Sono d'accordo, ma non ho capito l'evidenziato.
Il problema non è la gente troppo qualifica, il problema è l'esatto contrario: ovvero che non si investe abbastanza sull'innovazione, quindi su cose che richiedano elevate professionalità. La conseguenza è che c'è bisogno di fattorini, ma i fattorini guadagnano 0, c'è poco da fare. E non esisterà mai che potranno guadagnare 100.
Se poi vogliamo diventare una succursale cinese o peggio keniana allora organizziamoci per avere solo bisogno di manodopera di basso livello, ma sarà tutto parametrato: stipendi, potere di acquisto ecc. ecc. ecc.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Ma magari sono in una piccola o medio-piccola azienda dove c'è ancora il vecchio capo che non capisce una fava del mondo che ha attorno e lì si ferma sia la salita che la crescita professionale (anche perchè nel contesto italiano non è che le grandi aziende o le multinazionali crescano sugli alberi...).
Quindi si rompe e va all'estero magari a far la stessa cosa, ma pagato meglio.
A volte par di leggere tra le righe che oggi sono un branco di fancazzisti mentre un tempo eravamo tutti stakanovisti che hanno fatto carriera e portato il Paese... Già... Guarda un po' dove lo abbiamo portato...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Mio padre che ha 20 anni più di te veniva mandato "a gratis" a lavorare in estate nel negozio di alcuni parenti (frequentava l'istituto tecnico e ovviamente era impegnato nelle lezioni da ottobre a giugno). A dirla tutta i mieni nonni in qualche modo pagavano per mandarlo a lavorare, perché doveva prendere la corriera e il prezzo del biglietto (all'inizio degli anni '60) era significativamente più alto, se lo rapporti al costo della vita, di quanto non sia oggi il costo dei mezzi pubblici.
Era una cosa diffusissima, c'era una cultura quasi "calvinista" del lavoro, in particolare tra le classi popolari e in particolare al NW, anche se le entrate familiari avrebbero tranquillamente consentito ai ragazzi di stare a casa durante il periodo estivo, li si mandava a lavorare, spesso gratis e per lavoro intendo 12 ore in negozio dal lunedì al sabato a svolgere gratuitamente mansioni anche pesanti, come trasportare e installare bombole di gas a domicilio dei clienti.
Iperbole. Intendo che se si vuole che l'assunto 'lavoro c'è e noi giovani non abbiamo voglia' sia verificato allora chiudete le università così avete ragione. Una volta diplomati sotto a lavorare. Viceversa ste frasi fatte che semplificano un tema enorme come farebbe un titolo di giornale qualunque anche no, grazie.
E non ce l'ho con nessuno di voi eh, è un rabbia generica.
L'Italia è il paese europeo che ha avuto meno mobilità sociale, ne aveva certamente di più negli anni '50 o '60, soprattutto in alcune aree geografiche, ma se poi devo analizzare la realtà a me più prossima, la stragrande maggioranza delle persone che conosco svolge lo stesso lavoro (spesso nello stesso luogo o nella stessa azienda) dei genitori o dei nonni... questo dice molto anche sulla lentezza con cui il sistema produttivo italiano si è evoluto nel tempo...
È verissimo, c'erano anche genitori che mandavano figli a lavorare per impararsi un mestiere, e questi genitori perlomeno per i primi mesi pagavano loro la settimana dei figli, anche io non è che avessi bisogno di andarci per fortuna, però seguendo alcuni amici della mia età ci andai anche io, e devo dire che mi è servito perché dentro casa mia mi sono fatto tutto io dall'idraulica al parquet passando per le opere murarie, e non centra nulla con il mestiere di mio Padre, lui era un tecnico motorista dell'Alitalia quando era l'Alitalia, che aveva scali in tutto il mondo, e si portava dietro i propri tecnici per fare manutenzione agli aeroplani, non solo a quelli della nostra compagnia di bandiera, ma anche alle altre compagnie, niente a che vedere con quello che è diventata da almeno 30 anni
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Si vis pacem, para bellum.
dubito fortemente, ci sono i contratti collettivi che impediscono, di fatto, queste cose.
poi che siano pagati poco può anche essere eh, ma le grandi aziende soprattutto si appoggiano ai CCNL, è molto più comodo e spesso hanno diverse agevolazioni fiscali.
conosco gente che lavora per Amazon e si lamentano di tutto (ritmi, straordinari spesso e volentieri e come vengono trattati in generale) ma non dei soldi che ricevono (entro i limiti della normale lamentela che fa parte un po' di chiunque lavori ).
Si vis pacem, para bellum.
io vedo un altro problema: la qualifica teorica, immensa quella italiana, con scarsa se non nulla capacità di lavorare.
esci dall'Università che sei un tuttologo ma, di fatto, hai forse fatto qualche stage in qualche azienda dove poco puoi fare in un mese o due perché non sei capace a fare niente.
io affiancherei allo studio universitario (o scolastico per gli istituti tecnici, dove però già è più presente con l'alternanza scuola lavoro che qui spesso funziona benone proprio ai fini del trovare lavoro una volta finita la scuola) non uno stage di 100 o 200 ore, ma una costante presenza in azienda dove impari davvero a lavorare.
ma è un'opinione personale, probabilmente non molto supportata dai dati
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