che ne escono meglio economicamente sono in media quelli che hanno preso misure più leggere per meno tempo, cosa che in genere coincide anche col numero di morti (nel senso che i paesi che hanno preso misure più leggere sono quasi sempre quelli che hanno reagito prima e quindi non hanno dovuto fare lockdown lunghissimi), ma non è sempre così. Ci sono anche paesi che pur avendo parecchi morti hanno mantenuto misure relativamente blande e alla fine hanno avuto una crescita economica paragonabile a quella di paesi come la Nuova Zelanda. Esempio principe gli Stati Uniti.
    E' un problema complesso, come sempre.
    "In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."

  2. #29222
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da nevearoma Visualizza Messaggio
    La cosa principale che mostrano quelle correlazioni è che chi prende misure anti covid più rilassate alla fine ne esce meglio, a prescindere dai morti.
    Vedasi Stati Uniti.
    L'unica cosa evidente è che le strategie di soppressione totale della pandemia o comunque circolazione minima sono superiori sia un termini economici sia ovviamente sanitari, per tutti gli altri la situazione è molto più ambigua.

    Dove si è arrivati al collasso sanitario è crollata anche l'economia, lo stesso Brasile ha avuto un calo del 9% del PIL nel secondo trimestre del 2020 e il 2021 rischia di finire su una traiettoria simile con il disastro attuale (ho visto stime di -5,5% per il primo trimestre 2021).

    Bisognerebbe chiedersi quindi fino a che punto chi ha avuto politiche anti covid più rilassate lo ha fatto perchè ha deciso di tollerare più morti rispetto ad altri oppure lo ha fatto perché poteva permettersi di farlo senza arrivare al collasso sanitario.

    I vari Paesi non sono tutti uguali in termini di vulnerabilità al virus, la velocità di trasmissione e la vulnerabilità della popolazione cambia enormemente, così come la stagionalità. I valori di R0 sono molto variabili, gia con l'influenza ci sono differenze importanti, posti come la Svezia hanno di norma ondate più tardive e più lente (mi pare @burian br avesse postato studi in merito). Lo stesso vale per i posti con clima tropicale o subtropicale, hanno epidemie più spalmate e spesso con due distinti periodi di diffusione nell'anno.

    Le differenze demografiche inoltre hanno un ruolo fondamentale, avere una società anziana con il covid19 è uno svantaggio doppio, hai una maggiore quota di popolazione vulnerabile (non solo anziani, anche nella fascia 40-60 che riempie le TI) e una minore quota di under 15 che fino all'avvento delle varianti davano un contributo quasi nullo alla trasmissione del virus. Di conseguenza ci si ritrova con R0 più alto e un maggiore onere sanitario a parità di numero di casi.

    Quindi se ci si prefigge l'obiettivo di mettere il minimo di restrizioni necessario per evitare il collasso sanitario nella pratica alcune realtà avranno bisogno di provvedimenti molto più drastici di altre.

    Negli USA ci sono state politiche molto differenziate tra stati, il nord-est che ha un clima più simile all'Europa e una densità abitativa elevata ha adottato restrizioni simili, il sud è stato più rilassato e nonostante questo non ha mai raggiunto situazioni estreme come quella di NY della scorsa primavera. Tutti hanno beneficiato di un livello di spesa pubblica esorbitante e impensabile per qualunque altro stato, quando valuti l'impatto economico bisognerebbe tenerne conto.

    Sicuramente arriveranno studi nei prossimi mesi/anni che studieranno l'impatto economico sfruttando le differenze tra stati USA, sarà interessante vedere che dati usciranno.

    In sintesi, dubito che una condotta di tipo brasiliana o texana fosse percorribile in Europa, dove abbiamo oltre 6 mesi consecutivi in cui i virus respiratori possono diffondersi in maniera ingestibile, e questo vale anche per i possibili benefici economici delle minori restrizioni, quando arrivi al punto in cui non è più garantita l'assistenza sanitaria si blocca comunque tutto. Al di là di alcuni eccessi di zelo come la chiusura prolungata del centro-sud la scorsa primavera e l'incapacità di imporre provvedimenti più mirati alle situazioni di vero rischio lasciando quindi più libere altre attività (vedi sci invernale) non credo che scelte diverse avrebbero potuto ridurre molto l'impatto economico.
    Ultima modifica di snowaholic; 06/04/2021 alle 07:57

  3. #29223
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    L'unica cosa evidente è che le strategie di soppressione totale della pandemia o comunque circolazione minima sono superiori sia un termini economici sia ovviamente sanitari, per tutti gli altri la situazione è molto più ambigua.

    Dove si è arrivati al collasso sanitario è crollata anche l'economia, lo stesso Brasile ha avuto un calo del 9% del PIL nel secondo trimestre del 2020 e il 2021 rischia di finire su una traiettoria simile con il disastro attuale (ho visto stime di -5,5% per il primo trimestre 2021).

    Bisognerebbe chiedersi quindi fino a che punto chi ha avuto politiche anti covid più rilassate lo ha fatto perchè ha deciso di tollerare più morti rispetto ad altri oppure lo ha fatto perché poteva permettersi di farlo senza arrivare al collasso sanitario.

    I vari Paesi non sono tutti uguali in termini di vulnerabilità al virus, la velocità di trasmissione e la vulnerabilità della popolazione cambia enormemente, così come la stagionalità. I valori di R0 sono molto variabili, gia con l'influenza ci sono differenze importanti, posti come la Svezia hanno di norma ondate più tardive e più lente (mi pare @burian br avesse postato studi in merito). Lo stesso vale per i posti con clima tropicale o subtropicale, hanno epidemie più spalmate e spesso con due distinti periodi di diffusione nell'anno.

    Le differenze demografiche inoltre hanno un ruolo fondamentale, avere una società anziana con il covid19 è uno svantaggio doppio, hai una maggiore quota di popolazione vulnerabile (non solo anziani, anche nella fascia 40-60 che riempie le TI) e una minore quota di under 15 che fino all'avvento delle varianti davano un contributo quasi nullo alla trasmissione del virus. Di conseguenza ci si ritrova con R0 più alto e un maggiore onere sanitario a parità di numero di casi.

    Quindi se ci si prefigge l'obiettivo di mettere il minimo di restrizioni necessario per evitare il collasso sanitario nella pratica alcune realtà avranno bisogno di provvedimenti molto più drastici di altre.

    Negli USA ci sono state politiche molto differenziate tra stati, nel nord-est che ha un clima più simile all'Europa e una densità abitativa elevata ha adottato restrizioni simili, il sud è stato più rilassato e nonostante questo non ha mai raggiunto situazioni estreme come quella di NY della scorsa primavera. Tutti hanno beneficiato di un livello di spesa pubblica esorbitante e impensabile per qualunque altro stato, quando valuti l'impatto economico bisognerebbe tenerne conto.

    Sicuramente arriveranno studi nei prossimi mesi/anni che studieranno l'impatto economico sfruttando le differenze tra stati USA, sarà interessante vedere che dati usciranno.

    In sintesi, dubito che una condotta di tipo brasiliana o texana fosse percorribile in Europa, dove abbiamo oltre 6 mesi consecutivi in cui i virus respiratori possono diffondersi in maniera ingestibile, e questo vale anche per i possibili benefici economici delle minori restrizioni, quando arrivi al punto in cui non è più garantita l'assistenza sanitaria si blocca comunque tutto. Al di là di alcuni eccessi di zelo come la chiusura prolungata del centro-sud la scorsa primavera e l'incapacità di imporre provvedimenti più mirati alle situazioni di vero rischio lasciando quindi più libere altre attività (vedi sci invernale) non credo che scelte diverse avrebbero potuto ridurre molto l'impatto economico.
    Ecco bravo hai usato il condizionale, bel discorso me lo sono letto attentamente e devo dire che mi ritrovo grosso modo su tutto, specie quando in un discorso così articolato viene usato il condizionale.

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  4. #29224
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    L'unica cosa evidente è che le strategie di soppressione totale della pandemia o comunque circolazione minima sono superiori sia un termini economici sia ovviamente sanitari, per tutti gli altri la situazione è molto più ambigua.

    Dove si è arrivati al collasso sanitario è crollata anche l'economia, lo stesso Brasile ha avuto un calo del 9% del PIL nel secondo trimestre del 2020 e il 2021 rischia di finire su una traiettoria simile con il disastro attuale (ho visto stime di -5,5% per il primo trimestre 2021).

    Bisognerebbe chiedersi quindi fino a che punto chi ha avuto politiche anti covid più rilassate lo ha fatto perchè ha deciso di tollerare più morti rispetto ad altri oppure lo ha fatto perché poteva permettersi di farlo senza arrivare al collasso sanitario.

    I vari Paesi non sono tutti uguali in termini di vulnerabilità al virus, la velocità di trasmissione e la vulnerabilità della popolazione cambia enormemente, così come la stagionalità. I valori di R0 sono molto variabili, gia con l'influenza ci sono differenze importanti, posti come la Svezia hanno di norma ondate più tardive e più lente (mi pare @burian br avesse postato studi in merito). Lo stesso vale per i posti con clima tropicale o subtropicale, hanno epidemie più spalmate e spesso con due distinti periodi di diffusione nell'anno.

    Le differenze demografiche inoltre hanno un ruolo fondamentale, avere una società anziana con il covid19 è uno svantaggio doppio, hai una maggiore quota di popolazione vulnerabile (non solo anziani, anche nella fascia 40-60 che riempie le TI) e una minore quota di under 15 che fino all'avvento delle varianti davano un contributo quasi nullo alla trasmissione del virus. Di conseguenza ci si ritrova con R0 più alto e un maggiore onere sanitario a parità di numero di casi.

    Quindi se ci si prefigge l'obiettivo di mettere il minimo di restrizioni necessario per evitare il collasso sanitario nella pratica alcune realtà avranno bisogno di provvedimenti molto più drastici di altre.

    Negli USA ci sono state politiche molto differenziate tra stati, nel nord-est che ha un clima più simile all'Europa e una densità abitativa elevata ha adottato restrizioni simili, il sud è stato più rilassato e nonostante questo non ha mai raggiunto situazioni estreme come quella di NY della scorsa primavera. Tutti hanno beneficiato di un livello di spesa pubblica esorbitante e impensabile per qualunque altro stato, quando valuti l'impatto economico bisognerebbe tenerne conto.

    Sicuramente arriveranno studi nei prossimi mesi/anni che studieranno l'impatto economico sfruttando le differenze tra stati USA, sarà interessante vedere che dati usciranno.

    In sintesi, dubito che una condotta di tipo brasiliana o texana fosse percorribile in Europa, dove abbiamo oltre 6 mesi consecutivi in cui i virus respiratori possono diffondersi in maniera ingestibile, e questo vale anche per i possibili benefici economici delle minori restrizioni, quando arrivi al punto in cui non è più garantita l'assistenza sanitaria si blocca comunque tutto. Al di là di alcuni eccessi di zelo come la chiusura prolungata del centro-sud la scorsa primavera e l'incapacità di imporre provvedimenti più mirati alle situazioni di vero rischio lasciando quindi più libere altre attività (vedi sci invernale) non credo che scelte diverse avrebbero potuto ridurre molto l'impatto economico.
    Ma io rispondevo semplicemente a FunMBnel, non stavo suggerendo che le strategie brasiliane o texane fossero applicabili in Europa prima ancora che desiderabili.
    Tu stai portando punti più complessi nel dibattito, che è un'ottima cosa ed è quel che bisogna fare, ma purtroppo porta anche a riconoscere che l'equazione "fare come il Brasile" = "peggior crescita economica" non è sempre vera anche se non necessariamente le conclusioni ci piacciono.
    Sono punti interessanti da discutere ma forse è meglio farlo nell'altro thread, dove comunque in parte li abbiamo già eviscerati credo.

    Detto questo il secondo trimestre 2020 è stato un bagno di sangue un po' in tutto il mondo, anche in paesi quasi risparmiati. La stessa Nuova Zelanda ha avuto un calo del -12%...
    "In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."

  5. #29225
    Brezza tesa L'avatar di Cristian_Marchi
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    L'unica cosa evidente è che le strategie di soppressione totale della pandemia o comunque circolazione minima sono superiori sia un termini economici sia ovviamente sanitari, per tutti gli altri la situazione è molto più ambigua.

    Dove si è arrivati al collasso sanitario è crollata anche l'economia, lo stesso Brasile ha avuto un calo del 9% del PIL nel secondo trimestre del 2020 e il 2021 rischia di finire su una traiettoria simile con il disastro attuale (ho visto stime di -5,5% per il primo trimestre 2021).

    Bisognerebbe chiedersi quindi fino a che punto chi ha avuto politiche anti covid più rilassate lo ha fatto perchè ha deciso di tollerare più morti rispetto ad altri oppure lo ha fatto perché poteva permettersi di farlo senza arrivare al collasso sanitario.

    I vari Paesi non sono tutti uguali in termini di vulnerabilità al virus, la velocità di trasmissione e la vulnerabilità della popolazione cambia enormemente, così come la stagionalità. I valori di R0 sono molto variabili, gia con l'influenza ci sono differenze importanti, posti come la Svezia hanno di norma ondate più tardive e più lente (mi pare @burian br avesse postato studi in merito). Lo stesso vale per i posti con clima tropicale o subtropicale, hanno epidemie più spalmate e spesso con due distinti periodi di diffusione nell'anno.

    Le differenze demografiche inoltre hanno un ruolo fondamentale, avere una società anziana con il covid19 è uno svantaggio doppio, hai una maggiore quota di popolazione vulnerabile (non solo anziani, anche nella fascia 40-60 che riempie le TI) e una minore quota di under 15 che fino all'avvento delle varianti davano un contributo quasi nullo alla trasmissione del virus. Di conseguenza ci si ritrova con R0 più alto e un maggiore onere sanitario a parità di numero di casi.

    Quindi se ci si prefigge l'obiettivo di mettere il minimo di restrizioni necessario per evitare il collasso sanitario nella pratica alcune realtà avranno bisogno di provvedimenti molto più drastici di altre.

    Negli USA ci sono state politiche molto differenziate tra stati, nel nord-est che ha un clima più simile all'Europa e una densità abitativa elevata ha adottato restrizioni simili, il sud è stato più rilassato e nonostante questo non ha mai raggiunto situazioni estreme come quella di NY della scorsa primavera. Tutti hanno beneficiato di un livello di spesa pubblica esorbitante e impensabile per qualunque altro stato, quando valuti l'impatto economico bisognerebbe tenerne conto.

    Sicuramente arriveranno studi nei prossimi mesi/anni che studieranno l'impatto economico sfruttando le differenze tra stati USA, sarà interessante vedere che dati usciranno.

    In sintesi, dubito che una condotta di tipo brasiliana o texana fosse percorribile in Europa, dove abbiamo oltre 6 mesi consecutivi in cui i virus respiratori possono diffondersi in maniera ingestibile, e questo vale anche per i possibili benefici economici delle minori restrizioni, quando arrivi al punto in cui non è più garantita l'assistenza sanitaria si blocca comunque tutto. Al di là di alcuni eccessi di zelo come la chiusura prolungata del centro-sud la scorsa primavera e l'incapacità di imporre provvedimenti più mirati alle situazioni di vero rischio lasciando quindi più libere altre attività (vedi sci invernale) non credo che scelte diverse avrebbero potuto ridurre molto l'impatto economico.
    Allora PERCHÉ in tutto il mondo durante i primi casi non hanno fatto subito un lockdown come la Cina? Tipo di 3 mesi per liberarsi del virus una volta per tutte e di conseguenza far ricrescere l'economia
    Il peggiore inverno che abbia mai visto?
    Il 2006/2007!!!

  6. #29226
    Uragano L'avatar di jack9
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Cristian_Marchi Visualizza Messaggio
    Allora PERCHÉ in tutto il mondo durante i primi casi non hanno fatto subito un lockdown come la Cina? Tipo di 3 mesi per liberarsi del virus una volta per tutte e di conseguenza far ricrescere l'economia
    beh, mi sembra evidente che sia inverosimile
    oh, è facile parlare e scrivere ste cose, metterle in pratica poi è tutto un altro paio di maniche.
    blocca il mondo 3 mesi e invece che morire in 5mln di covid (sparo a caso), ne muoiono 500 di fame.
    Si vis pacem, para bellum.

  7. #29227
    Uragano L'avatar di Friedrich 91
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da nevearoma Visualizza Messaggio
    Questo però è un argomento che non c'entra granché con la gestione della pandemia. Il Brasile alterna periodi di crescita ruggente a periodi di stagnazione e declino più o meno da sempre, come tutta l'America Latina, ma è un altro discorso.
    Il punto è che sostenevi ci fosse una relazione positiva tra buone misure anti-covid e buona crescita economica, nel senso che i paesi che reagiscono per tempo anziché "salvare l'economia" poi non solo hanno meno morti ma in realtà ne escono anche meglio economicamente. In realtà stai guardando il problema dalla prospettiva sbagliata: i paesi che ne escono meglio economicamente sono in media quelli che hanno preso misure più leggere per meno tempo, cosa che in genere coincide anche col numero di morti (nel senso che i paesi che hanno preso misure più leggere sono quasi sempre quelli che hanno reagito prima e quindi non hanno dovuto fare lockdown lunghissimi), ma non è sempre così. Ci sono anche paesi che pur avendo parecchi morti hanno mantenuto misure relativamente blande e alla fine hanno avuto una crescita economica paragonabile a quella di paesi come la Nuova Zelanda. Esempio principe gli Stati Uniti.
    E' un problema complesso, come sempre.
    Quoto. Probabilmente l'esempio più lampante di paese che ha puntato molto sul contenere i danni economici tramite restrizioni blande, ma al contempo registrando un numero di morti piuttosto elevato (benché inferiore a buona parte dei paesi dell'Europa centro/occidentale) è la Svezia.
    Che ha chiuso il 2020 con un modesto -2,9% di calo del PIL, un dato enormemente migliore della media UE.

    Svezia della quale abbiamo già parlato abbondantemente nell'altro thread e che è un modello molto difficilmente replicabile altrove, stante la mancanza delle condizioni di bassa densità abitativa che la caratterizzano. Però sicuramente dal punto di vista loro, non è stata una cattiva scelta, anzi.
    «L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)

  8. #29228
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    Il problema in Italia è che le categorie con redditi più alti (dirigenti di ogni genere, magistrati, professori universitari in particolare, ma anche imprenditori e professionisti in qualche caso) sono quelli che hanno ricevuto di più in proporzione ai contributi pagati. Perché chi aveva redditi a fine carriera di 8-12 mila euro al mese (o 15-20 milioni di lire se vogliamo) difficilmente aveva avuto redditi comparabili per tutta la carriera lavorativa, mentre un operaio magari con la progressione prende un 50% in più a fine carriera rispetto allo stipendio base, per le categorie sopra citate gli stipendi finali risultavano spesso 5-6 volte in più rispetto allo stipendio di ingresso, in qualche caso anche molto di più.

    Quindi i super privilegiati che già avevano redditi alti si ritrovano con una pensione folle, ancora più sproporzionata rispetto ai contributi versati di quanto succeda ai comuni lavoratori.

    Io avevo un prof di economia all'università che una volta andato in pensione (a 8 mila al mese circa) ha cominciato a versare una grossa fetta della sua pensione in beneficenza, perché ritiene quell'importo eticamente inaccettabile, da docente di economia politica che sa farsi i suoi conti.
    La penso anch'io come quel professore di economia, e concordo con quanto ha detto Giorgio.

    PS: Ho letto meglio gli altri suoi post, non concordo del tutto con Giorgio. Per me il sistema pensionistico dovrebbe essere tarato sulla base di quel che si è versato e anche delle tasse che si versano in età non più lavorativa sul patrimonio che si possiede, in modo da poterlo mantenere. potrebbero
    Ultima modifica di burian br; 06/04/2021 alle 00:23

  9. #29229
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Friedrich 91 Visualizza Messaggio
    Quoto. Probabilmente l'esempio più lampante di paese che ha puntato molto sul contenere i danni economici tramite restrizioni blande, ma al contempo registrando un numero di morti piuttosto elevato (benché inferiore a buona parte dei paesi dell'Europa centro/occidentale) è la Svezia.
    Che ha chiuso il 2020 con un modesto -2,9% di calo del PIL, un dato enormemente migliore della media UE.

    Svezia della quale abbiamo già parlato abbondantemente nell'altro thread e che è un modello molto difficilmente replicabile altrove, stante la mancanza delle condizioni di bassa densità abitativa che la caratterizzano. Però sicuramente dal punto di vista loro, non è stata una cattiva scelta, anzi.
    Io non farei confronti, ogni realtà è a sè. E' come se facessi un confronto tra la Lombardia e il Salento (Brindisi + Lecce) per la gestione della pandemia, mi sembra totalmente insensato, sono due realtà profondamente diverse per densità demografica, densità di contatti, situazione geografica, vicinanza al cuore del Continente, mezzi di trasporto, ecc...
    Se consultassimo i dati grezzi allora potrei dire tranquillamente che in Salento siamo stati maestri nella gestione Covid. Ma so che le cose in Lombardia remano già di per sè di parecchio verso la diffusione pandemica, e senza misure restrittive pesanti sarebbe sicuramente impossibile avere gli stessi risultati del Salento con misure più attenuate.

    Un altro paragone potrei farlo in ambito meteorologico: le stesse condizioni atmosferiche in quota non equivalgono al suolo alle medesime tra Pianura Padana e Salento, o tra Svezia e Italia.


    Se valutiamo la situazione svedese, ad esempio, ci accorgiamo che il calo del PIL è stato paragonabile negli altri paesi baltici/scandinavi (Finlandia, Danimarca, Norvegia):

    Dal Nord Europa prove di resistenza (economica) alla crisi da Covid

    La Svezia però per ottenere lo stesso risultato ha dovuto pagare migliaia di morti. Avrebbe potuto ottenere lo stesso ma salvando gente? Non so davvero, ho la sensazione che probabilmente con misure restrittive più severe, dato che ha condizioni demografiche molto differenti che negli altri tre stati, il calo del PIL sarebbe stato molto più pronunciato.
    Avessimo fatto come in Svezia in Italia forse (ma forse) avremmo visto lo stesso calo del PIL, ma a costo di mezzo milione di morti viste le condizioni totalmente differenti a quelle scandinave sul fronte epidemiologico (densità demografica, di contatti, mezzi pubblici, socialità, anzianità della popolazione, sfortuna nell'aver scoperto il Covid in casa in una fase già molto avanzata, ecc...).

  10. #29230
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    Io non farei confronti, ogni realtà è a sè. E' come se facessi un confronto tra la Lombardia e il Salento (Brindisi + Lecce) per la gestione della pandemia, mi sembra totalmente insensato, sono due realtà profondamente diverse per densità demografica, densità di contatti, situazione geografica, vicinanza al cuore del Continente, mezzi di trasporto, ecc...
    Se consultassimo i dati grezzi allora potrei dire tranquillamente che in Salento siamo stati maestri nella gestione Covid. Ma so che le cose in Lombardia remano già di per sè di parecchio verso la diffusione pandemica, e senza misure restrittive pesanti sarebbe sicuramente impossibile avere gli stessi risultati del Salento con misure più attenuate.

    Un altro paragone potrei farlo in ambito meteorologico: le stesse condizioni atmosferiche in quota non equivalgono al suolo alle medesime tra Pianura Padana e Salento, o tra Svezia e Italia.


    Se valutiamo la situazione svedese, ad esempio, ci accorgiamo che il calo del PIL è stato paragonabile negli altri paesi baltici/scandinavi (Finlandia, Danimarca, Norvegia):

    Dal Nord Europa prove di resistenza (economica) alla crisi da Covid

    La Svezia però per ottenere lo stesso risultato ha dovuto pagare migliaia di morti. Avrebbe potuto ottenere lo stesso ma salvando gente? Non so davvero, ho la sensazione che probabilmente con misure restrittive più severe, dato che ha condizioni demografiche molto differenti che negli altri tre stati, il calo del PIL sarebbe stato molto più pronunciato.
    Avessimo fatto come in Svezia in Italia forse (ma forse) avremmo visto lo stesso calo del PIL, ma a costo di mezzo milione di morti viste le condizioni totalmente differenti a quelle scandinave sul fronte epidemiologico (densità demografica, di contatti, mezzi pubblici, socialità, anzianità della popolazione, sfortuna nell'aver scoperto il Covid in casa in una fase già molto avanzata, ecc...).
    Giusto come sempre sei chiaro nello esporre i fatti e situazioni, ma mettiamoci oltre a tutto ciò che hai detto anche l'inquinamento la pianura Padana è uno dei posti più inquinati del mondo per la sua conformazione orografica, è chiusa su tre lati da catene montuose e purtroppo c'è scarsa ventilazione e quando non piove per lunghi periodi l'aria tende a ristagnare, situazione totalmente differente nel tuo Salento, dove il ricambio di aria e giornaliero ed inoltre anche nelle giornate più corte d'inverno se il tempo è bello c'è il sole(a Dicembre mi trovavo a Lecce per lavoro giornate stupende) enorme differenza con la pianura Padana che se non c'è ventilazione, la giornata anche in condizioni di tempo bello rimane grigia e nebbiosa, sicuramente caratteristico, ma purtroppo le particelle di umidità nell'aria sommate alle particelle di inquinamento da quello che ho letto favoriscono la diffusione del Virus

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